PASQUA = significa Passaggio – EQUINOZIO di PRIMAVERA – Halloween
https://www.academia.edu/4489606/I_Vangeli_erano_e_sono_racconti_allegorici
Equinozio di Primavera – La festa di Pasqua nell’ebraismo e nel cristianesimo
“Questo è un bellissimo Sabba, da celebrare all’aperto se possibile ! La Terra si sta svegliando e germogli verdi stanno comparendo. I canti degli uccelli iniziano a riecheggiare e il sole è più caldo. Questa festa è intitolata a Oestara, la Dea germanica della fertilità della Terra (il cui nome è la radice della parola “easter”, Pasqua, in inglese)” (Phyllis Currott, “L’arte della Magia”).
vedi: http://www.vialattea.net/eratostene/gloss/equiprim.html
La PASQUA – TRADIZIONI PRE-CRISTIANE
Tali feste e le leggende connesse alla loro origine erano comuni nelle religioni antiche.
Festa ritenuta cristiana, la Pasqua incorpora tradizioni pre-cristiane legate alla primavera (evento naturale) e alla fertilità della Terra. Tali feste e le leggende connesse alla loro origine erano comuni nelle religioni antiche politeiste.
Per i Greci antichi il mito del ritorno dal mondo sotterraneo alla luce del giorno di Persefone, figlia di Demetra, dea della terra, simbolizzava il rinascere della vita a primavera, dopo la desolazione dell’inverno.
I Frigi credevano che la loro divinità principale si addormentasse all’arrivo dell’inverno e durante l’equinozio primaverile celebravano cerimonie con musiche e danze per risvegliare la vegetazione che nella Terra rinasce in quel periodo e produce cibo e condizioni favorevoli alla vita all’aria aperta.
Alcuni studiosi sottolineano la relazione della Pasqua cristiana (o dei cosiddetti cristiani) con la Pasqua ebraica (Pesah).
Molti dei primi cristiani erano stati educati nella tradizione ebraica e consideravano Pasqua come una nuova versione della festa ebraica, celebrazione del Messia preannunciato dai profeti.
La DATAZIONE della PASQUA
Come narra il Nuovo Testamento, Gesu’ il nazareno detto il cristo, (NdR: cosi ci dice la tradizione cristiana) fu crocifisso alla vigilia della Pasqua ebraica. La festa cristiana di Pasqua ne commemora la resurrezione – vedi: Gesu non è morto di venerdi di pasqua, né risorto di domenica !
Col tempo, tra i cristiani si presentò una notevole differenza nella datazione della festa: quelli di origine ebraica la celebravano subito dopo la Pasqua ebraica che, secondo il calendario lunare babilonese, cadeva nella sera della luna piena (il 14 Nisan, primo mese dell’anno); secondo il loro sistema Pasqua cadeva ogni anno in giorni diversi della settimana.
I cristiani provenienti dal paganesimo, invece, celebravano la resurrezione nel primo giorno della settimana, la domenica; col loro sistema Pasqua cadeva sempre nello stesso giorno della settimana, ma in date diverse.
Una conseguenza storica rilevante delle differenze nel calcolo della data di Pasqua fu che le Chiese cristiane orientali, più prossime ai luoghi d’origine della nuova religione, dove regnava la tradizione, osservarono Pasqua conformandosi al sistema della festa ebraica, mentre le Chiese occidentali, più legate alla tradizione greco-romana, celebrarono Pasqua di domenica.
NORME del CONCILIO di NICEA sulla DATA di PASQUA
Il concilio di Nicea stabilì all’unanimità che la festa di Pasqua si celebrasse nel mondo cristiano la prima domenica dopo la luna piena seguente l’equinozio di primavera; nel caso la luna piena comparisse di domenica e la festività coincidesse quindi con la ricorrenza ebraica, Pasqua doveva essere celebrata la domenica seguente; si evitavano così coincidenze delle due feste.
Decise inoltre che la data fosse calcolata ad Alessandria, allora il principale centro astronomico del mondo. La determinazione accurata della data, però, risultò impossibile per via dell’epatta, lo scarto tra l’anno solare e quello lunare. C’era inoltre una discordanza crescente tra il vero anno astronomico e il calendario giuliano allora in uso.
SUCCESSIVI METODI di DATAZIONE
I modi di fissare la data sperimentati dalla Chiesa si rivelarono insoddisfacenti e Pasqua venne celebrata in date diverse nelle differenti parti del mondo. Nel 387, ad esempio, le date di Pasqua in Egitto e nell’attuale Francia divergevano di 35 giorni.
Verso il 465, la Chiesa detta cattolica, adottò un sistema di calcolo proposto dall’astronomo Vittorino, a cui papa Ilario aveva affidato la riforma del calendario e la determinazione della data di Pasqua. Alcuni elementi del suo metodo sono ancora utilizzati.
Il rifiuto delle Chiese britannica e celtica di adottare i cambiamenti proposti provocarono un’aspra disputa tra queste e Roma nel VII secolo.
La riforma del calendario giuliano del 1582 e la conseguente adozione del calendario gregoriano eliminarono molte difficoltà legate alla decisione della data di Pasqua e alla sistemazione dell’anno liturgico; dal 1752 la Pasqua è stata celebrata il medesimo giorno in tutto l’Occidente cristiano. Le Chiese orientali, però, che non hanno adottato il calendario gregoriano, celebrano Pasqua la domenica precedente o seguente quella dell’Occidente.
Talvolta le date coincidono; le occasioni più recenti furono il 1865 e il 1963. Poiché le feste di Pasqua incidono su un gran numero di questioni secolari in molti paesi, da tempo si sollecita una riduzione dell’oscillazione di date delle feste mobili o l’adozione di una festa fissa come per il Natale.
Nel 1923 il problema fu presentato alla Santa Sede, che non rilevò obiezioni canoniche; ciò nonostante, Pasqua resta una festa mobile.
Tratto dal News Group: it.cultura.religioni
Il Concilio di Nicea I fu il primo concilio ecumenico cristiano che si tenne nella città di Nicea, in Bitinia, nella primavera del 325 d.C. Fu convocato e presieduto dall’imperatore Costantino e vi parteciparono centinaia di vescovi da tutto il mondo. Tra le varie decisioni prese in quell’occasione ci fu, appunto, quella sulla scelta della data della Pasqua cristiana.
Nei vangeli, l’ultima cena avviene il giorno prima dell’inizio della Pasqua ebraica, che si festeggia a partire dal quattordicesimo giorno di Nissàn, il settimo mese del calendario lunare ebraico, e per i sette giorni successivi. Come tutti i mesi del calendario lunare, Nissàn inizia con la Luna nuova, il momento opposto alla Luna piena in cui il Sole illumina la faccia nascosta della Luna.
Dalla Luna nuova, la porzione della faccia rivolta verso la Terra illuminata dal Sole cresce (Luna crescente) fino a raggiungere la Luna piena 14 giorni dopo, per poi decrescere (Luna calante) fino a fine mese lunare in cui la Luna torna nuova.
La cosiddetta resurrezione di Gesù festeggiata dalla Pasqua cristiana sarebbe avvenuta tre giorni dopo la sua morte, pertanto 17 giorni dopo la luna nuova del mese di Nissàn.
La resurrezione veniva festeggiata dai cristiani, quindi tre giorni dopo la Pasqua ebraica, senza tenere conto di quale giorno della settimana fosse. Più avanti si decise invece di festeggiarla il giorno dopo lo shabbath, ossia la domenica.
https://www.wired.it/article/pasqua-come-si-calcola-data-fasi-lunari-consiglio-nicea/
IL CALENDARIO BABILONESE
Il calendario babilonese affonda le sue radici negli antichi calendari dei sumeri (stanziati in mesopotamia già nel 4500 a.C. ed inventori della prima forma di scrittura) e degli accadi (che guidati dal re Sargon conquistarono successivamente una vasta parte di quei territori a partire dal 2350 a.C.).
Come accaduto presso moltissime altre popolazioni, essi scelsero di mantenere una rigorosa corrispondenza tra il corso dei mesi e quello della luna (mesi lunare) avviando la storia di un calendario lunare che raggiunse con i babilonesi un elevato grado di perfezione (conquistata la regione nel 1792 a.C. con il re Hammurabi, posero fine all’impero accadico e crearono un fiorente regno che con fasi alterne mantenne il possesso della mesopotamia fino alla conquista persiana da parte di Ciro II nel 539 a.C.).
Nel calendario babilonese il giorno iniziava con il sorgere del sole e si concludeva all’alba successiva.
Il mese lunare veniva scandito dalla luna nuova ed iniziava il giorno immediatamente seguente la prima apparizione della sottile falce lunare dopo la congiunzione col sole.
http://www.museocieloeterra.org/chi-siamo/nuovo-museo-dello-spazio-e-del-tempo/sala-del-tempo-1/il-calendario-babilonese
Il Calcolo della Pasqua permette di stabilire, anno per anno, la data in cui cade la festa di Pasqua, che di per sé non ha una data fissa, perché è correlata con il ciclo lunare.
La Pasqua ebraica e la Pasqua cristiana seguono regole di calcolo differenti e quindi non cadono quasi mai nella stessa data. All’interno del cristianesimo poi vi sono due regole differenti a seconda che si usi il calendario gregoriano (cattolici e protestanti) o quello giuliano (ortodossi).
https://it.cathopedia.org/wiki/Calcolo_della_data_della_Pasqua
Quindi il calendario per calcolare la Pasqua risale all’epoca di Babilonia ?
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La Pasqua Ebraica – Il mese di Nissan
Con il mese di Nissan inizia l’anno religioso, In questo mese i nostri padri furono liberati dalla schiavitù dell’Egitto, nel mese di Nissan diventammo nazione. Nel mese di Nissan, quindi, inizia la festività di Pessach, memoriale di tutti questi eventi.
Durante tutto il mese – con un’unica eccezione – è vietato digiunare, pronunciare preghiere penitenziali, cantare lamentazioni. Durante lo shabbath che precede Pessach – lo chiamiamo Shabbat ha Gadol il grande Shabbath, per i grandi miracoli che avvennero in quel tempo -, il Rabbi dà alla comunità una catechesi sui precetti di Pessach e alla vigilia di Pessach i primogeniti digiunano in memoria del castigo che si abbatté sull’Egitto, la decima e più terribile delle dieci piaghe: la morte dei primogeniti. Israele ne fu risparmiato, non per i suoi meriti – non ne aveva – ma per l’amore infinito del Santo, benedetto sia. Per i ragazzi che non hanno ancora raggiunto i tredici anni, la Bar-Mitzvah, digiuna il padre; ma se lui stesso è un primogenito e deve quindi digiunare per se stesso, al posto del figlio digiuna la madre.
….Continua su: http://www.nostreradici.it/Pessach.htm
La parola pasqua deriva proprio dall’ebraico “Pessach” che significa passaggio. Era la festa annuale con cui gli ebrei ricordavano (e ricordano tuttora) il prodigioso attraversamento del Mar Rosso quando, dopo 430 anni di schiavitù in Egitto, furono liberati da Mosè.
Egli li condusse attraverso il deserto verso la terra di Palestina, la Terra Promessa, con un viaggio che durò 40 anni e fu pieno di difficoltà. Transitare infatti, con una numerosa carovana per sentieri e prati era motivo di litigi con i proprietari dei fondi. Per evitare di continuare a creare tali animosità presso le comunità che incontrava, Mosè scelse la via ardua del deserto.
In ricordo di questo storico viaggio, la festa di Pasqua era celebrata dagli ebrei, in ogni nucleo familiare, con la consumazione di bevande e alimenti connotati da un forte valore simbolico.
I membri della famiglia stavano in piedi con un bastone in mano mangiando un coscio di agnello arrostito, del pane azzimo (perché gli ebrei uscendo in fretta dall’Egitto non fecero in tempo a far lievitare il pane).
Il contorno era rappresentato da tre specie di erbe amare, sedano, lattuga ed invidia, con cui intendevano ricordare i giorni tristi della permanenza in Egitto.
Consumavano durante il pasto anche aceto, acqua salata o succo di limone.
Infine passavano all’ aroseth che è un composto di frutta simile alla malta che gli ebrei schiavi dovevano preparare per le opera di muratura a cui lavoravano.
Infine un uovo sodo, considerato il simbolo dell’eternità della vita perché dotato fisicamente di superficie che non ha principio né fine.
Anche Gesù da buon ebreo esseno, celebrò la festa di Pesach (Pasqua) insieme agli apostoli. Questa fu quella che fù chiamata: l’ultima cena.
Ricordo che la parola “Pasqua” è la voce del verbo ebraico “pèsah”, passare (da un posto ad un’altro).
Quindi TUTTI stiamo passando……la nostra “pasqua”, nell’esperienza della vita terrestre per andare sull’altra sponda della vita (l’altra dimensione-luogo, piu’ perfetta rispetto a questa….) passando (con il nostro corpo elettronico di pura energia), con maggiori informazioni sulla vita stessa e con la mEnte dell’Io Sono personalizzato…quindi a TUTTI buona “pèsah”….- vedi: morte=trapasso=pèsha….cosa sei
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La Pasqua cristiana (NdR: quella della tradizione, NON la reale pasqua)
La Pasqua cristiana è senza dubbio derivata da quella ebraica e questa dalle feste agricole dell’antichita’. Alcune usanze associate alla Pasqua – come le uova ed i coniglietti, simboli antichi di fecondità di quasi tutte le religioni antiche pre ebraiche e cristiane, costituiscono una prova che con questa festa la “cristianità” ha soppiantato antiche e radicate usanze dette “pagane” primaverili.
Sicuramente queste usanze derivano dalle feste antiche ma ora il loro significato originale è stato completamente cambiato od è stato del tutto dimenticato
Essa ricorda (NdR: questo afferma la tradizione) il giorno della risurrezione di Gesu’ detto il cristo e coincide con precisi fenomeni astronomici.
Il calendario liturgico della Chiesa cristiana segue, infatti, il ciclo lunare e pertanto la Pasqua è una ricorrenza “ mobile”; si festeggia la prima domenica dopo il plenilunio seguente all’equinozio di primavera (questo ultimo avviene sempre il 22 Marzo) e ricade nel periodo che va dal 22 marzo al 25 Aprile.
Legate alla celebrazione della Pasqua sono:
La quaresima: periodo penitenziale di 40 giorni, che comincia il mercoledì delle ceneri al termine del Giovedì santo.
La Settimana Santa: che inizia con la Domenica delle Palme e comprende il Venerdì Santo ovvero giorno della crocefissione di Gesù.
La Pasqua: il giorno della risurrezione.
Per il mondo cristiano,dopo la venuta del Messia, la antica pasqua ebraica ha acquisito un nuovo significato; il ricordo della Risurrezione di Gesu’, evento di salvezza per tutti.
E’ interessante osservare come nel pasto pasquale moderno abbiamo conservato alcuni cibi del banchetto ebraico, dando ad essi un significato diverso:
L’agnello è il Cristo, Dio immolato per noi.
L’uovo è il simbolo della Risurrezione: il Gesu’ che usci dal sepolcro nel mattino di Pasqua come il pulcino dall’uovo in cui si trova custodito.
La colomba, è l’uccello che si libra sulle acque e, portando un ramoscello di ulivo a Noè (Genesi 8.10,12) conferma il patto di Pace tra “Dio” e l’uomo.
Il Nuovo Testamento (Vangeli) narra che Gesù fu crocifisso alla vigilia della Pasqua ebraica.
Nei primissimi tempi del cristianesimo, i cristiani di origine ebraica celebravano la Resurrezione di Cristo (NdR: alla stessa data di quella ebraica, solo successivamente….cambiarono la data…cosi’ come molte altre feste…es. il sabato e le 7 feste annuali) subito dopo la Pasqua ebraica, che veniva calcolata in base al calendario lunare babilonese e cadeva ogni anno in un diverso giorno.
I cristiani di origine pagana celebravano la Pasqua ogni domenica.
Nacquero così gravi controversie all’interno del mondo cristiano, che si risolsero nel 325 con il concilio di Nicea in cui si stabilì definitivamente che la Pasqua doveva essere celebrata da tutta la cristianità la prima domenica dopo la luna piena seguente l’equinozio di primavera. Inoltre nel 525 si stabilì che la data doveva trovarsi fra il 22 marzo e il 25 aprile.
La Pasqua cattolica, come viene festeggiata in Italia, è preceduta da un periodo di penitenza: si tratta della Quaresima, che dura 40 giorni e va dal mercoledì delle Ceneri al Sabato santo, cioè il sabato prima di Pasqua.
Durante la Settimana santa nei paesi cattolici si svolgono diversi riti che rievocano la Passione di Cristo: si benedicono le case, si consuma l’agnello pasquale, si distribuiscono uova e dolci a forma di colomba.
Un rito molto diffuso in Spagna e in diverse città italiane è quello della “Processione di Gesù Morto“, che si svolge di solito il Venerdì santo.
In molti paesi si effettuano due processioni in contemporanea: una con il Cristo morto, l’altra con la Vergine Addolorata. Le processioni partono da due chiese diverse e si incontrano in un luogo preciso, in cui avviene ciò che viene chiamato “l’affrontata”, ossia l’incontro di Maria con il figlio defunto.
A Pasqua:
Ricordatevi di mangiare, con massimo rispetto e consapevolezza, le uova (di gallina) della settimana di Pasqua che contengono grandi quantità di Nitro-Filosofico (rugiada) usato dagli alchimisti per preparare l’Aurum potabile o Oro Alchemico, sono uova che non marciscono mai (provate) e che le galline depongono la settimana “santa” – dei cristiani cattolici ed ortodossi – (da qui la tradizione, che si tramanda dai tempi dei tempi, delle galline dalle uova d’oro).
L’usanza di mangiare, il giorno di Pasqua, l’insalatina cicoria e le uova sode non solo è da ricordare solo come tradizione popolare e famigliare ma è un vero e proprio atto terapeutico sacro. Si consideri l’importanza del nitro filosofico come fine attivatore della forza vitale e della vis medicatrix naturae.
Ricordiamo a tal proposito l’utilizzo dell’Alchemilla (Alchemilla vulgaris auct. ) che è una pianta indicata, secondo la teoria delle signature (signatura rerum), per la circolazione del sangue negli organi (energia vitale) e per la debolezza del sistema immunitario. L’alchemilla è riconoscibile dalle caratteristiche foglie a forma di ventaglio (da 7 a 11 lobi), dentellate e coperte di peli sulla faccia inferiore. Cresce nei prati umidi dell’Europa occidentale e Centrale.
Il nome Alchemi-lla ha una evidente derivazione etimologica che fa riferimento al suo uso da parte degli alchimisti medioevali in riferimento al fatto che questi spiriti illuminati, nella rispettosa ricerca della pietra filosofale, utilizzavano la rugiada (Nitro Filosofico) e sopratutto quella della settimana prima di Pasqua che si deposita al mattino sulle foglie a forma di mano ( l’Alchemilla più ricercata è quella dei sette magici lobi i cui numeri si riferiscono simbolicamente ai sette chakra, alle sette note musicali, ai sette colori dell’arcobaleno, ai sette giorni della settimana ecc…), da loro chiamata “acqua sacra dei cieli”.
In Oriente, ma ormai anche in Occidente, è uso sottolineare questo periodo con meditazioni che sono le più importanti di tutto l’anno: la Meditazione di Pasqua, che festeggia il primo Plenilunio dopo l’Equinozio di Primavera, detta anche “di Resurrezione” perché è il momento in cui tutte le forze della natura risorgono: avremo anche la Meditazione del Wesak o “della Conoscenza” o “del Buddha”, si svolge al secondo Plenilunio dopo l’Equinozio e segna il momento in cui, ritualmente, ogni anno, il Buddha torna sulla Terra e distribuisce la forza della sua conoscenza e quest’anno (2008), abbiamo la grande fortuna per cui il Buddha tornerà ben due volte: il 21 aprile e il 21 maggio.
Il 21 la Luna è piena: il primo dei tre pleniluni più importanti dell’anno, quelli che danno la spinta di rinnovamento nell’uomo.
Il Plenilunio di Pasqua, così come la domenica di Pasqua che “cade” in funzione a questo Plenilunio, festeggia la prima Luna piena dopo l’Equinozio di Primavera. Gli altri due Pleniluni sono quello del Wesak (21 aprile e 21 maggio) e quello di Gesu’ o dei Retti Rapporti Umani (18 giugno).
Nella religione cristiana ha grande importanza la festività di Pasqua, la “Resurrezione di Gesù ” che (NdR: come dicono le tradizione cristiane fasulle…) con il suo sacrificio cancellerebbe tutte le colpe umane (NdR: FALSO !).
Questa festa religiosa nasconde molti simboli e tradizioni di origine pagana, ricordi di altre e ben più antiche festività, poi cancellate dal Cristianesimo.
Per effettuare un esame etimologico della parola “Pasqua” dobbiamo riferirci al termine inglese “Easter” che ci riporta ad antichi culti legati all’avvento della primavera e, in particolare, ad una antica divinità pagana, la Dea Eostre.
Questa Dea non è molto conosciuta e viene ricordata in relazione alla primavera e alla fertilità dei campi. Il nome sembra provenga da “aus “o “aes” e cioè Est, dunque è una divinità legata al sole nascente e al suo calore, del resto il tema dei fuochi e del ritorno dell’astro è un tema ricorrente in tutte le tradizioni pasquali. Eostre è una divinità pagana portatrice di fertilità e collegata all’equinozio di Primavera che veniva chiamato dai celti “Eostur-Monath” e successivamente di “Ostara”.
Una tradizione tipica della Pasqua è lo scambio delle uova di cioccolato (come riferimento alle uova d’oro di alchemica memoria), in Germania ad esempio vi è l’usanza che i bambini, la mattina di Pasqua, che è chiamata Ostern, vadano alla ricerca, nei giardini delle case, delle uova nascoste dal “coniglio pasquale”; in Inghilterra si fan rotolare sulla strada uova sode colorate fino a quando il guscio non sia completamente rotto. Questa tradizione è fortemente legata al culto di Eostre, infatti nelle tradizioni pagane si celebrava il ritorno della Dea andando a scambiarsi uova “sacre” sotto l’albero “magico” del villaggio, usanza che collega Eostre alle divinità arboree della fertilità.
Simbolo della Dea è la lepre o il coniglio (si trovano spesso i coniglietti di cioccolato con sorpresa nei negozi di dolciumi), animali, scelti non solo per le famose doti riproduttive, ma anche perché, secondo i Germani, le aree nere della luna rappresentano la lepre, sancendo così la sacralità dell’animale.
Anche l’uovo è simbolo di rinascita. L’uovo è un potente talismano di fertilità e vita, come testimoniano molte tradizioni, come le usanze delle uova sacre Russe o Ucraine, dove, cibarsi di questo alimento, celebra la rinascita del sole e il ritorno delle stagioni dell’abbondanza.
La Pasqua, quindi, è una festa dalle origini antichissime che si collega ai rituali naturali e alla sacralità delle rugiade e degli alberi, è una forma di venerazione del principio agreste basato sulla morte e rinascita dello spirito della vegetazione.
Il Venerdì (detto) Santo si onora Gesù detto il “cristo” (l’unto) con piante, spighe e fiori, veri giardini realizzati sulla tomba del “Dio” morto, creando un legame ancora più stretto tra festività e rituali arborei.
Anche la simbologia dell’agnello (o del “capretto”) è strettamente legata al culto arboreo, nello stesso significato della lepre per la dea Eostre. La capra infatti, errando nei boschi, rosicchia le cortecce degli alberi danneggiandoli notevolmente, così solo il Dio della vegetazione si nutre della pianta da esso personificata, e dunque lo stesso animale non può che essere sacro.
Come nel caso delle uova sacre cariche di Nitro Filosofico, gli antichi, mangiando la carne dell’animale, credevano di acquistare e assorbire una parte di divinità. Pertanto il cibarsi di animali sacri per il “Dio” è un sacramento solenne come la celebrazione di Gesù, rappresentato da un Agnello che ancora oggi, in molte parti di Italia si consuma: “…io sono l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo…”
Strettamente connesso con i rituali legati alla vegetazione e alla rinascita è la tradizione pasquale di accendere falò: i fuochi di gioia, da cui è derivata la tradizione del cero pasquale. Troviamo in molte altre parti d’Europa e nella stessa Italia l’abitudine di accendere fuochi per gettarne poi la cenere sui campi per propiziare i raccolti.
Buone Pasque a tutti – By Claudio Viacava (Biologo)
vedi:
GESU’ è MORTO il VENERDI di PASQUA ? NO ! (Diatriba sul 14 di Nissan) + LUNARIO EBRAICO + Gesù morto per noi ?
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La parola equinozio deriva dal latino “equus nox”, ovvero “uguale notte”.
L’Equinozio di primavera è il momento dell’uguaglianza del giorno e della notte, quando le forze della luce sono in fase di crescita.
Il freddo e il buio prolungato delle giornate invernali hanno sempre suggerito all’uomo l’idea della morte. L’inclinazione del sole nel cielo e la sospensione della vita vegetale, nonostante l’esperienza millenaria, dai più diversi popoli sono state immaginate come fenomeni presaghi di morte.
L’ansia che ne derivava si traduceva in forme rituali, le quali avevano la funzione di esorcizzare l’evento funesto e di favorire o addirittura provocare la rinascita. Per questa ragione il periodo che precede o segue l’equinozio di primavera è uno dei più ricchi di feste, cerimonie, credenze e miti.
Tutte le società, in particolare quelle agricole, celebravano la primavera come una resurrezione, attraverso simbologie talmente radicate nelle più profonde paure e nei più riposti angoli dell’inconscio collettivo, che anche la società industriale, sia pure in forme più mediate, perpetua queste antiche forme di evocazione della rinascita della primavera.
Si tratta di un periodo molto ampio dell’anno, che alcuni collocano nella prima metà di febbraio, come i cinesi, per i quali l’inizio della primavera coincide con il capodanno; e altri nel primo maggio, come in Svezia, dove due schiere di giovani inscenavano una battaglia tra l’inverno, che gettava palle di neve e ghiaccio per prolungare l’inverno, e l’estate, coperto di fiori e foglie fresche.
I mesi di marzo e aprile erano caratterizzati da riti di espulsione della morte, come in Germania, Boemia, Polonia, Russia; di matrimoni simulati, come quello tra Siva e Parvati in India; di cerimonie magiche con lo scopo di risvegliare le dormienti energie della natura, come tra gli aborigeni dell’Australia centrale;
Secondo gli antichi Egizi, con l’arrivo della primavera l’Uovo cosmico plasmato da Ptah, da lui deposto sulle rive del Nilo e qui covato dall’oca sacra, si apriva e ne usciva Ra, il Sole. Il fiume viveva in simbiosi col dio solare: “Cresce, io cresco; vive, io vivo”.
In maggio, al ritorno della bella stagione, i Celti festeggiavano Beltaine, festa dedicata a Bel (o Belenos), il dio della luce. Etimologicamente il termine Beltaine significa “fuoco luminoso”: ecco perché i riti di questa festa si svolgevano alla luce di grandi falò. Il fuoco era quello dell’ispirazione, la forza che spinge al movimento, che chiama all’aperto e risveglia i sensi.
L’Equinozio di Primavera, Alban Eiler, posto a Oriente, rappresenta il momento della ricezione: ricezione della saggezza, mentre stiamo di fronte ai primi raggi del Sole che sorge il primo mattino di primavera. L’oriente è sempre stato associato alla saggezza e all’illuminazione, perchè è a Oriente che sorge il Sole. In questo momento noi possiamo aprirci alla saggezza e ai poteri che possono apportarci chiarezza…
Anticamente tra le popolazioni celtiche si usava far passare il bestiame attraverso due fuochi “purificatori”. Anche i giovani saltavano sopra il fuoco per propiziarsi la fortuna nella ricerca della sposa o dello sposo; i viaggiatori saltavano il fuoco per assicurarsi un viaggio sicuro e le donne incinte per assicurarsi un parto facile.
Era una festa allegra, in cui si celebravano i matrimoni “a scadenza”, che sarebbero durati per un anno, cioè sino al successivo Beltaine. Il rituale tipico di Beltaine prevedeva si danzasse intorno a un palo ben piantato a terra che si innalzava verso il cielo. Tale simbolismo “assiale” rappresenta l’immagine della fecondità che contrassegna molti aspetti della festa: i druidi eseguivano infatti complessi rituali per benedire la terra affinché desse i suoi frutti.
Queste celebrazioni risalirebbero alla preistoria:tra le incisioni rupestri ritrovate in vari siti archeologici, si possono osservare sulla roccia scene di aratura e di zappatura unite a raffigurazioni erotiche di accoppiamento.
ll culto della Dea Ostara (l’inglese Easter e il tedesco Oster (Pasqua). era infatti finalizzato a propiziarsi non solo l’abbondanza del raccolto ma anche le gravidanze: in questa magica notte le spose di tutto il nordeuropa che desideravano avere un figlio soffregavano le natiche su pietre miracolose.
Simboli di questa festa “pagana” erano la mucca e l’ape perchè rappresentavano la Dea. In molti antichi idiomi il termine usato per dire “madre” era lo stesso per esprimere vari concetti tra cui: ape, ventre, utero, concepire, pungiglione, ape regina, cervice, embrione, feto e molte definizioni simili
Nello Yucatan settentrionale (Chichen Itza-Messico) si erge per circa trenta metri d’altezza il Tempio Maja di Cuculcan (Il Serpente Piumato), formato da quattro scalinate di 91 gradini ciascuna, che sommati alla piattaforma superiore fanno un totale di 365, pari ai giorni dell’anno solare. Questo edificio formato da giganteschi blocchi monolitici, è stato costruito in modo tale che nei giorni dell’Equinozio trame triangolari di luci e ombre si combinino per creare l’immagine di un enorme Serpente che ondeggia sulla scalinata Nord.
Come inizio l’Equinozio di Primavera è il Grado Zero dello Zodiaco, il principio di un nuovo ciclo con l’Ariete, inoltre ogni era zodiacale prende il nome del segno in cui cade il punto equinoziale nel suo cammino a ritroso lungo le costellazioni (circa 2000 anni per ogni segno zodiacale).
In primavera si celebravano in Grecia i Piccoli Misteri Eleusini ad Eleusi, una piccola città dell’Attica. Il nome significa “arrivo”, perché si narra che qui arrivò Demetra cercando la figlia Persefone rapita dal dio dei morti, Ade. La sparizione ed il ritorno di Persefone venivano ricordati con le cerimonie che simulavano la morte mistica della natura, la rinascita, la fecondità e la generazione.
Il messaggio per gli iniziati ai Piccoli Misteri era la promessa di abbondanza materiale da parte della dea del grano, ma anche la liberazione dall’angoscia e dal dolore ed un trattamento privilegiato dopo la morte. Omero, parlando dei Misteri, disse:
“Coloro che non conoscono queste sacre cerimonie e coloro che vi hanno partecipato non avranno uguale destino dopo la morte, nel regno delle ombre”.
Poiché Aprile deriva dal latino “aperire”, aprire, è dunque per noi un invito ad ascoltare il messaggio dell’Equinozio, aprendoci alla vita che rifiorisce. Nell’antica Grecia, ad Atene, per tutto il mese si tenevano danze e canti per Teseo, considerato l’eroe nazionale, essendo colui che aveva ucciso il Minotauro, il mostro metà uomo e metà toro, per nutrire il quale il re Minosse ogni anno esigeva dagli Ateniesi il tributo orrendo di sette fanciulle e di sette giovinetti.
I primi dieci giorni di aprile erano dedicati alle “Feste Megalesi” (dal greco megale, la grande) in onore di Cibele, la Grande Madre, divinità primigenia, madre degli dei e degli uomini. Il suo culto era caratterizzato, in origine, da cerimonie orgiastiche e sanguinose, che si addolcirono molto in seguito, quando si diffusero a tutta la Grecia.
I Romani continuarono questa usanza, arricchendola con i Ludi Megalenses, giochi pubblici che seguivano l’aspersione pubblica rituale, fatta con acqua consacrata, della statua della Grande Madre.
A Roma tutto il mese di aprile era dedicato ai festeggiamenti. Il 7 era il compleanno di Apollo e Diana, dei amatissimi: un’occasione per gioire tutti insieme. Il 15 si tenevano le Feste Fordicalie, che vedevano vacche sacre immolate in onore della dea Terra. Il 18 si celebravano le Cerealie, dedicate a Cerere nella sua qualità di protettrice delle messi; il 21 nelle Palilie si sacrificavano agnelli per la dea Pale, patrona dei greggi e dei pastori; il 23 si libava per Giove e Venere con il vino fatto in autunno; il 25 si pregava la dea Robigo perché tenesse lontano dal grano i parassiti che distruggevano i raccolti; il 28 la dea Flora veniva sollecitata a curare la vegetazione ed in particolare i fiori; il 30, durante le Larenziali, si inneggiava a Larenzia, la lupa che aveva salvato, nutrendoli col suo latte, i gemelli Romolo e Remo.
Nel mithraismo, la vecchia religione persiana. Il mito narra che Mithra sacrificò il toro cosmico, da cui nacquero tutte le piante e tutti gli animali, e poi suggellò la sua amicizia con il Sole offrendogli la carne del toro in un banchetto sacrificale. Le antiche tradizioni ci offrono tutta una serie di miti legati alla primavera, che hanno al loro centro l’idea di un sacrificio a cui succede una creazione-rinascita-nascita.
Per quanto riguarda le festività babilonesi quella principale è la festa Akitu, corrispondente all’inizio dell’anno nuovo, cioè all’equinozio di primavera. La festa ha la durata di dodici giorni e il suo scopo è l’espiazione delle colpe commesse dal popolo durante l’anno passato e l’assicurazione per l’anno che viene della fertilità, salute e prosperità mediante le simboliche nozze sacre del sovrano che riveste il ruolo del dio con la dea Ishtar rappresentata dalla sua somma sacerdotessa. Durante la festa hanno luogo anche una lunga rappresentazione teatrale della lotta e della vittoria di Marduk contro le forze del male e le processioni con la statua del dio.
Tratto da: abakab.com
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EQUINOZIO di PRIMAVERA: Ha inizio la stagione più dolce
Il 21 marzo segna l’Equinozio di Primavera, apertura ufficiale della stagione più dolce dell’anno e antica “porta del ciclo” pagana. Non è una festa celtica propriamente detta e non ci sono tracce scritte o evidenze sul fatto che i Celti la festeggiassero, e nessun nome legato a questa festa si ritrova propriamente nella tradizione celtica antica. Molti caratteri simbolici associati al concetto di Primavera, invece, gravitano sia su Imbolc (1° febbraio), data dell’inizio interiore della stagione che si risveglia nel mondo sotterraneo della Terra Madre, sia su Beltane (1° maggio), suo culmine e passaggio verso la grande luce dell’estate.
Equinozi e solstizi erano visti come momenti di transizione. A proposito: Equinozio deriva da “equum nocti” ovvero “uguale alla notte”, infatti giorno e notte hanno la stessa durata. Questo raro bilanciamento perfetto dei giorni solstiziali era considerato dai popoli antichi un momento potente per i riti sacri.
Sulle tracce della Dèa
Sebbene le Quattro Feste del Fuoco celtiche – le Porte del Ciclo della Terra – fossero le occasioni rituali preminenti dell’anno celtico, sappiamo che le feste solari nel periodo più antico avevano acquisito qualche significato anche nella tradizione celtica. I due solstizi (d’estate e d’inverno) erano le sole celebrazioni commemorate quasi ovunque, tuttavia alcune tracce mostrano che una data vicino all’equinozio era festeggiata in alcune comunità. La festa dell’Annunciazione della Vergine (25 marzo) è indicativa: le principali feste mariane segnalano sempre la presenza, nella stessa data o nei giorni vicini, di una festa incentrata sulla Dèa.
Diodoro Siculo allude all’evento commemorato in questo giorno quando, parlando di un tempio circolare ornato di offerte votive in un’isola degli iperborei, racconta che «ogni diciannove anni il dio appariva danzando nel cielo il giorno dell’equinozio di primavera». La solarità del numero 19 riemerge in Irlanda, nel monastero di Kildare fondato da Santa Brigit: diciannove vergini avevano il compito di vegliare la sacra fiamma che rappresentava la Madre. Il dio solare maschile nelle tradizioni più antiche le è compagno ma non prevale e il suo “apparire” radioso è collegato ai riti di fertilità.
I tre santi celtici di marzo
In marzo ci sono tre celebrazioni dedicate ad alcuni fra i più importanti santi celtici e diventate feste nazionali. Le feste dei Santi normalmente coincidono con la data della loro morte, ma qualcuno ha suggerito che la loro collocazione in questo periodo possa far pensare che qualche rituale più antico sia stato redistribuito nelle festività cristiane.
San Dewi
Il 1° marzo si celebra il St. David’s Day dedicato a San Dewi (David), patrono del Galles. Di lui si hanno scarse notizie da antichi manoscritti: sua madre si chiamava Non e suo padre, Sant, era figlio di Ceredig, Re di Ceredigion. Dopo essere stato educato nel Cardiganshire, Dewi andò in pellegrinaggio in Galles e nell’ovest dell’Inghilterra dove secondo la tradizione fondò importanti centri religiosi come Glastonbury e Croyland. Morì nel 589 d.C.
San Piran
Il 5 marzo si celebra il St. Piran’s Day dedicato al Santo Piran, patrono della Cornovaglia e dei minatori che scavano lo stagno. Secondo la leggenda, dall’Irlanda Piran navigò su una pietra da macina e poi scoprì come fondere lo stagno quando accese il fuoco su alcune pietre che contenevano il minerale. La celebrazione più importante si svolge a Perranporth e richiama migliaia di persone da tutta la Cornovaglia.
San Patrizio
Il 17 marzo c’è il celeberrimo St. Patrick’s Day dedicato a San Padráigh (Patrizio), il patrono dell’Eire che cristianizzò gli irlandesi, il suo apostolato sull’isola durò trent’anni. Padráigh spiegò alla gente il concetto mistico della Trinità paragonandola al trifoglio – tre entità distinte, le foglioline, riunite in un’unica pianta – ed ecco che il trifoglio è assurto a simbolo dell’Isola Verde (da ricordare: la triplicità divina era una caratteristica della divinità celtica e di altre deità pagane, anche in questo caso è materiale che il cristianesimo ha riadattato per farsi comprendere). Il St. Patrick’s Day viene celebrato in tutto il mondo dalle comunità irlandesi, l’evento maggiore si svolge a Dublino e calamita centinaia di migliaia di persone. Anche negli Stati Uniti si svolgono mega-celebrazioni profondamente intessute di Heritage (eredità) e “orgoglio irlandese”. La festa ha fatto ormai il giro del mondo e anche i non-irlandesi omaggiano il St. Patrick’s, qui da noi ci sono numerose rassegne musicali.
Ostara e Pasqua della Resurrezione
L’importanza della ricorrenza equinoziale non è solo una convenzione astronomica legata al risveglio della natura. Proprio il retaggio pagano ha continuato a lasciare impronte molto marcate attraverso i secoli, segnali che ritroviamo in tradizioni folcloriche e religiose giunte fino ai giorni nostri. Se i pagani, per esempio, festeggiano Alban Eiler, che significa “Luce della Terra” (ulteriore collegamento solare) oppure Ostara (da Öistre, antica dea nordica dell’alba, della primavera e dell’amore equivalente alla dea scandinava Freya), i cattolici celebrano la Pasqua. In entrambe le festività sacre il tema centrale è la rigenerazione: il passaggio dal mondo sotterraneo (inverno, sonno della coscienza collegato al letargo animale e delle piante) al vero risveglio, della natura e della spiritualità.
L’uovo e la lepre
Il famoso Uovo di Pasqua al cioccolato ha antenati nei villaggi precristiani dell’Europa. L’uovo, che ha importanza in molte culture di tutto il mondo, è uno dei simboli più antichi e potenti della vita che ritorna dopo un periodo di occultamento nell’oscurità, nella sua versione commerciale dentro c’è infatti la “sorpresa”.
Nei Paesi celtici del nord Europa tanti anni fa si usava far rotolare le uova dalla cima di una collina per la festa di Beltane, a imitazione del movimento del sole nel cielo. La Chiesa cattolica rimodellò il rituale per simboleggiare la pietra che rotola via dalla tomba di Cristo risorto e in molte tradizioni contadine, dalla Scozia all’Italia, per Pasqua i bambini usavano fare la “questua delle uova”, i soldi raccolti venivano dati in parrocchia o per opere benefiche (in Friuli, e forse in qualche altra regione delle nostre, nei piccoli paesini la tradizione continua ancora). Accenni e allusioni degli scrittori classici e dell’iconografia celtica suggeriscono che i druidi potrebbero aver avuto una tradizione collegata all’Uovo Cosmico, forse assimilata dai loro contatti con l’orfismo del mondo mediterraneo (i Misteri Orfici presero origine dal mito di Orfeo, poeta e sublime bardo della Tracia).
Il coniglietto pasquale, molto diffuso nei Paesi anglo-americani, rimanda alla mitologia germanica: è la “Österhase” o “lepre pasquale”, l’animale della fertilità che accompagna le divinità della primavera e dell’amore, ed Eostre (l’antico nome inglese di questa divinità, una variante di Öistre) è rimasto come nome della festa anche nella sua forma cristiana: in inglese Pasqua si dice Easter.
La Festa degli Alberi
Nel 1951 uscì un francobollo da 10 Lire dedicato a questa festa, istituzionalizzata di recente ma già conosciuta e diffusa da decenni, soprattutto nelle scolaresche. Qualcuno di noi, qui in redazione, ricorda che già negli anni Sessanta a scuola assegnavano un tema e bisognava fare anche un disegno ispirato alla Festa degli Alberi. Quando arrivava “il gran giorno”, era gran festa veramente: per un giorno si stava all’aperto in campagna a “ravanare” nella terra respirando aria buona.
Con Decreto Ministeriale del 4 agosto 2000 il Ministero delle Politiche agricole e Forestali, di concerto con il Ministero della Pubblica Istruzione, ha istituito la celebrazione della “Festa degli Alberi”, che si festeggia il 21 marzo.
La festa coinvolge sempre e soprattutto i bambini delle scuole elementari (insieme a maestre e maestri) e il culmine della giornata è la cerimonia della piantagione di nuovi alberi, con la collaborazione del Corpo Forestale dello Stato. Ogni bimbo è incoraggiato ad avere cura del “suo” albero per il resto della vita e questo significa anche che trasmetterà il compito ai suoi figli e discendenti. Avere cura di un albero per generazioni è un concetto d’amore per il mondo della natura significativo e profondo, ci piace collegarlo al Nobile Pensiero Celtico.
Tratto da: trigallia.com
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Equinozio di Primavera
I Riti che organizziamo sono delle vere e proprie azioni magiche il cui scopo è da un lato finalizzare l’attenzione e l’Intento dei partecipanti e dall’altro chiamare le forze del mondo, la loro attenzione, affinché allineino i loro Intenti ai nostri. Il rito è una manifestazione collettiva in cui i partecipanti fondono la propria attenzione e armonizzano i loro Intenti (che in questo caso è la partecipazione alla costruzione della vita, del futuro) all’interno di un mondo che alimenta i propri intenti e che, pertanto, manifesta attenzione a quanto può favorire i propri Intenti.
Posso ritenere che non tutte le persone che partecipano al rito abbiano famigliarità con gli DEI del mondo e con gli DEI che noi citiamo negli Inni che abbiamo scelto. Questa è l’ultima cosa che ci interessa. Tutte le persone che partecipano alle nostre attività hanno PASSIONI, TENSIONI, DESIDERI, POTERE DI RAPPRESENTAZIONE DI SE’ STESSE nella vita.
In altre parole manifestano nella loro esistenza le qualità e le azioni nelle quali noi vediamo l’espressione degli DEI del mondo e loro stesse, quando pensano che in quell’azione hanno manifestato un aspetto del loro divino che trova riscontro nel divino oggettivo del mondo, sono pervase da una forza che le spinge ad andare oltre, ad osare, ad affrontare ciò che prima incuteva loro paura o timore.
Prendiamo il discorso degli Inni che ARBITRARIAMENTE io ho scelto per il rito !
Nell’Inno a Zeus è indicata l’attività di Rea per far nascere Zeus e proteggerlo dall’oblio del tempo (dall’essere mangiato da Crono) e come, nel manifestare questo Intento, il mondo accorre. Il mondo nelle sembianze delle Ninfe, dell’Ape, della Capra, della Terra che si “sgrava delle acque”, i Cureti, i Corribanti.
C’è, in quest’Inno, l’Essere Femminile, l’Essere Umano femminile, che manifesta la vita e ne protegge la costruzione del futuro: non è forse un’azione che dovremmo SEMPRE tener presente nel nostro essere persone religiose Pagane Politeista ?
Tratto da: http://www.federazionepagana.it/ritoprimavera.html
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Halloween: la vera storia e le superstizioni
Nonostante sia oggi considerata una ricorrenza “tipica” della cultura statunitense, in realtà la festa di Halloween ha origini europee.
La festa affonda le radici nel Nord Europa, quando i primi freddi annunciano la fine della bella stagione e l’inizio dell’inverno: i Celti la chiamavano “Samhain”, e la festeggiavano nella notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre. La parola in gaelico antico significa appunto “fine dell’estate” e con essa si festeggiava l’ultimo raccolto, quello che si sperava fosse abbondante perché doveva sostentare il rigido inverno a venire.
Quindi, non vi è alcun “dio delle tenebre” e nessun rito oscuro legato al “Samhain”. Il nome moderno Halloween deriva dall’inglese:
“All Hallows Eve” e cioè “notte di tutti gli spiriti”, dove per “hallow” è inteso come “santo” o “sacro”, così come era considerato lo spirito del defunto nel paganesimo.
Quando la Chiesa Cattolica decise di sostituire la propria festa con quella pagana, vi sovrappose quella di Ognissanti (ovvero dei morti ‘santi’), mentre quella dei morti “non santi” fu fissata al 2 novembre.
E le zucche, cosa c’entrano ?
Gli antichi infilavano una candela in una rapa e la esponevano per aiutare gli spiriti dei defunti a ritrovare la strada di casa. Molti anni più tardi, quando i primi coloni inglesi migrarono in America, non avendo a disposizione le rape, le sostituirono con le zucche americane. Infatti la versione originale della leggenda di Jack O’ Lantern lo vede condannato a vagare di notte con una rapa-porta candela; in seguito il protagonista è stato rappresentato come un uomo trasformato con la testa di zucca dal Diavolo, come maledizione per averlo ingannato. Con le zucche si inserì un altro elemento caratteristico: dato che erano molto grandi potevano anche essere intagliate con facce buffe o spaventose per scacciare gli spiriti cattivi.
Un’altra tradizione, giunta fino ai giorni nostri e attiva anche in Italia, è quella delcibo rituale: si preparavano lauti banchetti per propiziare il raccolto e per onorare i defunti aggiungendo un posto vuoto a tavola. La tradizione del cibo propiziatorio è viva tuttora e ad esempio in tutta Italia esistono dolcetti come “Pan dei Morti”, “Ossa dei Morti”, e così via.
L’antica Samhain celtica era una festa molto sentita: chiudeva un ciclo e ne apriva un altro come una sorta di capodanno, e c’era la credenza che proprio quella notte i confini tra i mondi si facessero più sottili: infatti i Celti credevano nell’“intrusione” degli spiriti defunti nel mondo.
La festa era così importante che chi non la osservava veniva in qualche modo emarginato dalla società: a chi non offriva nulla per gli spiriti, venivano imbrattati i vetri di casa. Ed ecco da dove viene l’ormai celebre “Trick or Treat ?”, che infatti significa “Inganno o offerta ?”, trasformatosi poi italiano “Dolcetto o scherzetto ?”.
Ma perché ci si traveste ad Halloween ?
I contadini irlandesi e scozzesi credevano che gli spiriti dei defunti malvagi potessero fargli del male e per questo si vestivano da mostri, orchi, fantasmi e altri personaggi terrificanti della loro tradizione. Oggi Halloween è di fatto una versione americana del nostro Carnevale europeo e non ci si traveste per terrorizzare gli amici, ma anche interpretando personaggi famosi.
Qualunque sia il vostro travestimento, vi auguriamo un Halloween ‘spaventoso’
Tratto da: blog.dialogo.it