Ecco il testo del post trovato in una chat in Telegram, dal nominativo DottorOH, post che andiamo a verificare e controllare perché alcune sue parti e dei concetti espressi non sono conformi alla realtà della vera Scienza, quindi come facenti parte del Comitato scientifico di Pattoverascienza.com riteniamo doveroso fare una verifica delle affermazioni di questo DottorOH che nella sua chat si definisce medico anche omeopata.
Tratto dal post della chat in Telegram: DottOH (Diego)* https://t.me/dottorOH :
“Di seguito trovate tutti i riferimenti, e aggiungo anche per i più curiosi un interessante documento che spiega bene le revisioni per arrivare ai criteri di Rivers e le nuove metodiche di isolamento.
Occupandomi di fisica aggiungo ancora l’esperimento già citato in altri post, effettuato sul virus HIV dallo stesso nonno Luc, che ha ulteriormente isolato dal punto di vista biofisico, ossia frequenziale, lo stesso HIV, dimostrando che una coltura cellulare poteva essere infettata anche solo dall’acqua informata dal virus HIV.
Più di così penso non si possa chiedere, o sbaglio??
Mi permetto, anche perchè a suo tempo ricevetti pesanti insulti gratuiti, e tuttora qualcuno ancora entra qui nel canale a gamba tesa facendo domande senza poi rispondere alle mie (io credo di rispondere ampiamente e sempre in maniera approfondita), di fare presente alcune incongruenze fra quanto certi personaggi affermano sulla Covid (quindi mancato isolamento, sequenze primer inattendibili, RT-PCR farlocca, ecc.), perchè da un lato contestano la metodologia usata per riconoscere il virus (e su alcuni punti si può anche essere d’accordo, infatti siamo stati i primi a dimostrare pubblicando la fallacia dei tamponi e la loro non sufficienza come presidio diagnostico), dall’altra però, quando conviene e pubblicano “a cazzi loro”, ritroviamo le stesse metodiche usate, addirittura usando 40 o 45 cicli di PCR [lavori in cui Stefano Scoglio è co-autore]!
Quindi vorrei capire come mai questa incongruenza incoerente, come vorrei capire come mai è necessario ammalare topolini cuccioli avvelenandoli per simulare una colite ulcerosa, per poi dimostrare che un vagone di prodotto associato a un farmaco, “diminuisce leggermente” la problematica! Qui queste metodiche vanno bene?
Lascio a Voi le adeguate riflessioni, e inserisco qui di seguito la bibliografia di quanto sopra affermato ricordando che ho conseguito, tra l’altro, una laurea magistrale in chimica e un dottorato di ricerca in malattie infettive, microbiologia e sanità pubblica, ovviamente oltre alla laurea magistrale in medicina”.
Dimostrazione di isolamento e patogenicità, secondo i criteri di Rivers, del virus Sars-Cov-2 (altre fonti anche in bibliografia dei due lavori citati):
https://www.nature.com/articles/s41586-020-2312-y
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32633414/
Spiegazione delle nuove metodiche di isolamento e dei criteri di Rivers:
https://journals.asm.org/doi/epdf/10.1128/CMR.9.1.18
Casi Covid-like e spiegazione di come il virus sia batteriofago ed entri nelle cellule, e dei primer di sequenziamento:
https://biomedres.us/pdfs/BJSTR.MS.ID.004873.pdf
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32633414/
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33504318/
Isolamento degli esosomi (più riferimenti da link):
https://gentaur.it/prodotti-in-vetrina/esosomi-isolamento-estrazione-di-dna-rna-proteine
Uso delle metodiche da parte di chi nega l’isolamento del virus [Scoglio], e nei suoi lavori usa rispettivamente 45 cicli (primo lavoro, paragrafo 2.6), e 40 cicli (secondo lavoro, paragrafo 2.3), di RT-PCR (quando afferma giustamente che oltre i 25 cicli è altissima la probabilità di falsi positivi!):
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7760929/
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC8539423/
Spiegazione delle nuove metodiche di isolamento e dei criteri di Rivers:
https://journals.asm.org/doi/epdf/10.1128/CMR.9.1.18
Casi Covid-like e spiegazione di come il virus sia batteriofago ed entri nelle cellule, e dei primer di sequenziamento:
https://biomedres.us/pdfs/BJSTR.MS.ID.004873.pdf
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32633414/
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33504318/
Isolamento degli esosomi (più riferimenti da link):
https://gentaur.it/prodotti-in-vetrina/esosomi-isolamento-estrazione-di-dna-rna-proteine
Uso delle metodiche da parte di chi nega l’isolamento del virus, e nei suoi lavori usa rispettivamente 45 cicli (primo lavoro, paragrafo 2.6), e 40 cicli (secondo lavoro, paragrafo 2.3), di RT-PCR (quando afferma giustamente che oltre i 25 cicli è altissima la probabilità di falsi positivi!):
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7760929/
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC8539423/
Quindi vorrei capire come mai questa incongruenza incoerente, come vorrei capire come mai è necessario ammalare topolini cuccioli avvelenandoli per simulare una colite ulcerosa, per poi dimostrare che un vagone di prodotto associato a un farmaco, “diminuisce leggermente” la problematica ! Qui queste metodiche vanno bene ?
Lascio a Voi le adeguate riflessioni, e inserisco qui di seguito la bibliografia di quanto sopra affermato ricordando che ho conseguito, tra l’altro, una laurea magistrale in chimica e un dottorato di ricerca in malattie infettive, microbiologia e sanità pubblica, ovviamente oltre alla laurea magistrale in medicina.
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ISOLAMENTO e “PATOGENICITA” del SARS-COV2 – (28 febbraio 2022) – a cura di Paolo Renati, Ph.D.
Rispondo qui di seguito ad ogni punto del post su Telegram del “DottOH (Diego)” (https://t.me/dottorOH)
Va debitamente premesso che la critica all’improprio uso della rt-PCR, in particolare circa all’eccessivo numero di cicli di amplificazione, è correttamente indirizzabile anche agli autori (tra cui il Dr. Scoglio [1]) dei citati articoli (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7760929/; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC8539423/ .
Questo, ovviamente, ci lascia perplessi e desiderosi di chiarimenti da parte degli autori.
Tuttavia – come viene già accordato dal DottorOH che ha sollevato queste comprensibili critiche ed altre che discutiamo di seguito – questo fatto nulla toglie alla posizione che rileva fragilità metodologica e mancanza di rigore nelle argomentazioni “scientifiche” su cui è basata la narrazione medico sanitaria della “pandemia” Covid19.
In merito ai Postulati di Koch
Non è certo una novità il fatto che i postulati di Koch fossero inadeguati a stabilire una relazione di causalità certa (o “molto probabile”) tra “patogeno” e ospite in molte casistiche (che vanno dalle presunte patologie ad eziologia virologica, così come altri casi in cui il “patogeno” non è colturabile in mezzi privi di cellule dell’ospite, come il Plasmodium Falciparum, o per casi in cui la presenza del presunto patogeno è presente anche in soggetti sani/asintomatici/”portatori” come per il Vibrio Cholerae o lo stesso bacillo di Koch, alias TBC, o ancora per disordini letali (come per il morbo di Creutzfeld-Jacob) creati non da “virus” come viene erroneamente detto in ref. https://journals.asm.org/doi/epdf/10.1128/CMR.9.1.18 (fine pagina 21), ma da prioni (ossia strutture con chiralità errata, sia proteiche che semplicemente acquose-polimeriche (costituite di domini coerenti di dipoli in stato ferroelettrico [ref. https://waterjournal.org/archives/yinnon-4/ ]).
Il problema è che anche nell’adequatio temporis dei postulati di Koch ai giorni e tecnologie odierne, alla base restano intoccati (ed invisibili) alcuni assiomi (tutt’altro che inopinabili). Ad esempio:
L’idea che “patologia” coincida con un qualsivoglia processo fisiologico “fuori dalla norma” o con un qualsivoglia “sintomo”, senza considerare che forse, forse, ogni processo nell’organismo (in quanto sistema super-coerente e massimamente ordinato [ref. pone.0058630 1..9 (enlivenarchive.org)) è senz’altro organizzato, necessitato e da un suo specifico senso biologico e che forse i detti “patogeni” sono semplicemente co-operatori del processo che intervengono, sotto regia del sistema neurovegetativo ed immunitario, in precise fasi. Si pensi ad esempio alla pubblicazione del 2009 della Federico II di Napoli in cui si dimostra sia in vitro che in vivo (e questo è un aspetto molto importante!) sulle ulcere gastriche della piccola curvatura dello stomaco, che l’Helicobacter Pylori è sì presente in molti, nella maggior parte dei, casi (quelli in cui, in vero, è interessata non solo l’epitelio ectodermico della mucosa gastrica, ma anche i primi strati mesodermici sottostanti), ma è lì proprio a secernere enzimi e peptidi utili e cruciali per la ricostruzione del tessuto (ref. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/19692643/).
Questo fatto liquida il lavoro per cui Barry Marshall nel 2005 ha vinto il Premio Nobel per la Medicina, in vero basandosi solo su percentuali: se circa il 70% dei casi di ulcera era associato a presenza di H. Pylori, allora è stato (secondo loro) possibile affermare che l’eziologia non può essere affatto lo stress (se non come “fattore predisponente”), ma è senz’altro batterica.
Ecco qui un altro punto problematico che fa parte di quegli assiomi invisibili pertinenti alla metodologia in biologia e medicina: l’idea che le statistiche permettano di ricostruire un quadro generale con cui stabilire le relazioni di causa-effetto, considerando i viventi come qualcosa di standard, di riproducibile. I topi sono topi, e sono tutti uguali, i casi di tumore sono “casi”, e non soggetti vivi e percepenti con delle storie di vita e delle regolazioni dell’omeostasi che pertengono alla unica ed irripetibile posizione nel mondo di ogni vivente.
Ed ecco l’altro grande rimosso: non si tiene conto di nessuna relazione causale tra fisiologia e significato biologico degli eventi esperiti dal sistema vivente. Non si sta parlando affatto di “psicosomatica”, perché vale tanto per un Homo sapiens, quanto per un gatto o un ameba, bensì del fatto che l’autoregolazione dell’omeostasi (ed omeoresi) del vivente è necessariamente accoppiata semanticamente a “cosa significa per la mia sopravvivenza” ogni configurazione del contesto in cui mi trovo: se sto facendo 10 piani di scale e ho bisogno di più ossigeno e di portare via meglio prodotti del metabolismo cellulare (come il lattato) devo perfondere meglio e di più ematicamente i tessuti sotto carico di lavoro speciale, devo accelerare il battito, devo vasodilatare, devo espandere le vie respiratorie, sento il “bruciore” nei quadricipiti, ecc. Queste fenomenologie (a volte dicibili anche “sintomi”) sono, se le osserviamo di per sé, tutte “fisiologie fuori norma”, così come un callo del derma laddove la pelle sia sottoposta a carichi di pressione eccezionali con regolarità, o un bernoccolo laddove uno spigolo sia stato urtato dalla nostra testa…. ma nessuno si sogna di chiamarle “malattie”, perché? Perché tutti, medico compreso, hanno ‘sotto gli occhi’ quella che possiamo indicare, con ragione, la causa (il dover fare rampe di scale, l’impugnare una sbarra per compiere trazioni a corpo libero, rispettivamente). Questo perché ciò che per la mentalità attuale realmente esiste, è solo ciò che di per sé è evidente, misurabile, o quantomeno oggettivabile.
In questa posizione tutto ciò che è esperienza e non solo rilevamento/misura, si dissolve in un limbo al confine con l’inesistenza. E le lacune descrittive sul vivente che derivano da una simile povertà epistemologica sono enormi.
Come spiegare che la visione e/o vicinanza di quella specifica donna procura in quell’uomo eccitazione, palpitazioni e tanto altro… mentre in quell’altro uomo no? Perché quella stessa eccitazione nel primo uomo, in presenza della medesima donna, può essere bruscamente “spenta” da un semplice gesto di lei, o dall’arrivo in quel luogo di un plotone militare…? (è evidente che non ci si può aggrappare alla scusa biochimica dei “feromoni” o altro, che sarebbero comunque presenti).
Oppure, perché uno studente, in un certo momento di una mattina, ha le mani fredde, sudate scarsa perfusione ematica distale in generale, salivazione minimizzata, tachicardia, possibile ipertensione, ipercortisolemia, possibile midriasi pupillare, ipersecrezione di adrenalina…e poi, passata una certa ora, nella stessa stanza, con le stesse persone, la stessa composizione dell’aria, ecc., finalmente entra in un altro stato fisiologico..? (con mani e piedi caldi, battito lento, mucosa orale insalivata, rilassamento, valori cortisolici bassi o normali, ecc.). Cos’è cambiato..? Lo sappiamo tutti: il significato della situazione, per la sua sopravvivenza biologica: prima doveva “combattere” (dare quel tostissimo esame, per esempio), poi lo ha sostenuto e ne è fuori.
È evidente che escludere dalle osservabili del layout sperimentale i significati, quando si ha a che fare con sistemi viventi – in vero processi di percezione ed accoppiamento ambientale – è il grande problema delle nostre scienze biologiche e mediche. Eppure, questa relazione causale ce l’abbiamo sotto il naso tutti i giorni della nostra vita.
Quindi anche nella, pur apprezzabile, rivisitazione dei postulati di Koch, così come proposta da Sir Austin Bradford Hill (a pagina 21 di ref. https://journals.asm.org/doi/epdf/10.1128/CMR.9.1.18 ), in cui sono introdotti aspetti di “coerenza”, “analogia”, “plausibilità”, “gradiente biologico” (relazione del tipo “dose-risposta” tra quantità di “patogeni” e gravità di malattia) e “temporalità”, non si arriva ad intaccare mai quegli assiomi metodologici (ed epistemologici) su cui si basa “la scienza” (sic!). La variabile “relazione tra percezione biologica e fisiologia” è totalmente assente. E si compiono anche veri e propri errori come, per esempio, in merito alla “temporalità” per cui si sostiene che “l’esposizione al patogeno deve precedere la variazione risultante [la malattia, n.d.a.]”.
Questa idea non è vera tout court, sia riguardo al fatto che molti microorganismi sono già presenti anche in soggetti sani (come nel cosiddetto “raffreddore”, in cui si vede peraltro dipendenza dallo “stress”, ref.: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/20716708/ e https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/1713648/ ), sia riguardo al fatto che, specialmente nei tessuti endodermici e mesodermici, si ha la proliferazione di micobatteri e funghi ben prima che si arrivi alla fase in cui essi operano intensivamente, cioè nel caseificare e digerire tessuti prodotti in eccesso prima e poi non più necessari. Come si vede, questa stadiazione in fasi del processo biologico non può essere contemplata dall’idea di “patogenicità” dei microorganismi o di “infezione” tout court, altrimenti si avrebbe un loro dilagare deliberato e non controllato. Evidentemente, ribadendo, l’idea che la fase “sintomatica” sia coincidente con qualcosa che chiamiamo “malattia” non è esaustiva, e nasconde uno stadio precedente di attivazione biologica (ref. https://learninggnm.com/SBS/documents/five_laws.html#Fourth_BL ) in cui è sempre e solo l’organismo ospite a modulare l’espressione, tanto di tessuti quanto di microorganismi, in base alle necessità ed al senso biologico dei processi per la sopravvivenza (per quanto possibile mantenerla).
In merito ad isolamento, sequenziamento e caratterizzazione del Sars-Cov-2
Tutte le fonti citate al DottOH non contengono nulla di nuovo rispetto a quanto già discusso e confutato (per es. dalle argomentazioni presenti nei lavori del Dott. Scoglio, così come dai contributi del sottoscritto sulla piattaforma Patto Vera Scienza:
https://pattoverascienza.com/un-quadro-bio-logico-sulla-epidemia/, https://pattoverascienza.com/covid19-disposizioni-vaccini-e-dintorni/ e altrove) non essere consistente nella letteratura antecedente, che rivendicava un qualche isolamento del virus. Superfluo riportare la comunicazione del CDC di Atlanta riguardo all’impossibilità di isolare virus secondo metodiche adottate in virologia (qui sotto).
Ed è altrettanto inutile riportare le esistenti tecniche di isolamento degli esosomi (ref.: https://gentaur.it/prodotti-in-vetrina/esosomi-isolamento-estrazione-di-dna-rna-proteine) e loro applicazioni
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/labs/pmc/articles/PMC4159199/pdf/pone.0106153.pdf per tre motivi:
Non esiste un criterio che possa decidere quando e per quali caratteristiche un esosoma sarebbe diverso da un virus (https://www.quantamagazine.org/cells-talk-in-a-language-that-looks-like-viruses-20180502/), eccetto che -si dice – per il fatto che il secondo “si replica in gran quantità e uccide la cellula ospite”, affermazione che è tutta oggetto della dimostrazione che non è mai avvenuta, in quanto si potrebbe leggere il fatto nell’altro verso: la cellula, in determinate condizioni, decise dal tessuto e dall’organismo, incorre in auto-lisi o apoptosi frammentandosi in molteplici ed abbondanti particelle, che nulla avrebbero per dirsi altro dagli esosomi, così chiamati quando presenti in minor numero.
Se da una coltura cellulare è possibile isolare un surnatante contenente gli esosomi, essendo essi strutturalmente e dimensionalmente indistinguibili a priori dai virus, quando si fa il sequenziamento per scovare la presenza di questi ultimi, sarebbe necessario possedere già PRIMA una congrua porzione di DNA o RNA precisamente SEQUENZIATA, altrimenti con quale arbitrio la si può assegnare certamente ad una particella che diciamo essere esogena e che chiamo “virus”..?
Se è vero che si poteva sfruttare questa tecnica, come mai nessuna pubblicazione la adotta? E se sì, tornando al punto precedente, come poter separare il virus esogeno dagli esosomi delle stesse cellule dell’ospite, nel campione da cui è stato estratto il surnatante?
Come si vede, siamo sempre nel solito problema ricorsivo e circolare: per isolare il virus, le tecniche attuali possono solo far conto sul sequenziamento genico, che però per essere disponibile richiede l’assoluta solitudine (isolamento fisico) delle stesse particelle virali. Gli anglosassoni parlerebbero di “bootstrap” (cioè il tirare le stringe degli stivali verso l’alto cercando così di alzarsi da terra). Le sequenze dei primer per la PCR vengono inoltre stimate con algoritmi a partire da dei database (https://journals.asm.org/doi/epdf/10.1128/CMR.9.1.18), che crescono tanto più quanti più ricercatori ne depositano. Ma se tutto questo bulk di “dati” ha i presupposti che abbiamo compreso, non si fa altro che generare un mastodontico insieme ridondante e la cui fondatezza è sempre minata dalla solita domanda: oltre a non poter isolare senza una sequenza certa, ottenibile solo se si isolasse davvero qualcosa – come si fa a decidere che quelle particelle, che chiamiamo “virus”, siano la causa e non la conseguenza dei processi di fisiologia speciale (che abbiamo peraltro chiamato “malattia”??
Inoltre, si tenga conto che la fase successiva del cosiddetto “isolamento” prevede coltura cellulare ed “evidenza” della presenza di virus patogeni a seguito della morte cellulare (come mostrato nei riferimenti https://www.nature.com/articles/s41586-020-2312-y , https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32633414/).
Questi lavori sono stati citati a voler dimostrare una differente modalità di isolamento, più avanzata, e magari anche adottante la Representational Difference Analysis [RDA] (si veda pag. 22 di https://journals.asm.org/doi/epdf/10.1128/CMR.9.1.18), ma invano, in quanto seguono il medesimo protocollo che:
…è ricorsivo sotto il profilo fondazionale, ossia manca il dato iniziale su cui incentrare lo strumento di ricerca/amplificazione (anche nel caso in cui si adotti la tecnica differenziale, come nella RDA, poiché in tale tecnica i primer utilizzati – ammesso che siano sati trovati tramite sequenziamenti reali e non solo stimati algoritmicamente – sono comunque capaci di far amplificare tratti di genoma non superiori a 1kbp, cosa insufficiente per riconoscerne l’appartenenza certa ad un virus (pensato altro dall’ospite) come il Sars-Cov-2, il cui genoma completo è di ben trentamila basi, 30Kb);
…è fallato dalla mancanza di un test di controllo in cui dovrebbero essere apposti TUTTI gli IDENTICI ingredienti della coltura cellulare, ECCETTO il surnatante “isolato” e si dovrebbe osservare che le cellule restano vive e vegete. Tale fatto, non accade, e si ha comunque morte cellulare e iper produzione di esosomi ed apoptosi, a seguito proprio delle condizioni di coltura che richiedono la presenza di antibiotici, ormoni, assenza di nutrienti, per non creare artefatti dati dalla proliferazione di specie batteriche (ref. procedura che non accade comunque e che per di più non è mai stata fatta nelle pubblicazioni rivendicanti la prova di patogenicità e/o di isolamento (si veda infatti il debunking condotto da parte di Stephan Lanka, ref. https://wissenschafftplus.de/blog/de, circa le “prove di esistenza” del virus pensato essere la causa morbillo come rivendicato, ma solo a parole, in ref. https://edoc.rki.de/bitstream/handle/176904/1876/24bMiy8JQHag.pdf?sequence=1&isAllowed=y).
Commenti rapidi sulle pubblicazioni accluse a sostegno dell’isolamento del Sars-Cov-2
Nelle altre fonti citate da chi sostiene che in realtà il virus è un batteriofago e che parassita e inattiva i macrofagi (ref. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33504318/ ) si è sempre nella posizione che presuppone i processi che coinvolgono virioni siano da questi ultimi causati, fatto tutto da dimostrare e che invero avrebbe più plausibilità e cogenza nel suo opposto, specialmente in merito a quanto si sta sempre più comprendendo sulle basi elettrodinamiche ed oscillatorie della materia biologica (ref. pone.0058630 1..9 (enlivenarchive.org) e si veda, di seguito, anche il paragrafo sul lavoro del Prof. Montagnier).
Il tema degli esosomi e dei primers è già stato commentato, nessuna novità o incremento di consistenza e solidità è riscontrabile nei lavori menzionati dal DottOH
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32633414/ ; https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33504318/ .
Mentre riguardo a tecniche per predire “in modo più efficace e rapido” la sindrome Covid19, rivendicati in ref. https://biomedres.us/pdfs/BJSTR.MS.ID.004873.pdf[1], c’è da esprimere parecchie perplessità, in quanto se la TAC polmonare per rilevare marcature di infiammazione o fibrotizzazione dei tessuti e la saturazione arteriosa di ossigeno (Arterial Blood Gas, e PaO2) sono considerabili misure “predittive”, per non parlare comunque del “final check” con la rt-PCR, allora è come dire che una caviglia slogata è “predittiva” dell’infortunio al metatarso. Inoltre, il parametro della saturazione soffre di errori di stima ingenti, specie se valutato col saturimetro trans-digitale che, in stati di stress, ipotensione, scarsa perfusione ematica distale, o ipotermia locale è frequente mostri valori di ossigeno che implicherebbero già lo stato di coma o il decesso (< 88 mmHg) e nella loro valenza diagnostica (così come il tampone) non fanno altro che incrementare il loop perverso di panico/ansia e abbassamento ulteriore dell’ossigenazione. Abbiamo visto tutti quanti (chi ha voluto, per lo meno) dove ha portato questa prassi medico-sanitaria che non ha saputo tenere minimamente conto del vivente come percepente, incentrato sui sentiti biologici e sulle relazioni tra fisiologia e vissuti emotivi.
Mentre, invece, il mainstream è stato persino capace di sostenere che gli effetti avversi da inoculazione di sieri genici e tossici sono causati “dall’effetto nocebo” (ref. https://www.unito.it/comunicati_stampa/ricerca-unito-su-lancet-quando-gli-eventi-avversi-non-dipendono-dai-vaccini-covid ).
Due pesi, due misure.
In merito all’esperimento di Montagner
Il lavoro di Montagnier e altri (https://iopscience.iop.org/article/10.1088/1742-6596/306/1/012007), avrebbe dimostrato che le fiale d’acqua pura, quando messe in dialogo elettromagnetico con altre fiale contenenti diluizioni (in limitati intervalli) del DNA di HIV o di Mycoplasma Pyrum, sono in grado di rigenerare, quando sono introdotti in esse gli ingredienti della PCR, le stesse sequenze nucleotidiche presenti nelle diluizioni di partenza, con una precisione del 98% (circa 102, su 108 nucleotidi).
Questo affascinante risultato (ancora un po’ controverso in letteratura, poiché alcuni gruppi non sono riusciti a replicarlo [dati non pubblicati]) non ha nulla a che vedere con la prova dell’isolamento del virus Sars-Cov-2…e forse racconta solo qualcosa in merito al fatto che qualcosa che hanno chiamato “virus HIV” è stato osservato e forse ritrovato in organismi con in corso determinate fisiologie (chiamate con il nome di “AIDS”)…
Ma è un lavoro che conferma solo che la genesi di complessi organici, quali virus ed esosomi, avviene su base vibrazionale e da un lato valida le precedenti scoperte (insabbiate) di ricercatori quali Reich (James E. Strick, Wilhelm Reich Biologist. 2015. ISBN ISBN 9780674736092), Bechamp (A. Béchamp, The Blood and Its Third Element (re-published 2002). 1912. ISBN 9780957985872), Naessens (R. Davies. The story of Gaston Naessens, June 1991. http://www.rexresearch.com/naessens/naessens.htm ), Enderlein (Günther Enderlein, Bacteria cyclogeny: Prolegomena to a study of the structure, sexual and asexual reproduction and development of bacteria. 1995. ISBN ISBN 978-0953014415.), Bong-Han Kim (Bong-Han Kim, Sanals and hematopoiesis. Journal of Jo Sun Medicine, pages 1–6, 1965; Kwang-Sup Soh and Kyung A. Kang. The Primo Vascular System – Its role in cancer and regeneration. Springer, 2010. ISBN ISBN 978-1-4614-0600-6) che hanno intuito, ed in taluni casi mostrato (Reich e Kim), che le forme microbiologiche viventi possono emergere a partire da (e ri-disintegrarsi in) aggregati di taglia molto inferiore alla cellula (che è grande 1-10 micron), confrontabili con le dimensioni di certi esosomi (poche decine di nanometri in diametro) lungo una via altra rispetto alla mitosi. Questo è un fatto che testimonia la realtà tanto dell’abiogenesi quanto del pleomorfismo, ossia: la possibilità nella matrice acquosa, in presenza di adeguati pattern vibratori elettrodinamici (o anche fluidodinamici), del passaggio da forme inorganiche a forme organiche (ref. https://waterjournal.org/archives/elia-summary/, https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/28920086/), così come da forme semplicemente organiche, ma non “viventi”, a forme (proto)viventi (come batteri e bacilli) (Reich, Bechamp e Bong-Han Kim).
L’ esperimento di Montagnier (il cui lavoro completo si articola nei seguenti paper: ref.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/20640822/ ;
https://iopscience.iop.org/article/10.1088/1742-6596/306/1/012007 ; https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/26098521/ ;
https://www.mdpi.com/2073-4441/9/5/339 ), in collaborazione con Jamal Aissa (dell’ex gruppo di J. Benveniste), Emilio Del Giudice, Giuseppe Vitiello, Alberto Tedeschi e altri, dimostra inoltre che:
– l’acqua è il vero attore/regista dell’organismo vivente (in cui è in stato interfacciale e con un rapporto molare di almeno 99 a 1 rispetto ad ogni altra specie chimica)
– e che ciò che chiamiamo virus sono il risultato (se vogliamo “cimatico” di pattern elettrodinamici presenti nei tessuti e nelle cellule in precise configurazioni oscillatorie (a cui si associa fisiologia più o meno speciale) e che pertanto sono la CONSEGUENZA e non la causa della “malattia”. E questo vale anche per la blasonata AIDS. E, se anche lo avessero isolato, sequenziato, replicato in coltura cellulare, ciò varrebbe anche per il Sars-Cov-2.
In sostanza, il “gap concettuale” resta sempre sul punto che, comunque, continua ad essere dato per scontato (anche nelle rivisitazioni dei postulati di Koch fatte con i contributi di Hill, Rivers, Evans, Johnson e Gibbs, e altri, si vedano riferimenti in:
https://journals.asm.org/doi/epdf/10.1128/CMR.9.1.18)
…nessuno ha mai dimostrato che l’introduzione dei virus in coltura cellulare o nell’organismo sono CAUSANTI morte delle cellule o, in generale, “malattia”.
Se anche accadesse che il Sars-Cov-2 fosse ritrovabile come una micella lipoproteica, magari preparata in laboratorio, sulla cui superficie vi sono delle proteine tossiche ed irritanti… questo potrebbe implicare l’innesco di risposte sintomatiche in chi la inali in date quantità (come per qualunque tossina), ma non giustificherebbe la vera farsa delirante di tutte le “epidemie”, cioè il contagio che è e resta l’unico ricatto scientifico che sta tenendo tutto il mondo in scacco ed alimentando la cultura della medicalizzazione totale della vita, dello schifo dell’altro e del bisogno sempre più di protesi (mascherine) e trattamenti tecnici (disinfezione ambienti, ecc) per vivere.
Questo deve finire perché non c’è alcuna base scientifica, né senso biologico. La vita non ci sarebbe al di là di forme elementari.
Riflessioni finali
In conclusione “sindrome Covid19” è un’etichetta diagnostica affibbiata a tutti i soggetti che presentino sintomi per nulla atipici e che sono sempre esistiti (dalle anosmie, alle polmoniti interstiziali) a cui spesso si aggiungono altri sintomi più rari e gravi (come le coagulazioni intravascolari disseminate, CID) e che magari siano “positivi” ad un test per cui non serve più spendere altre parole a spiegazione della sua totale insulsità scientifica e vizio di circolarità.
L’unica cosa che, nella medicina e biologia di mainstream, non si vuole contemplare come fattore eziologico dei sintomi, o persino dei decessi – che nessuno nega, ma che sono da ridimensionare abbondantemente – è quella variabile che, considerata, avrebbe impedito alla base qualunque “pandemia”: la creazione previa rappresentazioni (tanto mediatiche, quanto mediche) di una situazione, di un pericolo, della presenza di un “agente nell’aria” trasmissibile, che biologicamente è stata percepita in modo profondo e credibile, attivando la fisiologia conseguente.
Aggiungiamo a ciò la gestualità terapeutica adottata, con tanto di caschi c-PuP, morfina ed intubazioni conseguenti… e la tragedia è fatta. E tale è risultata anche dinnanzi agli occhi di coloro che, pur in buona fede, cercavano di curare… ma senza rendersi conto che hanno inconsapevolmente partecipato ad un ‘teatro tragico’ in cui l’inscenamento della morte (dai TG alle misure di contenimento, alle sirene di ambulanze, anche vuote) è stato il grande seducente protagonista.
Adesso è quasi impossibile riscrivere le credenze a chi si è fidato di questa storia. Ma ci si prova comunque, partendo dalle basi, dalla consistenza biologica, mettendo in discussione critica tutti i postulati.
[1] Circa questo lavoro, ci lascia perplessi, la presenza tra i co-autori di un certo “D. Tomassone” la cui affiliazione è del Centro di Ricerche Nutriterapiche di Urbino, il cui direttore è il Dr. Stefano Scoglio, le cui posizioni sull’esistenza del Sars-Cov-2 e della validità dei test PCR sono ben note. Speriamo di avere quanto prima dei chiarimenti in merito.
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Commento dell’Admin di Pattoversacienza.com, Jean Paul Vanoli, al Post del DottorOH:
Tratto dal Post del DottorOH di telegram:
“Occupandomi di fisica aggiungo ancora l’esperimento già citato in altri post, effettuato sul virus HIV dallo stesso nonno Luc, che ha ulteriormente isolato dal punto di vista biofisico, ossia frequenziale, lo stesso HIV, dimostrando che una coltura cellulare poteva essere infettata anche solo dall’acqua informata dal virus HIV. Più di cosi penso non si possa chiedere, o sbaglio??”
Risposta: Sbagliato, caro DottorOH, perché visto che si occupa di fisica, le frequenze possono risuonare o ritrovarsi è vero in altre provette, come nel caso specifico, ma da li a dimostrare la effettiva trasmissione del supposto virus di Montagnier, visto che ha scoperto solo una frazione del DNA del presunto virus e che poi una volta completato al computer il file del supposto virus, lo ha denominato HIV (virus della immunodeficienza), e la effettiva trasmissione della infettività dannosa, ve ne sono di strade da percorrere e da dimostrare…
In realtà tutto ciò che è stato detto sui virus e micro organisimi, fino ad ora, è basato su ipotesi errate che arrivano a conclusioni SBAGLIATE.
https://pattoverascienza.com/7200-2/
Ma come si fa ad identificare un virus/esosoma specifico (anche in questo caso assolutamente sconosciuto) solo con una frequenza rilevata da un coltura cellulare..?, che potrebbe essere tranquillamente qualsiasi altra cosa, appunto un esosoma….od altro, il Dna di un batterio… e poi da lì a dire che è infettivo e causa di malattia/ammalamento, è tutto da dimostrare !
Persino con il microscopio elettronico distinguere un virus da un esosoma è impossibile, in quanto identici in quanto a forma e contenuti di Dna, non è nemmeno possibile non solo distinguerli visivamente, ma neppure identificarli con precisione…anche perché e per di più, tratti da materiale genetico indifferenziato, perciò come si fa a dichiarare che trattasi di un virus od esosoma specifico, avendo in mano solo una parte di DNA, che “loro i ricercarori” attribuiscono al presunto virus/esosoma, quindi di cosa si parla..? e che poi questo supposto virus sia infettivo o dannoso per i viventi, ve ne corre… ?
In questi tipi di ricerche si parte sempre da presupposti errati e mai dimostrati (il virus è una tossina ed è infettivo) e quindi nelle ricerche si “trova” ciò che si “pensa” di trovare…, ovvero quello che si vuole trovare per “confermare” le proprie ipotesi, ma questa NON è ricerca scientifica, ma pressapochismo (scientismo) per interessi più o meno nascosti…,.infatti in tutte le ricerche sull’isolamento ed individuazione dei supposti virus, NON si effettuano parallelamente test di controllo seguendo i GOLD Standard…e ciò è tutto dire.
Inoltre
Ricordiamo che il nostro DNA contiene si dice circa: 25.000 circa, geni, numero che va moltiplicato per il numero di cellule esistenti che lo contengono tutte quante e per il numero dei loro mitocondri, ogni cellula ne contiene circa 100, con tutte le varianti del caso acquisite nel corso della propria esistenza…,quindi è facilmente possibile che uno spezzone di un qualsiasi e supposto virus possa essere trovato in qualsiasi parte dell’organismo, quando si preleva da un soggetto materiale genetico derivante dai detriti inerti della morte cellulare e tissutale.
Infatti la difficoltà che incontra nella sua applicazione sugli umani, ad es. la tecnica CRISPR (copia ed incolla nel DNA) è proprio che, inserendo uno spezzone di DNA in una parte di esso in una cellula, questo spezzone si ripercuote e si incolla ovunque ove esso trova una piccola parte simile del DNA da sostituire, e ciò in tutto l’organismo, arrecando facilmente gravi problemi di salute perché magari in quel settore del DNA non si deve sostituire nulla…..
DottorOH:
“Mi permetto, anche perché a suo tempo ricevetti pesanti insulti gratuiti, e tuttora qualcuno ancora entra qui nel canale a gamba tesa facendo domande senza poi rispondere alle mie (io credo di rispondere ampiamente e sempre in maniera approfondita), di fare presente alcune incongruenze fra quanto certi personaggi affermano sulla Covid (quindi mancato isolamento, sequenze primer inattendibili, RT-PCR farlocca, ecc.), perchè da un lato contestano la metodologia usata per riconoscere il virus (e su alcuni punti si può anche essere d’accordo, infatti siamo stati i primi a dimostrare pubblicando la fallacia dei tamponi e la loro non sufficienza come presidio diagnostico), dall’altra però, quando conviene e pubblicano “a cazzi loro”, ritroviamo le stesse metodiche usate, addirittura usando 40 o 45 cicli di PCR! “.
Risposta: dato che oramai sappiamo con certezza che la PCR NON individua che materiale genetico INDIFFERENZIATO (spezzoni di DNA oRna) e basta, quindi essa non può MAI individuare con precisione uno specifico virus/esosoma, specie come avviene sempre, prelevando una piccola parte di DNA indifferenziato, recuperata con tampone e poi amplificata all’inverosimile per trovare ciò che si vuole con la PCR !
Quindi vorrei capire come mai questa incongruenza incoerente, come vorrei capire come mai è necessario ammalare topolini cuccioli avvelenandoli per simulare una colite ulcerosa, per poi dimostrare che un vagone di prodotto associato a un farmaco, “diminuisce leggermente” la problematica ! Qui queste metodiche vanno bene ?
Lascio a Voi le adeguate riflessioni, e inserisco qui di seguito la bibliografia di quanto sopra affermato ricordando che ho conseguito, tra l’altro, una laurea magistrale in chimica e un dottorato di ricerca in malattie infettive, microbiologia e sanità pubblica, ovviamente oltre alla laurea magistrale in medicina.
Dimostrazione di isolamento e patogenicità, secondo i criteri di Rivers, del virus Sars-Cov-2 (altre fonti anche in bibliografia dei due lavori citati):
https://www.nature.com/articles/s41586-020-2312-y
Article Published: 07 May 2020
Risposta: Vedi sopra le obiezioni ben articolate del dr. Paolo Renati
Infine per concludere la invito a studiarsi anche questi documenti/articoli:
Exposing The Myth Of The Germ Theory +
SARS-CoV-2 Spike Protein Impairs Endothelial Function via Downregulation of ACE 2
Buona riflessione caro DottorOH
Tratto da: https://pattoverascienza.com
e per concludere ricordiamo che:
La cosiddetta “scienza” NON è mai esatta al 100%, perche è formata da molte ipotesi/teorie, che poi puntualmente vengono in grande parte smentite e/o rimesse in discussione formando nuovi “dogmi” da insegnare, e ciò accade ogni dieci anni…specie e soprattutto in medicina !
Ci vuole quindi umiltà nell’ascoltare le opinioni. Bisogna cambiare filosofia. La vera scienza deve essere sempre democratica…..nella ricerca della verità…
Oggi il mondo è dominato dal “dio denaro” e, finché e perché chi è più ricco e potente, perde invece la cultura la solidarietà, la fratellanza, e/o la ricerca medica diagnostica indipendente e multidisciplinare, come afferma da decenni il dr. Jean Paul Vanoli.
In particolare, Tutti i medici allopati hanno i paraocchi e viaggiano su un binario unico tutta la vita…a loro basta una stupida laurea, ma la vera conoscenza è fatta di confronto, di prove errori umiltà, imparare dal lavoro altrui e condividerlo.
Ci vuole una filosofia diversa…meno acida, dato che oggi tutti pensano di essere i più intelligenti e furbi, ma la presunzione è proprio il loro limite.
Bisogna aprirsi al mondo delle culture alternative.
By Claudio Creviz (chimico) e commenti di: Jean Paul Vanoli (giornalista investigativo e naturopata)