PRINCIPI e MODELLI
By Nitamo Federico Montecucco ed Enrico Cheli
Cartesio separa il corpo dall’anima – vedi: Modelli mentali
È l’inizio del XVII secolo, con la figura di Galileo la religione cattolica prende atto della sua debolezza teorica e metodologica.
Il metodo sperimentale iniziato da Galileo e le scoperte da esso derivate crearono una forte reazione da parte della chiesa cattolica.
Il sapere scientifico andava a demolire antichi dogmi teologici e filosofici, mettendo in pericolo la validità globale della struttura di fede, non più sostenuta da un’esperienza spirituale collettiva.
Uno dei punti fondamentali della nascita della dicotomia tra materia e spirito spetta a Cartesio.
Cartesio, essendo sia scienziato che religioso, nel suo libro Il Mondo, pubblicato postumo, evidenziò la sua propensione ad una visione abbastanza aperta del mondo in grado di includere negli aspetti materiali anche quelli spirituali. Venuto a conoscenza delle repressioni subite da Galileo, Cartesio decise di bloccare il suo libro prima che venisse pubblicato e, al posto di questa visione unitaria, da consumato diplomatico conscio della grave situazione, propose una netta separazione di campi e ambiti di competenza.
La Chiesa aveva come pertinenza la Res Cogitans (sostanza cosciente) ossia l’anima e lo spirito, che è immateriale, mentre la scienza doveva occuparsi esclusivamente della Res Extensa (sostanza materiale): la materia vile e grezza. Questa proposta di separazione di domini funzionò perfettamente.
Sulla questione dell’unità di mente e corpo Cartesio rispose che il corpo umano è solo una macchina, guidata dall’anima attraverso un piccolo punto: la ghiandola pineale. La separazione era possibile; la Chiesa non perdeva il suo potere e la scienza iniziava la sua clamorosa e inarrestabile espansione.
Materialismo e scienza positivista
Nella seconda metà del 1600 nascono le correnti filosofiche del materialismo e del meccanicismo, che riconoscono solo l’esistenza della sostanza fisica e che negano l’esistenza dell’anima e di ogni sostanza spirituale. Sottomettendosi ai voleri della chiesa (cattolica) e seguendo la direzione indicata da Cartesio, la scienza si appropria così della realtà materiale studiandola con attitudine razionale e riduttiva, rimuovendo la coscienza da ogni suo studio e interpretazione.
Questo orientamento filosofico era ovviamente causato anche dalla generale mancanza di autentiche esperienze spirituali tra gli scienziati e da una concezione di un “Dio” avulso dalla realtà, che crea dall’alto.
Il diciottesimo secolo vede lo svilupparsi dell’Illuminismo e, nella prima metà del diciannovesimo secolo, in Francia, dalla radice illuminista, nasce il Positivismo, quasi un parallelo filosofico dello sviluppo tecnologico industriale ottocentesco, che si sviluppa rapidamente in tutta Europa. Il Positivismo, secondo Comte, vuole designare il raggiungimento di un livello “scientifico” del sapere umano, in contrapposizione agli stadi precedenti: quello “teologico” e “metafisico”. E non a torto !
Dopo secoli di oscurantismo medioevale, di superstizioni irrazionali, di religioni che imponevano dogmaticamente l’andamento e la posizione delle stelle, era infatti utile e necessaria una buona dose di illuministica razionalità e logica scientifica per aprire un nuovo capitolo della conoscenza. Ma così facendo si butta il bambino con l’acqua sporca. La negazione dell’anima sancisce la decadenza della logica imposta dalla religione ufficiale ma impoverisce la comprensione della scienza stessa. Scienza senza coscienza che studia la materia vivente senza comprendere la vita, e che studia l’essere umano senza percepirne la psiche e le emozioni.
Lo stato della scienza attuale
Gli scienziati nella loro ricerca di certezze e prove tendono a rigettare il meraviglioso. – By Jacques Cousteau
Questo background filosofico si sviluppa in realtà per uno stato di povertà spirituale di fondo che, fatta eccezione per un ristretto numero di mistici, da millenni caratterizza la nostra cultura occidentale, tanto da far assumere che la grande maggioranza della società, nonostante si dichiari religiosa o credente, è di fatto priva di un’esperienza spirituale diretta della propria coscienza, per cui la “coscienza” non viene insegnata, stimolata e riconosciuta. Solo una trascurabile parte della nostra società si pone reali domande sulla propria natura interiore; nessuno, statisticamente parlando, cerca una reale esperienza del Sé, nessuno percepisce la sacralità dell’esistenza, vivente e intelligente, che lo circonda e di cui egli stesso è parte inscindibile. Questo si riflette anche sugli scienziati e sulla loro interpretazione dei fenomeni che diventa riduttiva e materialista. L’esperienza dell’essere, della “chiara luce” della coscienza, è ritenuta non necessaria, anzi spesso antitetica, alla forma mentis dello scienziato tradizionale. E, a maggior ragione, nessun ricercatore scientifico ufficiale, si è mai chiesto: “Chi sono io ? Qual è la natura della mia stessa coscienza ?
Come posso conoscere e indagare questa dimensione soggettiva con un metodo scientifico sperimentale, in modo da ottenere informazioni e conoscenze universali ?”
Fino a pochi anni fa nessuna di queste domande era stata seriamente formulata e quindi nessuna risposta ne era scaturita, nessuna ricerca, nessuna esperienza, nessun metodo scientifico era stato sviluppato a questo proposito, nessun modello.
La CIBERNETICA OLISTICA
Unificare le dimensioni
Sulla consapevolezza di questa profonda dicotomia tra scienza e spiritualità, la tendenza filosofica e scientifica più avanzata degli ultimi decenni è stata quella di riformulare i termini della ricerca e, in alcuni limitati casi, del metodo sperimentale secondo una concezione scientifica olistica, in modo tale che il campo di conoscenza scientifica potesse abbracciare e comprendere ogni fenomeno dell’esistenza in modo unitario, ricucendo la frattura tra scienze fisiche e scienze umane e psicologiche, e, più in generale, tra scienza e natura, frattura che sta alla base della gravissima crisi ecosistemica globale.
Riunire queste due dimensioni (che di fatto non sono mai state separate se non nella nostra mente) dovrebbe diventare nell’immediato futuro l’impegno primario dell’intelligenza internazionale.
Un contributo a questa sfida emergente è rappresentato dalla cibernetica olistica e dalla teoria dei Cyber. Ma perché proprio la cibernetica ? Cosa c’è di tanto particolare e profondo in questa branca della scienza che ha dato vita all’esplosione informatica dei computer e delle comunicazioni digitali ?
La rivoluzione cibernetica
La cibernetica nasce negli anni Quaranta grazie al matematico Norbert Wiener del Massachussetts Institute of Tecnology.
La cibernetica, nonostante sia stata quasi totalmente utilizzata in modo materialista, può essere considerata una scienza di confine in quanto, come specifica il premio Nobel Manfred Eigen, la natura delle informazioni è “immateriale”. Sin dagli inizi della cibernetica, l'”informazione” è stata dichiarata concettualmente priva di energia e di massa.
Potremmo quindi dire che la cibernetica è la più sacra tra le scienze: essendo basata su un concetto immateriale, può avvicinarsi alla comprensione e quantificazione della coscienza, la più immateriale delle cose esistenti.
Grazie alla cibernetica, scienza delle informazioni, la grande divisione tra corpo e mente, tra materia e coscienza sta per cadere, così come è caduto il muro tre le due Germanie. Una monumentale sintesi è alle porte, scrive il fisico Michael Talbot nel libro Beyond the Quantum asserendo, come molti altri ricercatori e pensatori, l’indubbia preminenza delle informazioni sull’energia.
I fisici John Wheeler della Texas University e Edward Fredkin del M.I.T. propongono, in due separati lavori, che dovremmo iniziare a percepire e interpretare l’universo come se fosse costituito, in ultima analisi, non da materia o energia, ma da pura informazione.
Il linguaggio cibernetico permette, infatti, di comprendere in modo unitario l’intera gamma dei fenomeni naturali e mentali.
Vita e coscienza come processi informatici
Osservando e descrivendo il mondo in termini di informazioni diventiamo consapevoli, come già accadde a Gregory Bateson, che praticamente tutto può essere spiegato con questo codice, e in particolare i fenomeni più affascinanti: la comunicazione tra delfini, le incredibili architetture dei cristalli, dei termitai o dei cervelli, le capacità di apprendimento, di riconoscimento, di memoria e di comunicazione dei globuli bianchi, le complesse strutture unicellulari, la vita delle api, fino all’intera organica rete di relazioni che è l’intelligenza inesplicabile del nostro pianeta: la Terra Gaia.
Utilizzando i codici dell’informazione, Manfred Eigen ha dato una nuova, affascinante luce al fenomeno dell’origine della vita sulla Terra e all’intero processo dell’evoluzione. Secondo Eigen l’informazione rappresenta l’essenza stessa della vita e, pur essendo sempre coerente alle leggi di natura, costituisce un codice d’interpretazione che apre una dimensione evolutiva totalmente nuova.
Siamo alle soglie di una possibile rivoluzione scientifica globale: la coscienza e i fenomeni dell’intelligenza naturale, fino ad ora non considerati dalla scienza, iniziano ora ad essere misurati in termini di informazione e, quindi, analizzati e compresi come processi reali.
Il concetto stesso di vita, che è sfuggito fino ad ora ad ogni tentativo di definizione, è stato ripreso dal fisico della Columbia University Gerald Feinberg e dal biochimico della New York University Robert Shapiro nel loro libro Life Beyond Earth. Secondo i due ricercatori, l’ordine diventa un altro modo di esprimere quante informazioni sono codificate in un sistema; per cui ciò che è vivo (sistema vivente) dovrebbe essere misurato in termini di informazione.
Bisogna parlare di mente-corpo come di un’unica entità integrata, propone Candace Pert, la famosa ricercatrice del NIMH (National Institute for Mental Health); le sue ricerche hanno permesso la scoperta delle endorfine e dei neuropeptidi, molecole che trasmettono le informazioni emozionali e mentali, ed hanno evidenziato che queste molecole non si trovano solo nel cervello e nel sistema nervoso, ma in tutto il corpo umano. La Pert ha quindi proposto di considerare l’intero corpo una rete di informazioni, un complesso circuito pensante che abbraccia ogni cellula dell’organismo .
Logica della cibernetica olistica
Per la cibernetica olistica l’esistenza è un’organica e indivisibile totalità, un’unica energia intelligente che si manifesta a noi in due aspetti polari: la dimensione esteriore, oggettiva o esplicata costituita da materia-energia, e la dimensione interiore, soggettiva o implicata costituita da informazione-coscienza.
La cultura scientifica materialista si è manifestata in modi distruttivi verso l’ecosistema naturale ed umano. La visione unitaria nasce quando comprendiamo che la coscienza è la matrice che unifica la vita in ognuna delle sue infinite dimensioni.
E’ necessario rifondare la scienza, cercando di percepire in ogni essere e fenomeno l’unità tra materia e coscienza, tra energia e informazione, ossia tra la forma oggettiva del corpo e il contenuto soggettivo di informazioni della psiche.
Come propone Francis Crick, una scienza olistica può esistere solo accettando che la dimensione della coscienza, e i fenomeni ad essa connessi, siano un legittimo e essenziale campo di ricerca e conoscenza scientifica. La cibernetica rappresenta lo strumento tecnico e cognitivo per comprendere i processi di coscienza, e l’unità in essi “implicata”, quantificandoli, analizzandoli e studiandoli come informazioni.
Tuttavia, per giungere ad una reale comprensione cibernetica e olistica della realtà, occorrono – oltre che l’esperienza profonda della propria coscienza – precise ipotesi e basi concettuali. Le intuizioni devono essere supportate da un ordine logico formalizzato che possa guidare ogni ricercatore con princìpi universali.
Questo insieme di considerazioni, definizioni, princìpi e logiche prende il nome di Teoria dei Cyber.
Umiltà epistemologica
La bellezza e la globalità di una nuova scienza olistica devono essere presenti sin dalla sua nascita.
Così come già nelle sue radici deve trasparire la consapevolezza della non conoscenza.
Indagando la coscienza del vivente, ci ritroviamo innanzi alla coscienza del Tutto… e spontaneamente si manifesta in noi un infinito senso di reverenza e una profonda consapevolezza della nostra limitazione intellettiva, il saggio confine dell’ignoranza.
Sappiamo che esistiamo, che siamo coscienti, Cartesio ha evidenziato come questa affermazione sia basilare e certa, ma non sappiamo, né probabilmente mai sapremo, penetrare il mistero della coscienza stessa… è già una rivoluzione, però, aprire una porta su questa dimensione insondabile e osservare, cercare di comprendere, di conoscere, con la nostra infinitesima coscienza, frammenti di logiche universali della infinita coscienza cosmica, della bellezza illimitata che alcuni ancora chiamano il Corpo di Dio.
Questa consapevolezza della non conoscenza, e forse dell’inconoscibilità, è l’unica via per avere equanimità e umiltà epistemologica.
Definizioni cibernetiche di coscienza
Per maggiore chiarezza riportiamo le definizioni operative dei principali termini che utilizzeremo nell’esposizione della Teoria dei Cyber.
– Coscienza: capacità *autonoma di percepire o conoscere il senso o significato di un’informazione.
Sinonimi: la soggettività, il testimone, l’osservatore, il Sé.
– Mente: capacità *autonoma di elaborare informazioni, come: ricezione, analisi, associazione, separazione, categorizzazione, selezione, trasmissione ecc. Sinonimi: psiche, pensiero, intelletto.
La mente entra in gioco molto più tardi della coscienza, è una sua derivazione evolutiva, una sua complessificazione che nasce dalla divisione dell’Uno originario in infiniti frammenti auto-coscienti.
– Intelligenza: capacità di utilizzare informazioni per risolvere un problema o per realizzare progetti secondo uno scopo o finalità (teleologia).
– Memoria: capacità di conservare informazioni.
– Informazione: un bit, o quanto di informazione, una minima differenza percepibile o rilevabile.
*L’aggettivo “autonoma” viene usato perché esistono macchine – non autonome – come i computer, che sono create dagli uomini per elaborare informazioni o percepirne un certo significato. Un computer elabora informazioni più o meno come un cervello, ma non possiede (né mai possederà) né autonomia, né coscienza del loro significato, caratteristica peculiare dei soli esseri viventi.
Passiamo ora dalla definizione dei termini agli strumenti logici. Per una conoscenza unitaria occorrono strumenti unitari. Inizieremo con l’esposizione dell’ipotesi coscienza e dei princìpi cibernetici che rappresentano le fondamenta logiche della Teoria dei Cyber.
Continua…su “Enciclopedia olistica” www.globalvillage-it.com
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David Bohm
CERVELLO/MENTE/COSCIENZA (PRINCIPI E MODELLI) – 3
di Nitamo Federico Montecucco e Enrico Cheli – tratto da “Enciclopedia olistica” www.globalvillage-it.com
Il principio di implicazione noetica: Informazione implica coscienza
L’informazione… implica la coscienza. Henry Margenau
Nous in greco significa anima, mente, coscienza. Il secondo principio cibernetico sostiene che ogni informazione implica coscienza. Le informazioni sono la porta della coscienza e sono esse stesse coscienza.
Il principio di implicazione noetica può essere utilizzato in differenti modi.
Nella sua accezione più semplice, afferma che l’informazione presuppone necessariamente l’esistenza della coscienza, ossia che l’informazione in quanto messaggio presuppone necessariamente una coscienza che la conosca. Il valore intrinseco di un’informazione è rappresentato dal suo “senso” o “significato” e la coscienza è “ciò che comprende il senso, significato delle informazioni”, e quindi, più in generale, il senso della vita.
Nel libro Il miracolo dell’esistenza, giudicato dal premio Nobel Sir John Eccles come uno dei grandi libri della nostra epoca, l’autore, Henry Margenau, fisico e filosofo della scienza alla Yale University, scrive:
“La coscienza, benché la teoria dell’informazione non dica niente su di essa, non avrebbe significato senza l’informazione. Quest’ultima implica la coscienza, apre una porta verso di essa, misura ciò che vi entra – ma si ferma, in qualche modo, alla sua soglia… Possiamo dunque osservare che l’informazione, detta anche nega-entropia, la quale cresce ovviamente con il crescere del tempo, presenta la stessa tendenza alla vita”.
Mentre le informazioni, pur essendo immateriali, possono essere quantificate e quindi conosciute da un punto di vista scientifico e logico, la coscienza, essendo pura soggettività, per sua intrinseca natura non può essere oggettivata. In altre parole, la coscienza non possiede dimensione, peso o tempo, e quindi non la si può conoscere in modo razionale (da ratio: misura); si può arrivarvi indirettamente, attraverso la conoscenza delle informazioni, o direttamente, “diventando” la coscienza stessa con la meditazione o con un processo spirituale di “riconoscimento” o “identificazione”.
Quanti di coscienza: il campo olistico di Bohm
L’informazione fa e anima l’essere vivente. Pierre Grassé in “L’evoluzione del vivente”.
Nella sua accezione più forte il principio di implicazione noetica afferma che l’informazione è coscienza, ossia che ogni quanto di informazione è un quanto di coscienza. Quindi l’energia fisica di un qualunque fenomeno di natura è intimamente permeata dalla coscienza, che la anima attraverso codici e logiche informatiche. La coscienza è informazione viva. Ogni informazione è un punto di coscienza di Sé.
Riportando questo concetto all’essere umano possiamo dire che noi siamo le nostre informazioni ossia la coscienza di tutte le informazioni della nostra unità vivente.
Questo concetto chiave per comprendere e spiegare l’interazione tra energia e coscienza nel mondo fisico era stato anticipato da Bohm secondo cui a livello quantistico, un elettrone, come ogni particella, oltre al normale campo elettromagnetico possiede un “campo olistico”.
Quello che è nuovo riguardo alla meccanica quantistica – dice Bohm – è che implica un nuovo genere di campo olistico. L’Elettrone – vedi anche elettrone 2 – ha questo campo sottile, che è veramente un campo di informazione attiva, che lo guida. Il termine “sottile” significa “elusivo”, “intangibile” ma anche “finemente interconnesso”.
Il campo dell’elettrone è finemente interconnesso all’ambiente circostante. Potremmo dire che questo campo sottile dell’elettrone ha una sua qualità mentale rudimentale… Questo suggerisce come non ci sia una divisione così netta tra materia e mente… Il campo dell’elettrone è influenzato da tutto quello che lo circonda.
Se hai parecchie particelle allora hai, secondo il mio modello, un singolo campo interconnesso, ossia un pool di informazioni comuni per tutti. Tutto è in contatto istantaneo attraverso il campo di informazione. Questo è quanto succede anche agli esseri umani… Gli esseri umani, per mezzo delle loro menti, esistono in un campo di informazione.
Questo concetto di campo olistico rappresenta la descrizione scientifica più precisa e vicina al modello Cyber, sia nella forma che nello spirito.
Scopi e funzioni dell’ipotesi coscienza e dei princìpi da essa derivati
Riassumendo, l’ipotesi coscienza e, in particolare, i due princìpi di implicazione sono elementari assunzioni di principio che offrono una concreta possibilità alla scienza contemporanea di unificare la dimensione oggettiva alla soggettiva e trasformare così l’attuale paradigma dicotomico in un paradigma olistico e unitario. Questa trasformazione peraltro non comporta alcuna perdita di dati, al contrario, apporta profondità di comprensione e apertura di orizzonti.
L’applicazione dell’ipotesi coscienza e dei princìpi cibernetici da essa derivati rappresenta un efficace strumento per riconsiderare ogni fenomeno fisico-energetico come manifestazione-espressione di un’informazione-coscienza sottostante e comprendere l’intera realtà come costituita da energia vivente e intelligente organizzata in unità di coscienza. Questa ipotesi verrà dimostrata e avvalorata dai risultati sperimentali e dal senso globale delle comprensioni che da essa derivano.
Questa ipotesi può essere applicata ad ogni processo, fenomeno o legge fisica, permettendoci di intuirne lati fino ad ora nascosti.
Consideriamo, ora, le prime due leggi di termodinamica: il principio di conservazione dell’energia e della massa e il principio di entropia o tendenza al disordine, che sono fra i pilastri della scienza moderna. L’applicazione dell’ipotesi coscienza a questi due fondamentali princìpi ne trasformerà il senso e la possibilità di applicazione, creando le basi scientifiche per comprendere il modello Cyber e l’intero processo di evoluzione fisico-biologica come evoluzione della coscienza.
Il principio di conservazione dell’informazione e della coscienza: L’informazione-coscienza non può annullarsi o annichilirsi ma solo trasformarsi.
Nulla si crea, nulla si distrugge. Anassagora
Il principio di conservazione dell’energia e della massa sostanzialmente afferma l’impossibilità che qualsiasi energia e massa venga distrutta o si annichilisca, riproponendo l’antica massima che “nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”.
All’inizio e alla fine di un processo, la quantità totale di energia e massa è assolutamente uguale. Dal punto di vista fisico, l’energia e la massa di una persona in vita o dopo la morte sono identiche, anche se il corpo si è totalmente decomposto: l’energia fisica e atomica del suo corpo si trasformerà in calore, sostanze di decomposizione, gas, liquidi e altri residui che, sommati, bilanceranno perfettamente la quantità iniziale.
Se integriamo questo principio con l’ipotesi coscienza, avremo il principio di conservazione dell’informazione e della coscienza: “nessuna informazione e coscienza può andare distrutta o annientata ma può certamente cambiare di stato o livello”. Lo chiameremo principio di conservazione cibernetica.
Memoria: la conservazione delle informazioni e della coscienza di Sé
Conservazione delle informazioni significa memoria, ossia coscienza delle esperienze vissute e sperimentate nel passato e nel presente, che costituiscono la base della propria individualità.
Siamo la coscienza delle nostre esperienze in toto, chi dovesse perdere totalmente le sue memorie sarebbe un individuo senza identità storica. La conservazione delle informazioni è quindi connessa con la conservazione della coscienza di Sé.
L’unica certezza della nostra vita è che siamo sempre la stessa coscienza; anche se il nostro corpo cambia, anche se le nostre idee si modificano… la nostra identità profonda rimane immutata, come unico punto fermo nella grande giostra dell’esistenza.
Ritorniamo all’esempio precedente. Se consideriamo le informazioni e la coscienza di una persona viva e le paragoniamo a ciò che resta dopo la sua morte, dobbiamo convenire che apparentemente ben poco è rimasto. Ma se la correttezza del principio viene rispettata, dobbiamo fare un salto di consapevolezza e di intuizione per comprendere le varie trasformazioni dell’intera massa di informazioni e, soprattutto, della sua unità di coscienza. Conservazione della coscienza significa che il nucleo, l’essenza della nostra identità deve continuare ad esistere con il pool di informazioni essenziale, le memorie delle esperienze scritte in noi in maniera indelebile, che letteralmente ci hanno formato, mentre quelle più periferiche, non fondamentali, che già in vita a volte dimentichiamo, si trasformano o si degradano in gruppi di informazioni più semplici. Così accade alle informazioni genetiche e biologiche: con la disgregazione del DNA e degli organi fisici, si riducono a molecole sempre meno complesse e infine ad atomi che conserveranno un’informazione globale estremamente più “densa” rispetto agli atomi che non hanno avuto l’esperienza di essere stati parte di un essere umano.
Per rispondere a questa questione in modo esauriente ci occorrono, tuttavia, ancora una serie di informazioni relative al secondo principio, alla struttura dei Cyber e alle loro differenti evoluzioni.
Entropia: la legge del Caos
Fino ad oggi, la scienza ha assunto un atteggiamento eccessivamente materialista cercando di interpretare i fenomeni viventi come processi meccanici complessi: un’interpretazione dove si esalta il Caos come principio, dove la casualità diventa l’unica spinta evolutiva e la degradazione la sola legge di realtà.
Una delle ragioni che hanno indotto la scienza a queste posizioni dipende dal grande rispetto per una delle sue leggi basilari, una formidabile affermazione conosciuta come seconda legge di termodinamica o legge di entropia. Nella più semplice terminologia questa legge dichiara che ogni sistema chiuso tende, nel tempo, ad uno stato di maggiore disordine; pensate alla dispersione di una goccia di inchiostro in un secchio d’acqua, la stanza che tende al progressivo caos (e mai all’ordine), alle montagne che lentamente vengono consumate dal vento e si disgregano in sabbia, alla progressiva tendenza dell’intero universo a perdere calore e quindi alla morte.
La prima formulazione della seconda legge di termodinamica fu opera del fisico francese Sadi Carnot nel 1824. Egli basò la sua conclusione sull’osservazione dei motori termici, in cui il processo fisico di dispersione del calore e dell’energia è evidente, così come la constatazione che ogni motore tende verso una rottura. Carnot e la successiva generazione di scienziati si convinsero che la seconda legge di termodinamica doveva essere applicabile anche al resto dell’universo.
C’era un solo evidente problema: gli organismi viventi non sono macchine e non si conformano così precisamente alla legge di Carnot.
Il problema dell’origine e evoluzione del DNA, con le sue mirabili complessità, pose in evidenza l’inadeguatezza della seconda legge di termodinamica; tuttavia, con la consueta mancanza di sensibilità e di apertura, la comunità scientifica reagì irrigidendosi e considerando la vita sul pianeta una sorta di aberrazione, di caso, un temporaneo fenomeno che sarebbe stato distrutto dal flusso delle leggi dell’universo verso il disordine.
Prigogine: ordine e caos per l’evoluzione
Negli ultimi decenni, numerosi scienziati, consapevoli dell’eccessiva ristrettezza dell’attuale interpretazione scientifica della termodinamica, hanno cercato un approccio alternativo. La pubblicazione del libro del fisico austriaco Erwing Schrödinger, What is life ?, mostrò la possibilità di una successiva riconciliazione tra la seconda legge e l’evidente spinta dei sistemi viventi verso la complessità.
Ma il ricercatore che più di ogni altro ha rivoluzionato la termodinamica è Ilya Prigogine, premio Nobel nel 1977. Prigogine era convinto della necessità di rivedere profondamente l’interpretazione e la logica stessa della seconda legge di termodinamica applicata alle strutture viventi. Secondo lui era necessario scoprire le leggi di come la vita si evolve dal caos. Per anni lavorò alla formulazione matematica di leggi che chiarissero la comprensione dei processi di auto-organizzazione, una delle caratteristiche fondamentali degli organismi viventi. Prigogine offrì una comprensione totalmente nuova dei processi termodinamici che possono essere così riassunte. La maggior parte dei sistemi che conosciamo (viventi e non) sono sistemi aperti ossia in continuo scambio di materia (energia) e informazioni con l’ambiente. Prigogine descrive tali sistemi come strutture dissipative, e li paragona ai vortici nella corrente di un fiume, perché hanno la caratteristica di essere sistemi fluttuanti, e quindi instabili, lontani dell’equilibrio termodinamico: per vivere, devono consumare continuamente energia.
I sistemi aperti, ricevendo forti stimoli dall’esterno, possono arrivare ad ampie fluttuazioni che pongono l’intero sistema in situazione di crisi. Quando la fluttuazione è così potente da rendere instabile l’intera struttura, il sistema si trova ad un punto di crisi che Prigogine chiama punto di biforcazione, in cui il sistema si auto-organizza ad un livello di ordine superiore, oppure si disgrega verso il caos.
Uno degli aspetti più interessanti delle strutture dissipative – scrive Prigogine nel testo La nuova Alleanza – è certamente la coerenza del sistema nel suo insieme. Al di là del punto di biforcazione, il sistema sembra comportarsi come un tutto. Contrariamente al fatto che le forze di interazione tra molecole non sorpassano una portata dell’ordine di 10 alla -8 cm., il sistema si struttura come se ogni molecola fosse “informata” dello stato complessivo del sistema stesso. Per dirla in termini antropomorfi: lontano dall’equilibrio la materia comincia a “percepire” il suo ambiente. “Comunicazione” e “percezione” sono le parole chiave del nuovo comportamento della materia lontano dall’equilibrio.
Materia viva che conosce
Secondo questa concezione l’ordine di un sistema deve passare attraverso un processo di aumento del caos, di crescita del disordine, per evolversi ad un ordine più elevato e complesso.
Questo nuovo concetto rispecchia la concezione presocratica di un Caos creatore, foriero di nuove potenzialità ed esperienze.
Le strutture che riescono a superare il punto critico di biforcazione si riorganizzano in una struttura nuova; vengono chiamate strutture dissipative proprio per la capacità di dissipare il nuovo flusso di energia o di informazione. Per questa teoria Prigogine vinse il Premio Nobel nel 1977.
Questa visione ha delle implicazioni molto interessanti: la prima è che vi sono molte reazioni, come quella di Zhabotinski, a metà strada tra la vita e la non-vita; la seconda è che i sistemi aperti auto-organizzanti sono la norma nell’universo, mentre i sistemi chiusi, come quelli descritti dalla seconda legge di termodinamica, sono una sorta di eccezione; terzo aspetto, il caos non è solo il fine a cui tende l’intero universo, ma uno stato progenitore dell’ordine. Così facendo, Prigogine ha rovesciato le implicazioni delle equazioni matematiche della termodinamica classica, ed ha aperto dimensioni di ricerca e speculazione totalmente nuove in cui la materia ha enormi potenzialità evolutive, sconosciute prima d’ora. Questo è il cuore del messaggio – scrive Prigogine – la materia non è inerte, essa è viva e attiva. Le ricerche di questo studioso sono state utilizzate in numerosi campi come la sociologia, la meteorologia, la biologia e la cosmologia.
In un’intervista sulla rivista americana “Omni”, del Maggio ’83, Prigogine sottolineava come questi fenomeni che tendono ad un livello di ordine sempre più elevato, benché sempre coerenti con le leggi fisiche, ribaltano la concezione classica della seconda legge di termodinamica come tendenza al disordine. Egli esprimeva il suo stupore nel riconoscere che non solo gli uomini ma anche i protozoi mostrano di partecipare a questa danza evolutiva delle informazioni: La cosa più affascinante è che, in qualche modo, ogni molecola conosce ciò che le altre molecole stanno facendo nello stesso tempo, ad una distanza relativamente macroscopica.
Questi esperimenti, continua Prigogine, ci danno esempi di come le molecole comunicano…
Questa è certamente una proprietà da sempre accettata nei sistemi viventi, ma nei sistemi non-viventi è stata del tutto inaspettata.
Il principio di sintropia o di tendenza all’ordine: L’informazione-coscienza ha la tendenza a generare coerenza, ordine e unità.
Entropia e informazione sono intimamente correlate, e in effetti l’entropia può essere considerata una misura di ignoranza.
Quando si sa soltanto che un sistema si trova in un dato macrostato, l’entropia del macrostato misura il grado di ignoranza circa il microstato in cui il sistema si trova dal numero di bit di informazione necessari per specificarlo. Murray Gell-Mann
Se il principio di entropia può essere considerato come la misura dell’ignoranza, il suo opposto, il principio di sintropia (da sun: insieme, nello stesso tempo e tropos: direzione) può a ragione essere considerato la misura della conoscenza.
La sintropia, termine che si ritiene coniato dal matematico italiano Fantappié, afferma che l’informazione-coscienza, essendo implicitamente intelligente, ha la tendenza a generare ordine e unità attraverso la formazione di strutture dotate di coerenza.
La sintropia, come opposto dell’entropia, implica coerenza, bellezza, armonia, cooperazione, significato.
Riassumendo quanto esposto relativamente al secondo principio di termodinamica abbiamo in realtà due aspetti della stessa legge, che si può manifestare nel suo aspetto entropico, riduttivo e tendente al disordine, in particolare quando la si applica ai sistemi chiusi, come le macchine a motore; se viene applicata ai sistemi aperti, come gli esseri viventi, può manifestare il suo aspetto nega-entropico, unitivo e tendente all’ordine.
Ad una simile conclusione erano giunti i primi cibernetici studiando le leggi dell’informazione.
La formula dell’entropia può essere scritta come: K Log. 1.D, mentre i cibernetici si trovarono a lavorare con una formula identica, ma di segno opposto: -K Log.1.D. Un segno evidente che l’informazione intrinsecamente significa comunicare, mettere in comune, unire, e questa è la natura, la potenzialità dell’ordine e del Logos.
I cibernetici, di fatto, avevano inconsciamente interpretato il secondo principio di termodinamica sulla base del primo principio dell’ipotesi coscienza, ribaltando del tutto il senso del principio stesso.
Possiamo quindi osservare che attraverso differenti vie di ricerca, studiando i sistemi viventi o le informazioni, si arriva a risultati analoghi. Si manifesta così la nega-entropia o più propriamente il principio di sintropia, secondo cui l’informazione-coscienza ha la tendenza a generare ordine e unità attraverso processi di coerenza e coevoluzione.
Tratto da “Enciclopedia olistica”: globalvillage-it.com
Sintesi:
Qui parla lo scienziato Federico Faggin:
“Ci sono voluti quasi 10 anni dal momento in cui ho preso coscienza che non ero stato responsabile di ciò che stava avvenendo nella mia vita, per giungere a capire che sono un essere spirituale. È stata un’esperienza spontanea.
La coscienza non è una cosa; è una proprietà di un ente cosciente, che ha libero arbitrio e che anche ha un’identità. Cioè sa che l’esperienza che sta vivendo è la sua esperienza. Perché un sistema potrebbe anche essere cosciente ma non auto-cosciente e quindi non può gestire la sua esperienza, perché nemmeno sa che è la sua, tale esperienza !
Il fatto di sapere che qualcosa è MIO, quello mi dà identità. È un feedback dell’ente su sé stesso, in cui riconosce che può conoscere se stesso”.
L’autore di questo sito è totalmente d’accordo con questa affermazione e vi aggiunge che: “quindi siamo esseri Spirituali personalizzati ed eterni, con un corpo Bioelettronico costituito da energia al plasma“.
Vedi qui nel sito: Chi siamo ?
Questo tema continua QUI:
https://mednat.news/2020/10/23/chi-siamo-noi-2/
e
https://mednat.news/2020/10/23/chi-siamo-noi-3/