PsicoBioFisica del Vivente – 15/04/202
Già nell’antichità fu osservato che durante tutta la vita biologica degli esseri viventi, si susseguivano fasi di maggiore o minore efficienza psicofisica con un ritmo ciclico.
Ippocrate, circa 2500 anni fa, aveva notato l’esistenza di giorni “buoni e cattivi” nei pazienti.
Già gli antichi medici cinesi davano una periodicità quotidiana alle funzioni del corpo (psicofisiche) e curavano ogni malattia stimolando l’energia degli organi malati che aumentava o diminuiva di intensità a seconda delle ore del giorno e/o della notte.
Tra il XIX ed il XX secolo Hermann Swoboda, professore di Psicologia all’università di Vienna, introdusse le leggi della periodicità che si basavano sull’esistenza di due cicli di 23 e di 28 giorni e pubblicò le conclusioni delle sue ricerche nella sua opera “Das Siebenjahr” ovvero: “L’anno di Sette”, pubblicata in Austria.
Nello stesso periodo e senza alcun collegamento con le osservazioni e le ricerche del prof. Swoboda, il biologo berlinese Wilhelm Fliess grande amico di Sigmund Freud, che fu molto tiepido verso le conclusioni del suo amico, pur riconoscendo che la “teoria della bisessualità” aveva avuto una parte fondamentale nella formulazione dei concetti della psicanalisi freudiana, per una singolare coincidenza di tempistica W. Fliess arrivò alle stesse conclusioni sviluppando la teoria detta dei “Periodi” che documentò in maniera molto importante fornendo le prove anche matematiche nella sua opera “Der “Ablauf des Lebens” ovvero “Il corso della Vita” che fu pubblicata in Germania nel 1906.
Secondo le ricerche di W. Fliess, ogni individuo possiede anche nella sua natura psicofisica e quindi anche emozionale, elementi del sesso opposto. Questa sua teoria, denominata della bisessualità, portò a chiamare i due cicli, che si ripetevano ogni 23 e 28 giorni, “ritmo maschile” e “ritmo femminile”, precisamente come insegnavano i Cinesi migliaia di anni prima.
Ma queste teorie fuori dalla Germania e dall’Austria non ebbero molta fortuna.
Trent’anni più tardi queste ricerche vennero riprese dal ginecologo Georg Riebold e furono dotate di basi scientifiche più solide.
L’ing. Alfred Teltscher, nel 1920, che era anche insegnante, osservando il comportamento intellettuale dei suoi allievi, ipotizzò l’esistenza di un terzo ciclo determinandone il ritmo di 33 giorni.
Anche due altri ricercatori, Rexford Hersey e Michel John Bennet, pur non essendo a conoscenza degli studi di Teltscher, ebbero la stessa intuizione.
Nel 1927 Curt Paul Richter, biologo (USA), pose le basi del concetto di “orologio biologico”, pubblicando un articolo sui cicli interni che governano il comportamento degli animali in campo sessuale, alimentare, fisico. Riferendosi agli studi sul comportamento umano, Richter ipotizzò che la scoperta del fuoco abbia comportato un drastico cambiamento di abitudini per la razza umana; la conseguenza fu un vero e proprio cambiamento strutturale del cervello umano, ed un accrescimento delle capacità di apprendimento e comunicazione. Egli aiutò a scoprire le relazioni tra comportamento (Psiche) e biochimica (fisico), con particolare riguardo al sonno, allo stress, ai disagi mentali; nel corso della sua lunga carriera Richter controfirmò più di 250 ricerche, morì nel 1988.
Dal suo intuito e con le sue ricerche, centinaia e migliaia di ricercatori nel mondo hanno iniziato a studiare sempre più approfonditamente i “cicli-bioritmi” che governano il corpo e la mente umana, arrivando a determinare, statisticamente in modo quasi incontrovertibile, la presenza di tre cicli sicuri, ed uno ancora oggi in discussione.
In seguito un altro studioso, Myron Streams, perfezionò la ricerca accreditando quegli studi.
George S. Thommen di NewYork (USA) pubblicò nel 1973 una sua opera: “Bioritmi, guida per i buoni e cattivi giorni della vita” da quel testo abbiamo la sintesi più completa sull’argomento ed una dimostrazione dell’influenza dell’osservazione dei ritmi sul piano scientifico e sociale.
Questi Bioritmi-Cicli iniziano al momento della nostra nascita e ci accompagnano per tutta la vita fino alla morte: ogni aspetto della vita Psicofisica sono governati da bioritmi che si ripetono di continuo, a cadenze fisse.
In certi nosocomi (quando in Italia erano ancora aperti) si pote’ verificare che i farmaci somministrati (e ne somministravano molti) avevano effetti molto diversi se somministrati durante certe ore del giorno e/o della notte !
Visionare con attenzione questo video molto interessante, logico e completo sulla Fisica della Legge dell’Universo:
L’importanza dei ritmi circadiani della flora intestinale – 01/12/2016
Anche la flora batterica intestinale segue dei propri ritmi circadiani che non solo influenzano quelli dell’ospite, ma anche la capacità del fegato di metabolizzare i farmaci e degradare sostanze potenzialmente tossiche. La scoperta potrebbe aiutare a pianificare meglio la somministrazione dei farmaci e a contrastare problemi come l’obesità e la sindrome metabolica, spesso connessi a un’alterazione dei ritmi sonno-veglia.
L’attività metabolica e i movimenti della flora batterica intestinale seguono anch’essi dei ritmi circadiani, che influenzano quelli dell’ospite. Eventuali anomalie in questi ritmi batterici possono alterare la capacità metaboliche dell’organismo ospite, e in particolare quella di metabolizzare i farmaci e di degradare sostanze potenzialmente tossiche. La scoperta è di un gruppo di ricercatori del Weizmann Institute of Science a Rehovot, in Israele, che firmano un articolo su “Cell”.
I ricercatori hanno scoperto che la flora batterica intestinale, o microbioma, si sposta ritmicamente, passando dal contatto con la superficie della mucosa intestinale al centro della cavità dell’intestino o viceversa, a seconda che sia giorno o notte e della specie batterica. Di conseguenza, nei diversi momenti della giornata le cellule della mucosa intestinale sono esposte a batteri differenti, e ai loro differenti prodotti metabolici.
Le oscillazioni giornaliere nella localizzazione della flora batterica e nella produzione di metaboliti nell’intestino ha un grande impatto sull’espressione dei geni nei tessuti dell’ospite (Cortesia Thaiss et al/Cell 2016)L’aspetto più rilevante della scoperta però è che questi cambiamenti del microbioma intestinale, oltre a influenzare i ritmi circadiani dell’ospite, hanno effetti profondi sulla sua fisiologia: effetti che non si limitano all’intestino ma raggiungono anche tessuti distanti, come quello del fegato, le cui cellule variano i livelli di espressione dei loro geni in sincronia con i ritmi della flora intestinale.
“Di conseguenza – dice Eran Elinav, coautore dello studio – un’alterazione dei ritmi del microbioma può compromettere funzioni epatiche diurne vitali, come il metabolismo dei farmaci e la disintossicazione.”
Queste scoperte hanno implicazioni importanti: dato che i farmaci sono metabolizzati dal fegato, la comprensione dei ritmi circadiani della nostra microflora (e la loro eventuale manipolazione) potrebbe permettere di pianificarne la somministrazione in modo da migliorarne l’efficacia terapeutica e/o diminuirne gli effetti tossici.
Inoltre, una migliore comprensione del rapporto fra flora intestinale e ospite potrebbe aiutare a intervenire su problemi come l’obesità e la sindrome metabolica, che sono più comuni nelle persone i cui ritmi circadiani sono spesso disturbati a causa del lavoro su turni o del jet lag.
Tratto da: lescienze.it
Una visione realistica della realtà, Visionate anche questo video sulla Tubulina:
Bioritmi e Cosmologia
Giorgio Piccardi (*) professore di chimica-Fisica Direttore degli Istituti di Chimica a Firenze fino al 1972 del quale sono stato studente, aveva una visione olistica dell’Universo, pertanto ritenne che certi fenomeni astrali influenzassero il cervello umano attivandone l’ inconscio e con esso le funzioni vitali attraverso la bio-catalisi.
L’idea che l’uomo e figlio delle stelle per Giorgio Piccardi era pertanto una realtà scientifica e ne studio molte relazioni statistiche che mettono in luce le relazioni tra fenomeni di trasformazione chimica e biochimica e le variazioni delle fenomenologie gravitazionali cicliche che egli chiamò “Fenomeni Fluttuanti ” (**) del nostro Pianeta.
(*) Giorgio Piccardi:
http://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Piccardi
http://www.descrittiva.it/calip/dna/nota-paolo.PDF
(**) Fenomeni Fluttuanti : http://www.sdir.it/fluttuanti.htm
Vedi il Libro di commemorazione dell’ opera di Piccardi che h scritto anni fa con alcuni colleghi:
http://www.webster.it/libri-segreti_acqua_opera_scientifica_giorgio-9788886044233.htm
vedi anche i miei scritti su: Reazioni chimiche e cosmologia:
http://it.dir.groups.yahoo.com/group/egocreanet/message/608
Chimica della Bio-Informazione:
http://cronologia.leonardo.it/chimic.htm
e su l’ Acqua e la Vita:
http://dabpensiero.wordpress.com/2010/04/19/lacqua-e-la-vita-di-paolo-manzelli/
e le neuro-scienze : http://www.neuroscienze.net/?p=562
By Paolo Manzelli
Vedi anche: Uomo psicobioelettronico
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I cicli (BioRitmi) del corpo – Cronobiologia
La vita è una serie di cicli di produzione di energia, immagazzinamento e emissione. Questo ciclo generale caratterizza tutti gli organismi viventi, dall’alga monocellulare all’uomo. In natura tutto osserva il ciclo delle 24 ore del giorno. Tutte le creature, dall’ostrica all’elefante, seguono uno schema giornaliero di movimento e quiete, attività e sonno. Ci sono ritmi biologici all’interno del corpo che richiedono periodi di riparazione dei tessuti, di crescita dei tessuti, eliminazione dei detriti, ecc..
La temperatura corporea, la pressione del sangue, l’attività del cervello, i livelli ormonali, e tantissimi altri fattori obbediscono a questo ritmo, che gli scienziati chiamano circadiano.
I ritmi circadiani sono una combinazione di interazioni di un orologio interno e di segnali esterni del magnetismo terrestre, campi elettrici, campi gravitazionali e radiazioni cosmiche, oltre al movimento di altri pianeti.
Ognuno dei dodici meridiani dell’agopuntura nel nostro corpo ha un periodo di 2 ore di attività più intensa, per un totale di 24 ore ¾ il ciclo circadiano della rotazione della terra. Il corpo ha bio-ritmi di 14 giorni per il nostro stato fisico, 28 giorni per il nostro stato emotivo e 33 giorni per per il nostro stato mentale.
La guarigione si verifica in cicli.
Alcuni giorni il corpo ha un alto livello di energia e ricostruisce i tessuti danneggiati. In tali giorni, possiamo sentirci in eccellenti condizioni. In altri giorni, il corpo deve fare la sua disintossicazione, eliminando le tossine accumulate. Quando questo avviene, possiamo sperimentare bassi livelli di energia o anche depressione.
La maggior parte delle persone conduce uno stile di vita e segue una dieta che inibisce il corpo nelle sue attività cicliche.
Per esempio, quando il corpo si sta ripulendo per mezzo di un raffreddore, la gente diventa impaziente. Cerca di sopprimere il ciclo di purificazione con farmaci o cibo e il corpo deve abbandonare i suoi sforzi.
Il corpo mentre conduce il suo processo di disintossicazione può avere una serie di alti e bassi. Un giorno può avviare una consistente eliminazione di tossine e ci sentiamo malissimo. Il giorno successivo, le tossine sono state eliminate e ci sentiamo eccezionalmente bene. Ci sentiamo così bene, infatti, che il corpo decide di scavare ancora un po’ più in profondità per eliminare alcune delle tossine più vecchie, e quindi ci sentiamo peggio.
Questo è il ciclo continuo del processo di guarigione. Una volta che è stato raggiunto un certo livello di salute, non notiamo i cicli in modo così evidente in quanto causano progressivamente meno disagio. Il corpo sperimenta un incremento della disintossicazione e di crisi di guarigione ad ogni cambiamento di stagione. Notate come sembra che la gente si ammali in quei particolari periodi dell’anno.
Digiunare per 7-10 giorni a base di succhi di verdure, ad ogni cambiamento di stagione viene praticato da chi capisce i giovamenti ottenuti aiutando il corpo durante questi momenti naturali di disintossicazione.
By Luciano Gianazza – medicinenon.it
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La maggior parte delle cellule possiede un orologio interno, un gruppo di geni che manifesta schemi di espressione ciclici che raggiungono il picco una volta al giorno. Molti di questi geni sono espressi in organi come il fegato, la cui attività è importante che sia attentamente regolata nel corso della giornata.
Un gruppo di ricercatori del National Centre of Competence in Research Frontiers in Genetics presso l’Università di Ginevra, in Svizzera, ha ora scoperto che un ruolo determinante per questi “oscillatori” molecolari è svolto da uno specifico microRNA, una classe di molecole che sono capaci di inibire la sintesi di particolari proteine, permettendo alla cellula di ridurre l’attività di particolari geni.
Finora ben poco si sapeva sull’influsso dei microRNA sui ritmi circadiani e l’articolo pubblicato sulla rivista Genes & Development dal gruppo di ricerca diretto da Ueli Schibler inizia a colmare questa lacuna.
Molti dei geni coinvolti nel metabolismo dei grassi sono influenzati dall’assunzione periodica di cibo e la loro attività deve essere attentamente regolata e sincronizzata per assicurare l’armonico procedere dei numerosi processi metabolici coinvolti.
Tratto da: lescienze.espresso.repubblica.it
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CRONO TERAPIA
Si chiama cronoterapia e, sebbene praticata solo in pochi centri, si pone come valido approccio nella cura dei tumori.
Gli oncologi stanno da anni studiando il principio per il quale le cellule umane lavorano con fervore in alcune ore della giornata per “riposarsi” e ritemprarsi in alcune altre, il tutto regolato da quelli che vengono definiti ritmi circadiani. Sulla base di quanto detto, gli esperti hanno supposto che anche le cellule tumorali agiscano in questo modo per alimentare la neoplasia e che, di conseguenza, vi siano ore della giornata migliori rispetto ad altre per somministrare i farmaci.
Il dr. Francis Levi afferma infatti che ogni essere umano ha un proprio ritmo circadiano controllato da due ormoni, la melatonina ed il cortisolo; i tumori possono alterare tali cicli anche in maniera significativa: la cronoterapia, definita dopo un’attenta valutazione del singolo, ossia sul dosaggio dei diversi ormoni ogni 10-20 minuti per almeno una giornata, permette di osservare se la malattia ha provocato alterazioni; in base ai ritmi, al tipo di tumore, ai farmaci da somministrare, alle condizioni del paziente ed allo stadio della malattia, si definisce la progettazione specifica della terapia.
E’ partito il progetto europeo TEMPO, che è condotto da gruppi complementari di esperti della ricerca di base e clinica nel settore oncologico, che operano in Francia, Belgio, Italia e Inghilterra.
Lo studio – sostenuto dalla Commissione europea – è coordinato da Stefano Iacobelli, direttore della Clinica oncologica dell’Ospedale clinicizzato SS. Annunziata di Chieti, gestita dall’Azienda sanitaria locale in collaborazione con l’Università Gabriele d’Annunzio.
“Studi condotti negli ultimi anni”, spiega Iacobelli, “hanno documentato che alcune caratteristiche dell’individuo, come il sesso, l’età, lo stile di vita e i ritmi circadiani sono in grado di influenzare l’evoluzione della malattia e la risposta alla terapia.
Nel corso dei tre anni della durata del progetto TEMPO saranno sviluppati regimi personalizzati di terapia per il tumore del colon-retto e della mammella.
Ulteriore obiettivo del progetto è di favorire la nascita e lo sviluppo di un approccio terapeutico personalizzato, capace di integrare la dimensione ‘temporale’ nella medicina corrente”.
La Asl di Chieti è all’avanguardia nello studio e nell’applicazione dei principi della cronoterapia.
Lo staff della Clinica oncologica dell’Ospedale clinicizzato SS. Annunziata ha un’esperienza decennale nel campo, e recentemente ha potuto avviare un protocollo clinico.
Fonte: Clinica oncologica, Ospedale clinicizzato SS. Annunziata – Asl Chieti 2006.
http://it.news.yahoo.com/14122006/259/l-efficacia-chemioterapia-varia-i-ritmi-biologici.html
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Il terzo fotorecettore dei mammiferi
La melanopsina funziona come un esposimetro in una fotocamera e fa molto di più che regolare il nostro orologio biologico: l’informazione che arriva sull’intensità della luce viene utilizzata per regolare anche l’apertura della pupilla, la sintesi della melatonina e l’attività fisica.
I mammiferi hanno due tipi di “sensori” luminosi sulla retina: i coni e i bastoncelli, entrambi necessari per avere una corretta visione dell’ambiente. Tuttavia, i ricercatori del Salk Institute for Biological Studies hanno ora scoperto che eliminando un terzo sensore – costituito da cellule che esprimono un fotopigmento chiamato melanopsina, che misura l’intensità della luce incidente – si rende l’orologio circadiano dell’organismo insensibile alla luce lasciando comunque intatta la visione.
“La melanopsina funziona come un esposimetro in una fotocamera e fa molto di più che regolare il nostro orologio biologico: l’informazione sull’intensità della luce viene utilizzata per regolare anche l’apertura della pupilla, la sintesi della melatonina e l’attività fisica”, ha spiegato Satchidananda Panda, che ha guidato lo studio.
“È plausibile che in molte persone anziane la perdita di questo sensore di luce non sia associata alla perdita del visus ma determini in ogni caso una difficoltà a prendere sonno”.
La comprensione dei meccanismi grazie ai quali la melanopsina svolge la sua funzione – si legge sul resoconto della ricerca apparsa sull’ultimo numero della rivista ad accesso libero PLoS ONE – potrebbe permettere, un giorno, di regolare l’orologio biologico umano con una terapia farmacologica in grado di alleviare i sintomi legati al jet lag e ai cambiamenti stagionali della lunghezza del giorno, nonché i disturbi legati all’insonnia e alla depressione.
A differenza dei coni e dei bastoncelli, presenti a milioni sulla retina, la melanopsina è molto più rara: è infatti presente in circa 2000 cellule, che sono note come cellule gangliari retinali o mRGC. Immerse nella retina interna, queste cellule a ragnatela inviano segnali direttamente all’orologio circadiano umano.
Finora era ben noto come i topi ciechi senza coni o bastoncelli funzionanti possano ugualmente utilizzare le mRGC per regolare il proprio orologio biologico, l’apertura delle pupille e le attività dipendenti dalla luce, – funzioni note con il nome collettivo di risposte visuali che non formano immagini, ma non era chiaro che cosa succedesse, al contrario, con coni e bastoncelli intatti ma senza mRGC.
Gli autori dello studio in questo caso sono riusciti a silenziare in modo specifico tali cellule, lasciando intatta la retina.
“Abbiamo trovato che eliminando le cellule che esprimono la melanopsina si rende l’orologio circadiano dei topi completamente cieco alla luce, ma ugualmente gli animali sono in grado di svolgere i compiti visuali di formazione dell’immagine in modo del tutto normale.” (fc)
Tratto da. lescienze.espresso.repubblica.it