Radicali Liberi – essi generano anche Luce negli organismi Viventi
Scoperto effetto benefico
Si è sempre parlato dei radicali liberi come di quelle molecole responsabili dell’invecchiamento precoce e dell’insorgenza di patologie degenerative e/o proliferative, come il cancro.
Ma ora, grazie, ad una ricerca effettuata presso l’Istituto di Scienze dell’Alimentazione del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Isa-Cnr), pubblicata recentemente su Science, è stato scoperto che questi composti hanno anche una funzione benefica nella regolazione della normale espressione genica.
E’ noto che il nostro DNA, una molecola lunga circa due metri, è contenuta nel nucleo di cellule grandi 5-7 milionesimi di millimetro. Per far restare il nostro codice genetico all’interno di uno spazio così piccolo, ci pensano delle proteine chiamate “istoni” che lo “impacchettano” letteralmente per tenerlo dentro.
Tuttavia, sia nel processo di duplicazione cellulare, sia in quello di trascrizione, il DNA deve essere necessariamente “srotolato” per essere letto. Un compito, quello dello rotolamento, svolto, anche questo, dagli istoni attraverso specifiche modifiche, essenzialmente, acetilazione, metilazione e fosforilazione.
Questa benefica funzione è stata riscontrata, in particolare, per i geni responsivi agli ormoni estrogeni. “Nell’ambito di uno studio teso a decifrare il ruolo svolto da specifiche modificazioni delle code istoniche sull’espressione di geni regolati da estrogeni e nel loro ruolo nello sviluppo e progressione del carcinoma mammario – spiega Bruno Perillo dell’Isa-Cnr – abbiamo scoperto che la de-metilazione di uno specifico residuo dell’istone H3, indotta dalla stimolazione da estradiolo, innesca uno stress ossidativo che in ultima analisi rende il DNA accessibile e, quindi, leggibile ai fattori di trascrizione e promuove di conseguenza uno stato di “accensione genica”.
Nello specifico l’acqua ossigenata, uno dei radicali liberi più temuti, pur svolgendo il suo ruolo mutageno, permette la normale espressione genica in specifici siti del DNA.
Come ? I siti genici mutati vengono riconosciuti dagli enzimi preposti alla riparazione del codice genetico , che li rimuovono in quanto potenzialmente pericolosi. Rimuovendoli creano nel Dna dei “buchi” che consentono lo “srotolamento” della regione del codice che per essere trascritta deve essere prima letta.
E’ questo l’effetto benefico dei radicali liberi e dello stress ossidativo che procurano. In conseguenza di ciò gli enzimi di riparazione che intervengono non hanno solo un ruolo di correzione degli errori e delle mutazioni presenti nel patrimonio genetico, ma rappresentano anche parte integrante dell’apparato di trascrizione dal quale vengono espressi geni e nuove proteine.
In questo senso, dicono i ricercatori, gli enzimi di riparazione potrebbero diventare il bersaglio di nuove terapie molecolari.
By APCOM – Roma, 31 Gen. – http://notizie.alice.it
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
RADICALI LIBERI ed Interezza dell’Organismo
By Roger Taylor, PhD ©2005 – The Mu Brook Lane – Albury, Guildford CU5 9 DHr UK
Email: rogerbt@onetel.com
I Radicali liberi che un tempo si pensava non avessero altro ruolo se non quello di uccidere i microbi, ora vengono ritenuti di importanza cruciale nel generare l’energia luminosa necessaria ad organizzare ed alimentare i processi chimici.
Nessuna delle consuete reazioni chimiche dispone di energia sufficiente a generare luce; tale compito può essere assolto solo dalle reazioni dei radicali liberi
Al giorno d’oggi sappiamo molto del mondo vivente: la miriade di leggiadre forme di animali e piante e il modo in cui si comportano ed interagiscono reciprocamente. D’altra parte, tramite la loro dissezione, disponiamo anche di un compendio di conoscenze di anatomia, fisiologia e biochimica – che ora include anche le sequenze dei loro geni. Tuttavia fra questi due approcci vi è un’enorme lacuna.
Non conosciamo l’essenza basilare della vita. Cosa distingue, in termini fisici, lo stato vivente della materia da quello non vivente ?
Ad ogni modo, da almeno 30 anni sono in atto grandi cambiamenti. Invero si potrebbe affermare che hanno avuto inizio nel 1944, con la pubblicazione del saliente libro di Erwin Schrodinger “What is Life” ? (Che cos ‘è la vita? , ndt).1 Schrodinger fu uno dei primi a suggerire che ci si potesse accostare alle singolari proprietà della vita tramite la fisica quantistica.
Anche se la biologia convenzionale non lo ha ancora riconosciuto, attualmente disponiamo di un solido fondamento per una reale biofisica olistica – che sta già conferendo alla medicina olistica una vera e propria base scientifica e ci consentirà sicuramente nuove intuizioni, estendendosi anche all’ecologia ed al nostro rapporto con il mondo vivente.
Radicali liberi e biologia quantistica
Un radicale libero è qualsiasi atomo o molecola mancante di una delle proprie valenze, il che determina un elettrone spaiato nell’involucro esterno. Nel tentativo di ripristinare la coppia di elettroni, i radicali liberi reagiscono avidamente con qualsiasi molecola circostante e così, in linea di principio, provocano parecchi danni.
Di conseguenza, secondo gran parte della letteratura medico-sanitaria contemporanea, i radicali liberi hanno connotazioni decisamente negative e vengono considerati la causa di molte malattie, nonché principale fattore a monte dell’invecchiamento.
Anche se gli esperimenti in vitro indicano che essi possono certamente danneggiare molte molecole biologiche, come vedremo attualmente disponiamo di rilevanti riscontri a sostegno del ruolo dei radicali liberi proprio negli elementi costitutivi della vita.
Tale concezione è stata energicamente argomentata dal professor Vladimir Voeikov, docente di Biologia presso l’Università Statale Lomonosov di Mosca, il quale proviene da una consolidata ed insigne tradizione biologica russa, ampiamente trascurata in Occidente.
Alcune delle prove più convincenti derivano dal suo recente lavoro sperimentale. Quanto scrivo in questa sede si basa sulle sue pubblicazioni – in particolar modo su un articolo dal titolo “Specie di ossigeno reattivo, acqua, fotoni e vita”.2
Nell’ampio contesto di questo illuminante articolo egli propone una nuova concezione del modo in cui le molecole cooperano olisticamente per formare un essere vivente, nonché un inedito e credibile schema per l’origine della vita. Ora siamo in grado di vedere come i radicali liberi costituiscano una chiave per comprendere il mistero centrale (ma raramente riconosciuto) della biochimica: il modo in cui tutte le multiformi reazioni chimiche sono integrate in un unitario essere vivente.
Tutti i processi biochimici sono transazioni di energia, quindi dobbiamo in primo luogo tenere presente che l’energia è racchiusa in unità precisamente definite, denominate quanti.
II contenuto energetico (o “dimensione”) di un quanto si misura in elettronvolt e dipende dalla frequenza; quindi un quanto di luce è più grande di uno di infrarosso o microonda.
Una molecola che assorbe un quanto accumula l’energia come una specie di stato energetico superiore. Nel caso dei quanti dell’infrarosso, si tratta di una varietà di stati di vibrazione molecolare.
Tuttavia un quanto di luce dispone di energia sufficiente a sospingere un elettrone all’esterno del suo stato fondamentale (o orbitale) stabile sino ad un orbitale di energia superiore; quindi si dice che la molecola si trova in uno stato di elettrone eccitato (EES).
Tuttavia tutti questi stati di energia elevata sono instabili e dopo un po’ l’energia viene nuovamente rilasciata come quanto dell’appropriata frequenza, quanto che può quindi essere trasferito direttamente ad un’altra molecola (dove può contribuire ad una reazione chimica) oppure essere emesso come fotone o radiazione elettromagnetica; il fotone può a sua volta essere assorbito da un’altra molecola o disperso in forma di calore.
Come esaminato in vitro, le reazioni biochimiche implicano per la maggior parte transazioni di quanti di infrarosso piuttosto che di luce.
Questo è uno dei motivi per cui in Occidente l’importanza della luce negli esseri viventi non è ancora generalmente riconosciuta. La situazione è diversa in Russia, dove hanno beneficiato del lavoro di Alexander Gurvich – uno scienziato che a tempo debito verrà reputato come uno dei principali luminari della biologia a livello mondiale.
Negli anni ’20 del Novecento egli scoprì che le cellule che si dividono producono una radiazione di luce ultra-debole (ora denominata biofotoni) che potrebbe stimolare la mitosi nelle cellule quiescenti.
Già allora Gurvich aveva ben chiaro che questa luce costituiva un segnale che trasportava informazioni, scoperta che andava a sostegno delle sue teorie di campo sull’organizzazione biologica – teorie assai avanzate rispetto alla loro epoca.
Da allora scienziati di molti paesi contribuiscono all’elaborazione di quella che si potrebbe definire biologia quantistica. Anche se non è stato interamente dimostrato tanto da soddisfare la scienza convenzionale, tutto questo lavoro punta alla conclusione che un essere vivente è unificato da una singola funzione di onda quantica, allo stesso modo in cui lo sono un atomo o una molecola.
(Per ulteriori letture, vedere l’eccellente libro The Rainbow and thè Wornf1 del Dr. Mae-Wan Ho – NdR, nel quale essa afferma: “L’ingegneria genetica è molto pericolosa. Tanto che potrebbe portare alla fine dell’umanità e del mondo, così come noi li conosciamo”. E questo pericolo immane, senza precedenti, non riguarda il modo come viene usata ma è nella natura stessa di questa “cattiva scienza” che si è alleata con il “grande business”.
A formulare questo giudizio, il più drastico giudizio mai espresso sulle biotecnologie e, forse su qualsiasi altra tecnica prodotta dall’uomo, non è un rozzo militante fondamentalista di qualche movimento estremista della deep ecology, ma una fine scienziata britannica di origine malese, Mae-Wan Ho. Un’esperta di biologia evolutiva, dotata di buone letture e di una viva intelligenza critica. Che l’ha portata spesso ad assumere posizioni minoritarie, persino provocatorie, ma mai banali. La sua critica al modello standard della biologia, il neodarwinismo, è, per esempio rifiutata dalla maggior parte dei suoi colleghi. Ma (quasi) mai in modo liquidatorio. Mae-Wan Ho sostiene tesi ardite. Ma mai tesi insulse e mal argomentate. Per questo la sua critica, anche quando è estrema, risulta stimolante).
Secondo questa concezione la luce riveste un ruolo centrale e gli elettroni eccitati, invece di essere confinati a singoli atomi o molecole, vengono considerati in quanto delocalizzati e condivisi quantomeno in complessi molecolari estesi e, probabilmente, nell’intero organismo. Per di più, quando gli EES decadono, vengono rigenerati di continuo.
Quindi generalmente un organismo accumula molta luce.
Specie di ossigeno reattivo
In che modo viene generata questa luce ? È qui che entrano in gioco i radicali liberi.
Il professor Voeikov evidenzia il punto critico che nessuna delle consuete reazioni chimiche dispone di energia sufficiente a generare luce; tale compito può essere assolto solo dalle reazioni dei radicali liberi.
Tutti i radicali di rilevanza biologica derivano dall’ossigeno. Fra questi, i principali sono il radicale anione superossido O2 e il radicale ossidrile HO; inoltre, vi è una riorganizzazione elettronica dell’ossigeno molecolare, denominata ossigeno singlet ‘O2 che, pur non essendo un radicale, presenta una paragonabile attività estrema.
Nel loro complesso questi vengono ora definiti specie di ossigeno reattivo (ROS).
Analogamente importanti sono determinate molecole che possono agevolmente scindersi per divenire ROS – nello specifico, perossido di idrogeno ed ozono, generate da una varietà di meccanismi enzimatici e non enzimatici che inizialmente si riteneva fossero confinati alle cellule del sistema immunitario – in particolare i leucociti neutrofili.
Per questo motivo, si riteneva che l’unica funzione dei radicali liberi fosse quella di uccidere i microbi; ad ogni modo, in seguito si scoprì che questi meccanismi (ve ne è una lunga lista) si trovano ovunque nell’organismo.
L’organismo produce costantemente ingenti quantitativi di ROS.
Invero un fatto degno di nota è che qualcosa come il 10-20 per cento di tutto l’ossigeno che respiriamo entra attraverso questa via; oltre a questo, bisognerebbe tenere in considerazione altri fatti. Così, il cervello umano utilizza circa il 20 per cento dell’ossigeno che introduciamo e nondimeno ha relativamente pochi mitocondri; dato che i mitocondri sono noti per essere i siti in cui l’ossigeno viene impiegato per generare la molecola energetica ATP, la maggior parte dell’ossigeno utilizzato dal cervello deve rappresentare un diverso tipo di percorso metabolico.
Di ulteriore interesse le osservazioni di Erwin Bauer, altro eminente biologo, risalenti al 1935; egli raccolse dati relativi al consumo di ossigeno per esistenza media di un rappresentante tipico di un’ampia gamma di specie animali, suddivise in base al peso medio.
Questo indice, da lui denominato “costante di Rubner“, aumenta di varie migliaia di volte in una sequenza che inizia con i celenterati primitivi e termina con i primati; in realtà, rimane l’unico parametro quantitativo che definisce il progresso evolutivo. Notate in particolare che per Homo Sapiens questo parametro è almeno 10 volte maggiore rispetto agli altri primati.
Questa scoperta potrebbe suggerire che, dato che gli organismi altamente sviluppati devono disporre di sistemi di controllo più complessi, avrebbero bisogno di accumulare più luce nell’organismo ed a tale scopo, necessiterebbero di più ossigeno per generare le ROS.
I fatti appena menzionati sono difficilmente compatibili con l’attuale opinione prevalente, secondo cui i radicali liberi sono nocivi errori del metabolismo; il fatto che vengono prodotti in tali quantitativi può significare soltanto che hanno un’importante funzione e, anche se in linea di principio possono arrecare danni, esistono numerosi mezzi tramite cui questo viene completamente evitato in vivo.
Uno è quello secondo cui i radicali vengono prodotti esattamente dove e quando sono necessari e vengono utilizzati immediatamente, in modo che la concentrazione nell’organismo in qualsiasi momento dato sia estremamente ridotta. Poi vi è il fatto che i radicali sono in grado di neutralizzarsi vicendevolmente, così tutti le ROS inutilizzate reagiscono preferibilmente fra loro piuttosto che danneggiare le macromolecole biologiche. Infine, una difesa di supporto viene fornita da vari antiossidanti quali le vitamine C ed E.
L’efficienza di tali meccanismi è riscontrabile nel fatto che, nel contesto di alcuni metodi di ozonoterapia, un campione di sangue viene miscelalo all’ozono e quindi reimmesso nell’organismo; questa quantità di ozono, che con isolate proteine di sangue in soluzione sarebbe devastante, non presenta alcun effetto avverso sul sangue vivente.
Per iniziare a comprendere la principale funzione delle ROS. dobbiamo sottolineare ancora una volta la misteriosa perfezione dell’organizzazione biologica, compresa quella di una singola cellula.
La caratteristica unitarietà di un organismo deve essere stata presente sin dall’inizio: vale a dire, ben prima che si evolvessero segnali molecolari quali ormoni e neurotrasmettitori.
Tale unitarietà non poteva essere conseguita dai soli segnali molecolari, dato che questi richiedono tempo per propagarsi ai loro recettori. Al contrario, essa sembrerebbe richiedere una basilare rete di comunicazione essenzialmente istantanea, che attualmente sta iniziando ad essere intesa come campo di elettroni delocalizzati eccitati dall’energia della luce – spesso definito come campo fotonico.
Per di più, come sostenuto dal Dr. Mae-Wan Ho, affinche’ siano coerenti tutti i processi vitali devono anche restare uniti in un unico complesso ordine ritmico, nel quale i ritmi più veloci (e questi sono davvero veloci; il trasferimento di energia risonante fra molecole richiede all’incirca 10 alla-14 secondi) sono inseriti in quelli progressivamente più lenti, quali onde cerebrali, battito cardiaco e cicli ormonali, per arrivare infine a quello più lento: il ciclo vitale.
Invero le oscillazioni ritmiche rappresentano il carattere distintivo dell’organizzazione biologica, visto che indicano i] comportamento collettivo delle cellule che, isolate le une dalle altre, si comporterebbero secondo uno schema casuale.
Processi oscillatori auto-organizzanti con biofotoni
Risulta che oscillazioni sostenute, indicanti auto-organizzazione, sono state individuate in vari processi implicanti le ROS. Studiando l’emissione di biofotoni da sangue isolato, Voeikov e colleghi scoprirono dapprima che questa aumenta considerevolmente in base alla stimolazione della produzione di ROS con zymosan [un carboidrato ottenuto dalle pareti cellulari del lievito].
Di notevole interesse fu la comparsa, in determinate condizioni, di oscillazioni ben marcate. Il ruolo regolatorio di questi biofotoni risultò evidente dagli effetti derivati dal rifletterli nel sangue: la riflessione determinò un aumento della bassa emissione di base; l’alta emissione risultò ridotta. Anche in alcuni materiali non viventi, ad esempio soluzioni di glicinaemetil-glioxal, si verificarono generazione di ROS e rilascio di biofoloni; anche in questi sistemi si osservò uno sviluppo di oscillazioni.
Negli organismi viventi la luce che viene effettivamente irradiata forma soltanto una piccola percentuale dell’energia luminosa totale prodotta; la maggior parte viene assorbita da altre molecole, nelle quali svolge una funzione di controllo, per innescare o modulare reazioni biochimiche; il rilascio ritmico di questa energia, in grado di coprire un’ampia gamma di frequenze – che arrivano sino alla zona dei megahertz – è coerente con il loro ruolo di segna passo dei processi metabolici. In realtà Voeikov suggerisce che, piuttosto che l’ampiezza della frequenza, il fattore informativo più importante per la regolazione cellulare possa essere determinato dalle modulazioni di frequenza. Tutti questi complessi schemi temporali (che Mae-Wan ha paragonato ad una sinfonia) sono inoltre localizzati con precisione nello spazio. Quindi abbiamo una profonda struttura spazio-temporale intensamente dinamica in tutti i suoi aspetti, che forse si potrebbe immaginare come una intelaiatura non materiale di musica tridimensionale, in sintonia con la quale danzano i materiali costitutivi della vita.
La scoperta che le ROS e i biofotoni possono essere prodotti cosi agevolmente in semplici soluzioni acquee ha portato Voeikov a proporre una rivoluzionaria alternativa alla concezione dell’origine della vita più comunemente accettala; egli attinge alle recenti dimostrazioni di dissociazione dell’acqua in condizioni assai dolci, ottenuta semplicemente tramite procedure quali agitazione meccanica, illuminazione o scongelamento.
I prodotti di tale dissociazione comprendono perossido di idrogeno e i radicali liberi H* e HO* derivati dalla dissociazione non-ionica dell’acqua; questi radicali possono quindi reagire con biossido di carbonio e azoto per produrre aminoacidi ed altre complesse molecole organiche. Perdi più, in presenza di semplici catalizzatori quali l’ossido di ferro, il perossido di idrogeno si scinde sino a rilasciare ossigeno.
In questo modo diventa plausibile considerare uno scenario in cui l’ossigeno ha inizialo a comparire sin dal principio, non appena l’acqua ha fatto la sua comparsa sulla Terra; ad ogni modo, in questo periodo avrebbero fatto la loro comparsa anche ROS ed EES, che ben presto si sarebbero auto-organizzate ed avrebbero sviluppalo strutture spazio-temporali dotate della caratteristica stabilità dinamica che potrebbe iniziare a meritare il nome di vita.
Radicati liberi a scopo terapeutico
Tutto questo non è privo di rilevanza medica. Da una parte vi è la scoperta di Chizevsky risalente agli anni ’20 del Novecento (confermata dì recente), secondo cui animali la cui aria era stata privata di ioni si ammalavano e morivano nel volgere di alcuni giorni. Dall’altra vi è la lunga tradizione della riuscita terapia con ozono e perossido di idrogeno.
Risulta che gli ioni negativi sono di fatto radicali anioni superossidi e che un regolare apporto di ROS dall’ambiente è necessario per far “scoccare” il meccanismo interno della riduzione dell’ossigeno; in sua mancanza, le oscillazioni del metabolismo delle ROS tendono a decadere, quindi, con ROS insufficienti, le reazioni a catena dei radicali proseguono senza un debito termine e vanno a danneggiare le molecole biologiche
Il modo migliore di neutralizzare queste reazioni a catena è quello di intensificare la produzione di ROS facendole “scoccare” con ioni negativi, ozono o altre terapie con ossigeno attivo.
Rigenerando l’energia luminosa dell’organismo, tali terapie mettono l’organismo stesso nelle condizioni di affrontare al meglio qualsiasi processo patologico lo minacci.
L’ozonoterapia ha una lunga tradizione e viene tuttora utilizzata con grande successo, tuttavia è stata ampiamente ignorata dalla medicina convenzionale – in parte perché la sua modalità di azione era ignota e in parte perche’ non è brevettabile. Ad ogni modo, l’ozono presenta lo svantaggio di essere troppo reattivo per poter essere inalato, quindi va somministrato pur via endovenosa o tramite altri metodi che richiedono assistenza professionale.
Vale dunque la pena di citare la recente e misconoscili la terapia con l’energia dell’ossigeno singlet sviluppala dal [compianto] Tony van der Valk.J
L’aria viene dapprima fatta gorgogliare attraverso acqua per saturarla con vapore acqueo; quindi attraversa una piastra di metallo rivestita di un composto di ftalocianina fotosensibile sulla quale è puntalo un LED che emette; luce rossa (634 nm).
Questo trasforma parto dell’ossigeno in ossigeno singlet. Nel volgere di micro secondi, l’ossigeno singlet (che, in virtù della sua intensa reattività, non potrebbe essere respirato in quanto tale) rilascia la propria energia alla molecola d’acqua, che quindi può essere respirala in tutta sicurezza.
Attualmente il modo in cui l’acqua trasporta questa energia non è noto con precisioni;tuttavia il trattamento è efficace quasi quanto l’ozono terapia e, per di più, è talmente più sicuro e conveniente che i pazienti lo possono facilmente somministrare autonomamente.
Come scrive il professor Voeikov nella sua introduzione, ci stiamo avvicinando ad un fondamentale punto di svolta della biologia, quello in cui tale disciplina abbandona la sua attuale base fondala sulla fisica e la chimica del diciannovesimo secolo ed acquisisce un suo proprio fondamento teoretico; in ultima analisi finirà per avere quella capacità predittiva in rapporto all’evoluzione che manca al darwinismo.
Spero che questo articolo Stimolerà l’interesse per queste concezioni e, fornendo un modus operandi per le terapie con ossigeno attivo, ne aumenterà la generale accettazione da parte del settore medico.
Note
1. ScIirtSdinger, E., What is Life?, Cambridge University Press, Cambridge, 1944.
2. Voeikov, V., “Rivista di Biologia”, Biology Forum 94:193-214(2001).
3. Ho, Mae-Wan, The Rainbow and the Worm: The Physics of Organisms, World Scientific Publishing, 1998, 2° ed., ISBN 981-02-3427-9.
4. Vedere il sito web di Tony van der Valk, http://www.polyvalk.com
A proposito dell’Autore:
Roger Taylor, dopo una carriera dedicata alla ricerca in immunologia fondamentale, ha trascorso 18 anni conducendo ricerche (per lo più private) sulla base scientifica dell’energia sottile. Nel suo recente lavoro ha utilizzato il sistema GDV IKirlian computerizzato) del Dr. Konstantin Korotkov per dimostrare le risposte alla terapia con ossigeno singlet e alla Terapia Ormus foro bianco).
I suoi articoli sono stati pubblicati per la maggior parte sulla rivista Caduceus, della quale è direttore scientifico.
Il presente articolo è stato pubblicato per la prima volta su The Network Review (nr. 87, primavera 2005, pp. 18-20), rivista di The Scientific and Medical Network.
Per ulteriori informazioni, visitate http://www.scimednel.org
Tratto da: Nexus n° 3
La VITA
Noi comprendiamo chiaramente come, l’analisi dei dati empirici sostenuti in diverse branche delle scienze naturali, possano essere in forte contrasto con alcune delle basi dominanti costituite attualmente dalla biologia e dalla biochimica, che servono da fondamento a vari aspetti della moderna biotecnologia, della pratica medica e agricola, nonché per risolvere problemi ecologico-ambientali.
Eppure siamo sicuri che, anche se i dettagli del suddetto ragionamento potrebbero essere modificati, la conclusione che possiamo trarre è che sia corretto che:
1. I processi con la partecipazione dei ROS avvengono in sistemi acquosi e generano elettroni allo stato eccitato.
2. I ROS abbiano giocato e giocano ancora un ruolo fondamentale bioenergetico e bioinformativo nell’apparizione e nella realizzazione dei procesi vitali.
Come detto sopra, lo stato vivente è uno stato di non-equilibrio stabile sostenuto dal lavoro che un sistema vivente svolge contro lo scivolare verso l’equilibrio (E. Bauer). Un sistema vivente estrae attivamente materia ed energia dal proprio ambiente, spendendo le proprie risorse per ottenerle e per trasformare questa “energia materia” in più “costose” forme di energia di eccitazione delle proprie strutture.
Fondamentalmente, è la proprietà di tutti i sistemi, dove si presentano processi di catene ramificate basate sul consumo di ossigeno. L’essenza del processo delle catene ramificate è manifestato nelle sue dinamiche, piuttosto che nel suo bilancio complessivo.
A livello della moltiplicazione di centri attivi e di catene ramificate, avviene una crescita spontanea di energia libera del sistema.
Si presenta un ordine dinamico del sistema, accompagnato dalla concentrazione di energia potenziale significativa in alcune delle sue aree.
È particolarmente interessante che tale sistema possa consumare ossigeno, attivamente, dal suo ambiente.
Le reazioni radicaliche libere sono principalmente reazioni di trasferimento di un elettrone: mini-correnti elettriche e molecole di ossigeno, come una particella paramagnetica viene attirata dal campo elettrico. Più sono attive queste reazioni, maggiore ossigeno serve per la loro sussistenza, per cui più attivamente esse attraggono ossigeno.
Di conseguenza è interessante menzionare unico parametro quantitativo conosciuto, che definisce il progresso evolutivo delle specie viventi: il totale consumo dell’ossigeno, da parte di un rappresentante tipico di una certa specie, durante l’arco medio di vita, diviso per la sua massa media.
Questo parametro fu chiamato “costante di Rubner” da E. Bauer.
Secondo i dati fisiologici, la costante di Rubner aumenta di alcune migliaia di volte in sequenza, dai primitivi Celenterati ai Primati.
Per l’Homo Sapiens questo parametro è almeno di un grado superiore rispetto ai primati.
Come è stato notato, è il cervello umano che consuma ossigeno più avidamente rispetto ad altri sistemi viventi sulla Terra.
È il maggior sistema in “non-equilibrio” e, se Bauer dice giusto: è sicuramente il sistema vivente più potenzialmente stabile, ovviamente solo se l’essere umano usa realmente tutta la sua energia per rimanere un sistema vivente. In riferimento alle risorse esterne, è più che sufficiente avere intorno ossigeno ed acqua per sostenere i suoi sforzi.
By Orazio Valenti – Tratto da: edicolaweb.net