Pirolizzatori per i rifiuti urbani (Inceneritori in pirolisi),
Oggi vorremmo mettere in discussione l’utilizzo da parte di tanti Comuni/municipalizzate degli inceneritori o termodistruttori per lo smaltimento di rifiuti (che bruciandoli ne riducono il peso ed il volume). Questi impianti non sono la soluzione ideale allo smaltimento dei rifiuti, sia dal punto di vista economico sia da quello ecologico-ambientale.
Gli inceneritori producono degli inquinanti emessi come le diossine e i furani (sono composti cancerogeni e altamente tossici).,ma soprattutto possono generare tumori.
Le sostanze contaminanti poi emesse da un inceneritore inquinano l’aria, il suolo e le falde acquifere.
Inoltre sono impianti altamente costosi (circa 80 milioni di euro) e non garantiscono un alto recupero energetico.
Riteniamo che la pirolisi possa essere un’alternativa valida, per nulla inquinante ed assai meno costosa dell’inceneritore per affrontare adeguatamente il problema dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani (i rifiuti sono una risorsa potenziale che deve essere riportata nel sistema economico).
Gli impianti funzionano bene e hanno costi bassi e sono molto più flessibili che l’inceneritore, perché possono “accettare-smaltire” praticamente tutti i materiali, tipo plastiche, che l’inceneritore invece non può accettare, perché ha un potere calorifico troppo alto.
Uno degli aspetti più rilevanti è che la linea trattamento fumi è assolutamente ridicola, perché non serve. Da notare con forza che l’impianto di Pirolisi non produce alcun inquinamento, nemmeno acustico, nessuna polvere, nessun odore.
L’impianto di pirolisi non produce acido cloridrico; non produce ceneri; non produce diossina.
Inoltre la carbonella finale prodotta dal procedimento di pirolisi può essere utilizzata per fare energia elettrica o impianti di teleriscaldamento e la superficie dell’area impegnata per realizzare l’impianto di pirolisi è di meno di 400 metri quadri, rispetto alle grandissime dimensioni di un inceneritore.
Questa potrebbe essere una soluzione sostenibile ad un problema globale, “i rifiuti”, in linea con una visione progressiva di una società che produce purtroppo e a nostro malgrado “troppi Rifiuti”.
By Piccinini Dott. Ivano – Sassuolo (MO)
———————————————————————————————————————
I Termovalorizzatori/Inceneritori, sono altamente inquinanti !
Il fatto che i termovalorizzatori, chiamati inceneritori, per addolcire le parole, per la popolazione ignorante, tanto il risultato è sempre lo stesso…sono la stessa identica cosa, necessitino di combustibile ausiliario (soprattutto quando operano sul rifiuto tal quale) è dovuto esclusivamente a stabilizzare il potere calorifico, ignoto a priori vista l’eterogeneità ed aleatorietà (benché valutabile a livello qualitativo medio) delle tipologie dei materiali che vengono utilizzati… detto ciò gli RSU hanno un loro potere calorifico e bruciano (qualcuno ho mostrato che bruciano piuttosto bene anche insieme ai cassonetti “senza bisogno di aggiunte”) senza tutte queste difficoltà… di energia elettrica non se ne aggiunge (non mi viene nemmeno in mente come possa essere utile) e se tu aggiungi un metro cubo di gas ottieni energia per un metro cubo di gas più l’energia dovuta al potere calorifico dei rifiuti in funzione del rendimento dell’impianto… quindi direi che non è un processo in perdita di energia (ripeto, possiamo discutere di altri fattori riguardo la termovalorizzazione, ma quello dell’energia proprio non si pone)… un appunto ulteriore, nemmeno il gasolio brucia bene, se butti un fiammifero in una pozza di solo gasolio non riesci facilmente ad accenderlo… a parte il gas ed i combustibili “di derivazione alcolica” non è che vedi mai chissà quali fiamme roventi quando butti un cerino… questo vale per la benzina, per il carbone, per la legna ecc… e le motivazioni sono da trovare nella chimica e nella cosiddetta “energia di attivazione”
Oggi parliamo invece di un processo termochimico piuttosto particolare, ai più poco conosciuto ed apparentemente misterioso, la Pirolisi.
QUANDO L’OSSIGENO NON SERVE
La Pirolisi, spesso indicata anche come Piroscissione è un particolare processo in assenza dell’agente ossidante (ossigeno) nel quale avviene la decomposizione termochimica di materiali di natura organica.
Tale processo avviene essenzialmente fornendo del calore al materiale da trattare, in modo da fornire l’energia necessaria per rompere alcuni legami chimici all’interno delle molecole complesse e trasformarle in molecole meno complesse.
Durante tale processo, la completa assenza di ossigeno permette di impedire reazioni di ossidazione, le quali porterebbero alla formazione di composti ossidati, “ultimo e stabile step” delle reazioni di combustione, ed a questo punto non vi sarebbe differenza alcuna con un processo di combustione tradizionale.
Il termine “dissociazione” è in realtà insufficiente a descrivere l’insieme delle reazioni che avvengono durante il processo di piroscissione, in quanto esse sono un insieme di reazioni di dissociazione e riassociazione, ed inoltre anche nelle reazioni di combustione avvengono reazioni di dissociazione, pertanto è importante non utilizzare tale classificazione delle reazioni per indicare genericamente un impianto di pirolisi.
La PIROLISI nella STORIA – Dall’ANTICO EGITTO ai GIORNI NOSTRI
Il processo di pirolisi è stato utilizzato sin dall’antichità, in particolare vi sono testimonianze di come già nell’antico Egitto esso venisse utilizzato per la produzione di carbonella dal legno, mentre in tempi più recenti si ricordano le carbonaie, ed in particolare le fiamme impiegate come allarme in esse, fiamme sviluppate mediante la combustione dei gas prodotti dalla pirolisi stessa, anche se bisogna precisare che nella carbonaia ci si trova in presenza di ossigeno, seppure in difetto rispetto a quanto necessario per una corretta combustione.
Immagine di una carbonaia (tratta dal Web)
Sezione di una carbonaia (tratta dal Web)
Ancora più recentemente si è sentito parlare della pirolisi come sistema alternativo ai termovalorizzatori per il trattamento dei rifiuti, indicando più o meno correttamente i pregi di questa soluzione, ma non sempre fornendo una completa informazione a riguardo.
PIROLISI – PRINCIPIO di FUNZIONAMENTO
Un impianto di pirolisi, tenuta presente la natura organica della materia prima di processo, opera come già detto delle dissociazioni e riassociazioni chimiche che permettono di “spezzare” una molecola complessa in parti più semplici mediante l’applicazione di condizioni termiche adatte.
Questo processo porta come risultato alla produzione di due differenti prodotti:
1- una frazione solida indicata con il termine Char
2- una frazione volatile, la quale a sua volta si suddivide in:
– una componente liquida, dovuta alla condensazione della frazione volatile dei prodotti
– una componente gassosa, detta gas di pirolisi o Syngas (gas di sintesi) costituita dalle componenti non condensabili della frazione volatile dei prodotti
Il Char è costituito principalmente dal residuo carbonioso della materia organica, da ceneri, inerti, metalli, ecc., la frazione liquida principalmente da catrame, acqua e differenti sostanze organiche (oli), mentre la frazione gassosa è costituita principalmente da idrogeno, metano, etilene, etano, ossidi di carbonio ed altri gas combustibili.
Tali componenti sono prodotti in percentuali e proporzioni reciproche strettamente funzione delle condizioni termodinamiche e di reazione alle quali avviene il processo.
—————————————————————————————————————
Oggi vorremmo quindi mettere in discussione l’utilizzo da parte di tanti Comuni/municipalizzate degli inceneritori o termodistruttori per lo smaltimento di rifiuti (che bruciandoli ne riducono il peso ed il volume). Questi impianti non sono la soluzione ideale allo smaltimento dei rifiuti, sia dal punto di vista economico sia da quello ecologico-ambientale.
Gli inceneritori producono degli inquinanti emessi come le diossine e i furani (sono composti cancerogeni e altamente tossici).,ma soprattutto possono generare tumori.
Le sostanze contaminanti poi emesse da un inceneritore inquinano l’aria, il suolo e le falde acquifere.
Inoltre sono impianti altamente costosi (circa 80 milioni di euro) e non garantiscono un alto recupero energetico.
Riteniamo che la pirolisi possa essere un’alternativa valida, per nulla inquinante ed assai meno costosa dell’inceneritore per affrontare adeguatamente il problema dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani (i rifiuti sono una risorsa potenziale che deve essere riportata nel sistema economico).
Gli impianti funzionano bene e hanno costi bassi e sono molto più flessibili che l’inceneritore, perché possono “accettare-smaltire” praticamente tutti i materiali, tipo plastiche, che l’inceneritore invece non può accettare, perché ha un potere calorifico troppo alto.
Uno degli aspetti più rilevanti è che la linea trattamento fumi è assolutamente ridicola, perché non serve. Da notare con forza che l’impianto di Pirolisi non produce alcun inquinamento, nemmeno acustico, nessuna polvere, nessun odore.
L’impianto di pirolisi non produce acido cloridrico; non produce ceneri; non produce diossina.
Inoltre la carbonella finale prodotta dal procedimento di pirolisi può essere utilizzata per fare energia elettrica o impianti di teleriscaldamento e la superficie dell’area impegnata per realizzare l’impianto di pirolisi è di meno di 400 metri quadri, rispetto alle grandissime dimensioni di un inceneritore.
Questa potrebbe essere una soluzione sostenibile ad un problema globale, “i rifiuti”, in linea con una visione progressiva di una società che produce purtroppo e a nostro malgrado “ troppi Rifiuti”.
By Piccinini Dott. Ivano
——————————————————————————————————
INCENERITORI = TERMOVALORIZZATORI = Nanoparticelle nell’aria, nei cibi e nei Vaccini
vedi PDF su: rifiuti ed inceneritori
Sostanze Tossiche, comunicato ECHA 2011
Metalli Pesanti e Rifiuti Tossici – 02/09/2012
La medicina convenzionale ufficiale sta andando completamente a rotoli, gli operatori, medici rappresentanti dei farmaci, non servono più ad informare adeguatamente la popolazione dei danni di questi metalli presenti in Vaccini, amalgami dentali, pesce, carni, alimenti contaminati, acque dette potabili, creme di bellezza, farmaci …
Abbattiamo questo muro di onnipotenza dittatoriale della disinformazione o della omertà che oggi impera fra gli “enti a tutela” (si ma dei fatturati delle aziende) che uno se vuole curarsi deve per forza di cose chiudere gli occhi, per farsi curare da medici incompetenti ed impreparati.
La “legge” che solo il medico deve poter curare ed alle volte anche ammazzare non fa parte del codice umano, è un sopruso sociale, non esiste, questa storia deve finire.
Niente di meno che, sono state avanzate ricorsi legali per pratiche sanitarie effettuate senza il consenso del paziente, nel momento in cui si effettuava l’anestesia generale per un intervento chirurgico, per esempio, veniva inserito sotto cute il cosiddetto microchip e addirittura questa pratica è stata effettuata anche in un ambulatorio odontoiatrico privato.
Attenzione dove andate e da chi andate, e mai da soli durante le terapie !
La popolazione si deve ribellare a queste azioni delinquenziale…!
vedi anche: Malattie in aumento nei bambini per i Vaccini che li rendono iper sensibili all’inquinamento atmosferico.:
Dove ci sono inceneritori ci si ammala di più e si muore di più.
INQUINAMENTO e MALATTIE + Bioetanolo x auto dai rifiuti organici – vedi: NO INCENERITORI
Vedere questo video sui rifiuti in Campania (Italy), è allucinante:
GRAZIE al TERMOVALORIZZATORE, LATTE BRESCIANO alla DIOSSINA – Roma – 02.04.09
“Denuncio la totale irresponsabilità delle autorità competenti per quanto riguarda il caso Brescia”. Così l’On. Domenico Scilipoti sulla questione del latte vaccino contaminato. “Nonostante reiterate analisi – prosegue il deputato dell’Italia dei Valori – abbiano fatto riscontrare nel latte la presenza di diossina e di PCB ben oltre i livelli di legge. Il caso del Bresciano viene spesso descritto da certa stampa compiacente quale modello della gestione integrata dei rifiuti, basata sulla termovalorizzazione operata dal mega-inceneritore. La tendenza a mascherare la pericolosità degli agenti inquinanti – conclude Scilipoti – è preoccupante oltre che vergognosa, bisognerebbe denunciare, invece, che ogni dose di diossina è in realtà un’overdose”.
By On. Domenico Scilipoti (IdV)
Inceneritori: perché NO !
Ho il sospetto che la spazzatura campana sia un pretesto per rilanciare gli inceneritori. Quelli che Bersanetor e D’Alema chiamano soavemente termovalorizzatori e che nessuno costruisce più in Europa.
Ho scritto i motivi del no e le alternative. Diffondetele.
1) L’incenerimento dei rifiuti li trasforma in nanoparticelle tossiche e diossine.
2) L’incenerimento necessita di sostanze come acqua, calce, bicarbonato che aumentano la massa iniziale dei rifiuti.
3) Da una tonnellata di rifiuti vengono prodotti fumi e 300 kg di ceneri solide e altre sostanze; le ceneri solide vanno smaltite per legge in una discarica per rifiuti tossici nocivi, rifiuti estremamente più pericolosi delle vecchie discariche;
i fumi contengono 30 kg di ceneri volanti cancerogene, 25 kg di gesso; l’incenerimento produce 650 kg di acque inquinate da depurare.
4) Le micro polveri (pm 2 fino a pm 0,1) derivanti dall’incenerimento se inalate dai polmoni giungono al sangue in 60 secondi e in ogni altro organo in 60 minuti.
5) Le patologie derivanti dall’inalazione sono: cancro, malformazioni fetali, Parkinson, Alzheimer, infarto e ictus. Lo comprovano migliaia di studi scientifici.
6) Gli inceneritori, detti anche “Termovalorizzatori”, sono stati finanziati con il 7% della bolletta dell’Enel associandoli alle energie rinnovabili insieme ai rifiuti delle raffinerie di petrolio al carbone. Senza tale tassa sarebbero diseconomici.
Nell’ultima Finanziaria è stato accordato il finanziamento, ma solo agli inceneritori già costruiti.
7) In Italia ci sono 51 inceneritori, sarebbe opportuno disporre di centraline che analizzino la concentrazione di micro polveri per ognuno di essi, insieme all’aumento delle malattie derivate sul territorio nel lungo periodo.
8) I petrolieri, i costruttori di inceneritori e i partiti finanziati alla luce del sole da queste realtà economiche, sono gli unici beneficiari dell’incenerimento dei rifiuti.
Cosa fare con i rifiuti
1) Riduzione dei rifiuti (Berlino, per fare un esempio, ha ridotto in sei mesi i rifiuti del 50%).
2) Raccolta differenziata porta a porta con tariffa puntuale.
3) Riciclo di quanto raccolto in modo differenziato.
4) Quanto rimane di rifiuti dopo l’attuazione dei primi tre punti va inviato a impianti per una selezione meccanica delle tipologie dei rimanenti rifiuti indifferenziati. La parte non riciclabile può essere trattata senza bruciarla con impianti di bioessicazione.
5) In termini economici non conviene bruciare in presenza di una raccolta differenziata perché:
– il legno può essere venduto alle aziende per farne truciolato;
– il riciclaggio della carta rende più dell’energia che se ne può ricavare;
– il riciclaggio della plastica è conveniente: occorrono 2/3 kg di petrolio per fare un kg di plastica.
6) La raccolta differenziata può arrivare al 70% dei rifiuti, il 30% rimanente può ridursi al 15-20% dopo la bioessicazione. Una quantità che è inferiore o equivale agli scarti degli inceneritori. Ma si tratta di materiali inerti e non tossici con minori spese di gestione ed impatti ambientali sanitari.
Se nel settore dei rifiuti non ci fossero le attuali realtà, per legge, di monopoli privati a totalità di capitaFle pubblico, ma una reale liberalizzazione del mercato, la concorrenza tra le aziende avverrebbe sulla capacità di recupero e l’incenerimento sarebbe superato.
By Beppe Grillo
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Record di diossina nei terreni a Brescia e pianura Padana – Lug. 2010
Le mappe Europee qui indicate (clicca QUI ingrandire) mostrano la deposizione di diossina sui territori di Italia, Francia, Germania e Regno Unito (le unità sono nanogrammi per m² all’anno). (1)
La diossina è un composto estremamente tossico e cancerogeno, che si sviluppa durante la combustione, soprattutto dei rifiuti; rame e ferro (spesso presenti nei rifiuti indifferenziati) agiscono infatti da catalizzatori. Le mappe sono confrontabili perché i colori corrispondono agli stessi livelli di scala.
E’ appena il caso di notare che l’Italia è il paese più inquinato dalla Diossina: la pianura padana è più contaminata dei grandi distretti industriali delle altre nazioni.
I massimi valori di contaminazione (quadretti rosso scuro, valori doppi rispetto ai massimi di Francia e Germania) si osservano in corrispondenza di Brescia e di Taranto.
Cosa c’è a Brescia ? Uno dei più grandi inceneritori di rifiuti d’Italia.
Cosa c’è a Taranto ?
L’ILVA, la più grande acciaieria d’Europa, che si ritiene “produca” circa oltre 1.000 morti all’anno (che non vengono quasi mai ricordati).
Milano, Torino e la pianura Veneta non sono però da meno, perché registrano valori nettamente superiori a quelli delle altre regioni d’Europa. Così avveleniamo lentamente il Bel Paese.
(1) Le mappe provengono dal Meteorological Sinthesizing (sic) Centre- East di Mosca.
Dopo aver selezionato il paese, si seleziona in fondo alla pagina “Deposition to the country” relativo a PCDD (Polychlorinated dibenzodioxin). E’ possibile variare i livelli di scala.
Un ringraziamento particolare a: Termovalorizzatore = Inceneritore di Brescia e all’Ilva di Taranto
Tratto da: ecoalfabeta.it
Ecco l’ILVA di Taranto:
Inceneritore/termovalorizzatore di Brescia:
Nuovi dati allarmanti sugli inceneritori
In occasione della Giornata mondiale del Volontariato per lo Sviluppo economico e sociale e della Settimana contro l’incenerimento dei rifiuti, indetta da Rete nazionale Rifuti Zero e da GAIA (Global Alliance for Incinerator Alternatives), questo week-end Medicina Democratica tiene il proprio banchetto anche a Ferrara, presso il quale viene distribuito materiale informativo sulla convenienza economica della raccolta differenziata (sia per gli enti locali sia per gli utenti) e sull’impatto sanitario dello smaltimento dei rifiuti tramite incenerimento.
“L’Institut de Veille sanitaire francese ha infatti pubblicato di recente i risultati allarmanti – avverte – Tommaso Mantovani, referente provinciale di Medicina Democratica, passati sotto silenzio, di uno studio sull’incidenza del cancro in prossimità di cosiddetti “termovalorizzatori”: si è riscontrato un aumento dal 6 fino al 22% di diverse patologie neoplastiche
Fonte: www.cniid.org
“Ricordiamo infatti – aggiunge Mantovani – che l’incenerimento uccide anche la raccolta differenziata, essendo troppo costoso tenerlo in funzione se i rifiuti solidi urbani vengono riciclati per più del 35-40%. A meno che non si brucino rifiuti speciali provenienti da fuori provincia…”.
Tratto da: estense.com
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Inceneritori: ‘informazioni’, medici e conflitti – Mag. 2009
Certo molti ricorderanno le tranquillizzanti parole del Prof. Umberto Veronesi intervistato da Fazio a “Che tempo che fa” circa l’innocuità degli inceneritori, quando con assoluta sicurezza affermò: “zero rischio…” Tuttavia certamente un numero minore di cittadini ha potuto ascoltare le parole dell’illustre oncologo quando intervistato su youtube affermava: “non sono un esperto di inceneritori” e che, quanto all’assenza di danni, si rimetteva ai suoi esperti affermando : “i miei esperti mi hanno giurato”.
Spiace davvero dover contraddire il Prof. Veronesi, ma proprio per la serietà in passato dimostrata e per la gratitudine che gli dobbiamo per gli indiscutibili miglioramenti nella chirurgia del carcinoma mammario, sentiamo il dovere di consigliargli di scegliere meglio i suoi esperti. Siamo infatti venuti a conoscenza di lavori che recano anche la sua firma, quali ad esempio: “Il recupero di energia da rifiuti: la pratica, le implicazioni ambientali e l’impatto sanitario – Veronesi U, Giugliano M. Grasso M. e Foà V.” [**] in cui, con grande stupore, abbiamo dovuto constatare che sono stati letteralmente stravolti risultati di lavori scientifici ed epidemiologici in modo da assolvere gli impianti di incenerimento, con buona pace dell’ onestà intellettuale e del rigore scientifico.
Qualche esempio chiarirà meglio la questione: nel capitolo “L’ impatto sanitario” di Vito Foà, a pag 54-55 vengono presi in esame quattro studi: quello di Franchini M. e altri, pubblicato sugli Annali dell’Istituto Superiore di Sanità nel 2004; quello di P. Elliot, del 1996, quello di Hu S.W. e al. e infine lo studio denominato Enhance Health. Di tutti viene fatto un utilizzo inappropriato, in particolare:
1. lo studio di M. Franchini viene mutilato e ne sono totalmente ignorate le considerazioni sulla relazione fra inceneritori e cancro, in particolare che: “associazioni statisticamente significative sono riportate da due terzi degli studi che hanno preso in considerazione il cancro mortalità, incidenza o prevalenza).
2. lo studio di P. Elliott viene capovolto nel suo significato, aggiungendo una negazione alla frase in cui si afferma che il rischio per diversi tipi di cancro diminuisce via via che ci si allontana dalla fonte emissiva. Vito Foà a proposito di esso scrive infatti: “La conclusione degli Autori è che non è stata trovata alcuna evidenza di diversità d’incidenza e mortalità per cancro nei 7.5 chilometri di raggio studiati ed in particolare nessun declino con la distanza dall’inceneritore per tutti i tumori: stomaco,colon-retto e polmone oltre che per linfoma di Hodgkin e sarcomi dei tessuti molli.” .
Peccato che nell’ originale sia scritto: “Observed-expected ratios were tested for decline in risk with distance up to 7.5 km. … Over the two stages of the study was a statistically significant (P<0.05) decline in risk with distance from incinerators for all cancers combined, stomach, colorectal, liver and lung cancer”. Ovvero: ” I rapporti osservati-attesi furono verificati in base al declino del rischio con la distanza fino a 7.5 km. … Dopo i due stadi dello studio c’era un declino statisticamente significativo (p<0,05) nel rischio con la distanza dagli inceneritori per tutti i cancri riuniti, stomaco, colon retto, fegato e polmone.”
3. dello studio di Hu S.W. si riporta solo una frase “rassicurante “”Alcuni anni prima, nel 2001, Hu e Shy avevano condotto una revisione degli studi epidemiologici pubblicati fino ad allora. Questi Autori avevano considerato tutti i possibili effetti che potevano essere o che sono collegati alla presenza di un inceneritore di rifiuti sia municipali che industriali, arrivando alla conclusione che gli studi epidemiologici esaminati erano stati concordi nel descrivere più elevati livelli corporei di metalli pesanti, ma nessun aumento di sintomi respiratori o di declino della funzione polmonare.
Le analisi effettuate avevano fornito risultati inconsistenti per rischio di cancro e di effetti sulla riproduzione” e si omette viceversa l’affermazione che attesta l’esistenza di rischio: “Diversi studi hanno evidenziato associazioni significative tra inceneritori ed alterato rapporto maschi / femmine alla nascita, cancro al polmone, cancro alla laringe, malattie ischemiche cardiache, mutageni e pro-mutageni nelle urine, o livelli elevati nel sangue di alcuni composti organici e metalli pesanti”
4. dello studio di Coriano, Foà scrive:” “Gli estensori e gli esecutori del progetto avevano ovviamente condotto una ampia analisi della letteratura già allora esistente e sono arrivati anche loro alla conclusione: non esistono prove concrete di un legame fra l’esposizione alle emissioni di inceneritori ed un aumento di tumori.
Dove sono stati osservati effetti apparentemente rilevanti questi effetti erano spesso legati ad inceneritori siti vicino ad altre fonti di emissione potenzialmente pericolose”. Peccato che ciò che viene riportando come “conclusione” è viceversa una frase tratta dall’introduzione allo studio e, nel riportare i risultati, Foà omette di evidenziare i gravi danni per la salute femminile ed il rischio di sarcomi in entrambi i sessi, messo ampiamente in risalto dagli estensori nella “discussione” dello studio.
Desta sgomento scoprire che questi lavori “scientifici” sono quelli su cui varie Amministrazioni Pubbliche (Provincia di Grosseto e Firenze, Regione Sicilia, ad es.) fondano le proprie scelte irriducibilmente “inceneritoriste”, senza alcuna attenzione verso le tante alternative immediatamente percorribili per la gestione dei rifiuti e con una drammatica sottostima per le ricadute sulla salute pubblica.
Ma ancora più sgomento desta constatare che anche coloro che sono vincolati dal giuramento di Ippocrate e dall’art. 30 del Codice Deontologico possono, ci auguriamo solo per distrazione, incorrere in gravi omissioni, che non fanno onore né a loro né alla categoria dei Medici cui tutti noi apparteniamo.
Ad evitare futuri “scivoloni” ricordo a cosa ci vincola l’art. 30, relativo al conflitto di interesse: “Il medico deve evitare ogni condizione nella quale il giudizio professionale riguardante l’ interesse primario, quale è la salute dei cittadini, possa essere indebitamente influenzato da un interesse secondario. Il conflitto di interesse riguarda aspetti economici e non, e si può manifestare nella ricerca scientifica, nella formazione e nell’aggiornamento professionale, [….]e nei rapporti individuali e di gruppo con industrie, enti, organizzazioni e istituzioni, nonché con la Pubblica Amministrazione.” [Veronesi ed il suo centro Tumori di Milano è sponsorizzato dalla Veolia, costruttrice di inceneritori]
Ci sono altri conflitti, non citati nel Codice Deontologico, che riguardano quelli con la propria coscienza: fortunatamente questi, al pari dei precedenti, non ci appartengono ed almeno questa consolazione nessuno potrà togliercela: di certo nessuno potrà mai dirci: “se i medici sapevano, perché hanno taciuto ?”
By Dott.ssa Patrizia Gentilini – medico oncologo, ematologo, Coordinamento Nazionale dei Comitati dei Medici per l’Ambiente e la Salute – dopo queste note della dottoressa Gentilini il CIPA ha ritirato il volume dal sito, e non lo ha più rilasciato agli iscritti.
BIBLIOGRAFIA
– Veronesi U., Giugliano M., Grosso M e Foà V. (2007) ” Il recupero di energia da rifiuti: la pratica, le implicazioni ambientali e l’ impatto sanitario” Quaderni di Ingegneria Ambientale, Vol. 45 CIPA Editore Milano
– Franchini M. , Rial M, Buratti E., Bianchi F., “Health effect of exposure to waste incinerator emissions: a review of epidemiological studies” Ann. Ist. Sup. Sanità 2004; 40 , 105- 115
– Elliot P., Shaddick G, Kleinschmidt I., “Cancer incidence near municipal solid waste incinerators in Great Britain” British J of Cancer 1996; 73, 702-710
– Hu S.W. , Shy C.M., ” Health effects of waste incineration: a review of epidemiological studies” J. Air and Waste Manag. Assoc. 2001; 51 1100-1109
– Enhance Heath Report finale – febbraio 2004-marzo 2007. sistema di sorveglianza ambientale e sanitaria in aree urbane in prossimità di impianti di incenerimento e complessi industriali; n 2 E 0041 programma INTERREG IIIC zona Est Comune di Forlì.