ESSENI, origini CRISTIANE e GNOSI
Post inviatoci su: Essenismo, cristianesimo e radici della matrice gnostica
https://www.academia.edu/4489606/I_Vangeli_erano_e_sono_racconti_allegorici
Provo a fare una lunga premessa ad una riflessione di carattere generale, che volevo sottoporvi.
Con essa volevo provare ad effettuare un prolungamento per continuità (con i rischi impliciti di approssimazione se non di errore madornale) di alcune deduzioni storiche. Nella premessa effettuero’ una sintesi estrema delle mie analisi storiche e del mio pensiero in merito alle origini e forma del cristianesimo primitivo
Le scoperte che cambiano la nostra conoscenza delle origini cristiane.
Intorno la metà del 1945 a Naj Hammadi, località dell’Alto Egitto furono scoperti, all’interno di una giara sotterrata tra le sabbie del deserto, 52 antichissimi codici risalenti al III – IV secolo d.C. e contenenti documenti composti, probabilmente, intorno al II – III secolo d.C..
Questi documenti avrebbero cambiato la nostra conoscenza di una tra più antiche forme del cristianesimo primitivo: lo gnosticismo cristiano.
Tutto ciò che sapevamo sullo gnosticismo cristiano, era in gran parte desunto dalle feroci invettive dei Padri della Chiesa contro la Gnosi, ritenuta la più pericolosa forma di eresia.
A questi documenti si aggiungevano rare testimonianze di origine gnostica scoperte, per lo più, alla fine dell’800, come la Pistis Sophia o, molto più di recente, nel 1939, il trattato Cataro dei “Due principi” ritenuto scomparso con la epurazione seguita alla crociata contro gli Albigesi ed i Catari.
Le forme degradate e tarde di gnosi, descritte in questi documenti, facevano apparire questo pensiero come astruso, contorto ed a tal punto criptico che risultava incomprensibile la presa che, invece, questa forma di cristianesimo ebbe su vastissime e variegate parti del tessuto civile.
Naj Hammadi, invece, ci ha finalmente restituito il fascino della forma primordiale della gnosi, ma nel contempo ci ha fatto comprendere come questo pensiero fosse, già nel II secolo d.C., perfettamente sviluppato in una teologia di sorprendente coerenza e complessità e come l’anelito di libertà nel rapporto personale con il divino e la possibilità per l’uomo di ritrovare il divino in sé, rappresentasse, oggettivamente una forma di fede molto più attraente e stimolante rispetto ad un cristianesimo masochistico centrato sulla cupa teologia del peccato.
Alla scoperta del 1945 si aggiunse, un anno dopo, quella ancor più straordinaria avvenuta in alcune grotte a Qumran nei pressi del Mar Morto, ove furono ritrovati ben 800 documenti, alcuni in discreto stato di conservazione, scritti tra il II sec. a.C. ed il I d.C. Questi testi ci parlano di una setta ebraica, probabilmente di origini Essene, che rivela sorprendenti affinità culturali, teologiche ed organizzative con quella che dovette essere la prima comunità cristiana formatasi all’interno dell’ ebraismo.
Sebbene nessuno di questi testi possa essere considerato cristiano, è anche vero che il contenuto di tali documenti ci fa conoscere indirettamente il clima in cui nacque il cristianesimo, facendolo apparire, non una eccezione storica inspiegabile, ma come una naturale e spontanea evoluzione di questa forma di pensiero.
L’importanza di Qumran sta, soprattutto, nella conoscenza del substrato culturale Ebraico – Esseno da cui si sviluppò la seconda grande corrente del cristianesimo primitivo, il giudeo-cristianesimo.
Abbiamo, quindi, per la prima volta, grazie a Qumran e Naj Hammadi, una idea chiara degli altri due volti del cristianesimo primitivo, quello gnostico e giudaico-cristiano; essi, insieme al ben noto e vincente cristianesimo paolino, ci danno oggi una idea totalmente diversa da quella monolitica che si aveva di questo fenomeno prima del 1945.
I Vangeli gnostici
Tra i più importanti documenti scoperti nel 1945 sono stati ritrovati quattro sconosciuti Vangeli: Tommaso, Maria, Verità e Filippo.
Dati i limiti della trattazione, tralasceremo i primi tre, ricordando, in sintesi, il loro contenuto:
a.. Il Vangelo di Tommaso, documento di straordinaria importanza, che riporta 144 detti di Gesù in gran parte sconosciuti o in una forma diversa e, in apparenza, più arcaica di quella nota nei vangeli Canonici.
b.. Il Vangelo di Maria: frammento conclusivo di un documento che esalta il ruolo della Maddalena, figura centrale per lo gnosticismo.
c.. Il Vangelo di Verità: importantissima esposizione della teoria gnostica valentiniana.
d.. Il Vangelo di Filippo. Il codice che lo contiene risale al 330-340 d.C. ma la data proposta per la composizione è di svariati anni precedente: 120-200 d.C.
Questo documento in lingua Copta non è un vangelo tradizionale, non espone, cioè, fatti della vita di Gesu’, ma è una presentazione della teologia proto-gnostica.
L’importanza di questo Vangelo risiede nel fatto che, a differenza di quanto accade solitamente con testi di medesima origine, specie quelli di più tarda composizione, il pensiero viene qui espresso in forma quasi del tutto chiara e senza il tipico corredo criptico-mitologico che ha reso, spesso, indecifrabili i testi gnostici
nella controversia tra giudeo-cristiani e cristianesimo paolino; Giacomo, che in quanto fratello o fratellastro di Gesù é discendente della stirpe di Davide, diviene il capo della comunità giudeo-cristiana di Gerusalemme e, di conseguenza, il capo della principale e la prima delle Chiese.
Il suo ruolo, che i Vangeli ed in particolare gli Atti degli apostoli e la lettera ai Galati, identificano come di comando insieme a quello di Pietro e Giovanni, è ben più importante di quello dello stesso Pietro: egli è il discendente ereditario di Gesù e del trono di Davide.
Il Vangelo apocrifo di Tommaso, scoperto nel 1945 a Nag Hammadi, dà a lui lo scettro del comando e non a Pietro attraverso queste parole:
Vangelo di Tommaso Loghion 13 “Gesù rispose loro: – Dovunque andrete seguirete Giacomo il Giusto¹, colui a motivo del quale sono stati creati il cielo e la terra.”.
Pietro è, probabilmente, il sacerdote del gruppo, forse quello che per gli Esseni di Qumran era il Messia di Aronne, mentre la figura di Giacomo pare associabile a quella il discendente del Messia di Davide nella chiave del doppio messianesimo qumramian.
Per comprendere quali erano le idee sostenute da quest’uomo e per renderci conto dell’influenza e del potere che egli rappresentava, basta leggere la narrazione che ritroviamo negli Atti degli apostoli, relativa al primo concilio svoltosi intorno al 48 d.c. a Gerusalemme.
In quel concilio si discusse del caso “circoncisione” : era necessario ed opportuno praticarla al pagani convertiti ? I pagani dovevano necessariamente essere sottoposti a tutte le norme della Legge, divenendo, così, ebrei prima ancora che cristiani ?
Giacomo chiuse il dibattito e prese la decisione finale, dopo aver ascoltato il parere di Pietro con queste parole: “Per questo io ritengo che non si debba importunare quelli che si convertono a Dio tra i pagani, ma solo si ordini loro di astenersi dalle sozzure degli idoli, dalla impudicizia, dagli animali soffocati e dal sangue. Mosè infatti, fin dai tempi antichi, ha chi lo predica in ogni città, poiché viene letto ogni sabato nelle sinagoghe” Atti 14,19.
Crediamo che,anche solo questo brano, sia sufficiente a chiarire i termini di ciò che stiamo affermando.
Giacomo prende la decisione finale, quindi égli è il capo indiscusso della comunità.
Giacomo non afferma, come la teologia e la stereografia cristiana tradizionale ha sempre sostenuto, che la Legge non è più valida o che non lo è per i pagani, ma solo che l’insegnamento della Legge e quindi le pratiche della Legge oggettivamente imbarazzanti, come quelle della circoncisione, potevano essere insegnate successivamente, quando i convertiti pagani, venuti alla fede, avrebbero cominciato ad ascoltare Mosé nelle sinagoghe.
Giacomo parla di fede in Dio e non in Gesù.
Egli é a capo di una comunità si ritrovava e celebrava i suoi riti all’interno delle sinagoghe
La stessa decisione di vincolare i nuovi cristiani ad alcune limitatissime pratiche dietetiche, che segue immediatamente il brano che abbiamo discusso, dimostra che il cristianesimo di Giacomo, in realtà, non esiste, ma che Giacomo è, prima di tutto, un ebreo come ebrea era la comunità che si riuniva intorno a lui.
Ma allora se le cose stanno in questi termini, chi decise che era giunto il momento di separarsi dall’ebraismo e di creare una nuova religione ?
Ancora una volta, è Giacomo stesso a darci una risposta nella sua ultima apparizione negli Atti degli Apostoli, quando, rivolgendosi a Paolo, il più ambiguo dei personaggi neotestamentari, dice:
Atti 21,21 “Tu vedi, o fratello, quante migliaia di Giudei sono venuti alla fede e tutti sono gelosamente attaccati alla Legge. Ora hanno sentito dire di te che vai insegnando a tutti i Giudei sparsi tra i pagani che abbandonino Mosè, dicendo di non circoncidere più i loro figli e di non seguire più le nostre consuetudini.
Che facciamo ? Senza dubbio verranno a sapere che sei arrivato. Fa dunque quanto ti diciamo: vi sono fra noi quattro uomini che hanno un voto da sciogliere. Prendili con te, compi la purificazione insieme con loro e paga tu la spesa per loro perché possano radersi il capo. Così tutti verranno a sapere che non c’è nulla di vero in ciò di cui sono stati informati, ma che invece anche tu ti comporti bene osservando la Legge. Quanto ai pagani che sono venuti alla fede, noi abbiamo deciso ed abbiamo loro scritto che si astengano dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, da ogni animale soffocato e dalla impudicizia”.
Il brano è fondamentale poiché ci rivela, in poche parole, una verità che le scoperte archeologiche che abbiamo illustrato, dimostrano con chiarezza:
Migliaia di Giudei sono “venuti alla fede” cioè si sono uniti alla fazione cristiana dell’ebraismo e credono in Dio ma anche nel suo Messia, Gesù.
I giudeo-cristiani sono gelosamente legati alla Legge ed alle tradizioni ebraiche.
Molti giudei affermano che Paolo ha tradito l’ebraismo e la Legge insegnando persino agli ebreo-cristiani, di abbandonare le pratiche giudaiche.
Giacomo non crede alle voci che circolano su Paolo, peraltro vere come dimostrano le sue lettere (Romani e Corinzi 1 e 2) e, per dirimere la questione, obbliga Paolo a dimostrare il suo attaccamento alla Legge con un atto di sottomissione alle decisioni di Giacomo (che si rivela, anche in questo caso, il capo indiscusso): chi avrebbe, infatti, potuto imporre a quello che la Chiesa riconosce come il braccio destro di Pietro, un simile atto di sottomissione se non il capo della Chiesa ?
I pagani, comunque accettati nell’ambito dell’ebraismo-cristiano, erano, ritenuti una categoria a sé che era vincolata, almeno all’inizio della fase di conversione, ad un numero ridottissimo di norme di purezza alimentare (praticamente l’astensione dai cibi immolati)
Se si vuole comprendere, anche superficialmente, la portata di ciò che, in estrema sintesi, stiamo affermando, basta leggere le parole che Paolo riporta in una delle sue prime lettere: quella ai Galati:
Galati 2,11 “Ma quando Cefa (Pietro) venne ad Antiochia, mi opposi a lui a viso aperto perché evidentemente aveva torto. Infatti, prima che giungessero alcuni da parte di Giacomo, egli prendeva cibo insieme ai pagani; ma dopo la loro venuta, cominciò a evitarli e a tenersi in disparte, per timore dei circoncisi. E anche gli altri Giudei lo imitarono nella simulazione, al punto che anche Barnaba (fino ad allora compagno di Paolo e che lo lascerà definitivamente dopo questo episodio) si lasciò attirare nella loro ipocrisia.”
Dopo questo evento e successivamente a questa lettera, Pietro apparirà raramente nell’epistolario paolino. Quelle rare volte Paolo destinerà a Pietro parole che non possono certo definirsi di stima, ma che, invece, testimoniano una evidente rottura e separazione tra le fazioni cristiane.
L’unico documento che testimonia della presunta coincidenza di intenti tra questi due personaggi, è la seconda Lettera di Pietro, che, purtroppo, è universalmente riconosciuta come un falso.
Le parole di Paolo:
– confermano il primato di Giacomo sullo stesso Pietro costretto a sottomettersi alle direttive degli emissari del “fratello di Gesù”.
– sono la prova di una rottura nell’ambito della prima comunità cristiana.
– ci dimostrano che la rottura riguardò il comportamento di Paolo, inerente la dieta e le norme di purezza e quindi ruotava intorno alle pratiche della Torah ebraica.
– E’ chiaro che, Paolo, questo oscuro personaggio divenuto cristiano dopo la morte di Gesù grazie ad una visione di Gesù risorto, sembra essere la risposta a tutte le nostre domande sulle modalità in cui nacque e si sviluppo la rottura tra le due fazioni del Cristianesimo:
– quella nata e sviluppatasi intorno ai 12, a Giacomo, fratello di Gesù e Pietro, che non fu mai una religione, ma solo una fazione dell’ebraismo, peraltro ben integrata e stimata all’interno del mondo ebraico.
– quella scissionista di Paolo che abbandonò l’ebraismo e costruì la nuova religione. Fazione odiata ed avversata non solo dagli ebrei, ma prima di tutto dai giudeo-cristiani che formavano la comunità di Gerusalemme.
A queste componenti va aggiunta quella gnostica, anche se é oggettivamente difficile comprendere in che ambito si inquadri questa tendenza o se non sia, invece, parte di un diverso grado iniziatico all’interno del giudaismo. Personalmente protendo per questa seconda ipotesi che parrebbe confermata da alcuni elementi che non esito a definire proto-proto gnostici che sembrano potersi rinvenire all’interno dei più iniziatici ed “ispirati” degli scritti qumramiani: gli Inni.
Gradi iniziatici nella comunità Qumramiana ?
Non vogliamo entrare nel dettaglio complesso delle fasi di iniziazione alla comunità Esseno Qumramiana come emergono dal Documento di Damasco e dalla Regola della Comunità, ma é evidente che ogni passo in avanti all’interno della comunità richiedeva l’assenso di un gruppo ristretto di giudici ed il compimento di determinate fasce di età.
La gerarchia era stretta e, anche l’evidente matrice simbolica e criptica di alcuni testi, lascia intendere che di essi si possa avere vari gradi di lettura che vanno da quello letterale fino a quelli via via più “liberi” e “profondi” celati nel simbolismo.
Gli Inni, scritti probabilmente dal fondatore della comunità monastica Qumramiana, rivelano molti di questi simboli e dischiudono in parte il loro recondito significato, ma soprattutto da essi emerge la possibilità, per alcuni “iniziati” di “interpretare” la legge comprendendone “I misteri”.
Il tema dei Misteri e della necessità di una interpretazione “Illuminata” è onnipresente a Qumran, la stessa comunità é nata per una differente interpretazione della scrittura.
I diversi livelli di accesso alla comunità a partir dal rigido formalismo dei primi gradi con il rispetto scrupoloso e quasi, maniacale per la Legge insieme alla presunzione di avere la “corretta interpretazione” sembra sposarsi bene con gli atti di mortificazione e sottomissione cui si sottoponevano e si sottopongono i monaci di giovane nomina, e che ritroviamo nei primi gradi della iniziazione massonica.
La libertà e l’uso disinvolto del simbolo, invece, che ritroviamo negli scritti Misterici ed in particolare negli Inni sembra suggerire ciò che a prima vista parrebbe impossibile: gli iniziati esseni si ritenevano semidei e compagni degli Angeli nella definizione dei dettami della Creazione.
Frasi come ” Questi sono quelli che tu hai stabilito prima dei secoli per giudicare con loro tutte le tue opere prima di crearle insieme con l’esercito dei tuoi spiriti e la congregazione degli Angeli” (Inni co. V =XIII ver. 14), fanno comprendere come gli “eletti” si ritenessero, eterni e cooperanti nella creazione addirittura per definire e giudicare ciò che é buono o che non lo é, insieme alle stirpi degli Angeli.
Una lettura “iniziatica” e “misterica” e di conseguenza “simbolica” di questi testi sembra essere, quindi, non solo possibile ma necessaria se si vuole penetrare questo “Livello superiore di iniziazione” cui probabilmente perveniva solo il capo della comunità.
Tutto questo non sembra molto lontano dei gradi di iniziazione che ritroviamo all’interno del protognosticismo di Naj Hammadi.
I sacramenti gnostici del Vangelo di Filippo e la ricerca del Graal:
Nell’uomo, secondo 53 Vangelo di Filippo, è nascosta una scintilla divina: la Gnosi è il processo autonomo di ricerca e riscoperta d dell’Io interiore all’interno del quale è celata quella scintilla.
Esistono elementi simbolici più o meno espliciti nel Vangelo di Filippo, che ci aiutano a fare un passo ulteriore, che è alla base la proposta di riflessione che intendiamo proporre.
Dice il Vangelo di Filippo:
“La sua carne è il suo Logos e il suo sangue è il suo Spirito. Colui che ha ricevuto questo ha cibo, bevanda e vestito.” (V.F. 57,1) e ancora: “Il calice della preghiera contiene vino ed acqua. Essendo simbolo del sangue. esso è pieno di Spirito Santo ed appartiene all’uomo totalmente perfetto” (V.F. 75,10)
Il significato del Calice, una delle molteplici forme che nell’immaginario medievale prenderà il Gaal, sembra andare, in questo documento, ben al di là del senso meramente materiale e del valore simbolico intuibile se si adopera il solo metro interpretativo del cristianesimo ortodosso.
Chi si nutre dal Graal, o dal Calice, proprio come avviene nella leggenda, ha “cibo, bevanda e vestito”.
Per comprendere però il senso di queste parole bisogna porsi nell’ottica gnostica. Il Vestito è la vera carne che non è quella corrotta materiale, ma è il vestito divino.
Nella teologia di Filippo, il “vestito è superiore a chi lo indossa” perché in esso c’è l’immagine divina che è nell’uomo.
Lo stesso dicasi per le parole cibo e bevanda; esse rappresentano Logos e Spirito, cibi extraterreni e divini del vero Uomo, cioè dell’Uomo deificatosi attraverso la Gnosi.
Per pervenire a questa conoscenza profonda del Sé è necessario ascendere al Padre attraverso le sfere celesti per ricongiungersi alla propria fonte divina; nel Vangelo di Filippo vengono proposti all’Uomo gnostico tre sacramenti che sanciscono simbolicamente tre importanti passi di questa ascesa.
Il primo sacramento è il Battesimo con valenza ben differente da quella che la cerimonia ha nel cristianesimo tradizionale paolino.
La verità è nella immagine e non in ciò che realmente vediamo; è necessario, quindi, immergersi interamente e fino al capo nell’acqua nella quale si specchia la nostra immagine.
Attraverso questa immersione ci fondiamo all’immagine ed esprimiamo l’ aspirazione a divenire tutt’uno con essa.
Inizia così il lungo e doloroso processo di iniziazione che è, in questa prima fase, teso unicamente a realizzare quella introspezione che potremmo definire mistico-psicoanalitica, con cui l’uomo giunge alla radice del male in sé ed indaga nel suo subconscio.
Questa indagine sofferta lo porterà a conoscere l’altro Io, ma, nello stesso tempo, come in una seduta psicoanalitica, la conoscenza dell’errore nascosto porta alla morte dell’Io nascosto nell’errore.
Questa morte, con cui termina la prima fase della iniziazione gnostica, viene sancita, in Filippo, dal sacramento della Unzione.
A questa morte, però segue immediatamente una resurrezione che deve, per Filippo, “avvenire in questa carne” e quindi in vita e non, come sostenuto nell’ambito del cristianesimo paolino, dopo la morte.
E’ una rinascita a nuova vita e l’inizio del cammino di ricongiunzione dell’uomo che ha raggiunto e conosciuto l’abisso del mondo passionale in Sé.
L’ascesa alle sfere celesti con la riscoperta della scintilla divina è, ora, possibile perché l’uomo e purificato dalle incrostazioni del mondo passionale ed è libero da esse.
La fase massima della iniziazione gnostica viene sancita dall’ultimo dei sacramenti: la Camera Nuziale.
Nella camera nuziale avviene il ricongiungimento mistico dell’Uomo con il suo angelo da questo congiungimento si genereranno i figli mistici di quella unione, i cosiddetti Figli della Camera Nuziale.
Il Vangelo di Filippo resta volutamente ambiguo sui riti che si compiono in questa camera. Vari sono i paralleli con il rito di consumazione dell’atto sessuale tra due coniugi, ma se si legge con attenzione il testo e soprattutto se si osserva che questo rito viene svolto quando lo gnostico è ormai libero dalle pulsioni del mondo compresa quella sessuale, è difficile ritenere, a differenza di quanto riportato dai Padri della Chiesa, che nell’ambito di questo rito si svolgesse anche una unione sessuale.
Qualunque sia, però, il tipo di cerimonia che si svolgeva nella Camera Nuziale, il rito completo sembra, almeno da come viene descritto in Filippo, riguardare unicamente il Sommo Sacerdote, anche se i “Figli (mistici) della Camera Nuziale” possono, unici tra tutti gli gnostici, partecipare al rito.
Iniziazione gnostica, massonica e qumramica
Nella iniziazione gnostica il lungo periodo che passa dal battesimo alla unzione, non sembra contenga alcun elemento che può definirsi propriamente gnostico. L’obiettivo é liberare l’uomo dalle passioni e sebbene lo gnostico sia convinto che la creazione é frutto di un dio inferiore il DEmiurgo, e che sue sono anche le Leggi che non hanno validità per lo gnostico, l’insistenza di Filippo sulla ebraicità dello gnostico e sulla necessità di “Ingannare” gli “arconti ingannatori”, la Legge e la mortificazione dell’Io che ne proviene dalla osservanza strettissima, sembra essere il migliore strumento per il superamento delle passioni attraverso l’esercizio alla sottomissione.
Insomma la Legge da strumento arcontico diviene, inaspettatamente, strumento per l’esercizio di inibizione dell’Io passionale.
Qualcosa del genere accade anche nelle diverse forme di iniziazione mistica compresa quella massonica. La sottomissione e la mortificazione dell’Io e della carne é strumento utile per allenare lo spirito alla separazione dei frutti delle azioni, quindi da vincolo del Dio ignorante diviene strumento per prepararsi a conoscere il vero Dio ovvero il Padre.
Quindi, l’assurdo diviene possibile, a fronte di una osservanza maniacale delle norme nei primi gradi, si perviene alla liberazione totale da esse nei gradi più elevati.
Questo avvenne nel monachesimo templare e nelle varie forme di monachesimo che “deviarono” (almeno nella visione della Chiesa) e questo avviene oggi nella iniziazione massonica.
L’eletto preparato a lungo con questi atti di consapevole sottomissione e mortificazione, diviene, come un militare, in grado di prendere decisioni “autonome”, “giuste” ed in linea con “l’interesse superiore” e non con quello personale.
Conclusioni
Non abbiamo purtroppo prove definitive di una convergenza tra l’essensimo e lo gnosticismo, ma esistono prove archeologiche, come quella testimoniata dal mosaico di Acquileia e dalle stesse Case iniziatiche del Vangelo di Filippo, che in ambito gnostico-cristiano di origine ebraica la frequentazione della sinagoga (il mosaico di Acquileia ha elementi tipici di una sinagoga quali il nodo di Salomone e svariati altri elementi simbolici ed architettonici) sembra essersi mantenuta e nel contempo sembrano essersi inseriti gli elementi tipici del patrimonio gnostico (alle interpretazioni di chi ha letto, correttamente, nel mosaico gli elementi tipici delle sinagoghe si aggiunge chi, vedi appendice alla Pistis Sophia del Moraldi, ha visto, anche qui correttamente, il patrimonio simbolico tipico della gnosi.
Da un punto di vista logico é solo nell’ambito esseno, come lo consociamo, che, lo gnosticismo, nel mondo ebraico, avrebbe potuto prender piede. In pratica l’essenismo ha elementi strutturali che lo rendono compatibile (nelle forme iniziatiche superiori) allo gnosticismo cristiano.
E’ evidente che, se si ammette per un istante questa possibilità, non par peregrina l’affermazione che la teologia ebraica mosaica sia, in realtà, una forma di “copertura” necessaria per assicurare la separazione dei gradi inferiori ed impreparati degli iniziandi, da quelli superiori in cui si acquisiscono conoscenze destinate ad un numero ristretto, affidabile e preparato di persone.
Da qui il valore puramente “strumentale” della fede ebraica e la possibilità che, nell’ambito di questo ristretto gruppo di iniziati si sia determinata una differente strada che assicurare la “prosecuzione” ed il trasferimento del testimone.
A questo punto non pare nemmeno impossibile, la scelta di adattare, in base alle circostanze, le forme esteriori dei gradi inferiori iniziatici, al contesto storico mutato.
La complessità e coerenza della teologia gnostica cristiana fin dalle sue prime manifestazioni (vedi Naj Hammadi) pare, in realtà, fin troppo ben “funzionante” e congeniata soprattutto se si osservano i diversi livelli interpretativi degli scritti e la relativa complessità e coerenza singola e combinata.
Sembra difficile credere che queste forme di pensiero possano esser nate improvvisamente. E’ naturale supporre che siano trasformazioni di qualcosa di precedente, ma é anche eccessivamente semplicistico pensare che siano solo un adattamento alla cristiana di elementi filosofici di matrice alessandrina o egizia: perché, infatti, tali filosofie avrebbero dovuto piegarsi al Cristo e renderlo il centro del loro interesse e l’essenza della loro teologia.
Alcune delle religioni (solo alcune ?) sembrano essere lo strumento per un duplice effetto, il controllo della non “divergenza” e “dissipazione” della struttura sociale, e dall’altro, il modo per selezionare coloro che, opportunamente “allenati” dall’esercizio dei rituali religiosi, si rendono via via edotti e propensi al passaggio attraverso i diversi superiori gradi fino alla gnosi riservata ai pochi.
Una cosa é certa, dal punto di vista pratico, la scelta di una forma religiosa vincente e pervasiva, insieme alla possibilità sociale plasmante di essa, é il miglior terreno ove coltivare lo gnosticismo elittario nella forma egizia, anzi la teologia che ritroviamo nel Vangelo di Filippo suggerisce teologicamente in maniera esplicita proprio questa forma di “sopravvivenza” del trasferimento culturale gnostico.
In pratica esistono, in toto, le condizioni necessarie ma non sufficienti ad affermare che l’essenismo abbia contenuto nella forma elittaria una matrice gnostica di origine molto più antica trasformatasi in gnosi cristiana.
Riassunto:
– Lo gnosticismo di Naj Hammadi suggerisce la necessità di un uso strumentale della religione e di un trasferimento simbolico, iniziatico ed elitario della conoscenza.
– L’essenismo di Naj Hammadi contiene gli elementi essenziali a costituire l’umus migliore per l’impianto della matrice gnostica e nelle forme più elitarie come gli Inni ed i testi misterici, suggerisce numerosi elementi di chiara o probabile matrice gnostica.
– Il cristianesimo, nella forma indicata dai testi di Naj Hammadi, sembra la naturale evoluzione del pensiero esseno sia nei “Gradi inferiori” che in quelli superiori.
– Il cristianesimo é sicuramente stata una trasformazione storicamente opportuna di una matrice prossima al collasso storico come quella essena, schiacciata dagli eventi che stavano per travolgere il mondo ebraico.
– Lo gnosticismo cristiano elittario e quindi quello di matrice egizia si presenta, per la substruttura teologica, compatibile con il cristianesimo, anzi l’ortodossia cristiana si rivela il migliore elemento di protezione e salvaguardia della conoscenza elitaria gnostica contribuendo alla diffusione della matrice simbolica del controllo (matrice rituale religiosa) ed alla contemporanea preparazione dell’umus di coltura di un progetto sociale e cosmico di matrice gnostica elitaria.
By Sabato Scala – sabato.scala@libero.it
Pluralita’ di dei nella Ideologia di Mosè (israeliti) = Politeismo – Monoteismo fra i giudei ed i cristiani…pero’….
vedi Nuovo Testamento: Corinti cap.8:5
“E in realtà, anche se vi sono cosiddetti dei sia nel cielo sia sulla terra, e difatti ci sono molti dei e molti signori, per noi c’è un solo Dio, il Padre (…)”
Questo è il famoso passo della Lettera di Paolo in cui vero creatore del Cristianesimo (Paolo, ammesso che sia esistito) di fatto rade al suolo il Monoteismo, ammettendo platealmente l’esistenza di una pluralità di Dei.
Bene, andiamo a vedere come la “cosa” (il cristianesimo) traduce = tradisce il passo-versetto:
“Poiché benché ci siano quelli che sono chiamati “dèi”,+ sia in cielo che sulla terra, come ci sono molti “dèi” e molti “signori”, effettivamente c’è per noi un solo Dio,* il Padre (…)”
E’ interessante notare che se si va a leggere la nota (sul + che loro mettono) c’è un riferimento al Salmo 82… altro passo in cui, nell’Antico Testamento, si ammette platealmente la pluralità degli Elohim. – vedi anche: le prime 7 parole della Genesi
La “cosa” è fantastica ! Non solo ammette le cose senza rendersene conto, ma fa addirittura delle note per ribadire ulteriormente le “ammissioni”… sono fantastici !
By Marco Scarponi – https://www.facebook.com/marco.scarponi.90
Gesu’-cristo e’ un mito solare dei cosiddetti “pagani“.
Certo che si, ma non confondiamo gesu’-cristo con Gesu’ il nazareno (questa confusione dei termini, nomi, e’ l’eterno problema di coloro che non vanno in fondo ai problemi !) – vedi: cosa e’, dove e’ e chi e’ il cristo ?
Il gesu’-cristo dei cristiani deriva da un mito solare, insito nelle religioni antiche ed anche in quella dell’Impero Romano di cui l’imperatore era il Pontefice maximum; i religiosi avendo compreso che le varie idee cristiane potevano minare l’Impero, decisero di inserire i loro concetti religiosi in quelli delle sette nascenti dette “cristiane”, cambiando i nomi dei loro “dei” con i nomi allora in voga nelle varie sette cristiane…e cosi nacque gesu-cristo !
Gesu’ il nazareno e’ un soggetto che e’ probabilmente vissuto in Palestina c.a. 2000 anni fa, era un rabbi Esseno e divenuto successivamente uno Zelota (contro i Romani e contro i Farisei e Sadducei (sacerdoti e rabbini di Gerusalemme) che avevano cambiato la legge ed i profeti, la Torah,…..non seguendo la dottrina originale che era basata sull’ IO SONO un Dio e sulla Legge dell’AmOr.
Il GESU’– cristo dei cristiani, e’ in realta’ il simbolo mitologico, della realta’ del SOLE
– le PROVE
Oggi nei fatti, E’ crollato miseramente, dopo 1700 anni, il castello di menzogne con cui hanno costruito il cristianesimo su quello che hanno definito un ebreo marginale, ovvero Gesù. Era il figlio di Erode il Grande, nipote della regina Cleopatra e figlio di Maria di Cleopatra figlia della regina.
Giuseppe ?
Altro che un falegname, era il figlio di Alessandro Helios, figlio del triumviro Marco Antonio e della regina Cleopatra di Alessandria. Cleopatra cercò di far sbarcare a Roma il culto di Iside, traslitterato poi sulla figlia Maria e su Gesù figlio del sole. Yeshua ben Pantera, la pelle della pantera era usata dai sacerdoti egizi nelle loro cerimonie, nonché da Cleopatra stessa.
Pan=figlio, neter-ra=del sole. Yeshua Pantera, Gesù figlio del sole o di Giuseppe figlio di Alessandro Helios, ovvero Alessandro il sole, figlio della regina Cleopatra e di Marco Antonio. Immaginate il povero Pilato costretto a processare Gesù figlio del re Erode e nipote della regina Cleopatra, costretto a tirarlo giù dal palo dopo averlo flagellato e crocifisso, su richiesta di Giuseppe nipote di Marco Antonio e di Cleopatra e con Maria figlia della regina.
Abbiamo messo sotto la lente d’ingrandimento i libri degli storici dell’epoca per riuscire a trovare il legame tra Cleopatra e Simone Boeto dalla cui relazione nacque la vergine Maria, moglie di Erode che cercò di avvelenare, in quanto incinta di Giacomo e con il suo amante Giuseppe, da cui ebbe poi altri figli.
La storia è stata riscritta ora spetta anche a voi diffonderla. Stiamo per uscire con il terzo libro della trilogia “Il figlio segreto di Gesù” cui è seguito “Sangue Reale-Gesù il figlio segreto del re Erode il Grande” e “L’ultimo faraone- Erode Gesù la discendenza reale del sangue di Gesu’.
By Alessandro De Angelis – https://www.facebook.com/alessandro.deangelis.330?fref=ts