LIBRO dei SEGRETI di ENOCH – Libro di Enoch
Il Libro di Enoch è un testo apocrifo di origine giudaica la cui redazione definitiva risale al I secolo a.C., pervenuto ad oggi integralmente in una versione in lingua ge’ez (antica lingua dell’Etiopia), da cui il nome Enoch etiopico.
A lungo osteggiato dai sacerdoti ebraici e dai vescovi cristiani, il manoscritto ci è pervenuto integralmente in una versione in lingua ge’ez, ossia in un’antica lingua etiope. Secondo alcuni interpreti, il Libro di Enoch sarebbe stato condannato dalla religione ufficiale perché i messaggi in esso contenuti avrebbero potuto contraddire dogmi del monoteismo e dell’etica giudaico-cristiana.
In esso si narra che al patriarca antidiluviano Enoch, secondo la Genesi bisnonno di Noè, la tradizione ebraico-cristiana ha riferito tre distinti testi, nessuno dei quali accolto negli attuali canoni biblici ebraico o cristiano (fa eccezione 1 Enoch, accolto nella Bibbia della Chiesa Copta), furono date delle informazioni riguardanti la Terra e la sua genesi, primordiale, sul come fu “colonizzata” da questi esseri, extratterestri, gli angeli, pare “decaduti”, ribelli al loro capo “Dio“= il comandante degli Elohim.
Gli Elohim biblici non erano Dio e tanto meno un essere unico, ma una pluralità di individui in carne e ossa; una molteplicità chiaramente e inequivocabilmente evidenziata in numerosissimi passi nell’Antico Testamento (Esodo 3,12 e segg.; Esodo 15,3 e segg.; Esodo 18,11 e segg.; Deuteronomio 6,14 e segg.; Deuteronomio 13,7 e segg.;. Deuteronomio 32,17 e segg.; Geremia 7,18). Avevano addirittura degli accampamenti nelle zone di confine che presidiavano con le loro schiere (Genesi 32,1 e segg.). Godevano di una vita molto lunga, ma erano mortali (Salmo 82). Erano sul nostro pianeta per conseguire obiettivi molto concreti: ricavarne materiali necessari al loro sviluppo tecnologico e forse anche alla sopravvivenza della loro civiltà nel pianeta di origine.
Forse alcuni di loro intesero rimanere sulla Terra anche in via permanente, o furono costretti a farlo.
Viaggiavano su macchine volanti definite ruach, kavod, merkavah, keruvim, alle quali sono state dedicate attente e particolareggiate analisi in numerosi capitoli dei libri citati.
Il Libro di Enoch è il più antico scritto apocalittico conosciuto. Nei secoli successivi alla sua redazione, fu tenuto in grande considerazione, ma col tempo cadde nel dimenticatoio, fino a scomparire completamente verso il nono secolo. Nel 1773, due manoscritti etiopici di questo testo furono scoperti in Abissinia. Il Libro di Enoch fu anche “riscoperto”, in tempi a noi più prossimi, nel secolo scorso tra i rotoli del Mar Morto nelle grotte di Qumran.
Secondo la Genesi, Enoch “camminò con Dio e non fu più perché Dio l’aveva preso” (Gen. 5, 24). Questo camminare con Dio fu interpretato come un riferimento a speciali rivelazioni che gli erano state fatte e questo – insieme alla sua misteriosa scomparsa – aumentò la sua popolarità fra gli scrittori apocalittici. Il Libro di Enoch influenzò più tardi gli apocrifi giudaici e lasciò tracce nel Nuovo Testamento e nelle opere dei primi Padri. Esso ci fornisce tuttora importanti elementi di comprensione circa la teoria dell’Origine del Male e dell’Alleanza (cfr. L’Alleanza Cosmica di Robert Murray).
In due punti di quella parte di I Enoch chiamata Similitudini leggiamo di un “Grande Giuramento” che vincola le forze della Creazione. A prima vista, questa sembra essere un’idea così bizzarra da non poter avere alcuna relazione con il cristianesimo dei nostri tempi. Tuttavia, quando questa idea dell’“Alleanza Cosmica” viene analizzata, dimostra di essere uno degli aspetti più significativi della teologia di Enoch, vicinissima a molte delle tesi sostenute oggi dagli ecologisti. Essa consente di guardare la Creazione con occhi totalmente nuovi. Sebbene i primi cristiani abbiano conosciuto e utilizzato I Enoch, questo aspetto della sua teologia si è perso, insieme a molte altre cose.
Il primo libro di Enoc è un apocrifo dell’Antico Testamento, non compreso nella Bibbia Ebraica, non fa parte della Bibbia in greco detta dei LXX (Septuaginta) e non è parte, almeno oggi, neppure della Bibbia cristiana. Gli storici ebrei Giuseppe Flavio e Filone di Alessandria non lo citano tra i libri canonici dell’ebraismo nel I secolo d.C., anche se sappiamo che in passato fu spesso utilizzato nel mondo ebraico e persino dai primi padri della Chiesa cristiana, vi sono infatti alcune similitudini tra passi e modi di dire caratteristici del Nuovo Testamento e questo libro. In epoca medievale se ne sono perse misteriosamente le tracce ad eccezione di qualche rarissima citazione, come quelle di Sincello e di Cedreno del IX secolo esso non venne più utilizzato, ed 1 Enoc è rimasto un testo sconosciuto e misterioso fino al ‘700. La tradizione vuole il patriarca Enoc autore di ben trecentosessantasei libri. I più famosi sono il primo libro di Enoc, il secondo libro di Enoc (detto anche libro dei segreti di Enoc) ed il terzo libro di Enoc (o Apocalisse di Enoc). Secondo gli storici questi libri non conterrebbero realmente parole attribuibili direttamente all’antico patriarca biblico descritto nella Genesi perché egli sarebbe teoricamente vissuto alcune migliaia di anni prima che apparissero i libri a lui attribuiti. Per questo 1 Enoc è anche definito pseudoepigrafo, ovvero uno scritto attribuito ad un antico patriarca con un artificio letterario per conferire al contenuto un’aurea di autenticità ed autorevolezza. Enoc significa in ebraico “l’iniziato”. Secondo il libro della Genesi Enoc è un discendente di Set, il terzo figlio di Adamo ed Eva nato dopo l’assassinio di Abele. Non deve essere confuso con il figlio di Caino, anch’egli di nome Enoc.
Del primo libro di Enoc a un certo punto si persero le tracce, fino a quando nel 1773 l’archeologo scozzese James Bruce ritrovò in Abissinia la versione completa, tuttora l’unica esistente, di tutti i 108 capitoli del libro, scritta in ge’ez, un linguaggio etiopico. Per questa ragione 1 Enoc è anche detto “Enoc etiopico”. Nel 1821 Richard Laurence completò la prima traduzione in inglese del libro dal ge’ez. Quella etiopica, come detto, è l’unica versione completa oggi esistente del primo libro di Enoc. Si pensa che la versione originaria del libro sia stata originariamente scritta in aramaico o in paleo ebraico, come dimostrano peraltro alcuni frammenti ritrovati nelle grotte di Qumran, quindi tradotta in greco, dal quale sarebbe derivata la versione etiopica in ge’ez. Naturalmente tutte queste traduzioni che sono state portate avanti nei secoli pongono il problema della affidabilità del testo che ci è pervenuto, problema che coinvolge peraltro qualunque documento antico.
“il libro dei Segreti di Enoch” lega come un filo sottile la vicenda Essena a quella giudaico-cristiana ed ai Vangeli.
La letteratura enochica permea la biblioteca qumramiana. Varie copie del libro di Enoch sono state rinvenute a Qumran, ma, sono anche vari i testi che sembrano tener ben presente questa letteratura veterotestamentaria considerata apocrifa.
Continua QUI:
https://digilander.libero.it/Hard_Rain/enoch.htm
Questo Libro, scoperto, si dice, nel 60 giunge dopo varie peripezie in europa e stazione presso un monastero benedettino ove viene gelosamente e segretamente custodito da un monaco di nome Matheus Gunther.
Nel 96 il monaco rivela ai Times l’esistenza del testo ed il fatto che era in suo possesso.
Una copia del testo ed una trascrizione pervengono ad un certo Steve Daniels amico del Gunter che avrebbe dovuto curarne la pubblicazione (dico avrebbe dovuto perché dalla notizia sul Jerusalem Post del 1999 http://www.csec.ac.uk/benpadia.html sono passati già due anni, anzi ben 5 dalla rivelazione di Gunter).
Gli studiosi israeliani hanno, per ora, fornito una copia del testo trascritto ma nessuna fotografia.
La datazione al radiocarbonio collocherebbe la stesura del testo al I secolo d.c.
Ma che cosa contiene di tanto misterioso questo testo (gli israeliani affermano che rivoluziona la storia del cristianesimo) ?
Nel testo si legge della visione avuta da Jeshua ben Pediah (Gesù figlio di Pediah) nei pressi del Mar Morto che sarebbe stato accompagnato in cielo dall’angelo Panameia (o Pnimea).
Il testo, dai resoconti, sembra estremamente vicino per forma e contenuto alla scrittura qumramiana.
RIFLESSIONI:
Jucci fa notare, nel suo lavoro ormai famoso credo famoso sulle Ns ML, pubblicato on line al seguente indirizzo: http://lettere.unipv.it/SETH/bpadiah.htm
(Le informazioni bibliografiche complete sono sul sito) che Jueshua e Pediah sono nomi comuni nella letteratura del VT (non c’è il minimo dubbio su ciò), e pone seri dubbi, su questa base, inerenti l’associazione tra il Jeshua del testo e Gesù.
Il problema é che non credo che risultino molte ascensioni al cielo in corpo nel VT, anzi temo che nei testi canonici del VT non ne risulti nessuna.
Le uniche ascensioni note sono quelle di Mosè (dalla lettera di Giuda), e quella di Enoch.
Questo testo sembra, da quello che leggo, molto vicino alle argomentazioni del Libro dei segreti di Enoch.
Non possono non tornare alla mente i 40 giorni trascorsi nel deserto, nè l’importanza che al testo enochico da la corrente giudaico cristiana (vedi Giuda) e quella essena.
La rarità del fenomeno di ascensione in corpo prima dell’era cristiana e prima della morte di Gesù temo ponga un problema serio: Enoch e Mosè sono dei pilastri della cultura ebraica , Juashua ben Pediah chi cavolo é?
Credo, e mi rivolgo a Jucci, sia un aspetto non marginale per la valutazione del testo, cui ne aggiungerò altri negli messaggi successivi.
Non voglio tirare in ballo il complotto catto-israeliano, anche perché se si guarda il complesso della storia dei Rotoli appare evidente che tutto si é svolto in modalità ben lontane dalla limpidità: lascio affermazioni di tale genere (che si descrivono da sole) ai luminari.
Giungiamo alla fine di questo veloce percorso che da Enoch ci ha portato al Rotolo dell’Angelo per chiudere il cerchio sul misterioso personaggio citato nel rotolo che ascende al cielo come Mosè ed Enoch prima di lui: Joushua ben Pediah.
Senza alcuna pretesa di esaustività ho voluto tracciare una pista possibile tra essenismo e giudeo-cristianesimo attraverso questo testo centrale per entrambe le correnti teologiche.
Per chiudere questa carrellata di correlazioni voglio proporvi gli ultimi due testi: il Vangelo ebraico di Matteo e la Toledoth Yeshu”
Partiamo dal primo.
Il primo capitolo del Vangelo ebraico di Matteo é desumibile dalle citazioni di Epifanio comparate con le sequenze narrative di Marco e Matteo.
Ecco lo strabiliante risultato che riporto con alcune note:
Vangelo di Ebraico di Matteo: Primo capitolo – Ricostruito a partire dalle citazioni di Epifanio
[1]Ci fu un uomo di nome Gesù, che all’età di circa trent’anni ci scelse.
[2]E quando, andato a Cafarnao, entrò in casa di Simone, soprannominato Pietro, aprì la bocca e disse: “Mentre passavo lungo il lago di Tiberiade ho scelto Giovanni e Giacomo, figli di Zebedeo, e Simone, Andrea, Taddeo, Simone, lo zelota, e Giuda Iscariota; ed ho chiamato pure te, Matteo, che eri seduto al telonio, e tu mi hai seguito”.
[3]Da voi dunque voglio che voi dodici apostoli siate una testimonianza per Israele.1
[4]Nei giorni di Erode re di Giudea, sotto il sommo sacerdote Caifa, uno di nome Giovanni andò sul fiume Giordano a battezzare con il battesimo di penitenza. [5] Di lui si diceva che fosse della stirpe del sacerdote Aronne, figlio di Zaccaria e di Elisabetta. E tutti accorrevano da lui. 2
[6]Quando Giovanni battezzava, accorsero da lui i farisei e furono battezzati e così tutta Gerusalemme. Giovanni aveva un abito di pelo di cammello e una cintura di cuoio intorno ai fianchi.[7]Il suo cibo era miele selvatico, ed il gusto come quello della manna, come uva schiacciata all’olio.3
[8]Mentre era battezzato il popolo, venne anche Gesù e fu battezzato da Giovanni. [9]E salito che fu dall’acqua, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito santo, in forma di colomba, che scese ed entrò in lui. [10]Ed una voce disse dal cielo: “Tu sei il mio figlio diletto. In te mi sono compiaciuto”. [11]Ed ancora: “Oggi ti ho generato”. E il luogo fu subito irradiato da una grande luce.
[12]Giovanni a questa vista chiese: “Chi sei tu?”. E di nuovo una voce dal cielo a lui : “Questo é il mio figlio diletto nel quale mi sono compiaciuto” allora Giovanni cadde ai suoi piedi e disse:
“Ti supplico, Signore, battezzami tu !”. Ma lui l’impedì dicendo: “Lascia ! Conviene, infatti, che si adempia ogni cosa.4
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
1EPIFANIO, Haeres., 30, 13, 2Ä3
2 EPIFANIO, Haeres., 30, 13, 6
3 EPIFANIO, Haeres., 30, 13, 4
4 EPIFANIO, Haeres., 30, 13, la differenza all’apparenza marginale fra la narrazione della discesa dello Spirito Santo tra la versione del Vangelo di Matteo (la colomba scende su Gesù) a noi pervenuta e quella narrata da Epifanio (la colomba entra in Gesù) e attribuita agli ebrei non é marginale. Epifanio fa notare la differenza teologica esistente tra le due narrazioni affermando: “] La loro narrazione afferma che Gesù fu generato da seme umano, e scelto poi da Dio: fu per questa elezione divina che fu chiamato figlio di Dio, dal Cristo che entrò in lui dall’alto in forma di colomba. Essi negano che sia stato generato da Dio Padre ma affermano che fu creato come uno degli angeli… sebbene egli sia al di sopra degli angeli e di tutte le creature dell’Onnipotente e sia venuto, come è riferito in quel cosiddetto vangelo secondo gli Ebrei”: “Io sono venuto ad abolire i sacrifici. E se non cesserete dall’offrire sacrifici, non desistere. da voi l’ira” (EPIFANIO, Haeres., 30, 16, 4Ä5).
Sul medesimo argomento Origene segnala: “Se uno accetta il vangelo secondo gli Ebrei, resterà perplesso, giacché, qui lo stesso Salvatore afferma: “Poco fa mia madre, lo Spirito santo, mi prese per uno dei miei capelli e mi trasportò sul grande monte Tabor” (ORIGENE, In Johan., 2, 6 e In Jerem., 15, 4).
Questo Vangelo, che la patristica indica come il primo in ordine di tempo, si caratterizza immediatamente per le seguenti tre particolarità
1) A differenza del Matteo greco ed in analogia con Marco fa partire la narrazione dal battesimo di Gesù sottolineandone una funzione (che vedremo) molto superiore a quella indicata dal Vangelo di Marco ebraico e dallo stesso Matteo greco
2) Indica chiaramente il nome dell’autore generando, forse, la legenda che vuole il Vangelo attribuito a Matteo realmente scritto dall’apostolo “ho chiamato pure te, Matteo, che eri seduto al telonio, e tu mi hai seguito”
3) Segnala, come indicato dalle note, una differenza all’apparenza irrisoria ma non sfuggita ad Epifanio: La colomba scende in Gesù e non su Gesù.Infatti Dio dice “”Oggi ti ho generato”.
E’ proprio su questo ultimo argomento che volevo soffermarmi.
Secondo gli ebioniti come segnalano Origene ed Epifanio, la reale nascita di Gesù é totalmente irrilevante poiché il vero parto avviene con il battesimo: ciò che era Gesù prima, quindi, non importa e questo spiega chiaramente perché il primo Vangelo (vedi anche Marco) fu scritto privo della introduzione sull’infanzia di Gesù.
E’ una spiegazione lineare e logica ripresa dalle correnti protognostiche:
Da Filippo 17 leggiamo: Taluni hanno detto che Maria ha concepito dallo Spirito Santo.
Essi sono in errore. Essi non sanno quello che dicono. Quando mai una donna ha concepito da una donna ? Maria è la vergine che nessuna forza ha violato, e questo è un grande anatema per gli Ebrei, che sono gli apostoli e gli apostolici. Questa Vergine, che nessuna forza ha violato […], e le Potenze si contaminano.
E il Signore non avrebbe detto: “Mio Padre che è nei cieli,” se non avesse avuto un altro padre, ma avrebbe semplicemente detto: “Mio Padre
In buona sostanza stiamo dicendo che nel Vangelo primordiale il battesimo aveva una funzione centrale di generazione di Gesù come figlio di Dio con Padre Dio e madre lo Spirito.
Diciamo, inoltre, che questo é il motivo per cui nelle versioni più antiche dei Vangeli la narrazione parte dal battesimo ignorando gli accadimenti precedenti.
Giuseppe, allora, non ha una funzione ? Esiste un dilemma serio: se non ne ha perché lo stesso Filippo scrive: 91.) L’apostolo Filippo ha detto: ” Giuseppe il falegname ha piantato un giardino, perché aveva bisogno di legna per il suo mestiere. È lui che ha costruito la Croce con gli alberi che ha piantato. Il suo seme è stato Gesù, la Croce la sua pianta
Non intendiamo risolvere questo dilemma ma proporre, invece, un’altro brano tratto dal “Toledoth Yeshu”.
Dall’ottimo lavoro di Frank Powerfull al seguente indirizzo:
http://utenti.tripod.it/NUOVAENCICLOPEDIA/Religione/toledoth.htm -estraggo una breve introduzione alle Toledoth:
Le Toledoth (da tradurre semplicemente come “storie” o “dicerie”) sono un genere tradizionale ebraico di narrazioni relative spesso ad argomenti scritturali. In particolare, le Toledoth Yeshu sono racconti polemici che rivisitano la storia di Gesù e della nascita del Cristianesimo in chiave di derisione e condanna. I documenti risalgono al più presto al tardo Medioevo; più spesso sono inseriti in opere a stampa di età rinascimentale. Le tradizioni a cui si riferiscono sono invece in parte assai più antiche, dovendo essere ricondotte alla prima polemica tra giudaismo e corrente giudeo-cristiana e successivamente alla difesa ebraica contro l’accusa di deicidio. Numerosi elementi narrativi riconoscibili in questa Toledoth sono già presenti nella polemica antigiudaica dei primi padri della chiesa (Tertulliano, Origene); altri episodi sono riscontrabili in testi di provenienza rabbinica, anch’essi databili ai primi secoli del Cristianesimo.
Sempre dal sito di Frank prelevo il seguente brano:
…Altri non sembrano avere riscontro nella letteratura cristiana: si tratta probabilmente di elementi favolistici e tardi, ma non si può escludere che in parte derivino da tradizioni antiche delle quali non siamo più a conoscenza. Senz’altro antico è il nome “Pantera” o “Pandera” per il padre di Gesù, che si trova già in Celso (attribuito però ad un soldato romano) e in accenni di Origene alla genealogia di Giuseppe. Siamo probabilmente di fronte alla deformazione ingiuriosa del termine “parthenos” (= vergine in greco), per cui Gesù, da figlio della vergine diventerebbe “figlio della pantera”.
E quindi ecco la citazione dal Taledoth: Nell’anno 3671 [circa 90 AC (G)] ai giorni di Re Ianneo, una grande sventura colpì Israele, quando dalla tribù di Giuda sorse un certo uomo malfamato di nome Giuseppe Pandera. Viveva a Betlemme, in Giudea.
Si noti, peraltro, la retrodatazione della nascita di Gesù di ben 90 anni in coincidenza con il regno di Alessandro Ianneo, cosa che ci riporta con forza, alla biblioteca Qumramiana.
La maggior parte dei papiri sembrano scritti proprio in quel periodo (vedi Documento di Damasco) e talora citano esplicitamente il nome di Ianneo (vedi 4Q448)
Non si può non notare, ed é infatti stato notata, la somiglianza tra il Yoshua ben Pandera ed il Yoshua ben Pediah (constatazione ricordata anche nell’articolo di Jucci).
Certo non vogliamo affermare che il personaggio del Rotolo sia Gesù, come hanno affermato gli studiosi israeliani, ma non credo si faccia un buon servizio alla completezza e correttezza della informazione se non ci si sofferma solamente sull’aspetto della somiglianza dei nomi e non, sugli elementi di ordine generale, storico e teologico che ho evidenziato (e non mi sono sforzato più di tanto, volendo se ne potrebbero sollevare di altri parimenti forti).
Nicolotti e Palestini ci hanno dimostrato che ai teologi ed agli studiosi spesso basta molto meno per raggiungere certezze, personalmente credo che la certezza non sia di questo mondo, ma l’accertamento indiziario e statistico sia la norma per qualunque ricerca umana ed il particolare per quella storica.
By Sabato Scala