Genealogia di GESU il NAZARENO …..la genealogia con la discendenza dal re David ! ?
PILATO-GESÙ: La VERITÀ sul PROCESSO PIÙ FAMOSO della STORIA
vedi: qualche informazione sui vangeli e sulla datazione del canone biblico dei cristiani (392 era volgare)
Gesù e gli Esseni
Da Gesù a re Davide: scoperta la vera genealogia da Antichità Giudaiche di G. Flavio
Tratto dal libro: “L’ultimo faraone. Erode Gesù. La discendenza reale del sangue di Cristo” Di Alessandro De Angelis.
Scoperta la genealogia di Gesù dopo 2000 anni dal libro dello storico ebreo G. Flavio Antichità Giudaiche. Il ricercatore di storia delle religioni Alessandro De Angelis scopre il motivo delle discrepanze della genealogia di Gesù tra i due vangeli di Matteo e Luca, che hanno falsificato la discendenza da re Davide per coprire Gesù figlio di Maria Boeto di Cleopatra, terza moglie del re Erode e figlia della regina Cleopatra d’Egitto e del suo sacerdote di Alessandria Simone Boeto.
Vediamo come Maria Boeto di Cleopatra era la Maria dei Vangeli da G. Flavio:
Libro XV:320 Viveva a Gerusalemme un sacerdote molto noto di nome Simone, figlio di Boeto, un Alessandrino, che aveva una figlia considerata la più bella del tempo.
Il nome della figlia del sacerdote di Alessandria era Maria. Da notare che Simone Boeto viene chiamato sacerdote dallo storico G. Flavio già prima che gli desse il titolo Erode il Grande, ed aggiunge che era di Alessandria. Ora ad Alessandria d’Egitto, nel periodo in cui Simone Boeto era sacerdote, il faraone era Cleopatra e quindi Simone Boeto, padre di Maria, era uno dei sacerdoti del culto di Iside che Cleopatra cercò di promuovere nell’impero quando era con Giulio Cesare. Nel suo testamento Erode il Grande aveva nominato suo successore il figlio Antipatro, natogli dalla sua prima moglie Doride. Antipatro aveva circa cinquant’anni ed il re nominò successore di Antipatro il figlio di Mariamne II (Maria) che aveva circa due anni, ovvero quell’Erode a cui tolsero il nome perché si chiamava Gesù.
Inoltre, il padre lo aveva anche privato della speranza nei figli; infatti non uno dei suoi figli Erode aveva nominato come prossimo successore dopo la sua morte, bensì Erode figlio di Mariamme. (Guerra Giudaica Libro I, 586.)
Il nome Mariamme in ebraico è reso come מִרְיָם, (Miriam), nome di tradizione biblica Maria in Italiano. Poiché nella società giudea di epoca tardo-asmonea le due lingue più diffuse erano l’aramaico e il greco della koine, presso la corte era diffusa la versione greca di questo nome. Giuseppe Flavio lo scrive «Μαριάμη» («Mariame»), ma in alcune edizioni la “m” viene raddoppiata, diventando così Mariamme. Successivamente la seconda “m” divenne “n” per dissimilazione, mutandosi così in “Mariamne”.
Si trovò che anche Mariamme (Maria), la figlia del sommo sacerdote, era partecipe della congiura; lo svelarono, infatti, i suoi fratelli sottoposti alla tortura. Della colpa materna il re punì anche il figlio, cancellando dal testamento Erode (Gesù), suo figlio, che vi era nominato come successore di Antipatro. (Guerra Giudaica I, 599, 600).
Vediamo la famiglia di Maria della casata dei Boeto:
– Simone, figlio di Boeto, padre di Maria;
– Mariamne o Maria II Boeto terza moglie del re Erode il Grande;
– Eleazar o Lazzaro, figlio di Boeto, attestato in Giuseppe Flavio e nel testo Mandaean Sidra d-Yahia;
– Gesù Boeto; sommo sacerdote nel 63-65 d.C.
– Marta Boeto che sposerà Gesù in tarda età;
Tutti questi personaggi li ritroviamo nei vangeli:
Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell’unguento. (mc 14:3)
Da questi versi dei vangeli vediamo che era Marta a cospargere di olio i piedi di Gesù e che ella era insieme ai suoi fratelli, Maria e Lazzaro. Sappiamo anche che i tre erano figli di Simone Boeto, vediamo quindi dove si trovavano quando Marta unse di olio i piedi di Gesù.
Gesù si trovava a Betània nella casa di Simone il lebbroso. Mentre stava a mensa, giunse una donna con un vasetto di alabastro, pieno di olio profumato di nardo genuino di gran valore; ruppe il vasetto di alabastro e versò l’unguento sul suo capo. (mt 26: 6)
Nel testo aramaico originario vi era Simone “ha-Zanua”, che significa “l’umile, il pio”, che è stato decifrato come “ha-Zarua”, che significa “il lebbroso”.
Sappiamo dai vangeli che Maria fu adottata da Anna sorella di Elisabetta, i vangeli ci dicono che Elisabetta era parente di Maria, e Anna ed Elisabetta nel tardo cristianesimo verranno indicate come cugine di Maria, inoltre entra nel gioco anche Giovanna che era una delle discepole di Gesù, nonché moglie di Kuza, l’amministratore delle terre di Erode. Sia Anna che Elisabetta e Giovanna sono figlie di Joshua ben Phabet Boeto, e Phabet Boeto era fratello di Simone Boeto, ecco spiegata la relazione di parentela tra Maria, Anna, Elisabetta e Giovanna che risultano essere cugine sia nei vangeli sia nella famiglia Boeto, ed il motivo per cui Anna si prese cura di Maria quando nel 30 a.C. uccisero sua madre Cleopatra. Foshua Boeto nonostante fosse nipote di Simone nacque prima dello zio, tanto che Erode il Grande sostituì proprio lui, dalla carica di sommo sacerdote che tenne dal 30 al 23 a.C., con lo zio Simone Boeto per prendere in sposa Maria. Ora se gli evangelisti hanno detto la verità sulla discendenza di Gesù da parte di re Davide, seguendo la corretta genealogia dovremmo risolvere il bandolo della matassa e capire che il motivo delle incongruenze tra gli evangelisti Matteo e Luca nel loro albero genealogico da Gesù a Davide sono dovute al fatto che volevano coprire l’identità su Gesù figlio di Erode il Grande e di Maria Boeto di Cleopatra. Vediamo quindi se seguendo Antichità Giudaiche di Flavio Giuseppe arriviamo da Gesù a re Davide.
Abbiamo visto che Gesù era figlio di Maria Boeto e che Maria Boeto era figlia di Simone Boeto, a sua volta figlio di Boeto:
Libro XV:320 Viveva a Gerusalemme un sacerdote molto noto di nome Simone, figlio di Boeto, un Alessandrino, che aveva una figlia considerata la più bella del tempo.
Simone figlio di Boeto, a sua volta figlio di Ananel l’Egiziano, figlio di Anania figlio di Onia V, come ricostruito dai genealogisti incrociando gli scritti di G Flavio con la Mishnah Parah 3: 5. Da Onia V arriviamo ad Anania ancora seguendo Antichità Giudaiche:
Libro XIII:285 Perché la regina Cleopatra, in rotta col figlio Tolomeo, soprannominato Lathyro, aveva designato suoi capitani Chelkia e Anania, figli di Onia, che aveva eretto il tempio nel nomo di Heliopoli, simile a quello di Gerusalemme, come sopra abbiamo riferito.
Il padre di Onia V aveva lo stesso nome del figlio Onia III:
Libro XIII:62 Il figlio del sommo sacerdote Onia, che portava lo stesso nome del padre, fuggito dal re Tolomeo, detto Filopatore, viveva in Alessandria, come abbiamo detto sopra, vedendo che era dilapidata dai Macedoni e dai loro re,
A sua volta Onia III era figlio di Simone il Giusto:
Libro XII:156-157 In questo periodo i Samaritani, allora fiorenti, danneggiarono molto i Giudei devastando la loro regione e catturando persone. Ciò avvenne all’epoca in cui era sommo pontefice Onia. Poiché, quando morì Eleazaro, il sommo pontificato lo prese suo zio Manasse, e dopo la sua morte, l’ufficio passò ad Onia, figlio di Simone, detto il Giusto.
A sua volta Simone il Giusto era figlio di Onia II:
Libro XII:43 Morto il sommo sacerdote Onia, gli succedette suo figlio Simone che fu soprannominato “il Giusto” per la sua pietà verso Dio e per l’amore che portava ai suoi compatrioti.
Onia II era il figlio di Jaddo, fratello di Manasse:
Libro XI:347 A quel tempo era morto anche il sommo sacerdote Jaddo, e nel sommo sacerdozio gli era succeduto il figlio Onia. Questo era lo stato di cose nel quale a quel tempo si trovavano i Gerosolimitani.
Jaddo era il figlio di Joanne:
Libro XI:302 Quando la vita di Joanne venne a mancare, nel sommo pontificato, gli successe il figlio Jaddo.
A sua volta Joanne era il figlio di Joda:
Libro XI:297 – 299 Alla morte del sommo sacerdote Eliasib gli successe il figlio Joda nel sommo sacerdozio; e quando egli morì, il suo ufficio lo assunse Joanne, suo figlio.
Siamo arrivati alla conclusione, sentite cosa dice G. Flavio di Joda:
Libro IX:140-141 Quando Othlia, figlia di Achab, seppe della morte di suo fratello Joram e di suo figlio Ochozia, e dell’annientamento della famiglia reale, prese la decisione di non lasciare vivo alcuno della casa di Davide, e di estirpare la sua famiglia, affinché non ci fosse rimasto più alcuno che diventasse re. Questo era il disegno che lei cercava di realizzare, ma si salvò un figlio di Ochozia, e fu in questo modo che egli scampò dalla morte. Ochozia aveva una sorella dallo stesso padre, di nome Osabeth, sposata al sommo sacerdote Joda.
Ricapitoliamo: Ochozia era della famiglia di Davide e aveva una sorella di nome Osabeth che sposò Joda che, come abbiamo visto ci porterà fino a Gesù, confermando la sua genealogia davidica. Dopo 2000 anni abbiamo risolto la questione delle discrepanze tra i vangeli e le loro falsificazioni atte a coprire Gesù figlio del re Erode il Grande e di sua moglie Maria Boeto di Cleopatra.
By Alessandro De Angelis: Ecco la vera storia della madonna Maria vergine – PDF
PILATO-GESÙ: La VERITÀ sul PROCESSO PIÙ FAMOSO della STORIA
Lo storiografo G. Flavio, dopo averci informato che nel 34 d.C. morì il tetrarca Filippo, scrive che Antipa andò a casa di Erode, che abbiamo visto essere Gesù figlio di Maria, terza moglie di Erode il Grande, per mettersi d’accordo con sua moglie Erodiade per unirsi in matrimonio con lui. Abbiamo trovato i passi dove l’imperatore Tiberio, parente di Gesù, dopo la morte del tetrarca Filippo, mandò uno dei suoi messi a dire che fosse fatto Gesù successore della tetrarchia. Antipa, dopo l’accordo con Erodiade andò da Tiberio a fare le sue rimostranze, dicendogli che la tetrarchia spettava a lui, figlio di Erode il Grande e di Maltace la samaritana, e non a Gesù che era nato dalla relazione adultera di Maria con Giuseppe e quindi non figlio del re Erode.
Quando Erode Antipa tornò a Roma, sua moglie già sapeva tutto, in quanto Giovanna, discepola di Gesù e cugina di Maria, venne a sapere dell’accordo tra Erodiade ed Antipa da suo marito Kuza amministratore delle ricchezze di Erode Antipa e lo disse a Gesù che avvisò la moglie di Antipa. Quest’ultima lo disse a suo padre, il re Areta di Petra, che dichiarò guerra a suo genero quando torno da Roma alla fine del 35 d.C. Gesù e suo cugino Giovanni Battista, approfittarono della situazione per scatenare una sommossa contro Antipa, che avendo il suo esercito schierato contro quello del suocero Areta era in difficoltà, essendo rimasto nella sua reggia a Tiberiade. Ad Antipa non resto altro da fare che chiedere soccorso a Pilato, che mandò una sua coorte da Sebaste a Tirathana, dove Giovanni aveva radunato una folla armata contro Erode Antipa, reo di aver calpestato le leggi ebraiche nello sposare la moglie di Erode Gesù ancora in vita. Pilato salì sul monte sterminando molte persone e catturando i capi più autorevoli della rivolta. Consegnò Giovanni Battista ad Antipa, che gli mozzò la testa e poi processo Gesù, reo di essersi alleato con Giovanni in questa rivolta. Pilato però sapeva bene che la colpa era di Antipa che lo aveva disonorato sposando sua moglie Erodiade, così non trovando colpa in lui lo mandò da Antipa, che avendo la coscienza sporca per averlo disonorato lo rimandò da Pilato. Il governatore si trovò di fronte Gesù di sangue romano, parente di Tiberio, nonché nipote di Cesare Augusto e di Cleopatra a cui era stato calpestato l’onore e gli ebrei, che volevano la sua testa in quanto Cristo li osteggiava apertamente per la loro religione basata su un dio che non riconosceva, tanto da fargli dire: “Voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro” 1
Gli ebrei volevano incolparlo di lesa maestà, adducendo il fatto che Gesù aveva promosso la rivolta per farsi re contro gli ordini di Tiberio. Se a Gesù fosse stato riconosciuto il crimine della perduellio, nel quale rientravano reati di vario genere sempre connessi all’imputazione di lesa maestà, l’accusato, dopo essere stato ritenuto colpevole, aveva la possibilità di salvarsi tramite una provocatio al popolo, ovvero una sorta di riunione cittadina che aveva l’onere di salvare o condannare definitivamente l’imputato. Se ritenuto colpevole, egli sarebbe stato fustigato e appeso a un arbox infelix, ovvero a un albero sterile, senza frutto. Difatti Paolo di Tarso ci conferma che fu appeso al palo. Nel processo Pilato chiese a Gesù conferma di questa accusa chiedendogli se lui si riconosceva re, ma Gesù gli rispose “tu lo dici”, aggiungendo che il suo regno non era di questo mondo. Pilato fece flagellare Gesù, dopodichè lo liberò di nascosto e dietro compenso tanto che morì nel 68 d.C., confermato anche dai seguenti passi dalle memorie di Nicodemo II (papiro copto di Torino):
Dopo la condanna, Pilato aveva ordinato di scrivere il titulus in lettere greche, Romane ed ebraiche, in base a ciò che era stato detto dagli Ebrei, cioè: “Egli è il re degli Ebrei”. Anna e Caifa dissero: […] “Il fatto è invece chei discepoli hanno dato molto denaro ai soldati e hanno preso il corpo di Gesù” 2.
Lo stesso Tacito conferma in Annales che Gesù fu solamente suppliziato:
Allora, per soffocare ogni diceria, Nerone spacciò per colpevoli e condannò a pene di crudeltà particolarmente ricercata quelli che il volgo, detestandoli per le loro infamie, chiamava cristiani. Derivavano il loro nome dacristo, condannato al supplizio, sotto l’imperatore Tiberio, dal procuratore Ponzio Pilato.
Sicuramente, se Gesù fosse stato crocifisso ed ucciso, Tacito non avrebbe parlato di supplizio – ovvero della flagellazione che subì da parte di Pilato prima di essere rilasciato, tanto che lo stesso Paolo/Saul litigò per aver detto che Gesù era ancora vivo – ma della sua crocifissione.
Difatti Tacito in un altro caso, dove viene eseguita la condanna a morte, alla parola supplizio aggiunge l’aggettivo “estremo”:
In quei giorni il senatore Granio Marciano, accusato di lesa maestà da Gaio Gracco, si tolse la vita, mentre l’ex pretore Tario Graziano venne condannato, in forza della stessa legge,all’estremo supplizio3.
Questo perché il termine “supplizio” era generico e poteva indicare più di una cosa: “supplicazioni, preghiere pubbliche, offerte, sacrifici di vittime, supplica, preghiera rivolta agli uomini, richiesta di aiuto castigo, pena, supplizio, tortura messa a morte” etc., fino all’esecuzione capitale a cui Tacito aggiunge la parola “estremo” per far capire che si trattava di una condanna a morte.
Gesù riuscì a salvarsi dimostrando che la sua implicazione nella rivolta non era un atto di lesa maestà verso l’imperatore Tiberio, ma era stata causata dall’oltraggio subito da Antipa che lo aveva disonorato sposando sua moglie Erodiade.
– 1 gv 8:44.
– 2 vangelo di nicodemo, 3-6, estratto da: http://web.tiscali.it/cuorearianna/vangelo_di_nicodemo.htm , consultato in data 06/06/2015.
– 3 annali VI, 38.
Tratto dal libro Cristo il Romano, edizioni Altera Veritas, By Alessandro De Angelis
“Gesù era il cugino di Nerone. Paolo di Tarso suo figlio ?”
Nel precedente articolo abbiamo visto che Gesù era il nipote del triumviro romano Marco Antonio.
Marco Antonio nacque a Roma il 14 gennaio dell’83 a.C. . Suo nonno era Marco Antonio Oratore, ucciso dai sostenitori di Gaio Mario nell’ 86 a.C., si distinse come militare ed oratore, e dopo aver trionfato sui pirati di Cilicia fu eletto al consolato, facendo così entrare la sua famiglia di origini plebee a far parte della nobiltà romana.
Gli Antonii patrizi portavano il cognomen ‘Merenda’, mentre i plebei non portarono cognomen, Marco Antonio affermava di discendere da Anton, un figlio di Ercole: per questa ragione, faceva attaccare dei leoni al suo carro, in onore dell’avo.
La madre di ERCOLE è la fanciulla ALCMENE, che concepisce per opera di ZEUS in modo verginale. Ercole nasce il 25 dicembre e viene ucciso in un manto scarlatto come Gesù, durante un’eclisse il giorno del solstizio primaverile e sua madre lo concepisce per opera di Zeus in modo verginale. Dopo la sua morte Ercole discende nell’ADE e viene resuscitato da Zeus che lo farà ascendere nell’olimpo degli dèi. La madre di Ercole, Alcmene, ha un nome che discende dall’ebraico Almah o donna luna, lo stesso titolo che sarà in seguito attribuito a Maria, ovvero Alma Mater.
Anche Ercole morirà su una collinetta, l’Eta, simile a quella del Golgota dove venne giustiziato Gesù. Marco Antonio ebbe come figlia Antonia minore, che fu membro della dinastia Giulio-Claudia, figlia del triumviro Marco Antonio e della sorella dell’inperatore Ottaviano. La sorella di Antonia minore aveva lo stesso nome, e per distinguerla fu chiamata Antonia maggiore, che sposò Lucio Domizio Enobardo, nonna di Nerone. Essendo Giuseppe figlio di Alessandro Heli, e quest’ultimo fratello di Antonia Maggiore, ne risulta che questa fu zia di Giuseppe, figlio di Alessandro Heli e di Anna Boeto, che poi sposò Gioacchino dopo la morte di Alessandro. Quindi Nerone era figlio di Agrippina minore e Gneo Domizio Enobardo, cugino di Giuseppe.
Nerone era quindi il figlio del cugino di Giuseppe, e sua madre era figlia dell’acclamato condottiero Germanico, nipote di Marco Antonio, di Agrippa e di Augusto, nonché sorella dell’imperatore Caligola che quindi era suo zio materno. A questo punto Gesù e Nerone risultano essere cugini, Ricapitoliamo, Alessandro Heli e Ottavia Maggiore erano fratelli, figli di Marco Antonio; Giuseppe (figlio di Alessandro Heli) e Gneo Domizio Enobardo (figlio di Antonia maggiore) erano cugini; Gesù (figlio di Giuseppe) e Nerone (figlio di Gneo Domizio Enobardo) erano cugini di II°. Marco Antonio nacque a Roma il 14 gennaio dell’83 a.C. .
Suo nonno era Marco Antonio Oratore, ucciso dai sostenitori di Gaio Mario nell’ 86 a.C., si distinse come militare ed oratore, e dopo aver trionfato sui pirati di Cilicia fu eletto al consolato, facendo così entrare la sua famiglia di origini plebee a far parte della nobiltà romana. Gli Antonii patrizi portavano il cognomen ‘Merenda’, mentre i plebei non portarono cognomen, Marco Antonio affermava di discendere da Anton, un figlio di Ercole: per questa ragione, faceva attaccare dei leoni al suo carro, in onore dell’avo.
La madre di ERCOLE è la fanciulla ALCMENE, che concepisce per opera di ZEUS in modo verginale. Ercole nasce il 25 dicembre e viene ucciso in un manto scarlatto come Gesù, durante un’eclisse il giorno del solstizio primaverile e sua madre lo concepisce per opera di Zeus in modo verginale. Dopo la sua morte Ercole discende nell’ADE e viene resuscitato da Zeus che lo farà ascendere nell’olimpo degli dèi. La madre di Ercole, Alcmene, ha un nome che discende dall’ebraico Almah o donna luna, lo stesso titolo che sarà in seguito attribuito a Maria, ovvero Alma Mater. Anche Ercole morirà su una collinetta, l’Eta, simile a quella del Golgota dove venne giustiziato Gesù.
Marco Antonio ebbe come figlia Antonia minore, che fu membro della dinastia Giulio-Claudia, figlia del triumviro Marco Antonio e della sorella dell’inperatore Ottaviano. La sorella di Antonia minore aveva lo stesso nome, e per distinguerla fu chiamata Antonia maggiore, che sposò Lucio Domizio Enobardo, nonna di Nerone.
Essendo Giuseppe figlio di Alessandro Heli, e quest’ultimo fratello di Antonia Maggiore, ne risulta che questa fu zia di Giuseppe, figlio di Alessandro Heli e di Anna Boeto, che poi sposò Gioacchino dopo la morte di Alessandro.
Quindi Nerone era figlio di Agrippina minore e Gneo Domizio Enobardo, cugino di Giuseppe. Nerone era quindi il figlio del cugino di Giuseppe, e sua madre era figlia dell’acclamato condottiero Germanico, nipote di Marco Antonio, di Agrippa e di Augusto, nonché sorella dell’imperatore Caligola che quindi era suo zio materno. A questo punto Gesù e Nerone risultano essere cugini, Ricapitoliamo, Alessandro Heli e Ottavia Maggiore e Ottavia Minore erano fratelli, figli di Marco Antonio; Giuseppe (figlio di Alessandro Heli) e Gneo Domizio Enobardo (figlio di Antonia Maggiore) erano cugini; Gesù (figlio di Giuseppe) e Nerone (figlio di Gneo Domizio Enobardo) erano cugini di II°. Antonia Maggiore era inoltre una nipote del primo imperatore Augusto, cugina dell’imperatore Tiberio, prozia paterna dell’imperatore Caligola e zia materna e prozia dell’imperatore Claudio.
Ma Antonia Maggiore era anche la zia di Giuseppe e quindi zia di Ii* di Gesù che risulta cosi essere parente con tutti gli imperatori del suo periodo qui nominati. Anche Antonia Minore zia di Gesù, ella sposò Druso Maggiore, fratello dell’imperatore Tiberio.
Quindi l’imperatore Tiberio era il cognato della zia di Gesù, Antonia Minore. Ora capiamo perchè Tiberio mandò Carios a dire:
Carios dunque (inviato del) grande imperatore, uditi i miracoli che faceva Gesù, si premurò di andare da lui e lo vide. Allora Carios prese notizie su Gesù. Disse ad Erode: “Costui è degno di essere fatto re di tutta la Giudea e di tutte le terre di Filippo”.
Dal matrimonio di Antonia Minore con Druso Maggiore nacquero i figli Germanico, Claudio e Livilla, che erano anche cugini di Giuseppe padre di Gesù. Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico fu il quarto imperatore romano dal 41 al 54 d.C. e Gesù era il figlio di suo cugino Giuseppe Heli. Caligola era il nipote di Claudio e fu il terzo imperatore di Roma dal 37 al 41 d.C. era il terzo figlio di Agrippina maggiore e del generale Germanico Giulio Cesare. La madre era figlia di Marco Vipsanio Agrippa e di Giulia Maggiore, figlia di Augusto. Il padre era figlio di Druso maggiore, (fratello di Tiberio e figlio di Livia, moglie di Augusto) e di Antonia Minore. Antonia minore era quindi la nonna di Caligola, e zia di Giuseppe e di Gesù. Caligola fu l’imperatore che esiliò Erode Antipa ed Erodiade che avevano tradito Gesù. Tutti gli imperatori romani risultano essere parenti di Gesù, ricapitoliamoli:
Augusto la cui sorella Ottavia era moglie di Marco Antonio bisnonno di Gesù
27 a.C. – 14 d.C.
Tiberio, cognato della zia di Gesù e di Giuseppe, Antonia Minore.
14-37
Caio (Caligola) nipote di Antonia Minore, zia di Giuseppe e di Gesù
37-41
Claudio cugino di Giuseppe padre di Gesù
41-54
Nerone cugino di Gesù, nipoti di Alessandro Heli e Antonia Maggiore fratelli
54-68
Conclusione:
Roma accettò il cristianesimo come religione dell’impero con Costantino in quanto Gesù era romano e di sangue imperiale. Ci si chiederà quindi come mai non fu accettata prima ed il motivo per cui i cristiani furono perseguitati, il probabile motivo fu che Marco Antonio divenne persona sgradita in quanto fu il primo romano colpito da un provvedimento di damnatio memoriae, una vera e propria condanna all’oblio. Vediamo il motivo che portò Marco Antonio alla condanna.
Dopo la conquista dell’Armenia, grazie ai finanziamenti di Cleopatra, Marco Antonio e la regina celebrarono ad Alessandria il trionfo, suscitando reazioni negative verso Roma, grazie aalle donazioni che Marco Antonio fece a Cleopatra che ebbe il titolo di “regina dei re”. La regina fu associata al culto di Iside e nominata reggente dell’Egitto e di Cipro, con il loro figlio Cesarione dichiarato erede di Cesare. Alessandro Heli fu invece incoronato sovrano dell’Armenia, Media e Partia e Cleopatra Selene sovrana di Cirenaica e Libia. L’altro figlio Tolomeo Filadelfo fu incoronato sovrano di Fenicia, Siria e Cilicia, e questi eventi, a discapito di Roma, portarono all’inevitabile conflitto, mancava solo il casus belli, che Ottaviano trovò nel testamento di Antonio, dove lasciava tutti i territori orientali a Cleopatra VII, regina d’Egitto, ed il resto ai suoi figli. Fu a causa di questo tradimento verso Roma che Ottaviano convinse i Romani a dichiarare guerra all’Egitto. Svetonio ricorda infatti che nel 32 a.C.:
« La sua alleanza con Antonio era sempre stata dubbia e poco stabile, mentre le loro continue riconciliazioni altro non erano che momentanei accomodamenti; alla fine si giunse alla rottura definitiva e per meglio dimostrare che Antonio non era più degno di essere un cittadino romano, aprì il suo testamento, da Antonio lasciato a Roma, e lo lesse davanti all’assemblea, dove designava come suoi eredi anche i figli che aveva avuto da Cleopatra. »
(Svetonio, Augustus, 17.)
Ancora Svetonio aggiunge che Antonio scriveva ad Augusto in modo confidenziale, quando ancora non era ancora scoppiata la guerra civile tra loro:
« Che cosa ti ha cambiato ? Il fatto che mi accoppio con una regina ? È mia moglie. Non sono forse nove anni che iniziò [la nostra storia d’amore]? E tu ti accoppi solo con Drusilla? E così starai bene se quando leggerai questa lettera, non ti sarai accoppiato con Tertullia, o Terentilla, o Rufilla, o Salvia Titisenia o tutte. Giova forse dove e con chi ti accoppi? »
(Svetonio, Augustus, 69.)
In seguito quando fece dichiarare nemico pubblico Antonio, gli rimandò i suoi parenti e i suoi amici, tra cui i consoli Domizio Enobardo e Gaio Sosio, per poi dichiarargli guerra tramite il senato nel 32 a.C., guerra che si concluse con la disfatta di Azio il 2 settembre del 31 a.C. I cristiani furono quindi perseguitati a causa della damnatio memoriae cui fu sottoposto Marco Antonio di cui Gesù era diretto discendente. Solo dopo due secoli e mezzo Costantino e Teodosio poi, elessero il cristianesimo a religione di stato, abbattendo tutti gli altri culti cosidetti pagani. Queste parentele spiegano il motivo per cui Gesù, quando era sommo sacerdote a Gerusalemme (63-65 d.C.) mandò nel 64 Saul, alias Paolo di Tarso, e Costobar da Nerone in Grecia, per far capire a Nerone che la rivolta che stava scoppiando a Gerusalemme era dovuta alle angherie del procuratore romano Gessio Floro.
Saul era infatti parente, nipote se non addirittura figlio di Gesù. Nelle sue prime apparizioni negli Atti degli Apostoli il nome proprio usato è Saulo (Σαούλ, Saúl, oppure Σαῦλος, Sàulos, traslitterazione dell’ebraico שאול, Shaʾùl).
La costruzione del cristo re redentore iniziò a partire dall’erodiano Paolo di Tarso, imparentato con questa famiglia che era legata a Roma e asservita alla sua politica da cui traevano profitto, tanto da far mettere in bocca a Gesù la frase “date a Cesare ciò che è di Cesare”, invitando gli ebrei a non rivoltarsi e a pagare i tributi a Roma. L’ultimo tassello del mosaico, Saul e Costobar, ovvero Saulo Paolo di Tarso e suo fratello Costobar, Erodiani imparentati con Aristobulo di Calcide tanto da fargli dire nella Lettera ai Romani:
Salutate i familiari di Aristòbulo. Salutate Erodione, mio parente.
Ed a Giuseppe Flavio:
Da parte loro, Costobaro e Saul, raccolsero bande di malviventi; loro stessi erano di stirpe reale e raccolsero favori a motivo della loro parentela con Agrippa, ma erano sfrenati e pronti a spogliare le proprietà dei più deboli. Fu da quel momento, in particolare, che la malattia piombò sulla nostra città e ogni cosa andò scadendo di male in peggio.
I maggiorenti, vedendo che ormai non potevano più soffocare la ribellione e che loro sarebbero poi stati i primi a subirne le pericolose conseguenze da parte dei Romani, si preoccuparono di declinare la loro responsabilità e mandarono ambasciatori sia a Floro, capeggiati da Simone figlio di Anania, sia ad Agrippa, tra cui primeggiavano Saul, Antipa e Costobar, legati al re da vincoli di parentela.
Parenti sia di Agrippa II che di Aristobulo di Calcide. Inoltre Paolo di Tarso negli Atti degli Apostoli dell’evangelista Luca dice di essere di Tarso, in Cilicia.
«Fratelli e padri, ascoltate la mia difesa davanti a voi». Quando sentirono che parlava loro in lingua ebraica, fecero silenzio ancora di più. Ed egli continuò: «Io sono un Giudeo, nato a Tarso di Cilicia”.
Ancora in Atti Paolo dichiara di essere cittadino Romano.
Ma Paolo disse alle guardie: «Ci hanno percosso in pubblico e senza processo, sebbene siamo cittadini Romani, e ci hanno gettati in prigione; e ora ci fanno uscire di nascosto ? No davvero ! Vengano di persona a condurci fuori !».
Ricapitoliamo: due fratelli con la cittadinanza Romana, di Tarso, in Cilicia, e parenti di Agrippa II e Aristobulo di Calcide. Se vediamo la genealogia di Erode il Grande, sappiamo da Giuseppe Flavio che il re Erode avrebbe avuto a che fare con un certo Costobaro:
Quando Erode assunse il potere regale, designò Costobaro governatore della Idumea e di Gaza, gli diede (in moglie) sua sorella Salome.
Costobar fu il marito di Salomè sorella del re Erode il Grande, quindi il Costobar fratello di Paolo di Tarso/Saul era il nipote di Costobar, o il figlio del nipote. Da Costobar e Salomè nacque Berenice che nel 18 a.C., sposò il cugino Aristobulo, figlio di Erode il Grande e della principessa asmonea Mariamne; i due ebbero cinque figli: Agrippa I, Erode di Calcide, Aristobulo, Erodiade e Mariamne.
Se Saul/Paolo di Tarso dice di essere imparentato con Agrippa II, non poteva di certo essere il figlio di Agrippa I, altrimenti avrebbe detto di essere fratello di Agrippa II e non suo parente; inoltre anche Costobaro sarebbe stato figlio di Agrippa I e fratello di Agrippa II. Sappiamo inoltre che Agrippa I aveva come figli Agrippa II, Berenice di Cilicia, Drusilla e Mariamne. Passiamo ora ad Aristobulo che sposò Iotapa, figlia del re di Edessa Sampsiceramo II, da cui ebbe una figlia, Iotapa, sordomuta e nessun’altra figlia, quindi va escluso anche lui. Erode di Calcide sposò in prime nozze la cugina Mariamne, che gli diede un figlio di nome Aristobulo di Calcide, il quale divenne in seguito signore dell’Armenia minore, poi alla morte di Mariamne, Erode sposò la nipote, Berenice di Cilicia, figlia di Agrippa, da cui ebbe due figli, Bereniciano e Ircano.
Rimane ancora Mariamne e Erodiade come possibili madri di Saul/Paolo di Tarso. Mariamne sposò Archelao, ma anche da questo matrimonio non risultano esserci stati figli. Sapete chi è rimasto ?
Solamente Erodiade, moglie di Erode Gesù, per questo Paolo di Tarso si diede tanto da fare per promuovere Gesù come Cristo re redentore ? Per questo Gesù mando Saul da Nerone ? Chi mandare se non suo figlio ?
Dagli Atti degli Apostoli sappiamo che Paolo aveva una sorella con un figlio maschio, che erano conosciuti e considerati dai Romani in qualità di persone importanti, e che Paolo aveva sempre dei forti dissidi con gli Ebrei che lo volevano uccidere, a questo punto la sorella di Paolo era Salomè e Saul risulta essere insieme a Costobar figlio di Gesù Questo spiegherebbe il motivo per cui si diede così tanto da fare per promuovere il padre come Cristo redentore.
La conferma che il Saul è Paolo di Tarso, è il fatto che dopo che andò in Grecia da Nerone, lo ritroviamo ancora insieme a Nerone a Roma nel 65 d.C., implicato nella congiura dei Pisoni nell’incendio di Roma, a causa della riforma monetaria che l’imperatore fece in favore del popolo e contro l’aristocrazia romana, come dimostreremo nel prossimo articolo.
Tratto da: https://www.facebook.com/alessandro.deangelis.330?fref=ts
Il Sangue Romano di Gesù (video della conferenza di Alessandro De Angelis)
GIULIO CESARE, CESARE AUGUSTO, NERONE, CLEOPATRA: I VERI PARENTI del CRISTO ROMANO-EGIZIO GESÙ
– Aprile 2016
Alle Idi di marzo del 44 a.C. Giulio Cesare venne ucciso durante una seduta del Senato di Roma, assassinato dai nemici a cui aveva concesso la sua clemenza, dagli amici a cui aveva concesso onori e gloria, da coloro che aveva nominato eredi nel suo testamento.
Di Cesare fu scritto:
“Così egli operò e creò, come mai nessun altro mortale prima e dopo di lui, e come operatore e creatore Cesare vive ancora, dopo tanti secoli, nel pensiero delle nazioni, il primo e veramente unico imperatore” (Th. Mommsen, Storia di Roma antica – Libro V – Cap. XI)
A capo della congiura vi erano gli ex-pompeiani Caio Cassio e Marco Bruto, oltre ad alcuni cesariani, tra cui Decimo Bruto, console designato per l’anno seguente, e Trebonio, uno dei migliori generali di Cesare destinato al consolato nel 42.
Dopo l’uccisione di Cesare Marco Antonio e Ottaviano attaccarono Cassio e Bruto nella famosa battaglia di Filippi nel 42 a.C., e una volta vinta la battaglia Marco Antonio chiamò a Tarso Cleopatra e Simone Boeto per festeggiare la vittoria. Simone Boeto era sacerdote del culto di Iside ad Alessandria d’Egitto, come ci fa sapere lo storiografo Giuseppe Flavio.
Marco Antonio era sposato con Ottavia, sorella di Ottaviano, ma nonostante questo ebbe una relazione con Cleopatra da cui nacquero i due gemelli Cleopatra Selene ed Alessandro Eli nel 40 a.C.
La regina ebbe anche Cesarione, o Tolomeo XV, dall’unione con Giulio Cesare, oltre a Maria Boeto, alias la “Maria Vergine” dei vangeli e madre di Gesù tra il 38-37 a.C. da una relazione con il suo sacerdote Simone Boeto. Marco Antonio difatti tra il 40 ed il 36 a.C. non incontrò Cleopatra in quanto occupato in una guerra contro i Parti in Armenia. che conquistò nel 34 a.C. grazie al contributo finanziario di Cleopatra.
Dopo la vittoria entrambi celebrarono il trionfo ad Alessandria eCleopatra ebbe il titolo di “regina dei re”, fu associata nel culto a Iside e nominata reggente dell’Egitto e di Cipro con Cesarione dichiarato figlio ed erede di Cesare. Inoltre Marco Antonio incoronò Alessandro Heli sovrano dell’Armenia, Media e Partia, Cleopatra Selene sovrana di Cirenaica e Libia, e Tolomeo Filadelfo sovrano di Fenicia Siria e Cilicia.
Queste decisioni portarono ad un inevitabile conflitto con Roma ed Ottaviano il triumviro Marco Antonio, che si risolse con la battaglia navale di Azio avvenuta nel 31 a.C., vinta dalla flotta di Ottaviano soprattutto per la scarsa decisione di Marco Antonio che si fece convincere da Cleopatra a rinunciare al combattimento, mentre l’esito era ancora incerto, e a fuggire con il tesoro dell’esercito verso l’Egitto con una parte delle navi.
Dopo la disfatta Marco Antonio e Cleopatra si tolsero la vita, e Ottaviano uccise Cesarione affidò alla sorella Ottavia Tolomeo Filadelfo che sembra morì per indigestione nel 29 a.C. ed Alessandro Heli, mentre Cleopatra Selene fu data in sposa a Giuba II re di Numidia. Alessandro Heli sembra ebbe una relazione con Ottavia che durò 6 anni e da questa relazione nacque Giuseppe Eli, che ritroviamo nel vangelo di Luca nella genealogia di Gesù che va da Gesù a Giuseppe e ad Eli.
Difatti dopo la morte di Ottavia nell’11 a.C., Alessandro tornò in Egitto, tanto che nel 5 a.C., dopo che il re Erode scoprì la relazione adulterina di Maria con Giuseppe narrata da G. Flavio, la sacra famiglia durante la fuga in Egitto incontrò il faraone a Menfi, e l’unico superstite dei figli di Cleopatra era proprio Alessandro Eli, fatto scomparire dalla storia in quanto scomodo per il cristianesimo che aveva costruito su Gesù il figlio di Dio.
Dopo la morte di sua madre Cleopatra, Maria venne affidata a sua cugina Anna, figlia di Yoshua ben Fabi Boeto, mentre suo padre Simone Boeto ebbe altri figli come Lazzaro e Marta da un’altra moglie. Nel 23 a.C., Erode sposò Maria e nominò suo padre Simone sommo sacerdote; Maria aveva intorno ai 14 anni mentre il re era sulla soglia dei 50, e quando scoprì l’adulterio di Maria con Giuseppe, da cui nacque sia Gesù che Giacomo il Giusto, questi furono costretti a fuggire in Egitto.
Nella Yeshu Toledoth gli ebrei parlano dell’adulterio di Maria, chiamandola Stada, colei che abbandonò il marito, e sia Giuseppe che Gesù vengono chiamati Panthera, ovvero in egiziano Pan=figlio Neter/Nefer=faraone Ra, ovvero il dio sole.
Alessandro era il faraone Heli, ovvero sole, lo steso Eli che ritroviamo nella genealogia nel Vangelo di Luca Gesù, Giuseppe Eli. Ma essendo Giuseppe nato da Alessandro Eli e da Ottavia, sorella del primo imperatore di Roma Cesare Augusto (Ottaviano), ne risulta che l’imperatore era zio sia di Giuseppe che di Gesù.
Marco Antonio ebbe come figlia Antonia minore, che fumembro della dinastia Giulio-Claudia, figlia del triumviro Marco Antonio e della sorella dell’imperatore Ottaviano. La sorella di Antonia minore aveva lo stesso nome, e per distinguerla fu chiamata Antonia maggiore, che sposò Lucio Domizio Enobardo, nonna di Nerone.
Essendo Giuseppe figlio di Alessandro Heli, e quest’ultimo fratello di Antonia Maggiore, ne risulta che questa fu zia di Giuseppe, figlio di Alessandro Heli e di Ottavia. Quindi Nerone era figlio di Agrippina Minore e Gneo Domizio Enobardo, cugino di Giuseppe.
Nerone era quindi il figlio del cugino di Giuseppe, e sua madre era figlia dell’acclamato condottiero Germanico, nipote di Marco Antonio, di Agrippa e di Augusto, nonché sorella dell’imperatore Caligola, che quindi era suo zio materno. A questo punto Gesù e Nerone risultano essere cugini.
Ricapitoliamo: Alessandro Heli, Ottavia Maggiore e Ottavia Minore erano fratelli, figli di Marco Antonio; Giuseppe (figlio di Alessandro Heli) e Gneo Domizio Enobardo (figlio di Antonia Maggiore) erano cugini; Gesù (figlio di Giuseppe) e Nerone (figlio di Gneo Domizio Enobardo) erano cugini di II°.
Antonia Maggiore era inoltre una nipote del primo imperatore Augusto, cugina dell’imperatore Tiberio, prozia paterna dell’imperatore Caligola e zia materna e prozia dell’imperatore Claudio. Ma Antonia Maggiore era anche la zia di Giuseppe e quindi zia di II° di Gesù, che risulta cosi essere parente con tutti gli imperatori del suo periodo qui nominati, compreso il dittatore Giulio Cesare, fratello di Giulia Minore, madre di Azia Maggiore, madre di Ottaviano. Anche Antonia Minore era zia di Gesù: ella sposò Druso Maggiore, fratello dell’imperatore Tiberio. Quindi l’imperatore Tiberio era il cognato della zia di Gesù, Antonia Minore.
Ora capiamo perché Tiberio mandò Carios a dire:
Carios dunque (inviato del) grande imperatore, uditi i miracoli che faceva Gesù, si premurò di andare da lui e lo vide. Allora Carios prese notizie su Gesù. Disse ad Erode: “Costui è degno di essere fatto re di tutta la Giudea e di tutte le terre di Filippo”1.
Dal matrimonio di Antonia Minore con Druso Maggiore nacquero i figli Germanico, Claudio e Livilla, che erano anche cugini di Giuseppe, padre di Gesù. Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico fu il quarto imperatore Romano dal 41 al 54 d.C. e Gesù era il figlio di suo cugino Giuseppe Heli.
Caligola era il nipote di Claudio e fu il terzo imperatore di Roma dal 37 al 41 d.C. Era il terzo figlio di Agrippina maggiore e del generale Germanico Giulio Cesare. La madre era figlia di Marco Vipsanio Agrippa e di Giulia Maggiore, figlia di Augusto.
Il padre era figlio di Druso maggiore (fratello di Tiberio e figlio di Livia, moglie di Augusto) e di Antonia Minore. Antonia minore era quindi la nonna di Caligola, e zia di Giuseppe e di Gesù.
Caligola fu l’imperatore che esiliò Erode Antipa ed Erodiade, che avevano tradito Gesù. Tutti gli imperatori Romani risultano essere parenti di Gesù, ricapitoliamoli:
– Augusto, la cui sorella Ottavia era moglie di Marco Antonio, bisnonno di Gesù e poi di Alessandro Heli da cui nacque Giuseppe, facendo sì che Augusto sia zio di Giuseppe e Gesù
27 a.C. – 14 d.C.
– Tiberio, cognato della zia di Gesù e di Giuseppe, Antonia Minore, 14-37
– Gaio (Caligola) nipote di Antonia Minore, zia di Giuseppe e di Gesù, 37-41
– Claudio, cugino di Giuseppe padre di Gesù, 41-54
– Nerone, cugino di Gesù, nipoti di Alessandro Heli e Antonia Maggiore fratelli, 54-68
Conclusione:
Roma accettò il Cristianesimo come religione dell’Impero con Costantino in quanto Gesù era Romano e di sangue imperiale, come testimoniato anche dai mandei che parlarono di Cristo il Romano.
Note:
– 1 frammenti di testi copti, 23 in moraldi l. (a cura di), apocrifi del nuovo testamento, unione tipografico-editrice torinese, torino 1971, p. 398..
– Ricerche tratte dal libro Cristo il Romano in prossima uscita.
By Alessandro De Angelis scrittore, ricercatore di storia delle religioni e di cristianesimo primitivo
Gesù: l’ultimo faraone d’Egitto
Dopo aver perso la battaglia di Azio contro Ottaviano, Cleopatra e Marco Antonio si uccisero lasciando i loro due figli nelle mani di Cesare Augusto che diventò il primo imperatore di Roma. I due figli di Marco Antonio e Cleopatra erano Alessandro Helios ovvero Alessandro il sole, nato il 25 dicembre del 40 a.C. e Cleopatra Selene o luna. Cesare Augusto (Ottaviano) affidò i due gemelli, di dieci anni, alle cure della sorella Ottavia Minore, di ben 29 anni più grande di loro.
Cassio Dione ci narra che l’imperatore risparmiò la vita ad Alessandro Helios, mentre uccise Cesarione, nato dall’unione di Cleopatra e Giulio Cesare, Cleopatra Selene fu poi data in sposa a Giuba II re di Numidia. Sembra che Ottavia ebbe una relazione di sei anni con Alessandro Helios, forse i due si unirono anche in matrimonio nonostante la differenza di età, ma essendo le fonti storiche scarse su questa vicenda abbiamo trovato numerosi indizi di questa relazione da cui nacque Giuseppe, sposo di Maria dalla cui unione nacque Gesù.
Innanzitutto la data di nascita di Alessandro Helios, 25 dicembre, è stata ripresa per darla anche a Gesù, ma oltre questo, Ottavia morì nell’11 a.C., e quando la sacra famiglia, nel 5 a.C., fuggì in Egitto per scampare ad Erode il Grande che voleva ucciderli in quanto aveva scoperto l’adulterio di sua moglie Maria con Giuseppe, da cui nacquero Gesù e Giacomo il Giusto, sappiamo dal vangelo arabo dell’infanzia di Gesù, scritto da Caifa che andarono dal faraone a Menfi.
L’unico superstite dei figli di Cleopatra era proprio Alessandro Helios, che alla morte di Ottavia tornò con suo figlio Giuseppe in Egitto. La conferma di questa vicenda ci viene da numerose prove che abbiamo trovato, innanzi tutto hanno volutamente occultato i primi trenta anni della vita di Gesù in quanto non si poteva dire che era in Egitto, ma sappiamo da Celso che: “Spinto dalla povertà andasti a lavorare a mercede in Egitto, dove venisti a conoscenza di certe facoltà per le quali gli egiziani vanno famosi. Quindi ritornasti, orgoglioso di quelle facoltà e grazie ad esse ti proclamasti Dio”.
Ovviamente Alessandro Heli, suo figlio Giuseppe e suo nipote Gesù erano discendenti della dinastia dei faraoni tolemaici e quindi conoscevano tutti i culti misterici dei sacerdoti egizi, tanto che nel vangelo di Giovanni Gesù compie il miracolo di ridare la vista ad un cieco impastando la sua saliva con la terra, esattamente come fece Iside quando impastò la saliva del dio Ra con la terra per creare un serpente magico che morse Ra alienando su Iside i suoi poteri.
Un’altro importantissimo indizio ci è dato dalla genealogia dell’evangelista Luca che va da Gesù, a Giuseppe e poi ad Eli, o sole che era l’epiteto di Alessandro. Un indizio che ci viene confermato dall’epiteto attribuito a Giuseppe, chiamato Panthera dagli ebrei nella Yeshu Toledoth, ove tale termine proviene dall’egiziano Pan=figlio, Neter/Nefer=faraone, Ra=dio sole. Giuseppe Panthera, ovvero figlio del faraone sole Alessandro Heli. Lo stesso epiteto verrà dato a Gesù Panthera, ultimo faraone d’Egitto che non a caso nasce il 25 dicembre, stesso giorno di Alessandro Heli.
A questo punto ci ritroviamo Giuseppe nipote nientemeno che del primo imperatore di Roma Cesare Augusto, che è anche zio di II° di Gesù, che avrebbe così sangue romano sia da parte di Marco Antonio, che da Cesare Augusto.
Abbiamo altre conferme del sangue romano di Gesù ?
Assolutamente si, ed a parlarne sono i Mandei a parlare di Gesù come di un uomo dal sangue Romano. In un testo sacro dei Mandei, l’Hawan Gawaita, Gesù viene definito con queste parole: «Egli travisò le parole della luce e le cambiò in tenebre, convertì coloro che erano miei e alterò tutti i culti», mentre il vangelo dei Mandei dice: «Non credere (a Gesù), perché pratica la stregoneria e l’inganno».
I Mandei attendono l’avvento di una figura, Anosh-Uthra (Enoch), che «accuserà Cristo il Romano, il mentitore, figlio di una donna che non è dalla luce» e «smaschererà Cristo il Romano come mentitore; egli sarà legato dalle mani dei giudei, i suoi devoti lo legheranno e il suo corpo sarà trucidato» 1.
I Mandei continuano a sopravvivere in Iraq come setta gnostica eterodossa dei Nazorei, che parla dialetto aramaico.
La stregoneria e l’inganno di cui ci parlano i Mandei erano i culti misterici egizi, isiaci ed osiriaci, che Gesù ben conosceva in quanto nipote di Cleopatra da parte materna e di Alessandro Heli da parte paterna.
Tutte queste scoperte non possono essere estrapolate singolarmente per provare a confutarle, in quanto legate a prove storico documentali dove si dimostra attraverso gli scritti di Giuseppe Flavio, che Maria Vergine era la terza moglie del re Erode, e figlia della regina Cleopatra d’Egitto. Il potere massonico-sionista infiltrato nel vaticano, sta facendo la congiura del silenzio sulla più grande scoperta di tutti i tempi, non dando spazio mediatico ad essa, attraverso il controllo di gruppi fb, radio web, conferenze e televisioni da loro controllate; ci rivolgiamo pertanto alla parte sana che opera in nome della verità, ricordando ai fratelli che i Catari ed i Cavalieri Templari furono sterminati dalla chiesa in quanto ben sapevano che il Santo Graal era il Sang Real o Sangue Reale di Gesù, ultimo faraone d’Egitto, nipote di Cleopatra, di Cesare Augusto, cugino carnale di Nerone, imparentato inoltre con gli imperatori Tiberio, Caligola e Claudio, oltre che a Giulio Cesare, chiamato Chrestos come Gesù ed Osiride un-nefer (“sempre fiorente”), parola che in greco, come ad esempio fa Plutarco, viene tradotto appunto con “Chrestòs”. Che Osiride sia chiamato un-nefer è rilevabile dal Libro dei Morti:
A Hymn of Praise to Osiris Un-Nefer, the great god who dwelleth in Abtu, the king of eternity, the lord of everlastingness, who traverseth millions of years in his existence 2.
Il romano Gesù vs. l’egiziano Mosè, il traditore che si alleò con gli Hyksos contro il suo popolo
Ironia della sorte, sembra quasi che si stiano avverando le profezie bibliche dell’apocalisse. Le nostre scoperte archeologiche e storiche stanno sollevando il velo dalle origini extra-bibliche del dio egizio Aton (Adonai),di Yah e Baal-Seth a Gesù, agnello di dio, i cui seguaci cristiani adoravano Serapide.
Dall’altra parte abbiamo l’identità di Mosè (1), ossia il primogenito del faraone Amenhotep III, nonché fratello di Akhenaton e di Smenkhkare, alias Aronne; Mosè, il traditore del popolo egizio (si alleò infatti con gli Hyksos contro gli Egizi pur essendo egizio secondo Manetone (2) che uccise un egiziano per difendere un israelita e che gli costò la perdita del trono a scapito del suo fratello minore Akhenaton;
Mosè, il traditore che dopo aver sedato la rivolta in Nubia fece temere ad Akhenaton un colpo di Stato, dal momento che descritto come padrone della città di Saba in Nubia, come narratoci dallo storiografo Tito Flavio Giuseppe (3).
Mosè, il traditore che dopo aver sposato la cugina Tharbi, figlia del suo zio paterno Merymose, sposò la figlia del sacerdote Ietro, discendente dal faraone Hyksos Abramo.
La storia nascosta per oltre 3000 anni risorge dalle ceneri di una copertura millenaria nel libro Exodus, scritto con Andrea Di Lenardo, così come risorge la verità storica di un Gesù di sangue romano imperiale ed egizio tolemaico, che si scagliò in più di un’occasione contro le leggi mosaiche e contro i farisei e gli Ebrei che lo volevano morto, fino a far espellere i Giudei da Roma sotto l’imperatore suo cugino Claudio, e che infine lo uccisero nel 68 d.C., come dimostriamo nel libro Cristo il Romano.
Gesù Gamala Boeto, figlio di Maria Boeto, terza moglie del re Erode il Grande, che cercò di uccidere quando si trovò in stato di gravidanza, da parte di Giuseppe Heli, di Giacomo il Giusto. Maria Boeto nacque dalla relazione di Simone Boeto e della regina d’Egitto Cleopatra VII, ma era anche sorellastra di Marta e Lazzaro Boeto, nati dalla relazione di Simone Boeto con un’altra donna di cui non conosciamo il nome. Inoltre era cugina di Anna, Elisabetta e Giovanna Boeto, figlie di Yoshua ben Phabhet Boeto, nipote di Simone Boeto, fratello di suo padre Phabet Boeto.
Tutti i personaggi della famiglia Boeto si trovano nei vangeli come parenti di Gesù, che va a casa di suo nonno Simone, a Betania, con Maria che gli unge i piedi di olio davanti a Marta, e inoltre con Anna che si prende cura di Maria, dopo la morte per suicidio di Cleopatra, Elisabetta madre di Giovanni Battista e Giovanna discepola di Gesù, moglie di Chuza, amministratore di Erode Antipa.
Ma ancora non è finita, lo studente universitario di Storia Andrea Di Lenardo dell’ateneo “Ca’ Foscari” di Venezia, autore di Israeliti e Hyksos (4) e coautore con il sottoscritto del libro Exodus, che sta per lanciare il nuovo libro di collegamento tra Mosè e Gesù in prossima uscita, Aton, il dio egizio della Bibbia (5), ha fatto nuove scoperte sulla famiglia Boeto che confermano ulteriormente quelle sopraesposte che ora esporrà qui di seguito.
By Alessandro De Angelis
Nicodemo si occupa dell’unzione (6) e della sepoltura del corpo di Gesù, insieme a Giuseppe d’Arimatea, secondo il Vangelo di Giovanni. Ebbene le suddette erano mansioni proprie dei parenti del defunto, il che potrebbe far ipotizzare che Nicodemo fosse imparentato in qualche modo con il Nazareno. Nicodemo, versione greca dell’ebraico Nakdimon (7), viene descritto, esattamente come Giacomo il Giusto, fratello di Gesù, come un giusto dotato del potere di far piovere (8). La medesima era prerogativa anche di Honi ha-me’aggel, il tracciatore di cerchi (9), chiamato anche Onia il Giusto (10).
Nakdimon era chiamato anche Boni (11), variante di Honi/Onia (12), come riferisce l’archeologo e qumranologo prof. Robert H. Eisenman, Docente di Religioni e Archeologia del Medio Oriente, Direttore dell’Institute for the Studies of Judeo-Christian Origins presso la California State University, Long Beach (CSULB), visiting senior member del Linacre College, Oxford University, consulente della Huntington Library di San Marino (California), Direttore dal 1990 della spedizione archeologica Judean Desert Exploration/Excavation a Qumran, che scoprì, durante la stagione di scavi 2002-2003, un recinto funerario all’ingresso del cimitero di Qumran, e membro del National Endowment for the Humanities, dell’Albright Institute of Archaeological Research a Gerusalemme e dell’Oxford Centre per studi superiori sull’Ebraismo.
Altrove Nicodemo, figlio di Gurion (I),compare anche come Boethus Nahtum, cioè Boeto Nicodemo. Appare quindi probabile che Nicodemo fosse parente di Gesù (per via della sepoltura e degli unguenti er ungerne il cadavere),appartenesse alla famiglia di Simone Boeto e alla dinastia dei sacerdoti Onia. Nicodemo genera Miriam e Gurion (II).
Maria di Betania unge Gesù nei vangeli (ove talvolta compare come figura ananonima) in casa di Simone. Il tema dell’unzione di Maria di Betania viene messo in correlazione e la fua figura identificata con quella di Miriam (Maria) figlia di Simone Boeto, sempre da parte del prof. R.H. Eisenman (13), che riporta la descrizione di Miriam figlia di Boethus che spende 500 danari per l’acquisto di oli profumati (14). Parimenti il professore associa Marta di Betania, sorella di Maria, che si lamenta nel Nuovo Testamento con Marta, sorella di Maria, figlia di Simone Boeto che si lamenta nei testi ebraici (15).
Per concludere questo approfondimento sugli Onia e la famiglia Boeto, va citato, ancora una volta con il prof. R.H. Eisenman, «un altro discendente di Honi [Onia il Giusto], e come lui “produttore di pioggia”. Hanan o Hanin ha-Nebha, vale a dire “Hanan il Nascosto”.
Questo Hanin o Hanan (Giovanni, in italiano) è descritto come figlio di una delle figlie di Honi, e dunque suo nipote. Per giunta, non solo in Giuseppe Flavio viene talvolta indicato come “Giovanni il Nascosto” (16) il Giovanni Battista dei Vangeli, ma alcuni testi affermano che Elisabetta, madre del Battista, era figlia di “un certo Anon”, ovvero Onias o Honi» (17).
E la citata Elisabetta, madre di Giovanni Battista, secondo il Vangelo di Luca, era parente di Maria, madre di Gesù.
By Andrea Di Lenardo
1 – A. DE ANGELIS, A. DI LENARDO, Exodus. Dagli Hyksos a Mosè: analisi storica sui due Esodi biblici, Altera Veritas, Roma 2016.
2 – MANETONE, op. cit.; T. FLAVIO GIUSEPPE, Contro Apione.
3 – T. FLAVIO GIUSEPPE, Antichità giudaiche.
4 – A. DI LENARDO, Israeliti e Hyksos. Ipotesi sul II Periodo Intermedio d’Egitto e la sua cronologia, Kimerik, Patti (Me) 2016.
5 – A. DI LENARDO, Aton, il dio egizio della Bibbia. Da Mosè a Gesù: storia dei regni di Israele e Giuda, Altera Veritas, Roma.
6 – Gv., 19, 39.
7 – Trattato Taanith.
8 – Midrash Rabbah.
9 – Talmud.
10 – T. FLAVIO GIUSEPPE, Antichità giudaiche.
11 – Trattato Taanith.
12 – R.H. EISENMAN, Codice Gesù, Piemme, Casale Monferrato (Al) 2008, p. 219.
13 – Ibid.
14 – Lamentazioni Rabbah.
15 – R.H. EISENMAN, op. cit., pp. 233, 234.
16 – T. FLAVIO GIUSEPPE, Antichità giudaiche.
17 – R.H. EISENMAN, op. cit., p. 166, 167.
BARABBA ERA GESÙ !
Nel processo più famoso della storia, Gesù-Pilato, viene coinvolto un personaggio enigmatico di cui si sa poco o nulla: Barabba. Due personaggi, Gesù e Barabba, con quest’ultimo che viene liberato mentre Gesù viene crocifisso. Ecco come l’evangelista Matteo racconta la storia: Matteo 27, 15-26
Il governatore era solito, per ciascuna festa di Pasqua, rilasciare al popolo un prigioniero, a loro scelta. Avevano in quel tempo un prigioniero famoso, detto Barabba. Mentre quindi si trovavano riuniti, Pilato disse loro: «Chi volete che vi rilasci: Barabba o Gesù chiamato il Cristo?». Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia. Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere a che fare con quel giusto; perché oggi fui molto turbata in sogno, per causa sua». Ma i sommi sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a richiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò: «Chi dei due volete che vi rilasci?». Quelli risposero: «Barabba!». Disse loro Pilato: «Che farò dunque di Gesù chiamato il Cristo?». Tutti gli risposero: «Sia crocifisso!». Ed egli aggiunse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora urlarono: «Sia crocifisso!». Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto cresceva sempre più, presa dell’acqua, si lavò le mani davanti alla folla: «Non sono responsabile, disse, di questo sangue; vedetevela voi!». E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli». Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso.
L’evangelista Marco ci da altre informazioni:
Vi era un prigioniero di nome Barabba, il quale era stato imprigionato insieme ai sediziosi che, durante la sommossa, avevano commesso un omicidio 1.
Nel Novum Testamentum Graece et Latine, nel vangelo di Matteo 27:16 c’è una variante rispetto al passo precedente: “Barabba” viene chiamato “Gesù”. Il testo riporta Iesùn barabbàn (in greco: ιησυον βαραββαν), tutto attaccato.
La lezione Iesun barabban è sicuramente un composto aramaico: molti hanno proposto Bar-abbâ (in ebraico: בר–אבא), ovvero “figlio del padre”, come significato del lemma 2 3 4, mentre altri interpretano “Abba” come nome proprio 5.
In effetti numerose sono le attestazioni talmudiche del nome proprio Abba: nel solo trattato Berakoth vi figurano ben nove bar Abba 6, addirittura nel Seder ha dorot abbiamo menzione anche di un “Yeshua bar Abba”; tuttavia queste attestazioni sono piuttosto tardive, mentre poche e controverse sono le attestazione del nome Abba nel corso del I secolo d.C. Anche ammettendo che Abba fosse un nome ampiamente utilizzato e diffuso nella Giudea del I secolo, la tesi che esso sia utilizzato come nome all’interno del nuovo testamento risulta però insostenibile per due motivi:
Entrambi gli autori evangelici – Marco e Matteo – utilizzano il participio greco legòmenon (in greco: λεγομενον/ς), che possiamo rendere in italiano con “detto” o “soprannominato”, e ben si adatta ad un soprannome più che ad un patronimico.Altrove (anche se non nel caso di Bartolomeo) il vangelo di Marco tende a esplicitare i patronimici aramaici che egli riporta nel suo vangelo: un esempio è il caso di “Bartimeo” (ο υιος τιμαιου βαρτιμαιος, ovvero “il figlio di Timeo, Bartimeo”), tuttavia in questo caso l’evangelista non riporta alcuna traduzione o perifrasi per esplicitare il presunto patronimico. La maggiore obiezione degli accademici consiste nel far notare come la locuzione “bar Abba” (figlio del padre) non sia solita presso gli ebrei del I secolo, constatazione questa che andrebbe in realtà a favore della identificazione di Gesù con Barabba, giacché l’uso di questo epiteto invece di yhwh è solita prerogativa del nuovo testamento 7 8.
In aramaico “bar abbà” significava “figlio del padre”; infatti per gli Ebrei era – ed è ancora – vietato pronunciare il nome del dio ebraico. Barabba, inoltre, è lo stesso soprannome che Gesù aveva nei vangeli quando viene definito “figlio del padre” 9.
Quindi nel processo Pilato avrebbe domandato alla folla: “chi volete che vi rilasci, Gesù Barabba o Gesù Barabba?”. E la folla, ovviamente, rispose: “Gesù Barabba !”.
Nel libro Cristo il Romano, dimostriamo come inizialmente l’imperatore Tiberio, dopo la morte del tetrarca Filippo, che aveva sposato Salomè, figlia di Gesù e di Erodiade, mando uno dei suoi messi, Carios a dire che la tetrarchia andasse a Gesù. Questo fatto costrinse Antipa a recarsi a Roma da Tiberio, come narratoci dallo storiografo Giuseppe Flavio, per recriminare alla decisione dell’imperatore, in quanto Gesù nacque dall’adulterio di Maria Boeto con Giuseppe, quindi Gesù non essendo figlio di Erode il Grande non poteva avere la successione della tetrarchia di Filippo. Tiberio ritrattò la sua decisione iniziale e questo scatenò una rivolta congiunta da parte di Giovanni Battista, cugino di Gesù, e quest’ultimo.
Mentre Giovanni Battista radunò una folla sul monte, criticando Antipa per aver sposato Erodiade, mentre suo marito Gesù era ancora in vita, Gesù attaccò il Tempio di Gerusalemme per poi ritirarsi sul monte degli ulivi, dove fu infine catturato da un’intera coorte di 480 legionari con a capo un tribuno, più i sommi sacerdoti con le guardie del tempio. Giovanni Battista fu invece catturato da Pilato, chiamato dal tetrarca Antipa che aveva il suo esercito schierato contro suo suocero il re Areta di Petra, a cui aveva ripudiato sua figlia nonché moglie di Antipa, per sposare Erodiade. Giovanni Battista fu portato a Gerusalemme e processato insieme a Gesù.
In frammenti di testi copti dal libro di Luigi Moraldi Apocrifi del nuovo testamento Vol. I vangeli, pag. 389 si parla della morte di Giovanni Battista a Gerusalemme:
Morte di Giovanni. […] c’erano Erodiade e sua figlia. Allorché vi fu un gran giorno di festa, esse si rallegrarono. Lei chiamò il maggiordomo e gli promise un’oncia di argento. Egli introdusse sua figlia nella sala dei banchetti affinché vi debuttasse, pensando che ella avrebbe sedotto il re inducendolo ad uccidere Giovanni. Sua figlia possedeva infatti tutti i mezzi per sedurre. Allorché la vide pronto a cominciare, fu preso da un violento desiderio verso di lei e ordinò ai servitori di condurla in mezzo al triclinio, di fronte alla tavola dove lui beveva. Erano le due di notte, cioè il mattino del secondo giorno di elul, che corrisponde al secondo giorno del mese di Toth secondo l’interpretazione del popolo egiziano. La giovinetta aveva nelle mani una rosa fresca ed un giglio rosso che diffondeva un gradevole profumo. Indossava un vestito di grande valore, vestiva una sottile tunica da ballo cosparsa di fiori e un panno di porpora circondava i suoi fianchi. Diede sfogo a tutti gli artifici della seduzione e cantò inni armoniosi.
Vedendola ballare e saltare in mille modi graziosi il re era sempre più ammaliato da lei, e coloro che erano sdraiati con lui lo pregavano di darle una ricompensa da regina. Il re le disse: Chiedimi quello che vuoi, anche la metà del mio regno. Per la potenza dei Romani e per la sovrana autorità sul mio regno, ti darò tutto quello che tu chiederai. Sua madre le ordinò di domandare, su di un vassoio, la testa di Giovanni Battista. Il re le disse: manifestami dunque la la tua domanda in ricompensa della tua danza. lei disse: Dammi ora, qui subito, la testa di Giovanni Battista su di un vassoio. Quando udì questa richiesta, il re ne restò molto afflitto. Temeva la solitudine. Allorché Giovanni… Nelle generazioni umane non v’è alcuno più grande di Giovanni Battista ed ecco che a Gerusalemme si prese la sua testa.
O Gerusalemme ! Gerusalemme, che uccidi i profeti e che lapidi coloro che ti sono stati mandati! Verrà giorno in cui non sarà lasciata in te, pietra sopra pietra. Colui che è il più grande di tutti. Bisogna, infatti, che in te, Gerusalemme, sia crocifisso dio. Dette queste cose, egli congedò la moltitudine. I discepoli di Giovanni si ritirarono nelle montagne fino al giorno della resurrezione di Gesù Cristo.
Secondo questo apocrifo del Nuovo Testamento, la testa di Giovanni Battista fu mozzata a Gerusalemme, stesso luogo di morte di Gesù. Notiamo che Antipa è presente in tutte e due le occasioni, sia nel processo a Gesù, quando Pilato lo mandò da Antipa, che poi non trovando colpa in lui lo rimanderà a Pilato, sia nella morte di Giovanni Battista; quindi non è vero che il tetrarca fosse a Gerusalemme casualmente di passaggio, ma si trovava lì per l’esecuzione di Giovanni insieme a Pilato.
Abbiamo visto come nel processo a Gesù si parli anche di “Barabba”; e in effetti anche nella morte di Gesù e di Giovanni Battista possiamo vedere due uomini di cui uno ucciso e l’altro sopravvissuto alla condanna, esattamente come Gesù e Giovanni Battista, con quest’ultimo ucciso e Gesù sopravvissuto.
Quindi Barabba sarebbe Gesù, come confermato dai passi del Novum Testamentum Graece et Latine del 1933 di A. Merk, Istituto Biblico Pontificio, Roma, 1933, dove al verso 16 cap. 27 del vangelo secondo Matteo, nella nota a piè di pagina quando ci si riferisce a Barabba non viene usata l’espressione “legomenon Barabban” ma “Ihsoun Barabban” o Gesù Barabba, il Messia di Aronne degli Esseni e loro guida spirituale, “il figlio del Padre”. Abbà sarebbe quindi il nome di Dio, rivelato da Gesù stesso nel Nuovo Testamento, infatti nel vangelo di Marco Gesù si rivolge a Dio chiamandolo Abbà. Abba compare anche nelle lettere di Paolo di Tarso ai Romani ed ai Galati, quindi bar-Abbà si tradurrebbe con “figlio di Dio”, essendo la parola Dio impronunciabile per gli ebrei.
L’accusa di voler essere il “re dei Giudei”, motivazione ufficiale della condanna di Gesù, sarebbe stata quindi da imputare a Barabba. Gesù nella narrazione evangelica del processo era il Messia di Israele degli Esseni, il politico che venne soprannominato “Cristo” e che, secondo gli Esseni, un giorno sarebbe stato incoronato “re dei Giudei” e che avrebbe liberato il popolo ebraico dal dominio politico dei Romani. Chi meglio di Gesù poteva assurgere a tale ruolo, vista la sua discendenza davidica ?
Nella Pistis Sophia e nei vangeli canonici Gesù, dopo la “resurrezione”, sarebbe rimasto sulla terra per un certo periodo di tempo, e l’autore della Pistis Sophia racconta che “dopo che Gesù fu risorto dai morti trascorse undici anni con i suoi discepoli durante i quali si intrattenne con essi istruendoli”. Quindi per i cristiani del terzo secolo Gesù dopo 11 anni dalla cosiddetta “resurrezione corporea” era ancora vivo, e se sommiamo gli 11 anni al 35 d.C., anno in cui venne processato Gesù 10, arriviamo all’anno 46 d.C., ovvero l’anno in cui Paolo di Tarso iniziò la predicazione per creare la nuova dottrina del cristianesimo.
L’informazione fornitaci dall’autore della Pistis Sophia, secondo il quale Gesù avrebbe continuato a insegnare ai suoi discepoli per undici anni dopo il processo sotto Pilato, trova ulteriori conferme in Svetonio, quando menziona una sommossa cristiana “impulsore Chresto”, avvenuta “per istigazione di Cristo” avvenuta nel 49 d.C..
Svetonio pensava quindi che Cristo fosse ancora vivo sotto Claudio e che la rivolta fosse opera sua. In realtà, uno dei due Messia esseni probabilmente era ancora vivo, ma non si trattava del personaggio soprannominato “Cristo”, bensì di Gesù Barabba. Svetonio, però, confondeva i due personaggi, esattamente come più tardi li confonderà la Grande Chiesa.
Nei vangeli, come abbiamo visto, chi fu liberato fu Barabba, ma abbiamo visto che Gesù era Barabba e che fu infatti liberato, tanto che sopravvisse per morire nel 68 d.C., ma fu anche crocifisso, o legato allo stauros e flagellato. Chi morì fu invece Giovanni Battista. I vangeli hanno dunque reso criptico questo avvenimento sdoppiando Gesù Barabba in Gesù e Barabba ed eliminando Giovanni Battista per non far capire il collegamento tra i due nella sommossa? Vediamo le concordanze che supportano questa ipotesi:
1) La sommossa di Giovanni Battista e di Gesù è nello stesso periodo e perfettamente sovrapponibile temporalmente.
2) In entrambi i casi abbiamo un prigioniero che viene liberato (Gesù-Barabba) e uno che muore (Giovanni Battista).
3) Sia Giovanni Battista che Gesù furono portati a Gerusalemme.
4) Sia Giovanni Battista che Gesù vennero portati davanti ad Antipa.
5) Giovanni Battista stava per fare una sommossa contro Antipa in quanto aveva sposato Erodiade, moglie di Gesù ancora in vita, e quindi i due sono collegati nella sommossa che avviene contemporaneamente con Gesù sul Monte degli Ulivi e con Giovanni Battista sul Monte Garizim, le due montagne sacre.
6) Giovanni Battista non poteva essere catturato da Antipa che aveva il suo esercito impegnato contro quello del tetrarca Filippo.
7) Il Macheronte, luogo dove fu mandato Giovanni Battista dopo la sommossa, era sotto il dominio del re Areta di Petra e quindi Antipa non poteva imprigionarlo in quella fortezza.
8) Pilato non avrebbe mai dato un prigioniero autore di una sommossa ad Antipa, ma lo avrebbe processato di persona, come ci raccontano i frammenti di testi copti che raccontano che fu portato a Gerusalemme dove gli fu mozzata la testa.
9) Pilato non sarebbe mai stato punito per un’opera di prevenzione di una sommossa come raccontato in Antichità Giudaiche, in quanto era norma per i romani, sopratutto nel caso di un raduno di folla armata.
Leggiamo in Historia Ecclesiastica vol. 1, dell’abate Claude Fleury (Parigi, 6 dicembre 1640 – Parigi, 4 luglio 1723), storico, religioso e avvocato francese di cui Voltaire parlò benissimo:
XII. Era parimenti uſanza tra romani, che i governatori delle provincie mandaſſero notizia all’ imperatore d’ ogni famoſa ſentenza che ſeguiva ; per lo che ſcriſſe Pilato a Tiberio tutto ciò che paſſato era intorno a G. C. e gli mandò gli atti del ſuo proceſſo ( Tertul. Apolog. c.5. 21. Euſ ), Perſuaſo l’imperatore della ſua divinità, propoſe al ſenato, che foſs’egli ricevuto nel numero degli Dei ( Chron. an. 37. ); ma il ſenato ricusò ; e non permiſe Iddio , che il tuo figliuolo ſi confondeſſe co falſi Iddii, che gli uomini s’aveano fatti ( Chry, hom. 28, in 2, Cor. ).Tiberio durò nella sua opinione, e minacciò della morte coloro che accuſato aveſſero i ſeguaci di G, C. ( Joſ 18. antiq. c.5. ).
Come mai è stato tagliato in Antichità Giudaiche questo passo determinante a far capire che Tiberio, parente di Gesù come dimostriamo nel libro Cristo il Romano, era dalla parte di Gesù e dei suoi seguaci? Gesù era Barabba, liberato da Pilato e defunto nel 68 d.C., Paolo di Tarso negli Atti degli Apostoli rischierà addirittura di essere ucciso dai giudei per aver sostenuto che Gesù era ancora in vira negli anni 50 d.C.
Tratto dal libro Cristo il Romano, oggetto di congiura anche da parte della distribuzione nazionale che ci impedisce di farlo arrivare nelle librerie ed acquistabile solamente su: http://www.macrolibrarsi.it/libri/__cristo-il-romano-libro.php
By Alessandro De Angelis scrittore, ricercatore di storia delle religioni e di cristianesimo primitivo
1 – Kurt Rudolph, Foester (a cura di), Mandean Sources, Gnosis, voI. 2, p. 300.
2 – cfr. e.a. wallis budge (trad.), the egyptian book of the dead, Book 1, hymn to osiris un-nefer.
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GESÙ ERA ROMANO ED È STATO a ROMA: LE PROVE
Nel libro Cristo il Romano abbiamo dato prova del suo sangue romano da parte di Marco Antonio. Vediamo ora le prove di come è stato effettivamente nella capitale e quando.
Gesù fece espellere i giudei da Roma sotto suo cugino l’imperatore Claudio come riferito da Svetonio dove nell’originale latino presente in Vita Claudii, 25.4, recita:
– Iudaeos impulsore Chresto assidue tumultuantis Roma expulit, la cui traduzione in italiano è: “[Claudio] espulse dalla città i Giudei che per istigazione di Cresto erano continua causa di disordine”.
Come riportato anche dallo storico cristiano Paolo Orosio (Historiae adversus paganos VII, 6, 15-16), vissuto a cavallo tra il IV e V secolo d.C., Svetonio si riferisce all’espulsione da Roma dei Giudei avvenuta nel 49 d.C. su istigazione di un certo Chrestus, da alcuni visto come un sobillatore, da altri identificato con il Cristo dei vangeli (secondo questa seconda interpretazione, i Giudei “cristiani” sarebbero stati istigati dalla sua dottrina).
Il termine deriverebbe dal greco krestòs, che significa “buono”, “valente”, “virtuoso” , anche in senso morale. In epoca imperiale era presente un’ambivalenza tra la lettera iota (pronunziata come un “i” italiana) ed eta (pronunziata come una “e”). Tale fenomeno comportava che la forma scritta Chrestus veniva nel parlato pronunziata come Christus.
Tali fenomeni, noti come itacismi, sono molto diffusi nelle testimonianze storiografiche degli scrittori arcaici; ne è un esempio un passo di Arriano di Nicomedia (Anabasi di Alessandro 1.13), dove l’autore riporta Telmìsseus con lo iota anziché Telmèsseus con la eta, che è la parola più comunemente utilizzata nel greco classico1.
L’apologeta cristiano Paolo Orosio (375-420 ca.), discepolo e collaboratore di sant’Agostino, riporta il passo di Svetonio nelle sueHistoriae adversus paganos (ultimate poco prima di morire), rimanendone colpito e informandoci che di questa vicenda aveva parlato anche Giuseppe Flavio nelle sue opere:
“Nel nono anno dello stesso regno, racconta Giuseppe che per ordine di Claudio i giudei furono espulsi dall’Urbe. Ma più mi colpisce Svetonio, che si esprime così: “Claudio espulse da Roma i Giudei in continuo tumulto per istigazione di Cristo”; dove non si riesce a capire se egli ordinò di infrenare e di reprimere i giudei tumultuanti contro Cristo, oppure se volle che anche i cristiani fossero espulsi con essi, come gente di religione affine2”.
Dalla testimonianza dello storiografo cristiano, veniamo a sapere che anche Giuseppe Flavio in un brano delle sue opere riferiva dell’espulsione dei Giudei da Roma, avvenuta nell’anno 49 sotto il regno di Claudio. Questo brano non esiste negli scritti di G. Flavio in quanto è stato tagliato per coprire la scomoda verità di un Gesù espulsore dei Giudei a Roma, che lo scrittore ebreo identifica con Cristo. Che Gesù fosse soprannominato Cristo lo sappiamo anche dallo stesso G. Flavio in Antichità giudaiche, XX, 200:
Così (il sommo sacerdote Anano) convocò i giudici del Sinedrio e introdusse davanti a loro un uomo di nome Giacomo, fratello di Gesù, che era soprannominato Cristo, e certi altri, con l’accusa di avere trasgredito la Legge, e li consegnò perché fossero lapidati.
Gesù è a Roma anche secondo Paolo di Tarso in Colossesi 4:10-11
Vi salutano Aristarco, mio compagno di carcere, e Marco, il cugino di Barnaba, riguardo al quale avete ricevuto istruzioni – se verrà da voi, fategli buona accoglienza e Gesù, chiamato Giusto.
Paolo di Tarso scrive questa lettera mentre è in carcere a Roma in attesa di processo nel 62, mandando anche il saluto di Gesù Giusto, ovvero Gesù dei vangeli vivo e vegeto che, come visto in precedenza, fece espellere i giudei da Roma sotto suo cugino l’imperatore Claudio. L’epiteto Giusto è dovuto al fatto che un antenato di Gesù, Simone, era chiamato Giusto ed ebbe due figli di cui uno era chiamato anch’egli Gesù Giusto fratello di Onia Giusto, dalla cui discendenza si avrà Simone Boeto nonno materno di Gesù. Dal discorso di Santo Stefano negli Atti – Capitolo 7 , 51-52 leggiamo:
O gente testarda e pagana nel cuore e nelle orecchie, voi sempre opponete resistenza allo Spirito Santo; come i vostri padri, così anche voi. Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori;
Stefano sta parlando di Gesù e lo nomina come Giusto a conferma del fatto che Gesù Giusto era proprio il Gesù dei vangeli. Questo epiteto era inoltre presente nei fratelli di Gesù, Giacomo il Giusto e in Giuseppe Giusto detto Barsaba come dimostrato in precedenti articoli.
Ancora in Atti – Capitolo 22, 12-14 leggiamo:
Un certo Anania, un devoto osservante della legge e in buona reputazione presso tutti i Giudei colà residenti, venne da me, mi si accostò e disse: Saulo, fratello, torna a vedere! E in quell’istante io guardai verso di lui e riebbi la vista. Egli soggiunse: Il Dio dei nostri padri ti ha predestinato a conoscere la sua volontà, a vedere il Giustoe ad ascoltare una parola dalla sua stessa bocca,
Ancora una volta Gesù è chiamato Giusto, e nelle Lettere di San Paolo in Lettera a Filemone Capitolo 1,23-24 Paolo di Tarso confermaColossesi 4:10-11 quando dice:
Ti saluta Epafra, mio compagno di prigionia per Cristo Gesù, con Marco, Aristarco, Dema e Luca, miei collaboratori.
Aristarco è infatti menzionato anche in Colossesi quando Paolo di Tarso manda anche i saluti di Gesù Giusto da Roma. In Leggenda Aurea in San Pietro, il vescovo Jacopo Da Varagine ci informa che secondo le testimonianze di Lino e Leone, Pietro prima di essere crocifisso incontrò a Roma, nel luogo dove si eleva la chiesa di S. Maria ad Passus, Gesù.
Perché nascondere ai credenti il sangue imperiale romano di Gesù e che fu addirittura a Roma ?
Il motivo è semplice, Gesù era antigiudeo e questa scomoda verità poteva rompere il patto di non belligeranza tra ebrei che avevano creato il dio della Bibbia Yahweh dal dio egizio Aton e i cristiani che avevano creato dalla finta resurrezione di Gesù il Cristo re redentore. Nel libro Cristo il Romano portiamo le prove di come egli morì nel 68 d.C. crocifisso dai Giudei come riportato da G. Flavio in Guerra Giudaica in russo antico:
E oltre a queste iscrizioni ve n’era una quarta, negli stessi caratteri, la quale menzionava Gesù come re, che non aveva regnato, crocifisso dai Giudei perché preannunciava la distruzione della città e la desolazione del tempio3.
Nel passo russo antico di Guerra giudaica, viene imputata ai Giudei la crocifissione materiale di Gesù; nel testo greco leggiamo invece:
In breve li presero e li uccisero; poi, accalcandosi presso i loro cadaveri, beffeggiavano Anano per il suo amor di patria e Gesù per il suo discorso dalle mura. Giunsero a tal punto di empietà, da gettarli via insepolti, mentre i giudei si danno tanta cura di seppellire i morti, che finanche i condannati alla crocifissione vengono deposti e sepolti prima del calar del sole. Non credo di sbagliare dicendo che la morte di Anano segnò l’inizio della distruzione della città, e che le sue mura caddero e lo stato dei giudei andò in rovina a cominciare dal giorno in cui essi videro scannato in mezzo alla città il loro sommo sacerdote e il capo della loro salvezza4.
Perché parlare del fatto che i Giudei seppellivano anche le persone uccise per crocifissione in questo frangente e nel passo di Guerra Giudaica russa si dice che furono i Giudei a crocifiggerlo? Sappiamo che Giudei e Idumei accusarono Gesù di aver chiamato i romani in loro soccorso e T. Flavio Giuseppe ci fa sapere che Anania chiamò effettivamente Vespasiano, sappiamo inoltre che Gesù era romano e che i Giudei lo sapessero è scontato; quindi la loro vendetta su Gesù fu quella di applicare su di lui una pratica romana come la crocifissione per cercare di denigrarlo e deriderlo, ma il testo in greco fu modificato per evitargli almeno l’onta della crocifissione da parte dei Giudei.
Il ricercatore universitario Andrea Di Lenardo uscirà con il secondo volume di Cristo il Romano in estate con nuove prove e la vera genealogia di Gesù che svelerà definitivamente il vero Santo Graal.
By Alessandro De Angelis scrittore, ricercatore di storia delle religioni e di cristianesimo primitivo
1si ringrazia hard rain per questa osservazione: http://cristianesimoprimitivo.forumfree.it/?t=58055148.
2historiae adversus paganos vii 6, 15-16.
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