CASE di PAGLIA, CANAPA, di Pallets e di Stoffa = Yurta
CASE FATTE con CONTAINERS
Una casa di paglia e non solo di paglia – vedi: Case dai rifiuti
Superati i comprensibili pregiudizi, la paglia può essere un ottimo materiale da costruzione, sicuro, economico e conviviale.
“Case di paglia ? Ma non ti hanno mai raccontato la favola dei Tre Porcellini ?”.
Tutti conoscono la storiella nella quale si racconta che la casa di paglia viene spazzata via con un soffio dal lupo cattivo. Quello che non molti ricordano è il vero finale della storia: il lupo aspetta pazientemente davanti alla casa di mattoni finché non arriva un terremoto, che fa crollare anche quella.
Come dire: nessun materiale è perfetto, e se siamo così abituati a costruire in laterizio, non significa che gli altri materiali siano da disprezzare. Deve aver pensato qualcosa del genere anche Stefano Soldati, titolare dell’azienda agricola La Boa, quando ha affrontato la ristrutturazione della sua casa a due piani a Pramaggiore di Portogruaro. Costruita in laterizio di pessima qualità, la vecchia casa soffriva di notevoli problemi di umidità e le fondazioni erano continuamente esposte al rischio di inondazioni, data la vicinanza di un canale che tracima ogni anno. Secondo l’architetto incaricato alla progettazione, una
ristrutturazione era praticamente impossibile: più economico e più sicuro demolire tutto e ricostruire su nuove fondazioni.
Perché la paglia
È stato a quel punto che Stefano ha pensato alle case in balle di paglia costruite da Barbara Jones, architetta britannica conosciuta tempo addietro durante un workshop.
Stefano, da permacultore accorto, ha cercato di valutare vantaggi e svantaggi dell’uso della paglia per la sua casa.
I vantaggi sono sembrati subito evidenti: le balle di paglia sono un materiale molto economico, altamente isolante sia dai rumori (isolamento acustico) sia dal freddo e dal caldo (isolamento termico), resistente alle vibrazioni sismiche, ecocompatibile, ecosostenibile e “traspirante”, in quanto non intrappola l’umidità dentro l’edificio, distribuendola uniformemente nell’ambiente.
Inoltre, se il progetto è eseguito accuratamente, la costruzione di una casa in balle di paglia è realizzabile anche con manodopera non specializzata. In altre parole, è possibile riunire un gruppo di persone inesperte, formarle lì per lì e cominciare a costruire i muri in mezza giornata.
L’ideale per organizzare proprio uno dei workshop di cui Barbara Jones è ormai un’esperta internazionale. I rischi con questa idea in mente, Stefano si è consultato col suo architetto, che ha subito valutato i possibili svantaggi della paglia.
Il rischio di incendi, il primo che viene in mente, è assolutamente pari (se non minore, in certi casi) a quello di qualsiasi altro materiale, per via dell’intonaco e dell’estremo grado di compressione della paglia, che riducono l’ossigeno libero necessario per la combustione. Anche la resistenza statica è assolutamente sufficiente, presentando, tra l’altro, il vantaggio di una maggiore elasticità rispetto ad altri materiali come il cemento, i mattoni o la pietra, risultando quindi meno pericolosa in caso di terremoti o cedimenti del terreno.
La paglia sembra però un materiale facilmente degradabile: quanto durerà una casa costruita in paglia ? Nessuno lo sa con esattezza, ma sicuramente può durare almeno un secolo, in quanto esistono case in paglia costruite da più di cento anni che godono di ottima salute, e che probabilmente continueranno ad esistere per molti anni ancora. Una pressa di paglia, infatti, non è altro che fibra compressa, che assume quindi le stesse caratteristiche del legno.
L’importante è osservare bene, in fase di progettazione e di costruzione, alcuni accorgimenti fondamentali volti soprattutto ad evitare i ristagni di umidità tra la paglia e gli altri materiali impiegati. Ciò che più sorprende di una casa in paglia è che l’aspetto finale può essere assolutamente indistinguibile da una normale casa in muratura. Nessuna preoccupazione, quindi, dal punto di vista estetico.
Ottenere i permessi
Come ottenere il permesso a costruire ? In realtà la normativa italiana non impone l’uso di questo o quel materiale, ma stabilisce che le caratteristiche della costruzione rispondano ad alcuni requisiti prestazionali di staticità, resistenza al fuoco ed agli agenti atmosferici, nonché di salubrità.
Si tratta, dunque, di compilare le relative schede con le caratteristiche del materiale che s’intende usare a firma di un tecnico abilitato, il quale stilerà anche l’apposita dichiarazione di conformità del progetto. Superate le prime perplessità, l’architetto propose una struttura portante in legno, non strettamente necessaria dal punto di vista strutturale, ma probabilmente indispensabile per poter ottenere i relativi permessi. In questo modo la costruzione non differisce molto da una normale casa con struttura portante in legno, in cui si è scelta la paglia come materiale di tamponatura.
Il metodo caldeggiato da Barbara Jones consiste, invece, nell’usare le balle di paglia giustapposte in modo tale da creare una muratura autoportante ma, per la normativa italiana, risulta estremamente difficile farsi approvare un siffatto progetto, o almeno nessuno fino ad ora ci ha provato.
Costruzione collettiva ? in genere va affidata la realizzazione della struttura e la costruzione del tetto ad una ditta specializzata, Stefano ha quindi organizzato un corso internazionale di cinque giorni con Barbara Jones, che si è tenuto lo scorso settembre, al quale hanno partecipato 25 persone, mentre amici, parenti e woofers si occupavano della cucina e della logistica.
L’entusiasmo di partecipare ad un corso fuori dal comune si è avvertito subito, appena ci siamo seduti in cerchio tutti insieme, italiani e stranieri, impiegati e agricoltori, architetti e… curiosi. È stata un po’ l’euforia di lavorare con un materiale così strano, leggero e caldo al tatto, apparentemente inconsistente e in realtà così resistente, ed è stata soprattutto la bravura di Barbara e la sua metodologia, che ci hanno permesso di lavorare come una squadra ben affiatata, nonostante le differenze linguistiche e la totale inesperienza.
La giornata lavorativa cominciava sedendosi in cerchio e dedicando un po’ di tempo alla condivisione di qualsiasi pensiero si sentisse il bisogno di esprimere: problemi pratici, stati d’animo, dubbi sul modo di procedere, ecc. Poi venivano formati dei gruppi di cinque persone, cercando di cambiare il più possibile compagni di lavoro di giorno in giorno.
Ad ogni gruppo veniva affidato un compito, che Barbara s’incaricava di spiegare a livello teorico e pratico, quindi la giornata procedeva serena e operosa. L’entusiasmo cresceva man mano che si notava la velocità con la quale si riesce a tirare su un muro in balle di paglia.
L’attività principale consisteva nel posizionare le balle di paglia una sopra l’altra, proprio come fossero enormi mattoni. Quando c’erano spazi irregolari da riempire, ad esempio tra l’ultima balla del corso e la colonna portante di legno, si doveva modellare una balla su misura.
Per fare questo si è usato uno speciale ago per presse di paglia, con cui si riesce ad infilare la corda nel punto desiderato. La nuova corda viene annodata e la vecchia corda tagliata, ottenendo così una balla più piccola e sagomata all’uopo.
Terminati i muri, si sono allineate le presse con il “persuasore”, un enorme martello in legno, lavorando in sincronia all’esterno e all’interno su entrambe le facce del muro.
Tratto da: Aamterranuova
La casa di Canapa e Calce – 14/09/2014
Tecnicamente è una casa passiva. Ma i materiali con cui è costruita potrebbero rivelarsi particolarmente attivi per l’edilizia del futuro. E per la prima volta sbarcano in Toscana.
Al civico 48 di via San Rocco, a San Prospero, dove sta sorgendo una villetta di 160 metri quadri realizzata in “natural beton”.
Un biocomposto di canapa e calce prodotto dalla Equilibrium Srl e proposto da Canapacalce Srl. Due materiali così diversi, ma in grado di formare una sintesi perfetta per questa nuova frontiera della bioedilizia. «Anche se in realtà si può parlare di neoedilizia – spiega il titolare di Canapacalce Massimiliano Vincentini – perché è una scelta all’insegna della sostenibilità e del risparmio energetico. Un nuovo modo di vivere e di abitare».
Il pioniere della nuova frontiera edile è l’assessore al bilancio del comune di Cascina Paola Baglini, che a fine estate avrà la nuova casa un canapa e calce, progettata dallo studio di architetti associati “Qui Quo Qua” (Fabrizio Reali, Ranieri, Picchi e Michele Pacini) e realizzata da Indino Costruttori di Giorgio Indino, mentre la struttura in legno è progettata dall’ingegnere Giuseppe Salamone.
Il cantiere è allestito da 18 giorni e da ieri è aperto al pubblico. Tra i punti di forza del Natural Beton infatti ci sono proprio i tempi rapidi di consegna. «Dopo aver realizzato le fondamenta in cemento e la struttura in legno non resta che applicare il Natural Beton – assicura Vincentini – entro il 9 agosto completeremo l’intonaco in calce e il tetto e per settembre sarà tutto pronto».
Ma i benefici della nuova miscela non finiscono qui. «È una casa anti-inquinamento, perché anziché produrre Co2 la immagazzina, sottraendola all’ambiente. Ogni metro cubo di canapa e calce ingloba 6.600 kg di Co2. Inoltre la canapa è efficace contro la formazione della muffa, grazie al muro idroscopico spesso 36 cm che risucchia l’umidità». Non c’è nemmeno bisogno di condizionatori e impianti di riscaldamento. «Nella casa si crea un sistema di ventilazione controllata funzionante 24 ore su 24, che introduce aria pulita e contribuisce allo scambio di calore. Per l’acqua calda invece ci sono i pannelli solari termici e per l’energia elettrica dei piccoli pannelli fotovoltaici.
L’impatto energetico è bassissimo e si stima un consumo di 88 euro l’anno. Basta pensare che la casa si riscalda con 1600 watt, l’equivalente di due phon per capelli». Ma i vantaggi arriveranno anche sul lungo periodo. «I costi di realizzazione sono più o meno come quelli di una casa normale, ma i tempi di realizzazione si riducono notevolmente.
Grazie all’apposito macchinario si possono coprire circa 110 metri quadri di muro al giorno. Poi col passare degli anni la struttura diventa sempre più resistente. La calce infatti si mineralizza a contatto con la canapa e diventa un materiale solidissimo. Inoltre è completamente riciclabile e riutilizzabile, i nostri figli non dovranno preoccuparsi di smaltire il materiale.
Della canapa calce non si butta via niente e anche se si volessero fare lavori di ristrutturazione alla casa i tempi sarebbero più brevi rispetto a una struttura in cemento armato».
B y Lorenzo Lazzerini – Tratto da: iltirreno.gelocal.it
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La casa di pallet: ecologica ed economica
Prefabbricato standardizzato ed ecologico. Per di più di riciclo. Due giovani architetti austriaci, Gregor Pils e Andreas Claus Schnetzer, hanno scelto come base della loro progettazione il pallet, quel sostegno fatto di assi largamente usato nell’industria dei trasporti. Nel mondo ne circolano milioni e spesso, dopo l’uso, vengono semplicemente bruciati perché costerebbe di più riportarli al proprietario che comprarne di nuovi. Un punto di partenza interessante, hanno notato Pils e Schnetzer mentre stavano pensando a qualcosa per partecipare a una competizione di architettura sostenibile tra studenti europei.
I VANTAGGI – I vantaggi dei pallets sono numerosi – sostengono i due. Innanzitutto sono facilmente trasportabili, per definizione.
In secondo luogo, sono uguali ovunque, nel mondo. Terzo, costano poco, anche perché di solito vengono bruciati.
Quarto, sono oltremodo flessibili. Quinto, sono ecologici, di materiale naturale, e si rendono facilmente efficienti dal punto di vista energetico. Usati per costruire case – in situazioni di emergenza nei Paesi poveri ma anche abitazioni per il weekend in Europa – possono tra l’altro fare risparmiare migliaia i alberi. «Abbiamo dunque deciso di usare il pallet come materiale da costruzione», dicono i due architetti. Muri, facciate e soffitto sono un assemblaggio di pallets.
Negli spazi interni di ciascuno di questi (cioè gli spazi che servono a fare entrare le pale delle macchine sollevatrici quando sono usati come sostegni di container o carichi pesanti) passano i pali di supporto, i fili della luce, l’isolamento termico.
La cosa interessante è che questo isolamento è facilmente adattabile al clima e al luogo in cui la casa viene costruita.
In un progetto per il risanamento degli slum del Cairo, per esempio, Pils e Schnetzer usano sabbia.
In case per il fine settimana in Austria utilizzano cellulosa oppure fibre di vetro o ancora lana di pecora, a scelta.
Il prossimo gennaio metteranno paglia nelle pallet-house che costruiranno in Sudafrica.
A BASSO COSTO – Il sistema – facile e veloce – può diventare utile per il risanamento di aree in Paesi poveri e soprattutto per rispondere alle sempre più frequenti esigenze di ricollocazione di intere popolazioni a causa di disastri ambientali o conflitti armati. Ma può piacere anche a occidentali a forte orientamento ecologico.
Per una casa standard di 60 metri quadrati servono 800 pallets (puliti e trattati), ognuno del costo di circa otto euro.
Fonte: corriere.it
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La YURTA – la casa meno cara di tutte ! – vedi: PDF sulla Yurta
La yurta mongola o meglio “Gher” giunge a noi dalla notte dei tempi, almeno dal 3000 avanti Cristo, come sostengono alcune ricerche antropologiche. Tutto al suo interno è essenziale e funzionale ed allo stesso tempo la struttura ha una forte valenza simbolica ereditata dalla cultura sciamanica, dalla cultura buddista e da quella cinese. I mongoli con la dinastia Yuan governarono la Cina per 300 anni ed il simbolo Yin-Yang (i due pesci Taiji) presente oggi nella bandiera nazionale ne testimonia il contraccolpo culturale.