Rudolf Steiner
Il 30 MARZO nel 1925 traPASSAVA Rudolf Steiner
“Il destino si compone di due ordini di fatti, i quali si fondono a formare quella unità che è una vita umana. Il primo scaturisce dagli impulsi dell’anima, il secondo si avvicina all’uomo tramite il mondo esteriore“. By Rudolf Steiner
Rudolf Steiner, fondatore dell’antroposofia, nacque nel 1861 a Kraljevec nel territorio dell’Impero austro-ungarico. Frequentò l’Istituto Tecnico a Wiener Neustadt, si trasferì a Vienna dove frequentò l’Università (Matematica, Scienze Naturali, Filosofia e Letteratura). In questo periodo ebbe importanti esperienze pratiche nel campo della pedagogia anche terapeutica, che furono i germi di ciò che negli anni ’20 diventò la pedagogia Steiner-Waldorf. Ancora studente si mise in luce curando gli scritti scientifici di Goethe. Dal 1890 al 1897 collaborò all’Archivio di Goethe e Schiller a Weimar.
Lavorò come redattore per Wolfgang von Goethe. Si occupò in seguito di dare forma alla teoria dell’antroposofia, che comprendeva in sé l’unione tra scienza, filosofia e misticismo.
Dal 1902 ebbe una più intensa attività come scrittore e conferenziere, prima nell’ambito della Società Teosofica e poi di quella Antroposofica, da lui fondata nel 1913. Oltre ad una trentina di opere scritte di carattere filosofico e antroposofico, sono rimasti i testi stenografati di quasi 6.000 conferenze sui più diversi rami del sapere (pedagogia, medicina, agricoltura, architettura, arti, ecc.).
Morì nel 1925 a Dornach (Svizzera) dove aveva edificato, prima in legno e poi in cemento, il Goetheanum, centro di ricerca e di attività scientifiche e artistiche fondate sull’antroposofia.
“L’antroposofia, in greco antico “sapienza dell’essere umano”, è un percorso spirituale e filosofico noto anche con il nome di “Scienza dello Spirito”.
“L’antroposofia è quindi una via della conoscenza che vorrebbe condurre lo spirituale che è nell’uomo allo spirituale che è nell’universo“.
“Sorge nell’uomo come una necessità del cuore, della vita, del sentimento, e può essere pienamente giustificata se soddisfa questo bisogno interiore”.
Rudolf Steiner ha fondato l’antroposofia partendo da basi filosofiche che fa proprie ed elabora dal pensiero di Fichte, Nietzsche e di Schelling, considerando anche la fenomenologia di Hegel. Il tutto è influenzato dal romanticismo di Goethe.
La natura, per Steiner, è da intendersi come la manifestazione di una realtà spirituale che si esprime più direttamente nell’arte e nel pensiero. L’universo ha avuto origine dallo spirito puro per un fenomeno di “condensazione” in centri diversi, che attraverso un’evoluzione millenaria, che si svolge per successive incarnazioni, ritorneranno all’unificazione primigenia. Tale evoluzione è considerata, in conformità al suo assunto particolare, in riferimento all’uomo.
Esso è composto, cosi dice Steiner, di sette princìpi che sono: il corpo fisico, il corpo etereo, il corpo astrale, l’io, l’io spirituale, lo spirito vitale, l’uomo spirito.
Lo sviluppo storico dell’umanità è volto alla libertà della sfera spirituale, che consiste nella realizzazione dell’universalità e trascendenza dello spirito sulla materia, attraverso la conoscenza delle sue relazioni cosmiche. Ciò implica lo sviluppo di certi organi capaci di apprendere le “modalità” più alte dello spirito e le tracce da loro lasciate nella “memoria cosmica”, alla quale Steiner pretende di aver attinto il nucleo della propria dottrina.
L’antroposofia chiede al medico ed al sano od al malato di autoeducarsi, fino a sviluppare alcune facoltà percettive necessarie per approfondire la ricerca scientifica, sulla cosiddetta malattia, che null’altro è, che un sintomo o più sintomi della causa Spirituale l’incoerenza rispetto alle leggi della Natura, quindi esso è la materializzazione del Conflitto Spirituale irrisolto, origine primaria di qualsiasi malessere, dal raffreddore al cancro.
“E crearono la “scuola”, come il “diavolo” comandava.
– Il bambino ama la natura, così l’hanno rinchiuso in quattro mura.
– Non può stare seduto per ore senza muoversi, così hanno ridotto al minimo la sua libertà di movimento.
– Gli piace lavorare con le mani e hanno iniziato a dargli informazioni e teorie.
– Ama parlare onestamente, gli hanno insegnato a stare in silenzio.
– Si sforza di capire, gli hanno insegnato ad imparare a memoria.
– Vorrebbe esplorare e usare la propria conoscenza (dell’anima), ma ha ottenuto il tutto in forma pronta su decine di fogli grigi di lavoro.
– Attraverso tutto questo, i bambini hanno imparato ciò che non avrebbero mai imparato in altre circostanze: hanno imparato a non mettere in discussione nulla e ad adattarsi”.
By Adolphe Ferrière
Invece nelle concezioni di Steiner e della scuola Wegman l’essere umano sarebbe costituito da quattro parti:
– una corporea, il corpo fisico
– tre di natura immateriale che sono il corpo eterico (le forze che danno forma alla vita)
– il corpo astrale (i sentimenti)
– il corpo ego/io sono (lo spirito)
La realtà è che sono solo 2 e non 4 le parti che compongono l’essere umano o Persona fisica.
– Il corpo fisico (composto da 3 stati della materia = solido, liquido, gassoso)
– Il corpo Bioelettronico (composto solo da Plasma = 4° stato della materia informata), che contiene quindi lo Spirito (Ego/Io Sono = entità immortale e le varie funzioni della sua mente = emozioni/sentimenti e quindi la personalità dell’essere); questo è il corpo che al trapasso = morte, esce dalle altre parti del corpo fisico che va in putrefazione nella Terra e se ne va nelle dimensioni adatte alla sua evoluzione spirituale e cosi per l’eternità….
La grande opera di R. Steiner, contribuì ad insegnare lo sviluppo armonico della persona, ovvero un modello educativo che integra tutti i livelli dell’esperienza umana, cognitivo, corporeo, sensoriale, immaginativo e spirituale, continua ancora ai giorni nostri, con gli studiosi seguaci di Steiner e le scuole waldorf che portano avanti il suo pensiero.
Il pensiero di Rudolf Steiner si basa su una pedagogia incentrata sui tempi naturali di ogni persona, per sviluppare a pieno le capacità individuali e per fare in modo che ognuno abbia l’opportunità di migliorare con i propri tempi le personali potenzialità, rispettando i propri ritmi di crescita, senza quindi essere forzato a raggiungere determinati obiettivi entro un tempo prestabilito.
La prima scuola viene fondata nel 1919 a Stoccarda per i figli degli operai della fabbrica di sigarette Waldorf Astoria; proprio da essa prenderanno il nome le successive “scuole Waldorf” diffuse in tutto il mondo, attualmente oltre 1.270 in 80 Paesi, oltre a 1.928 giardini d’infanzia (spiegheremo più avanti cosa sono) in oltre 70 Paesi, con oltre un milione di allievi.
La ricerca steineriana, di così ampia portata e caratura intellettuale, ha avuto ripercussioni anche in ambito pedagogico. Steiner ha elaborato un tipo di educazione mirante allo sviluppo delle forme superiori della vita spirituale e ha fondato una scuola basata su questi principi: la scuola Waldorf di Stoccarda.
Chiusa per ordine di Hitler, dopo la seconda guerra mondiale la scuola riprese l’attività e si fece promotrice e promulgatrice di numerose sezioni non solo in Germania, ma in tutto il mondo. In conformità con la teoria antroposofica, la metodologia educativa steineriana ha come scopo lo sviluppo del pensiero, del sentimento e della volontà del bambino: chiaro indizio, necessario e logico collegamento, con il metodo Montessori, dal cognome della celebre pedagogista e medico anconetana, che in questa prassi certamente trova perfetto riscontro.
Una scienza, un’arte, una procedura di educazione dell’uomo che, partendo dall’infanzia, mira non a formulare una sterile procedura applicativa, ma presuppone una volontà di trascendere gli schemi educativi vigenti, per volgere l’attenzione verso un campo più vasto, e certo più ignoto, quale quello della grandezza dell’anima.
Ad essa il metodo Montessori si rivolge, come ad essa il metodo steineriano indirizza la propria attenzione, in perfetta sincronia, o quasi, dall’Austria e dall’Italia.
La pedagogia steineriana si contraddistingue per una profonda conoscenza del bambino e dei suoi bisogni, da cui si origina un sistema educativo saldo, attento e rispettoso delle fasi di sviluppo, con un piano di studi che accompagna l’allievo dalla scuola dell’infanzia fino alle superiori.
Uno dei principi della pedagogia steineriana è quello di considerare il bambino nella sua interezza. Da qui un’educazione armonica che tiene costantemente conto di “testa, cuore e mano”, ovvero di tre elementi essenziali da mantenere in equilibrio tra loro:
– Elemento razionale.
– Elemento emotivo-relazionale.
– Elemento corporeo e relativo all’autonomia.
Proprio su questo equilibrio poggerà la capacità futura del bambino di crescere libero, di avere fiducia in sé stesso e di contribuire alla nostra comunità.
Altro principio fondamentale è il rispetto delle fasi evolutive del bambino, suddivise di sette anni in sette anni. Nella prima fase (0-7 anni) viene offerto “un mondo buono da imitare”. Nei giardini d’infanzia, infatti, gli elementi portanti sono proprio l’imitazione e l’esperienza della vita in comunità.
Nella seconda fase (7-14 anni) il bambino, poi ragazzo, necessita di “un mondo bello da sperimentare”, ovvero si rapporta con il mondo e con chi lo abita ed è molto importante l’educazione dei sentimenti attraverso l’esperienza del bello.
Nella terza fase (14-21 anni) viene invece offerto “un mondo vero da conoscere”: gli adolescenti vivono stati d’animo che oscillano tra contrasti e contraddizioni, i ragazzi aspirano all’autonomia e alla libertà ma ancora non hanno conquistato la loro sicurezza interiore, hanno sete di sapere, di trovare risposte agli interrogativi sulla vita e sul mondo, per questo ricercano figure autorevoli e autentiche da prendere come modelli, punti di riferimento.
Tra le caratteristiche della pedagogia steineriana vi è anche la possibilità di modulare l’educazione a seconda del temperamento di ogni singolo bambino o ragazzo. Steiner accomuna i temperamenti ai quattro elementi naturali:
– Fuoco per il temperamento collerico.
– Acqua per il temperamento flemmatico.
– Aria per il temperamento sanguinico.
– Terra per il temperamento malinconico.
L’intervento dell’insegnante sarà calibrato proprio a seconda dei diversi temperamenti degli alunni (allo stesso tempo, dovrà armonizzarli per evitare che uno di essi prenda eccessivamente il sopravvento). Questa nuova terminologia serve anche a spogliare il bambino da quelle caratteristiche che solitamente vengono vissute come negative, se non addirittura patologiche: non più aggressivo, bensì collerico; non timido, ma malinconico; non iperattivo, ma sanguinico; non pigro, ma flemmatico.
Un ultimo aspetto fondamentale riguarda la modalità di apprendimento: la pedagogia steineriana si basa infatti sull’esperienza attiva e sulla comprensione anziché sulla memorizzazione, al fine di stimolare il pensiero critico, utilizza in modo marginale i classici testi scolastici e non ricorre alla lezione frontale. Questo tipo di apprendimento, che coinvolge tutto il corpo, è destinato a fissarsi maggiormente nella memoria rispetto a un apprendimento che punta soltanto sul piano razionale”.
Tratto da: uppa.it
Ciò è dimostrato sia dalla sua produzione saggistica precedente alla sua Filosofia della Libertà (l’Introduzione agli scritti scientifici di Goethe, scritti di cui curò la pubblicazione, i Saggi filosofici sulla concezione goethiana del mondo), ma soprattutto dai contenuti stessi della sua opera successiva e, poi, dall’elaborazione dell’Antroposofia. Non è certo, casuale, del resto, che il primo centro europeo dell’Antroposofia sia chiamato Goetheanum.
Un tratto peculiare di Goethe – che influisce sul pensiero di Steiner – è l’intuizione della “Forma originaria”, l’archetipo, che egli ebbe nell’Orto Botanico di Palermo. Osservando le varie specie vegetali in quell’Orto, Goethe intuì che le varie piante non sono altro che frammenti sensibili, particolari, della forma primordiale, l’archetipo della pianta. Dal dato sensibile particolare – la pianta ora percepita – risale all’idea della pianta-madre come forma originale. Quando Goethe, parlando dell’Idea-madre, della forma originale della pianta, aggiunge audacemente “…poi è affare della natura adattarvisi” conferma e giustifica, d’un colpo solo, il mondo ideale il cui abbagliante fulgore stinge i colori fisici. Su questo apice dell’intuizione goethiana, può fondarsi la visione che Steiner ha dentro di sé: “La forma sensibile-sovrasensibile di cui parla Goethe si pone fra le impressioni ricevute dai sensi e la pura contemplazione dello spirito”.
Goethe ha questo approccio con una intuizione di tipo artistico, unisce la sensibilità artistica con una osservazione di tipo scientifico. Steiner non si ferma al lampeggiamento dell’intuizione artistica – che può essere un’apertura extra ordinem legata alla particolare sensibilità artistica di questa o quella personalità – ma vuole cercare e realizzare un’apertura al mondo spirituale, al sovrasensibile che sia il frutto di un metodo rigoroso. L’intuizione artistica è soltanto a metà strada sul cammino che porta alla pura visione dello spirito. Non è ancora l’esperienza della intellezione spirituale.
Il fondatore dell’antroposofia sosteneva che: “come al materialista non è possibile annullare lo spirito, allo spiritualista non è possibile annullare il mondo esterno materiale“.
Resta anzitutto il problema del rapporto io/mondo. L’antitesi fondamentale e originaria sorge nella nostra coscienza. Siamo noi stessi che ci stacchiamo dalla natura e ci consideriamo come entità separate, a sé stanti e ci contrapponiamo come “io” al mondo. Nel suo scritto La natura Goethe esprime questo pensiero nella forma dell’intuizione artistica e non nella forma dell’approccio rigorosamente scientifico.
“Noi viviamo in mezzo alla natura e le siamo estranei. Essa parla ininterrottamente con noi e non ci confida il suo segreto”.
Ma Goethe conosce anche il lato opposto del problema, quando scrive: “Gli uomini sono tutti in lei, ed essa è in tutti”. Pertanto si tratta di una situazione ambivalente, di estraneità dell’io al mondo e, al tempo stesso, di appartenenza. Il problema è quindi di ritrovare il cammino per ritornare alla natura. Noi ci siamo strappati alla natura ma dobbiamo pure aver portato qualcosa in noi stessi della (e dalla) natura. Pertanto dobbiamo ricercare in noi quell’essere della natura ed allora ritroveremo il nesso.
Scrive Steiner: “Possiamo trovare la natura fuori di noi, solo se prima la conosciamo in noi. Quanto le è simile nella nostra interiorità ci sarà di guida. Così la nostra strada è già tracciata. Non vogliamo fare speculazioni sulla reciproca azione fra natura e spirito. Vogliamo invece scendere nelle profondità del nostro essere per trovarvi gli elementi che abbiamo portato con noi nella nostra fuga dalla natura. Lo studio del nostro essere ci deve portare la soluzione dell’enigma”.
Giungere ad un punto in cui potremo dire: qui non siamo più solo “io”, ma vi è qualcosa che è più che “io”, ossia qualcosa che va oltre noi stessi e di cui siamo partecipi.
“Non posso mai dire che il mio soggetto individuale pensa; esso vive piuttosto grazie al pensare. Il pensare è così un elemento che mi porta oltre me stesso e mi collega con gli oggetti. Al tempo stesso mi divide da essi, mi contrappone ad essi. Egli continua dicendo: La natura dell’uomo è duplice; egli pensa e abbraccia sé stesso ed il resto del mondo; ma mediante il pensare si determina come individuo”.
Oltre all’educazione, Steiner ha lasciato un’impronta significativa anche nel campo dell’agricoltura biodinamica, che considera l’agricoltura come un’attività spirituale che si svolge in armonia con le forze cosmiche. La sua teoria ha influenzato l’agricoltura biologica moderna ed ha ispirato molti agricoltori a coltivare il cibo in modo sostenibile e rispettoso dell’ambiente.
Steiner ha scritto numerosi libri e tenuto una vasta serie di conferenze in diversi campi del sapere.
I suoi insegnamenti spaziano dalla filosofia alla medicina, dalla scienza all’arte, offrendo un’ampia panoramica della sua visione integrata del mondo.
La figura di Rudolf Steiner ha generato un ampio seguito di persone che si sono ispirate alle sue idee e ai suoi insegnamenti. Le sue teorie e il suo lavoro continuano ad essere oggetto di studio e dibattito, non solo da parte dei sostenitori dell’antroposofia, ma anche da parte di studiosi e ricercatori interessati all’approccio olistico alla conoscenza umana.
Da “Rudolf Steiner, una biografia” di Christoph Lindenberg:
“Il marzo 1925 fu freddo e nebbioso. Nell’ultima settimana del mese divenne piuttosto ventoso e poi iniziarono i temporali. Da sud e da ovest, la pioggia sferzava le pareti dello studio. Il 29 marzo Rudolf Steiner si svegliò dolorante. “Quella mattina non si lavorava. Era la prima volta. Abbiamo parlato a lungo del dolore. Non c’era motivo di preoccuparsi. I dolori scomparvero nel corso della giornata. Quel giorno è stato straordinariamente fermo e paziente e ha dato nuovi suggerimenti per la sua cura” (Wegman & Nachrichtenblatt 1925).
Forse a questo punto sarebbe importante spendere qualche parola sulla malattia di Rudolf Steiner. È stato dichiarato pubblicamente che è morto di cancro allo stomaco. (Alla luce del modo in cui la sua malattia è progredita, tale ipotesi è del tutto comprensibile. Ma una delle colleghe più strette di Ita Wegman, la dottoressa Margarete Kirchner-Bockholt, ha respinto con forza questa congettura.
La dottoressa Ita Wegman aveva riferito che il corpo eterico di Rudolf Steiner non era più in grado di lavorare in modo appropriato negli organi digestivi. “Il risultato fu che questi organi furono sottoposti troppo fortemente alle forze fisiche, che sono forze di degenerazione”. (Wegman & Nachrichtenblatt 1925)
Nei suoi ricordi di Rudolf Steiner, D.N. Dunlop ricorda: “Poche settimane prima della sua ultima malattia, durante la conferenza estiva di Torquay, gli parlai delle mie preoccupazioni per la sua salute fisica. Mi prese da parte, con vigore ma con infinita cordialità, e mi fece capire che la sua situazione non poteva essere spiegata nei termini delle nostre usuali nozioni di malattia”. (Meyer)
Albert Steffen, che visitò regolarmente Rudolf Steiner durante la sua malattia, ha ricordato questo momento: “Lo visitai il 28 marzo alle 17 del pomeriggio nel suo studio, dove giaceva nel suo letto di malattia. Era una stanza alta con lucernari. Non c’è nulla della terra: nessun albero, nessuna montagna, nessuna casa, solo la luce del cielo. Modelli scultorei e architettonici da lui stesso realizzati si trovano sugli scaffali insieme ad alcuni busti da lui scolpiti; ai piedi del letto, la nobile statua di Cristo, scolpita dalle sue stesse mani, svetta in alto sopra di lui. Intorno a lui ci sono tavoli coperti di libri e manoscritti… Fino all’ultimo giorno della sua vita, il suo interesse era per il mondo intero. Nel suo studio, che non aveva lasciato per metà dell’anno, aveva raccolto un’intera biblioteca” (Goetheanum, 1925).
Secondo il resoconto di Ita Wegman, Rudolf Steiner era molto triste e silenzioso. Ricorda: “Mi sembrava che avesse un problema molto difficile da risolvere. Le forze di luce nei suoi occhi sembravano più deboli del solito”.
Quel giorno scrisse l’ultima “Lettera ai Soci”! Quest’ultima missiva è come un’anticipazione di ciò che sarebbe accaduto nel XXI secolo. Si intitola “Dalla natura alla subnatura”. In essa Rudolf Steiner descrive i pericoli dell’era tecnologica e il compito che si è presentato all’umanità attraverso gli sviluppi tecnologici, che privano l’uomo di un’esperienza diretta della natura e si pongono al suo posto.
Alle 16.00 del 29 MARZO il dolore è tornato. Rudolf Steiner chiese ancora una volta se lo studio adiacente era pronto per lavorare al modello del secondo Goetheanum. Entrambi i medici, Wegman e Noll, lo vegliarono per tutta la notte”.
Rudolf Steiner è stato uno dei tanti maestri della medicina naturale.