ONU, controlla quasi tutte le Nazioni del mondo (oggi, 194 salvo le ultime defezioni)
ONU è una sigla che sta per Organizzazione delle Nazioni Unite, mentre all’estero tale organizzazione è nota con il nome United Nations e la sigla UN. Si tratta di un’organizzazione intergovernativa che agisce a livello mondiale e fu fondata il 26 giugno 1945 a San Francisco, all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, dalle potenze uscite vittoriose dal conflitto (Usa, Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina), allo scopo di mantenere la pace e la sicurezza fra nazioni.
Da decenni l’ONU ha messo il “Bavaglio” alle Nazioni del mondo ad essa inscritti, e lo ha dimostrato nelle varie FALSE pandemie/epidemie che ha inventato per promuovere i Vaccini TOSSICI prodotti da Big Pharma che è in mano ai privati, Bill Gates in testa) e militari (Pentagono), il tutto basato sulla falsa Teoria che i virus infettano, ma è TUTTO FALSO !
Da quando è stata fondata nell’ottobre del 1945, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, l’Organizzazione delle Nazioni Unite, meglio conosciuta come ONU, nel corso degli anni ha visto il numero di stati membri arrivare fino a 194, su un totale di 196 riconosciuti come sovrani.
Nata sulla scia della Società delle Nazioni, la cui fondazione risale al 1919, i primi paesi a fare da padri fondatori all’Onu, e tutt’ora gli unici cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, furono i principali vincitori del conflitto mondiale, vale a dire Cina, Francia, Regno Unito, Unione Sovietica e Stati Uniti d’America.
Di questi cinque, solo quattro hanno assolto ai loro doveri in termini di contributi economici da versare per il bilancio ordinario annuale del 2019.
Gli Stati Uniti infatti, stando ai numeri pubblicati proprio sul portale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, entrano nel mese di ottobre senza ancora aver pagato la loro quota, come del resto ancora devono fare altri 64 paesi.
Nell’infografica che segue sono rappresentati gli attuali contribuenti al bilancio ordinario dell’ONU differenziati per colore in modo da distinguere quelli che hanno versato la propria quota entro il 31 Gennaio (verde) da quelli che invece hanno saldato a partire dal primo di Febbraio (arancio).
Rispettando la stessa logica cromatica, nella mappa con i cerchi la loro dimensione è direttamente proporzionale all’importo versato, mentre nei due istogrammi sono rappresentati sia il contributo dei primi venti paesi, sia la distribuzione dei pagamenti su base mensile.
Come si chiama la Forza Armata dell’ONU ?
Per il mantenimento delle risoluzioni emanate da essa, l’ONU dispone di una forza militare (i cosiddetti caschi blu), che non sono un vero e proprio esercito, in quanto il personale militare a disposizione degli Stati membri può essere disarmato o con armamento leggero. I caschi blu sono delle “truppe di pace” in quanto possono impiegare le armi solo per legittima difesa e mai per favorire una delle parti in conflitto. Possono essere inviati dal Consiglio di sicurezza nelle aree in cui c’è un alto rischio che scoppi una guerra o dove una guerra è appena terminata e la pace è ancora instabile.
Finanziamento delle Nazioni Unite
Ad oggi sono 194 le Nazioni in tutto il mondo che fanno parte dell’Organizzazione. La sede principale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) è a New York.
L’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) è finanziata attraverso contributi obbligatori e volontari degli Stati membri. La chiave di ripartizione dei contributi obbligatori si basa soprattutto sulla capacità economica, ma tiene anche conto del grado di sviluppo e d’indebitamento degli Stati membri.
Oltre ai contributi obbligatori, gli Stati membri versano anche contributi volontari a:
Organizzazioni speciali dell’ONU, come ad esempio l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura (UNESCO) o l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS).
Programmi e fondi delle Nazioni Unite, come ad esempio l’Alto Commissariato della Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) o il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF).
A differenza di quasi tutte le altre agenzie ONU, l’UNICEF non è direttamente finanziato dal sistema delle Nazioni Unite (ONU). Le sue risorse di bilancio (circa 6,4 miliardi di dollari nel 2019) provengono interamente da contributi volontari, di natura pubblica e privata.
La maggior parte delle risorse a sua disposizione deriva da stanziamenti discrezionali che i Governi dei Paesi membri dell’ONU e le Organizzazioni intergovernative – come l’Unione Europea – stabiliscono di versare ogni anno all’UNICEF.
Nel 2019 le donazioni governative hanno contato per il 60% delle entrate complessive, mentre i contributi delle organizzazioni inter-governative sono state pari al 14% del bilancio globale
Il 23% delle risorse di bilancio (pari nel 2019 a quasi 1,5 miliardi di dollari) proviene dal settore privato: donazioni effettuate da milioni di cittadini, imprese, associazioni, scuole e istituzioni locali, in massima parte grazie alle attività di fundraising svolta dai Comitati Nazionali per l’UNICEF.
Infine, circa il 3% dei fondi a disposizione dell’UNICEF derivano da contributi di varia natura, come interessi maturati sulle risorse finanziarie, accordi di fornitura e altro. Per una analisi più dettagliata delle fonti di entrata e delle spese nel bilancio internazionale dell’UNICEF rimandiamo alla pubblicazione “UNICEF Annual Report 2019”.
Aggiornamento, per scaricare l’UNICEF Annual Report 2020, clicca qui
Facciamo i conti in tasca all’Onu. Chi ci crede, chi sta pagando e chi no !
Da quando è stata fondata nell’ottobre del 1945, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, l’Organizzazione delle Nazioni Unite, meglio conosciuta come Onu, nel corso degli anni ha visto il numero di stati membri arrivare fino a 193, su un totale di 196 riconosciuti come sovrani.
Nata sulla scia della Società delle Nazioni, la cui fondazione risale al 1919, i primi paesi a fare da padri fondatori all’Onu, e tutt’ora gli unici cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, furono i principali vincitori del conflitto mondiale, vale a dire Cina, Francia, Regno Unito, Unione Sovietica e Stati Uniti d’America.
Di questi cinque, solo quattro hanno assolto ai loro doveri in termini di contributi economici da versare per il bilancio ordinario annuale del 2019.
Gli Stati Uniti infatti, stando ai numeri pubblicati proprio sul portale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, entrano nel mese di ottobre senza ancora aver pagato la loro quota, come del resto ancora devono fare altri 64 paesi.
Nell’infografica che segue sono rappresentati gli attuali contribuenti al bilancio ordinario dell’ONU differenziati per colore in modo da distinguere quelli che hanno versato la propria quota entro il 31 Gennaio (verde) da quelli che invece hanno saldato a partire dal primo di Febbraio (arancio).
Rispettando la stessa logica cromatica, nella mappa con i cerchi la loro dimensione è direttamente proporzionale all’importo versato, mentre nei due istogrammi sono rappresentati sia il contributo dei primi venti paesi, sia la distribuzione dei pagamenti su base mensile.
Come appare abbastanza evidente dalle mappe, buona parte delle “Americhe” non ha ancora rispettato i termini di contribuzione per il budget ordinario (al quale poi si affianca quello per il peacekeeping, salvaguardia della pace) ed è chiaramente lampante, come anticipato, il mancato contributo statunitense.
La quota dei soli Usa costituisce circa il 22% del budget complessivo e, proprio per questo motivo, il presidente Trump si è più volte lamentato di un sistema, a suo dire distorto, che troppo penalizzerebbe gli Stati Uniti e che al momento è basato sul reddito nazionale lordo, sulla popolazione e sull’onere del debito al momento di elaborare il bilancio.
Tralasciando le polemiche di chi ancora non ha versato la propria parte e tornando sui dati relativi ai paesi contribuenti del 2019, in cima alla lista dei maggiori “finanziatori” compaiono appunto gli altri quattro membri permanenti del Consiglio di Sicurezza tra le cui fila si infilano anche il Giappone e la Germania.
Nel dettaglio la Cina figura al primo posto (in assenza come detto degli Stati Uniti) con 334 milioni di dollari, con i sopracitati Giappone (239) e Germania (170) a completare il podio e a cui poi fanno seguito Regno Unito (127), Francia (123) ed Italia (92).
Questi primi sei paesi rientrano nella lista (complessiva di 94 casi) di chi ha rispettato i termini di contribuzione solo dopo la scadenza indicata per il 31 gennaio, mentre subito dopo, in settima posizione, compare la prima nazione appartenente al gruppo di coloro che hanno versato la propria parte entro i termini stabiliti, vale a dire il Canada con il contributo di 76 milioni di dollari.
La collocazione delle trentaquattro nazioni paganti entro gennaio 2019 è abbastanza eterogenea: si spazia da Australia e Nuova Zelanda che rendono il continente oceanico l’unico in piena regola con il pagamento, fino al Nord Europa di stampo scandinavo, passando poi anche per buona parte dei paesi che si affacciano sul Golfo del Bengala (India, Tailandia e Malesia), senza dimenticare alcuni casi africani (Kenya, Ruanda e Malawi) o caraibici (Cuba e Repubblica Dominicana).
Complessivamente, da un punto di vista prettamente temporale, a seguito dei pagamenti avvenuti nel mese di Gennaio (34), il mese maggiormente rappresentativo – seppure di poco – risulta essere Febbraio a fronte di trentacinque casi, con Maggio piuttosto staccato a quota tredici in terza posizione, seguito poi da Settembre (undici) e dalla coppia Marzo-Aprile fermi a dieci, mentre risultano nettamente meno tempestivi i versamenti estivi visti i numeri registrati in Agosto (sette), Luglio (quattro) e Giugno (3).
By Fabio Fantoni – Tratto da: ilsole24ore.it
Oms, chi comanda davvero: i 194 stati, Bill Gates o la Cina ?
By Milena Gabanelli e Simona Ravizza
Essa è finanziata dai 194 Paesi membri con contributi fissi in base al Pil, sostanzialmente congelati dal 1987, e da contributi volontari (qui tutta la lista).Questi ultimi, che rappresentano la parte più consistente, provengono anche da una moltitudine di soggetti privati: parliamo di 4,6 miliardi di dollari su un budget complessivo di 5,6. Il primo contribuente sono gli Stati Uniti che versano in totale 893 milioni di dollari. Al secondo posto troviamo Bill e Melinda Gates con oltre 600 milioni, al terzo il Regno Unito con quasi 400, al quarto Gavi Alliance (di Bill Gates) con 370, poi il Rotary Club, il National Philantropic Trust e la Cina è al 14esimo posto con 85,8 milioni.
Di fatto l’Oms gestisce il 20% del suo budget, perché il resto sono progetti specifici decisi dai privati, e NON tutti trasparenti. Un’organizzazione quindi indebolita dalla mancanza di soldi, e di personale con grande esperienza, liquidato per assumere giovani a contratto.
(NdR: ma e soprattutto gestita dai suoi finanziatori privati…)
Le accuse al direttore generale
Chi comanda e decide è il direttore generale, che da statuto «non deve domandare né ricevere istruzioni da nessun governo od autorità straniera». Nel 2017, per la prima volta nella storia dell’Oms, a scegliere non è un gruppo ristretto di 34 membri, ma i rappresentanti di tutti i 194 Paesi, e per la prima volta votano un africano: Tedros Adhanom Ghebreyesus, ex ministro della sanità e degli esteri dell’Etiopia. Accusato da quasi tutti i Paesi e organi di stampa di essere venuto meno al suo dovere primario: la tempestività nell’informare il mondo sulla pandemia in arrivo.
Tratto e continua su: il corriere.it
ONU GOVERNO MONDIALE ?
Con questo accordo ci stiamo avvicinando pericolosamente ad una cessione di sovranità all’Oms – da parte dei paesi che ne fanno parte – che diviene autorità indiscussa in ambito sanitario pandemico.
Mentre gli Stati membri dell’OMS si preparano a riunirsi in Svizzera la prossima settimana per negoziare i termini finali di un accordo che conferirà all’OMS un’autorità centralizzata in caso di pandemia, i Repubblicani vogliono mantenere l’approvazione del Senato
https://www.ronjohnson.senate.gov/services/files/5237A94D-A236-4730-9D1F-1BCC4772B89B
Il progetto di accordo:
https://apps.who.int/gb/inb/pdf_files/inb4/A_INB4_3-en.pdf, che sarebbe “legalmente vincolante” per tutti i 194 paesi membri firmatari, conferirebbe all’OMS l’autorità di sottoporre i paesi membri come AUTORITA’ di direzione e coordinamento del lavoro sanitario internazionale, in aree come blocchi, cure, catene di approvvigionamento medico, sorveglianza e “disinformazione e notizie false”, una volta dichiarata una pandemia.
Ma la frase più importante è lì sotto al titolo… Gli ESPERTI LEGALI si CHIEDONO se sia NECESSARIA L’APPROVAZIONE del SENATO…(US)
Fonte originale:
https://www.theepochtimes.com/republicans-push-back-against-accord-giving-who-power-over-us-pandemic-response_5070968.html
Fonte secondaria: https://t.me/guerrieriperlaliberta
Senza quasi darne notizia, gli articoli 9 e 41 della Costituzione sono stati cambiati, introducendo la tutela dell’ambiente e della salute: sembrerebbe una cosa buona, ma in realtà cela una trappola pericolosissima ! …Che forse è il motivo per cui hanno cercato di far passare la cosa inosservata.
L’ Avv. Fusillo: “Hanno Cambiato la Costituzione”, l’Emergenza sarà la Normalità ? – 24/02/2023
L’avvocato Alessandro Fusillo ha spiegato cosa cambierà dopo che il Governo ha approvato la modifica degli articoli 9 e 41 della nostra Costituzione.
“L’aspetto più inquietante di questa modifica costituzionale – ha detto – è che tra le ragioni che giustificano l’impedimento o la limitazione dell’iniziativa economica privata, c’è la tutela della salute e dell’ambiente“.
Per Fusillo si tratta di un cambiamento incisivo e radicale della nostra Costituzione. “La questione più grave di questa modifica non è tanto l’articolo 9 quanto l’articolo 41“.
Secondo l’avvocato: “Inserire una frasetta che dice che l’iniziativa economica privata non si può svolgere in contrasto con gli interessi della salute, significa mettere in Costituzione l’intenzione di distruggere definitivamente le piccole imprese con la scusa della tutela della salute”.
Fusillo ha spiegato che queste modifiche potrebbero consentire a qualsiasi governo di agire come hanno fatto in questi ultimi tre anni, con nuove restrizioni e lockdown.
“Un assegno in bianco, un viatico per l’arbitrio governativo tipo quello che abbiamo visto negli ultimi due anni. Questa volta però, con l’appiglio costituzionale. Se anche la Corte Costituzionale dovesse svegliarsi e fare il suo lavoro (che finora non ha fatto…) con questa modifica diventerà molto più difficile”.
By Pietro Di Martino
Fonte: https://www.oltre.tv/fusillo-hanno-cambiato-costituzione-emergenza-normalita/