AYURVEDA
La storia della Medicina è la storia della lotta dell’uomo contro il male, il malessere, il pregiudizio, l’ignoranza e la superstizione. Questo tipo di medicina ha le sue radici in India e fin da circa 7.000 anni ha informato, attraverso i testi Vedici, circa le proprietà salutari di minerali e vegetali, che assieme alle condizioni di vita, ai comportamenti Etici, permettono di vivere senza malessere.
Una leggenda indiana racconta che durante il rimestamento delle acque primordiali che avevano sommerso la Terra (una similitudine con il Diluvio Universale).
Gli Dei e i Demoni, per l’occasione, unirono le loro forze nella speranza di estrarre il nettare degli dei, che avrebbe donato loro l’immortalità.
Utilizzarono il grande serpente del tempo Ananta come fune. Frullando le acque, videro affiorare via via ogni cosa positiva e importante per tutta l’umanità.
Tra queste, Surya (il Sole), Lakshmi (Dea della Fortuna), L’Amrita (il nettare degli Dei), Dhanvantari (Signore della medicina ayurvedica)….
Ed ora, per fortuna, anche in Occidente si comprende il profondo beneficio di questa antichissima e utilissima pratica medica.
L’Ayurveda, cioè la medicina naturale tradizionale indiana, di origine antichissima, era stata in grado di cogliere le caratteristiche delle malattie, che sono state studiate dalla scienza medica moderna soltanto in tempi recenti.
Ayurveda significa “ConoScienza della Vita o longevità”: è una delle più antiche medicine del mondo, giacché nacque intorno al 1700 a.C. Questa medicina si basa sulla filosofia Samkhya (da Sat = verità e khya = conoscenza) sviluppata dagli antichi luminari indiani, i Rishi.
Per gli indiani dell’Asia non è solo una terapia medica, bensì una filosofia di vita che punta sulla conoscenza della mente e del corpo come un’insieme.
Secondo l’Ayurveda, (scienza della Vita Sana) il traguardo è la salute intesa come stato di giusti rapporti dell’energia vitale, per raggiungere la realizzazione della propria evoluzione Spirituale (accumulo dell’in-form-azione per se e per l’Universo nel quale siamo).
L’efficacia concreta delle 2000 erbe e preparati naturali, che i medici ayurvedici usano come unici medicamenti o rimedi, assieme alle tecniche di rilassamento e massaggi particolari, è stata di recente confermata da molti studi clinici anche occidentali.
Ben noto nel mondo è il massaggio Ayurvedico, che utilizzando i punti dell’agopuntura Cinese + i punti ove vi è dolore, risolve in molti casi diversi tipi di problemi.
Il Lavaggio energetico è un particolare tipo di massaggio che apre i chakra del corpo, eliminando in genere la memoria della sofferenza di vissuti dolorosi.
Nel 1976 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), inseriva la Medicina Ayurvedica nel suo programma “Salute per tutti entro il 2000”; non si trattava di un platonico omaggio a una delle più antiche scuole mediche dell’umanità, era invece un riconoscimento ufficiale della validità di una tradizione “curativa” che seppur non ignota in occidente, non vi ha mai goduto di un’adeguata considerazione.
Essa è una medicina antica e modernissima allo stesso tempo, perché prende in considerazione anche aspetti che noi scopriamo solo oggi come per esempio, l’ambiente, l’alimentazione e l’evoluzione dello Spirito del soggetto.
La medicina Ayurvedica è nei fatti la Medicina Naturale insegnata e praticata, fin da migliaia di anni prima dell’era volgare, nell’India.
Per altri particolari vedi: PDF QUI
Ayurveda, il sistema di medicina naturale più antico del mondo – 05/05/2010
L’Ayurveda probabilmente è il sistema di medicina naturale più antico di cui l’uomo abbia memoria, la parola Ayurveda significa Conoscenza della vita o Scienza del vivere , essa è composta dai termini Ayus (Vita) e Veda (Conoscenza o Scienza).
Ayurveda
Nel Charaka Samhita, uno dei testi fondamentali dell’Ayurveda, troviamo la definizione dell’Ayurveda e della materia di cui tratta:
“Si definisce Ayurveda la scienza che descrive gli stati della vita vantaggiosi e quelli sfavorevoli, insieme a ciò che è buono e ciò che è nocivo per la vita, che tratta della lunghezza della vita e della vita stessa. ” (Charaka Samhita I, 41)
Nello stesso testo troviamo la definizione di Ayus, vita, che è intesa come combinazione di quattro elementi:
– corpo
– organi dei sensi
– mente
– anima
L’Ayurveda si occupa di tutti gli aspetti del benessere, quello fisico, quello psichico e quello spirituale e si interessa di ciò che è normale tanto quanto di ciò che è anormale o patologico. Secondo l’Ayurveda la salute non è solo assenza di malattia ma è uno stato di continuo appagamento e di benessere, uno stato di felicità fisica, mentale e spirituale.
Il concetto di equilibrio espresso dall’Ayurveda comporta non solo il perfetto funzionamento dei vari sistemi ed organi, della psiche e dello spirito, ma anche un rapporto di felice convivenza con tutte le creature, con i familiari, con gli amici, con il lavoro, con il clima e la cultura in cui viviamo, con i propri ideali, con le abitudini, con la verità, con il concetto che si ha di “Dio“, ecc.
Medicina ayurvedica
Generalmente si usa l’espressione “medicina ayurvedica” per indicare un metodo terapeutico naturale di cui gli aspetti più conosciuti sono la prescrizione di preparati a base di erbe e sostanze naturali, i massaggi, le varie terapie di purificazione e rilassamento spesso abbinate alla cosmesi. Lo scopo principale dell’Ayurveda non si limita a questi aspetti superficiali, ma in realtà consiste nell’eliminazione del senso di separazione fra il puro Sé illimitato (Atma) e le espressioni limitate del relativo (Corpo, Sensi, Mente); questa separazione operata dall’intelletto viene chiamata “errore dell’intelletto” (Pragya Aparada). Nell’analisi che l’Ayurveda fa dell’origine delle malattie, l’errore dell’intelletto si trova al primo posto.
Sulla base di questa concezione della vita e dei suoi meccanismi fondata sul sistema filosofico del Samkhya, l’Ayurveda ci porta la conoscenza necessaria a mantenere l’equilibrio del funzionamento della mente e del corpo, come prevenire la perdita della memoria della parte illimitata e pura della vita e come correggere l’errore dell’intelletto che porta all’identificazione con i differenti aspetti della vita e alla perdita della consapevolezza della propria vera natura.
Dopo l’affermazione dello Yoga in tutto il mondo occidentale, ove milioni di persone traggono beneficio dalla sua pratica, assistiamo a un crescente interesse per l’Ayurveda e per i principi che ci ha trasmesso. Tali principi sono utilissimi nella nostra era scientifica perché sono principi immutabili e non soggetti a correnti dottrinarie, essi si ritrovano in tutti i sistemi di medicina tradizionale di tutto il mondo. Anche se nel corso del tempo sono stati apportati molti emendamenti e molte aggiunte alle applicazioni e implicazioni dei principi originari, essi rimangono inalterati nella loro essenza.
Secondo Charaka, le virtù che devono essere presenti nell’abile medico sono:
– conoscenza (Vidya)
– logica (Tarka)
– scienza (Vijnana)
– memoria (Smriti)
– adattabilità (Tatparata)
– prova pratica (Kriya)
Questo indica un sistema non dogmatico né staccato dalla ricerca empirica, la combinazione di ipotesi razionali sostenute dall’applicazione pratica e dalla sperimentazione rendono questo sistema estremamente flessibile e in grado di accogliere il contributo di chiunque concorra a migliorarne l’applicazione. Di conseguenza l’Ayurveda ha un atteggiamento molto aperto e liberale nei confronti degli altri sistemi medici con cui si può utilmente integrare.
Cenni storici
La storia dell’Ayurveda, affonda le sue radici nel periodo vedico, risale cioè al 5000 a.C. o forse a un’epoca ancora precedente.
Nei quattro Veda – Rig, Sama, Yajur e Atharva – troviamo ampi riferimenti a medicine, rimedi, metodi curativi e descrizioni delle diverse parti e degli organi del corpo umano. I testi classici dell’Ayurveda che sono giunti fino a noi, Charaka Samhita e Sushruta Samhita, sono stati redatti nella forma attuale probabilmente intorno al settimo secolo a.C.
In questi testi troviamo i miti delle origini dell’Ayurveda e di come venne tramandato al genere umano.
Nel Charaka Samhita si dice che quando sulla terra comparvero le malattie a ostacolare la vita degli esseri viventi, un gruppo di saggi provenienti da ogni angolo della terra, mossi da compassione per tutte le creature, si riunirono in un luogo propizio sulle pendici dell’Himalaya per trovare un rimedio.
Con questo atteggiamento, entrarono in meditazione e trovarono l’aiuto di Indra, il Signore degli Dei, che li avrebbe istruiti sul modo appropriato per contrastare le malattie. Deputarono così uno di loro, Bharadvaja, ad andare da Indra per imparare l’Ayurveda.
Al suo ritorno Bharadvaja impartì la conoscenza dell’Ayurveda ad Atreya che ebbe sei discepoli, ognuno dei sei discepoli di Atreya scrisse un trattato di Ayurveda. La maggior parte di quei trattati è andata perduta, ma l’opera di uno di essi, Agnivesa, o per lo meno una parte di essa, è giunta fino a noi nella forma del Charaka Samhita.
Un altro racconto mitologico rivela che Dhanvantari, il medico degli Dei, venne mandato da Indra sulla terra per diffondere la conoscenza della medicina. Dei suoi discepoli Sushruta era particolarmente esperto nell’arte della chirurgia e scrisse un trattato sull’Ayurveda noto come Sushruta Samhita .
Questo trattato riguarda soprattutto la chirurgia anche se parallelamente si occupa della medicina generale. In epoca posteriore Vagbhata scrisse l’Ashtanga Hridaya che descrive l’Ayurveda in forma poetica e che riunisce la sapienza di Charaka nella medicina e l’arte di Sushruta nella chirurgia.
E’ difficile stabilire con esattezza l’epoca di Charaka e di Sushruta per mancanza di riscontri storici precisi, ma gli studiosi sono abbastanza concordi nel fare risalire il Charaka Samhita al VI o VII secolo a.C. In questi trattati vengono descritte le otto parti dell’Ayurveda:
– Medicina Generale (Kaya)
– Chirurgia (Shalya)
– Trattamento delle malattie di orecchie, naso, gola, occhi (Salakya)
– Psichiatria, Psicologia (Bhuta Vidya)
– Pediatria (Kaumara Bhritya)
– Tossicologia (Agada)
– Scienza del ringiovanimento (Rasayana)
– Sessuologia (Vajikarana)
Natura universale dell’Ayurveda
“Poiché nei tempi antichi l’Ayurveda è stato concepito e insegnato da alcuni saggi, certi studiosi sostengono che l’Ayurveda ha un inizio. In effetti non è così, non si conosce un periodo in cui l’Ayurveda non fosse esistente e dopo il quale venne alla luce.
Come il calore del fuoco e la liquidità dell’acqua, l’Ayurveda o scienza della vita è cosa innata e per esistere non ha bisogno di alcuno sforzo da parte degli umani “. (Charaka Samhita 30.27)
Per concludere, l’Ayurveda non è patrimonio esclusivo di una sola cultura o di un solo paese, non è prerogativa di una sola religione, non appartiene a un solo periodo storico. Poiché tratta di fenomeni inerenti alla natura ha un valore universale e un atteggiamento molto aperto nei confronti degli influssi che provengono da differenti culture; le medicine e le diete possono variare, ma i principi che ne sono alla base sono sempre gli stessi.
Perciò si può considerare l’Ayurveda un “Patrimonio dell’Umanità”.
La medicina ayurvedica è la più diffusa in India e in alcuni paesi limitrofi, oggi anche in Occidente si possono trovare molti preparati fra quelli usati dalla vasta farmacopea ayurvedica.
Le stesse aziende che commercializzano questi prodotti, importati principalmente dall’India, a volte si occupano anche della formazione dei medici in modo che essi possano avere una corretta informazione sui principi dell’Ayurveda, sul modo di usare i preparati, e possano usare i metodi diagnostici classici dell’Ayurveda come la lettura del polso.
Molte ricerche scientifiche sono state fatte e sono in corso per avvalorare con metodi moderni quel che è detto nei trattati di migliaia di anni fa, sia per quel che riguarda l’efficacia terapeutica dei preparati e dei trattamenti, che sono l’aspetto esteriore della medicina ayurvedica, sia per l’efficacia dei trattamenti “interiori” come la meditazione, che ci riportano allo scopo principale dell’Ayurveda, quello di farci ricordare chi siamo in realtà.
Tratto da benessere.com
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PRINCIPI FONDAMENTALI dell’AYURVEDA – ASPETTI FILOSOFICI e COSMOLOGICI
Corpo, mente e anima, questi tre sono come un tripode; il mondo si regge sul loro insieme; in loro prende dimora ogni cosa.
Questo insieme esiste per il Purusha, l’essere conscio. Questo è il soggetto dell’Ayurveda, è per questo che gli insegnamenti dell’Ayurveda sono stati rivelati.
Charaka Samhita, Sutrasthana I.46-47
Per avere una chiara comprensione dei concetti di base dell’Ayurveda, è necessario vedere quali sono i principi filosofici da cui essi originano e quale è la visione cosmologica, cioè come si intende il processo della creazione.
L’impianto filosofico e cosmologico dell’Ayurveda si fonda a sulla filosofia Samkhya, uno dei sei sistemi della filosofia Vedica (I sei sistemi della filosofia indiana sono: Nyaya – Scuola della logica, Vaisheshika – Scuola dell’atomismo, Samkhya – Scuola dei principi cosmici, Yoga – Scuola dello Yoga, Karma Mimamsa – Scuola dei rituali, Vedanta – Scuola teologica o metafisica).
Il Samkhya venne esposto in origine dal saggio Kapila in un’epoca molto remota e tratta soprattutto dei principi cosmici, in esso troviamo le intuizioni fondamentali dei Veda e delle Upanishad.
Sia lo Yoga classico descritto da Patanjali negli Yoga Sutra, che l’Ayurveda classico di Charaka e Sushruta si basano sulla scuola di pensiero del Samkhya.
Il principio base dell’Ayurveda è il Tridosha, la teoria delle 3 energie vitali che pervadono tutto l’Universo, umanità compresa.
Si distinguono genericamente così tre categorie di persone caratterizzate fisicamente e psicologicamente fin dalla nascita, dalle diverse combinazioni delle tre energie.
Secondo l’Ayurvedica, la Perfetta Salute (P.S.) è il risultato dell’equilibrio di queste forze; la malattia è causata da uno squilibrio delle stesse; queste energie vengono denominate Vata (vento), Pitta (bile), Kapha (flemma).
L’energia chiamata Vata, ad esempio rappresenta il flusso, il movimento, ed è alla base di respirazione, circolazione, attività neuro muscolare.
L’individuo “Vata” (vento), in cui l’energia di questo tipo è più accentuata ha corporatura esile, la pelle secca e scura, le unghie fragili; è estroverso, loquace, rapido nelle decisioni, ma anche nervoso e impaziente; ha sonno leggero e disturbato e scarsa resistenza fisica; può avere appetito e digestioni irregolari e tende a soffrire di artrite e problemi intestinali; dolori lombari, artrite, sciatica, paralisi, nevralgie, dovrebbe far gran uso di frutta per reidratarsi.
In genere le cause dei disturbi del tipo “Vata” (vento) sono: gli alimenti e le piante medicinali di sapore amaro.
Gli alimenti e le piante di sapore freddo o fresco che introducono l’energia fredda nel corpo, esempio, l’eucalipto, la pera e l’eccesso di verdure crude.
L’alcol, caffè, tabacco, droghe, vitamine sintetiche, pasti consumati ad orari irregolari; l’eccesso di emozioni, la sovra eccitazione mentale, stare al freddo ed al vento freddo.
L’eccesso di attività sessuale o fisica, le veglie notturne ed infine le lunghe malattie croniche.
L’energia chiamata Pitta (bile) invece, controlla le attività metaboliche, gli scambi energetici e la digestione; un suo squilibrio può provocare ulcere peptiche, ipertensione, coliti, malattie della pelle.
In genere le cause dei disturbi del tipo “Pitta” (bile) sono: alimenti e piante di sapore piccante (peperoni forti, peperoncino, zenzero ecc.); quelli di energia calda che producono calore interno.
Le sostanze irritanti o caustiche, come il sale; l’esposizione al sole d’estate od al caldo eccessivo; il contatto umano (dormire assieme) od il calore animale; il sesamo, l’olio di sesamo, lo yogurt, vino, alcolici, l’aceto.
Il digiuno di 1 o più giorni aumenta questi disturbi, per cui si raccomanda attenzione se si vuole fare digiuni.
L’individuo “Pitta” ha corporatura media, carnagione rossastra, capelli fragili e sottili, buona muscolatura e ottimo appetito; è un carattere forte e deciso, coraggioso ed ha un’intelligenza vivace; ma anche geloso, pungente nei suoi giudizi e facilmente irritabile; il suo problema è proprio il calore del sangue: soffre di fegato, colecisti, iperacidità, ulcera peptica, gastriti ed infiammazioni che si curano con cibi rinfrescanti, evitando quelli piccanti.
L’energia chiamata Kapha (flemma), infine, rappresenta la coesione; il suo squilibrio può provocare malattie del sistema respiratorio, sinusiti, diabete mellito, obesità.
In genere le cause dei disturbi del tipo “Kafha” (flemma) sono: gli alimenti e le piante di difficile digestione; gli alimenti che tendono a far prendere peso, cioè quelli dolci, zucchero, frutta matura, miele, liquerizia; i grassi, oli, burro; latte, latticini, yogurt, l’eccesso di bevande; la siesta e l’eccesso di sonno; sopra tutto i farmaci a base di ormoni; i periodi freddi, nebbiosi, umidi.
L’individuo “Kapha” ha tendenza ad ingrassare, ha la pelle liscia e morbida, i capelli forti e ondulati; ha un appetito moderato con una digestione lenta, un sonno lungo e profondo ed è molto sentimentale; è resistente alla fatica anche se tranquillo nell’attività e tendenzialmente pigro ed è dotato di buona memoria; generoso, è poco emotivo e difficilmente si altera; ha spesso raffreddori, bronchiti e congestioni polmonari ed il sistema linfatico in disordine.
Per l’Ayurveda la malattia è “ama” ovvero “tossiemia”; quindi la guarigione è la disintossicazione dell’organismo.
Il legame fra costituzione fisica ed energia, tra corpo e mente, secondo l’Ayurveda è dunque inscindibile.
Nulla è casuale e nulla è assoluto; le interazioni energetiche, però sono tantissime e si modificano di continuo, così l’individuo, nel tempo cambia.
Ma ciò che è importante è che rimanga inalterato il suo equilibrio; il quale però per l’Ayurveda, deve trovarsi a sua volta in equilibrio per star bene davvero, con l’ambiente circostante sia umano, sia naturale; il che fa della Medicina Ayurvedica una scienza anche “ecologica” a tutti gli effetti.
Come riuscire a mantenere sempre questo equilibrio ?
Si deve insistere molto sulle pratiche quotidiane che tendono ad eliminare i e le tossine superflue prodotte da scompensi energetici; queste pratiche vanno dall’esercizio fisico costante, ai massaggi, alle instillazioni nasali anche della propria urina, agli infusi d’erbe; a questo va aggiunto soprattutto, un opportuno regime dietetico, prescritto in base alla propria costituzione.
Già nel 1500 a. C. il grande medico indiano Charaka, sottolineava con vigore l’importanza della corretta dieta alimentare: “Il corpo è il prodotto del cibo” precisava ed aggiungeva: “Le malattie insorgono allorché l’alimentazione è sbagliata“.
La distinzione tra salute e malattia è la stessa che esiste tra dieta equilibrata e dieta non equilibrata. Tuttavia il grande medico dell’antichità indiana assegnava anche allo stato mentale e allo stile di vita ruoli decisivi nel determinarsi da un lato della patologia e dall’altro del benessere; non per nulla, quella Ayurvedica è ritenuta la Medicina Psico Somatica dell’Oriente.
Una corretta alimentazione può includere, qualora vi fosse una necessità specifica, integratori alimentari naturali che possono svolgere un’azione regolatrice e correggere gli squilibri presenti negli elementi del corpo.
La differenza principale tra l’Ayurveda e gli altri sistemi, risiede proprio nel presupposto che i suoi rimedi vengono formulati tenendo presente i ritmi crono biologici del corpo umano e si basano sul principio “Nessun principio singolo può sostituirsi all’azione d’insieme“, ciò perché l’Ayurveda considera l’uomo nel suo complesso come un tutto superiore alla somma delle sue parti fisiche e psichiche.
Questo punto di vista globale è noto, si chiama Olistico; così se generalmente i medicamenti erboristici usano le piante grezze, alle volte tutte intere, che spesso posseggono azioni molteplici, i rimedi ayurvedici invece, richiedono intense lavorazioni al fine di far prevalere gli effetti desiderati, eliminare quelli indesiderati e accrescere la potenza energetica.
La conoscenza e la messa a punto di questi procedimenti richiedono anni di studio, di esperienza e di ricerche.
Essa si è comunque tramandata nei millenni ed è rimasta una scienza viva che attualmente prepara e consiglia rimedi naturali efficaci tipo: decozioni, sublimazioni, infusioni, sulfurazioni, calcinazioni, distillazioni ecc., capaci di esaltare e rinforzare l’energia fisico spirituale dell’uomo.
Questi integratori (erbe, preparati in pasta ed in polvere) sono innocui, non hanno effetti collaterali ed in genere se presi occulatamente vanno verso la radice del malessere.
Questi ottimi preparati ovvero medicinali naturali, vengono formulati tenendo presente i ritmi crono biologici del corpo umano e si basano sul principio dell’equilibrio e del contro bilanciamento: ”nessun principio singolo può sostituirsi all’azione dell’insieme”.
L’esperienza e la conoscenza hanno permesso nel tempo la messa a punto di particolari prodotti di sicura efficacia tenendo sempre presente comunque che la loro forza viene ad essere modificata dai metabolismi di ognuno.
Essa è una Medicina non violenta e dolce, come i ritmi biologici della Natura, ma richiede comunque una discreta conoscenza dei prodotti e del loro corretto uso.
vedi Cure Naturali
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Dosa e Subdosa
Secondo l’antica medicina indiana, gli “agenti” regolatori della natura e quindi anche del corpo umano sono i dosa. Anche salute e malattia conseguono dalla loro condizione e interrelazione.
Vāta è il principio del movimento, della propulsione e della forza di eliminazione;
Pitta la combustione e la trasformazione;
Kapha il consolidamento, l’assimilazione, l’inerzia.
Microcosmo e macrocosmo, secondo un fondamentale principio Vedico, sarebbero in dinamica unitaria interrelazione, anche per causa di questi tre principi presenti in entrambi gli aspetti della manifestazione e, per conseguenza, la natura eserciterebbe una vitale influenza sul complesso psicosomatico umano.
Per questa ragione, l’uomo, ad esempio, non solo sarebbe influenzato dalle caratteristiche ambientali ma risentirebbe del passaggio da una stagione all’altra.
Nell’interpretazione Ayurvedica, il concetto di dosa è dunque un punto focale da cui partire per effettuare, ad esempio una diagnosi clinica e un trattamento terapeutico prevede il tentativo di riportare queste tre forze in equilibrio.
Vediamo ora di prenderle in esame un po’ più da vicino sia come primaria localizzazione dal punto di vista patologico, sia funzionale. Vāta, normalmente, alla presenza di squilibrio, si va principalmente ad accumulare nell’intestino colon ma anche in altre zone dell’organismo come le cosce, le anche, le ossa le orecchie, la trachea, il cervello, la pelle. I cinque costituenti di vāta o subdosa, infatti, determinano funzioni che si possono ritenere principali e si dislocano in varie aree del corpo:
- Il prāṇa vāta (prāṇa: aria prima o principale) alimenta il cervello, i polmoni, il battito cardiaco, i cinque sensi sopratutto udito e tatto.
- L’udāna vāta (aria che va verso l’alto) lo ritroviamo nella gola, nel torace, nei polmoni, nell’ombelico, nei seni nasali. Esso alimenta l’espirare, l’esprimersi (anche come parola), la tosse, l’eruttare.
- Il sāmana vāta (aria che uniforma o equilibra) alimenta la peristalsi ed è perciò diffuso in tutto l’apparato alimentare, principalmente nell’intestino tenue. E’ collegato all’assimilazione ma soprattutto alla digestione.
- L’apāna vāta (aria che si muove verso il basso) è situato nel colon. Governa ogni tipo di espulsione come quella relativa alle feci, all’orina, al flusso mestruale, al parto o all’eiaculazione.
- Il vyāna vāta (aria diffusa o penetrante) risiede nel cuore, nei vasi sanguigni, nella cute, nelle ossa, nei muscoli e nei nervi. Alimenta, dunque, principalmente, la circolazione, ma anche i movimenti del sistema muscolo-scheletrico e l’innervazione degli organi di senso.
Quando pitta si squilibra va ad accumularsi specialmente nell’intestino tenue ma questo dosa si ritrova presente in maniera determinante anche nel fegato, nella milza, nello stomaco, nella cute, negli occhi, nel cuore e nel cervello, grazie all’azione funzionale dei suoi subdosa che sono:
- Pācaka pitta (il pitta digestivo) si trova nell’intestino tenue e nella parte finale dello stomaco, negli acidi dello stomaco stesso, negli enzimi, nella bile e negli ormoni. Collegato ad agni (il fuoco digestivo) regola anche la temperatura del corpo.
- Il rañjaka pitta (il pitta che dà calore) è principalmente collocato nel fegato, nella milza, nell’intestino tenue, nello stomaco, nel sangue, nella bile e nelle feci. Contribuisce, inoltre, alla produzione di globuli rossi.
- Il sādhaka pitta (il pitta del discernimento) lo si ritrova soprattutto nel cervello e nel cuore. Genera sia la comprensione attraverso il pensiero logico sia il coraggio. Permette anche la digestione mentale e psicologica dei fatti dell’esistenza.
- L’ālocaka pitta può essere considerato il pitta degli occhi e permette di comprendere ciò che si vede ma più propriamente, in senso psicologico, consente di sperimentare una corretta visione del mondo.
- Bhrājaka pitta è il fuoco che determina la luminosità della pelle e la sua temperatura.
Situato soprattutto nella cute è tuttavia presente anche nel sudore e nelle secrezioni sebacee.
Il kapha, il cui letterale significato è acqua rigogliosa, quando si aggrava va accumulandosi principalmente nell’apparato respiratorio. Tra i dosa, come ho già affermato in altre occasioni, è il più grossolano ma di vitale importanza nella costituzione dei fluidi corporei come il plasma, i muchi, la flemma, il liquido cerebro-spinale e sinoviale.
I suoi subdosa sono:
- Kledaka kapha (la forma dell’acqua che umidifica) che ritroviamo nello stomaco a proteggere le pareti dall’azione acida di pācaka pitta e a liquefare il cibo nella prima fase della digestione.
- Avalambaka kapha (la forma dell’acqua che sorregge) localizzato principalmente nel cuore, nella spina dorsale e nella membrana pelvica. Esso lubrifica il cuore ed i polmoni ed è responsabile dei sentimenti affettivi e, qualche volta, degli stati depressivi che conseguono in caso di insoddisfazione.
- Il bodhaka kapha (la forma dell’acqua che dà percezione) sta nella lingua, nella saliva e nella bocca ed è associato al gusto non solo in senso fisico ma anche psicologico.
- Il tarpaka kapha (la forma dell’acqua che da appagamento) risiede invece nel cervello, nel fluido cerebro-spinale, nei seni nasali e nel cuore ed è anche associato alla tranquillità emotiva nonché alla serenità.
- Lo śleşaka kapha (il kapha della lubrificazione) è il fluido sinoviale che si trova nell’interno delle giunture corporee e delle articolazioni in generale.
Per concludere, doşa e subdoşa, sono nella medicina ayurvedica, i fondamentali costituenti del corpo insieme ai dhātu (tessuti), upadhatu (tessuti secondari), dhārā kalā (membrane e rivestimenti), srotas (canali circolatori), e mala (secrezioni ed escrezioni corporee).
By Amadio Bianchi, segretario onorario per l’Europa della Federazione Internazionale di Yoga.