I MANDEI erano i seguaci del Re LUCE, chi erano ?
Nel XVII secolo (era volgare) i missionari gesuiti che tornavano dalla regione attorno ai fiumi Eufrate e Tigri, nell’odierno Iraq, raccontarono dell’esistenza di una setta definendola “Cristiani di San Giovanni”. Nonostante vivessero tra i musulmani e fossero circondati dagli arabi, aderivano a una forma di cristianesimo in cui era centrale la figura di Giovanni il battista.
I loro riti si imperniavano sul battesimo, non solo come cerimonia per accogliere un nuovo membro nella congregazione, ma come momento significativo in tutti i riti.(1)
I “Cristiani di San Giovanni” venerano San Giovanni il Battista, ma non possono essere definiti «cristiani».
Ritengono infatti che Gesù fosse un falso profeta, un millantatore che ingannò deliberatamente il suo popolo.
Tuttavia assunsero questo nome per difendersi dalla continua minaccia di giudei, musulmani e cristiani.
Come recitano le parole del loro libro sacro, il “Ginza”: “Quando Gesù vi opprime, dite: “Noi apparteniamo a te”. Ma non sia così nei vostri cuori, non negate la voce del vostro Maestro, l’alto Re della Luce, perché al falso Messia non è stato rivelato il mistero”.(2)
Oggi questa comunità è presente nel Sud dell’Iraq e nel Sud-Ovest dell’Iran, identificata con il nome di Mandei.
È un gruppo profondamente religioso e pacifico, la cui fede proibisce la guerra e lo spargimento di sangue.
I suoi membri vivono soprattutto in villaggi e comunità, ma molti lavorano nelle grandi città come orafi e argentieri. Hanno una propria lingua e scrittura, entrambe derivate dall’aramaico, la lingua parlata da Gesù il nazareno e Giovanni il battista.
Nel 1978 ammontavano a poco meno di 15.000 persone, ma dopo la persecuzione ordinata da Saddam Hussein dopo la Guerra del Golfo possono essersi quasi estinti; la situazione politica in Iraq rende impossibile una stima attendibile.(3)
“Mandei” significa letteralmente «gnostici» (dall’aramaico “manda”, gnosis) ed è termine che si riferisce propriamente solo ai laici, anche se viene spesso applicato a tutta la comunità. I sacerdoti sono chiamati “nazorei”.
Fino al 1880 nessuno aveva studiato seriamente i mandei: gli studi più approfonditi sono ancora oggi quelli compiuti da Ethel Stevens (più tardi sposata Drower) negli anni immediatamente precedenti la seconda guerra mondiale.
Vincendo la loro motivata riservatezza e diffidenza, la Drower riuscì a farsi esporre i punti fondamentali delle loro dottrine, i fatti più importanti della loro storia e a prendere visione dei papiri segreti contenenti i loro testi sacri.
Raccolse anche una documentazione fotografica dei loro riti e copie dei libri sacri. (Nel XIX secolo studiosi tedeschi e francesi avevano cercato inutilmente di rompere quel muro di segretezza.) Ma è certo che molti segreti dei mandei restano tuttora tali per gli estranei.
I mandei hanno molti testi sacri, il più importante dei quali è il “Ginza” (Tesoro), chiamato anche Libro di Adamo.
Altri testi significativi sono il “Sidra d’Yahia” o “Libro di Giovanni” (a volte anche “Libro dei re”) e lo “Hawan Gawaita”, che è una storia della setta. Il “Ginza” risale almeno al VII secolo d.C., mentre il “Libro di Giovanni” sembra sia stato compilato successivamente. In quest’ultimo testo Giovanni Battista è identificato con due nomi: “Yohanna” (cioè mandeano) e “Yahia”, il nome arabo con cui appare nel Corano. L’uso frequente del nome arabo indicherebbe che il libro fu scritto dopo la conquista musulmana della regione attorno alla metà del VII secolo, ma contiene anche brani più antichi.
La questione importante è quanto antichi siano.
Di solito si pensava che i mandei avessero scritto il “Libro di Giovanni”, e descritto il Battista come profeta, per evitare la persecuzione musulmana, che tollerava, ossia non giudicava pagani, solo i popoli che aderissero a una religione implicante un libro sacro e un profeta.
Tuttavia i mandei appaiono nel Corano sotto il nome di “sabei“, il che significa che erano noti anche prima del VII secolo. Nel XIV secolo comunque furono quasi annientati dai dominatori islamici. La regione in cui i mandei abitano oggi è l’ultima tappa di un lungo esilio, costantemente segnato da persecuzioni. Le loro leggende, e gli studi moderni, mostrano che venivano dalla Palestina, da cui furono esiliati nel I secolo d.C. Nel corso dei secoli successivi si spostarono verso est e verso sud.
Oggi restano solo pochi rappresentanti di una religione che fu molto diffusa.
La religione dei mandei è, francamente, un confuso guazzabuglio; nel loro impianto teologico sono mescolati elementi di giudaismo vetero-testamentario; di gnosticismo eretico, di cristianesimo e di credenze iraniane dualistiche.
È difficile accertare quali fossero le loro originali convinzioni, anche perche gli stessi mandei sembrano averle dimenticate.
Tuttavia analisi minuziose hanno permesso agli studiosi di formulare alcune ipotesi, interessanti soprattutto per quanto riguarda la figura di Giovanni il battista.
I mandei rappresentano la sola religione gnostica sopravvissuta nel mondo: le loro idee sull’Universo, la creazione e gli dei sono chiaramente gnostiche. Essi credono in una gerarchia di dei e semidei, maschi e femmine, con una netta divisione tra gli spiriti della luce e quelli delle tenebre.
L’essere supremo, creatore dell’Universo e delle divinità minori, ha vari nomi, che si possono tradurre come “Vita”, “Mente” o “Re della Luce”. Egli creò cinque “esseri della luce” che automaticamente originarono cinque opposti esseri delle tenebre.
(La sottolineatura sulla luce è tipicamente gnostica: praticamente ogni pagina del Pistis Sophia usa questa metafora. Per gli gnostici “essere illuminati “significa” entrare nel mondo della luce=conoscenza.)
Come negli altri sistemi gnostici, questi semidei crearono e governano l’universo materiale e la terra. Anche il genere umano fu creato da un semidio che, a seconda delle varie versioni del mito, prende il nome di Hiwel Ziwa o Ptahil. I primi uomini fisici furono Adamo ed Eva, Adam Paghia e Hawa Paghia, con degli opposti “occulti” in Adam Kasya e Hawa Kasya.
I mandei credono di essere discesi da due genitori delle coppie opposte: Adam Paghia e Hawa Kasya.
L’equivalente più simile al demonio è la dea Ruha, che governa il regno delle tenebre, ma è anche considerata come lo Spirito Santo. La sottolineatura sull’esistenza di forze uguali e opposte del bene e del male, maschili e femminili, tipicamente gnostica, è esemplificata nelle parole: “la terra è come una donna e il cielo come un uomo, perche esso rende la terra feconda” (4)
Una dea importante, a cui sono rivolte molte preghiere nei libri dei mandei, è Libat, che è stata identificata con Ishtar.
Per i mandei il celibato è un peccato, e gli uomini che muoiono senza aver contratto matrimonio sono condannati alla reincarnazione. Tranne che in questo caso, i mandei non credono nel ciclo della rinascita: alla morte l’anima ritorna al mondo della luce da cui era venuta, ed è aiutata nel suo cammino con preghiere e cerimonie che ricordano gli antichi riti funebri egizi.
La religione permea ogni aspetto della vita quotidiana dei mandei, ma il sacramento chiave è il battesimo, che caratterizza anche i matrimoni e i funerali. I battesimi si compiono per immersione completa in piscine appositamente costruite e collegate a un fiume chiamato “Giordano”. Il rituale comporta una serie di strette di mano tra sacerdoti e battezzati. Il giorno sacro è la domenica.
Le comunità sono rette da sacerdoti, che prendono anche il titolo di “re” (malka), ma alcuni compiti religiosi possono essere svolti anche dai laici. Il sacerdozio è ereditario e prevede tre gradi: sacerdoti ordinari, chiamati “discepoli” (tarmide), vescovi, e un “capo del popolo”. Da più di un secolo nessuno è stato ritenuto degno di ricoprire questo ruolo.
I mandei considerano il Battista come uno dei più importanti capi della loro setta, ma affermano di esistere da molto tempo prima del Battista. Inoltre, sostengono di aver lasciato la Palestina nel I secolo d.C., provenendo da una regione montagnosa che chiamano Tura d’Madau, non ancora localizzata dagli studiosi.
Nel XVII secolo, quando i gesuiti ne scoprirono l’esistenza, si pensò che i mandei fossero discendenti dei giudei che Giovanni aveva battezzato, ma oggi si ritiene possibile che le loro origini siano molto più antiche.
Essi conservano tracce della loro vita nella Palestina del I secolo: la scrittura è simile a quella della Nabatea, il regno arabo che confinava con la Perea, dove predicava Giovanni Battista.(5)
Indizi contenuti nell’ “Hawan Gawaita” inducono a ritenere che lasciarono la Palestina nel 37 d.C., quasi al tempo della crocifissione, ma non ne chiariscono i motivi (6). È possibile che siano stati indotti a fuggire dai seguaci di Gesù ?
Fino a tempi recenti si pensava che i mandei venissero da una setta ebraica scissionista, ma ora è riconosciuto che non hanno radici giudaiche. Infatti, anche se i loro scritti comprendono i nomi di alcuni personaggi del Vecchio Testamento, non conoscono le tradizioni ebraiche e il loro giorno sacro non cade di sabato.
Tutto ciò indica che probabilmente sono vissuti vicino ai giudei, ma non facevano parte di essi.(7)
Gli studiosi hanno sempre considerato strana l’insistenza con cui i mandei affermano di provenire dall’Egitto.
Come dice la Drower, si considerano “correligionari” degli antichi egizi e uno dei loro testi afferma: “il popolo d’Egitto aveva la nostra religione”.(8) Inoltre sostengono che la loro religione è nata, nella misteriosa regione montana ricordata come Tura d’Madai, da un popolo venuto dall’Egitto. Il nome del semidio che governa il mondo, Ptahil, è molto simile a quello del dio egizio Ptah, e le cerimonie funebri sembrano effettivamente quelle degli antichi egizi.
Dopo l’abbandono della Palestina i mandei vissero nelle terre dei parti e in Persia sotto il governo dei Sassanidi, ma si stabilirono anche nella città di Harran che, come vedremo, ha particolare rilevanza in questa ricerca.
I mandei non hanno mai affermato che Giovanni Battista fosse il loro fondatore o che avesse istituito il battesimo.
Ne lo considerano superiore a un qualunque capo della loro setta, un “nasurai” (adepto).
Affermano che anche Gesù era un “nasurai”, ma divenne “un ribelle eretico che portò gli uomini fuori dalla retta via e tradì le dottrine segrete [ …]” (9)
Il “Libro di Giovanni” racconta la storia di Giovanni e di Gesù. La nascita di Giovanni è annunciata in sogno e indicata dall’apparizione di una stella che rimane sospesa sopra Enishbai (Elisabetta).
Il padre di Giovanni è Zakhria (Zaccaria), anziano e senza figli, come nel racconto del Vangelo.
Dopo la nascita del bambino i giudei complottano contro di lui, per cui viene nascosto da Anosh (Enoch) su una montagna sacra, dalla quale ritorna all’eta’ di ventidue anni.
Egli diventa il capo dei mandei e, significativamente, è presentato come un guaritore.
Giovanni è chiamato “pescatore di anime” e “buon pastore”, appellativi che, come abbiamo visto, sono stati riferiti sia a Iside sia a Maria Maddalena (11), oltre che a Gesù, Simon Pietro e a molte antiche divinità mediterranee, tra cui Tammuz e Osiride.
Il “Libro di Giovanni” riporta anche una lamentazione del Battista per una pecora perduta: si era impantanata nel fango per aver adorato Gesù.
Secondo la leggenda Giovanni sposa Anhar, ma la donna non svolge un ruolo importante. Invece, stranamente, non compaiono notizie sulla sua morte, salvo un’immagine suggestiva nel “Libro di Giovanni” in cui, dopo una morte serena, la sua anima viene portata via dal dio Manda-t-Haiy nella forma di un bambino; ma questa sembra essere piuttosto una poetica prefigurazione di ciò che i mandei pensavano dovesse accadere al Battista.
Gli scritti dei mandei su Giovanni non furono mai considerati storicamente attendibili, ma è comunque sconcertante che essi ignorassero il suo martirio. È però anche possibile che l’episodio svolga un ruolo centrale nei loro misteri segreti.
Nel “Libro di Giovanni” è descritta anche la figura di Gesù, sia con il nome “Yeshu Messiah”, sia come “Messiah Paulis” (probabilmente da una parola persiana che significa «imbroglione» ) e qualche volta come “Cristo il romano”.
Anche se il testo è piuttosto oscuro, fa la sua comparsa nella storia mentre studia per diventare discepolo di Giovanni: Gesù non era un membro della setta, ma un esterno. Quando si presenta sulle rive del Giordano e chiede il battesimo, Giovanni non è convinto che ne sia degno e glielo rifiuta, ma Gesù riesce a persuaderlo. Mentre Gesù viene battezzato, Ruha, la dea degli inferi, appare in forma di colomba e traccia una croce di luce sul Giordano.
Dopo essere diventato discepolo di Giovanni, in modo simile a quanto raccontato dai cristiani a proposito di Simon Mago, Gesù, come dice Kurt Rudolph, “travisa la parola di Giovanni, cambia il battesimo del Giordano e diventa sapiente attraverso la sapienza di Giovanni”.(12)
L’ “Hawan Gawaita” denuncia Gesù con queste parole: “Egli travisò le parole della luce e le cambiò in tenebre, convertì coloro che erano miei e alterò tutti i culti”.(13)
Il Ginza dice: “Non credere [a Gesù], perche pratica la stregoneria e l’inganno”.(14)
I mandei, nella loro confusa cronologia, attendono con ansia l’avvento di una figura chiamata Anosh-Uthra (Enoch) che “accuserà Cristo il romano, il mentitore, figlio di una donna che non è dalla luce” e “smaschererà Cristo il romano come mentitore; egli sarà legato dalle mani dei giudei, i suoi devoti lo legheranno e il suo corpo sarà trucidato”.(15)
Un’altra leggenda racconta di una donna chiamata Minai (Miriam o Maria), figlia di “coloro che governano Gerusalemme”, che fugge con il suo amante, mentre la famiglia cerca disperatamente di farla tornare (ma prima è chiamata, in modo colorito, “cagna in calore” e “debosciata” ). La donna va a vivere con il marito alla foce dell’Eufrate, dove fonda la comunità dei mandei di cui diventa una profetessa, sedendo su un trono e leggendo brani tratti dal “Libro della verità”.
Se, come sembra molto probabile, la storia è un’allegoria dei viaggi e delle persecuzioni della setta, indicherebbe che una fazione ebraica si era unita a un gruppo non ebraico, dando origine ai mandei.
Tuttavia il nome Miriai, il fatto che sia presentata come una “prostituta” e che divento profetessa dopo aver lasciato la sua terra, ricordano la storia della Maddalena. che si reco’ in Francia. In ogni caso, è interessante che i mandei si rappresentino simbolicamente con una donna.(16)
I mandei possono sembrare solo una curiosità antropologica, un popolo scomparso che si è congelato nel tempo e ha acquisito alcune bizzarre credenze nel corso dei secoli. Ma i loro testi sacri presentano delle somiglianze con altri antichi testi interessanti per la nostra ricerca.
I papiri sacri dei mandei sono illustrati con figure di divinità molto simili a quelle presenti sui papiri magici greci ed egizi studiati da Morton Smith.(17)
Sono stati fatti confronti tra le dottrine dei mandei e quelle dei manichei, i seguaci del maestro gnostico Mani (circa 216-276); in effetti, si pensa che la setta del Mughtasilah, a cui apparteneva il padre di Mani e in cui Mani crebbe, coincidesse con i mandei. E le sue dottrine esercitarono una forte influenza sulle sette gnostiche europee, anche sui catari.
G.R.S. Mead ha sottolineato le forti somiglianze che si riscontrano tra i testi sacri dei mandei e il “Pistis Sophia”.
Egli considera una sezione del “Libro di Giovanni” intitolata “Tesoro d’Amore” come «eco di una fase precedente» di quell’opera.(19) Ci sono somiglianze anche con parecchi documenti di Nag Hammadi legati ai “movimenti battesimali del tempo e con alcuni dei papiri del Mar Morto.(20)
Un’altra interessante considerazione riguarda Harran,centro della Mesopotamia in cui vissero per qualche tempo i mandei. Fino al X secolo Harran fu la sede della setta dei sabei, un gruppo importante nella storia dell’esoterismo.(21)
I suoi membri erano ermetisti ed eredi dell’ermetismo egizio, estremamente influenti sulle sette mistiche musulmane come i Sufi, che sembrano avere a loro volta influito sulla cultura del Sud della Francia nel Medio Evo, per esempio sui Templari.
Come dice Jack Lindsay ne “Le origini dell’alchimia nell’ Egitto greco-romano”: “Uno strano insieme di credenze ermetiche, molte delle quali legate all’alchimia, persisteva tra i sabei di Harran, in Mesopotamia. Essi sopravvissero come una setta pagana all’interno dell’lslam [. ..] per almeno due secoli” (22)
I mandei sono ancora chiamati sabei (o subba) dai musulmani contemporanei, per cui si possono identificare con i filosofi di Harran. Si può pensare che, oltre all’ermetismo, abbiano lasciato in eredità ai Templari anche il culto per Giovanni il Battista e, forse, i loro segreti ? Kurt Rudolph, probabilmente il maggior esperto contemporaneo della cultura dei mandei, sottolinea i legami tra i loro scritti e il quarto Vangelo:
“I più antichi elementi di letteratura mandaica hanno conservato per noi una testimonianza dall’ambiente orientale del cristianesimo e che può essere utilizzata nell’interpretazione di certi testi del Nuovo Testamento (in particolare il corpo giovanneo”.(23)
Abbiamo già visto che molti studiosi del XX secolo pensano che parti del Vangelo di Giovanni, in particolare il prologo, siano state “prese” dagli scritti dei seguaci di Giovanni Battista. Secondo alcuni di loro questi testi avevano un’origine comune: i libri sacri dei mandei. All’inizio del 1926 H.H. Schaeder suggerì che il prologo del Vangelo di Giovanni fosse “un inno dei mandei assorbito dai circoli del Battista”. (24)
Un altro studioso, E. Schweizer , ha confrontato il discorso sul Buon Pastore nel Vangelo di Giovanni e la sezione del Buon Pastore nel “Libro di Giovanni concludendo che vengono dalla stessa fonte.(25)
Secondo Rudolf Bultmann i mandei contemporanei sono i discendenti dei seguaci del Battista. Ci sono motivi convincenti per pensare che i mandei siano semplicemente un ramo della “Chesa giovannita”, ma è importante riferire anche il pensiero di W. Schmithals:
“Da una parte il Vangelo di Giovanni manifesta stretti contatti con la concezione gnostica del mondo. La fonte dei discorsi, che Giovanni incorpora o a cui aderisce, è di matrice gnostica. Sono molto rilevanti le somiglianze con gli scritti dei mandei, le cui più antiche tradizioni risalgono al tempo del cristianesimo primitivo”.(26)
Si è pensato che anche il materiale apocalittico contenuto nel Q,la fonte dei sinottici, venga dal “Ginza” dei mandei.(27)
In modo analogo è stato suggerito che il sacramento cristiano del Battesimo derivi dai riti mandeici.(28)
Le implicazioni di queste ipotesi sono sconvolgenti. È possibile che i Vangeli, così importanti per i cristiani, non riguardino Gesù ma il suo acerrimo rivale Giovanni il Battista ? Le notizie più antiche sui mandei risalgono al 792, quando il teologo siriano Theodore bar Konai , citando dal Ginza, afferma esplicitamente che essi sono derivati dai seguaci di Dositeo (29) che, come abbiamo visto, erano una setta eretica fondata da uno dei primi discepoli di Giovanni.
Abbiamo già ricordato che Gesù era chiamato “nazoreo”, un termine che indicava gli appartenenti a un gruppo di sette della Samaria e della Galilea che esistevano prima della nascita di Gesù e si proclamavano custodi della vera religione di Israele. Facendo riferimento al fatto che anche i mandei chiamano i loro adepti “nasurai”, Hugh Schonfield afferma:
“C’è un buon motivo per credere che gli eredi di questi nazorei […] siano gli attuali […] mandei della regione a sud dell’Eufrate”.(30)
Il grande biblista inglese C.H. Dodds concludeva che i nazorei erano la setta a cui apparteneva Giovanni il Battista o, più correttamente, la setta che egli guidava; Gesù veniva indicato con quell’appellativo perché era stato un discepolo di Giovanni.(31) Forse i mandei non sono presenti solo in Iraq e in Iran, ma hanno rappresentanti in un’altra setta segreta, i nusairiyeh o nosairi (a volte chiamati alawites, dal monte su cui vivono), che esiste ancora nell’attuale Siria.
I membri di questa setta sono apparentemente islamici, ma sembra che si tratti di un paravento per proteggersi dalla persecuzione e che abbiano mantenuto una “religione occulta” simile a una forma di cristianesimo.
Walter Birks è uno dei pochi europei che hanno cercato di studiare i nosairie ne dà notizia nel libro, scritto assieme a R.A. Gilbert, “The Treasure of Montségur.(32) Il suo resoconto è molto cauto, visto che mantiene segrete le sue fonti, ma da ciò che dice gli insegnamenti segreti dei nosairi sembrerebbero molto simili alle dottrine gnostiche dei mandei.
Durante la seconda guerra mondiale Birks era stato in Siria ed era diventato amico di alcuni sacerdoti della setta.
Avendo notato che in certi loro rituali si usava un “sacro calice”, aveva accennato ai catari e avanzato ipotesi sulla natura del Graal. Un sacerdote gli aveva confidato “il più grande segreto” della loro religione: “Il Graal di cui voi parlate è un simbolo della dottrina che Cristo insegnò all’amato Giovanni. Noi lo custodiamo ancora”.(33)
Le tradizioni dei mandei confermerebbero molte delle ipotesi che abbiamo discusso nei capitoli precedenti.
Per esempio: Gesù era stato un discepolo di Giovanni Battista, da cui si staccò creando un proprio movimento; Giovanni Battista era molto popolare e aveva un largo seguito, una vera e propria “Chiesa” che sopravvisse alla sua morte; i seguaci di Giovanni raccontarono episodi della sua vita che vennero modificati e inseriti nei Vangeli.
Non può poi essere sottovalutato che i mandei colleghino la strage degli innocenti a Giovanni, di cui Erode temeva che fosse il vero “re di Israele”.
Due discepoli di Giovanni, Simon Mago e Dositeo. avevano fondato sette gnostiche, influenti ad Alessandria e giudicate eretiche dalla Chiesa cristiana primitiva. Inoltre, se gli elementi gnostici del Vangelo di Giovanni derivano dagli scritti dei seguaci di Giovanni e i mandei, presunti eredi della “Chiesa di Giovanni”, sono gnostici, si potrebbe concludere che Giovanni Battista stesso fosse gnostico. In questo quadro si giustificherebbero anche le affinità tra gli scritti dei mandei, quelli di Simon Mago, il Vangelo di Giovanni e i testi gnostici copti, soprattutto il Pistis Sophia, che si è rivelato importante nella nostra ricerca su Maria Maddalena.(34)
Le sette collegate a Giovanni Battista (mandei, simoniaci e seguaci di Dositeo) erano tutte originarie della Palestina (due di esse dell’eretica Samaria), ma non seguivano la religione ebraica. Perciò si può dedurre che anche Giovanni non fosse di religione ebraica. Inoltre, anche se lo gnosticismo trae spunti da diverse culture, particolarmente da quella persiana, è dominante l’influenza della religione dell’antico Egitto. Come abbiamo visto, non solo molti insegnamenti e azioni di Gesù richiamano dei culti egizi, ma i mandei stessi affermano che i loro antenati provenivano dall’Egitto.
Nonostante i testi dei mandei siano spesso oscuri, molte delle loro affermazioni sono state confermate dagli studiosi contemporanei. Per esempio il fatto che i mandei ebbero origine sì in Palestina, ma che i loro antenati provenivano dall’antico Egitto: non erano giudei, ma vivevano vicino ai giudei.
La loro setta, quella dei nazorei, ebbe in Giovanni Battista un capo, ma era stata fondata molto tempo prima: i seguaci lo onorano, ma lo considerano solo una guida storica e un profeta. Essi furono perseguitati, prima dai giudei e poi dai cristiani, e furono cacciati dalla Palestina, sempre più a est verso i territori in cui vivono oggi.
In accordo con il Talmud ebraico, i mandei ritengono che Gesù fosse un imbroglione e uno stregone demoniaco, lo accusano di aver “portato fuori dalla retta via” i giudei e sostengono che venne condannato a morte come occultista.
Le sette collegate con Giovanni il Battista, prese nel loro complesso, costituivano un grande movimento.
I mandei, i simoniaci, i seguaci di Dositeo e forse anche i Templari furono perseguitati dalla Chiesa cattolica.
Un piccolo gruppo di mandei rimase in Iraq, ma da qualche parte, anche nella stessa Europa, i “giovanniti” continuarono a esistere in segreto.
Nei circoli occultisti europei si diceva che i Templari avessero tratto le loro conoscenze dai “giovanniti orientali”.
Altri movimenti segreti esoterici, come la Massoneria e in particolare quelle diramazioni di essa che si proclamano discendenti direttamente dai Templari e dai Riti egiziani, nonché il Priorato di Sion, hanno sempre venerato Giovanni il Battista.
Inoltre, se il Vangelo di Giovanni contiene molte parti di documenti scritti dai seguaci di Giovanni Battista, si spiegherebbe non solo l’interesse che i “giovanniti” hanno sempre mostrato per questo Vangelo, ma anche la confusione, probabilmente deliberata, tra Giovanni Evangelista e Giovanni il Battista.
Non ci sono prove dell’esistenza di un movimento di “giovanniti” orientali fondato da Giovanni l’Evangelista, mentre si accumulano prove che confermano l’esistenza di una “Chiesa” ispirata da Giovanni il Battista, i cui eredi contemporanei sarebbero i mandei e forse i nosayri. Indubbiamente i mandei, oggi ridotti a uno sparuto gruppo in Iraq e in Iran, ebbero origine in Medio Oriente ed è probabile che, al tempo delle crociate, siano venuti a contatto con i Templari.
Ma resta difficile capire perche i mandei siano tuttora così ferocemente ostili nei confronti di Gesù. Che cosa poteva aver fatto per meritare tanto odio, nonostante i secoli passati ?
Riferimenti bibliografici
Capitolo 15. I seguaci del Re della Luce
1. La letteratura più ampia sui mandei è in lingua tedesca. Cfr .la Bibliografia per le opere in lingua inglese.
L ‘opera recente più accessibile sull’argomento è: Rudolph, Mandaeism.
2. Kurt Rudolph, “Mandean Sources», in Foester (a cura di), Gnosis, voI. 2.
La Drower, in The Mandean.~ of Iraq and Iran (p. 14), ovviamente attenta alla sensibilità dei lettori inglesi, fa divenire le parole di apertura semplicemente: «Quando siete oppressi (…»>
3. Abbiamo tentato di capire la situazione attuale dei mandei attraverso la nostra amica Dominique Hyde. della Scuola di Studi mediorientali dell’Università di Londra, essendo allo stato politico attuale dell’Iraq impossibile avere qualche informazione sui mandei.
4.Drowe1,p.I00. –
5. Rudolph, Mandeai.sm, p. 3.
6. Schonfield, The Pentecost Revolution, p. 284. ..
7. Yamauchi, pp. 135-140.
8. Drower, p. 264.
9. lbid., p. 3.
10. In traduzione inglese sono disponibili solo estratti dal Sidro d’Yahia, in G.R.S. Mead. The Gnostic John the Baptizer: Selections from the Mandean John-Book. I testi proposti sono basati sulla traduzione tedesca di M. Lidzbarski, Das Johannesbuch der Mandiier (2 volumi, Gieben, 1905 e 1915).
11. In un inno manicheo del IV secolo (cfr. Haskinshp. 52.
12. Rudolph, “Mandean Sources», p. 398.
13. Citato in Drower, p. 9.
14. Citato in Rudolph, p. 299.
1.5. Citato in ibid., p. 300.
16. Sezioni 33-35 di Sidra d’Yahia.
17. Cfr. illustrazione IV in Rudolph, Mandaeism.
18. Drower,p. 3; Yamallchi,p. 80.
19. Mead. The Gnostic John 1he Baptizer, p. 16.
20. Gaster, The Dead Sea Scrip1ures, pp. 21-22.
21. Cfr. Man. Myth and Magic, n. 43, p. 1213; Riffard, Dictionnaire dell’esoterisme, pp. 154 e 294.
22.Lindsay,p.I72.
23. Rudolph, «Mandean Sources”, p. 126.
24. Yamauchi, p. 24.
25. Ibid., p. 126.
26. Citato in ibid., p. 30.
27. Ibid.,p.35.
28. Ibl .,p. 176 .,;
29. Rudolph, Mandaeism, p. 3. ~
30. Schonfield, The Passover Plot, p. 208. c
31. Yamauchi,p.29.;f
32. Walter N. Birks, «A Personal Reminiscence” (epilogo a Birks e Gilbert, The Treasure of Montsegur).
33. Ibid., p. 154.
34. Sulle affinità tra i testi dei mandei, il manicheismo, il Pistis Sophia (e altri testi di Nag Hammadi) e le dottrine di Simon Mago, cfr. Mead, The Gnostic John the Baptizer e Simon. Magus, Yamauchi , Pre-Christian Gnosticism e The Secret Books of the Egyptian Gnostics.
By Beppe – il13moapostolo@eGroups.com