Pleomorfismo (microbiología)
La microbiologia ebbe inizio con l’invenzione del primo strumento, il microscopio ottico, che permise di visualizzare oggetti di dimensioni inferiori ai limiti delle normali capacità visive umane. Tale scienza è giunta però anche a includere le numerose proprietà di questi oggetti che possono essere osservate a livello macroscopico o in modo indiretto, come il metabolismo, le malattie e i prodotti dell’attività microbica. Della storia della microbiologia fanno parte, per citare solamente qualche esempio, anche i vari tipi di fermentazione e lavorazione degli alimenti, la preservazione dei materiali dal decadimento microbico ed i concetti di malattia ed il presunto ed inesistente contagio.
Il termine ‘microbo’ è ampio e generico e connota vari organismi biologici caratterizzati principalmente dalle loro piccole dimensioni. I francesi furono i primi ad adottarlo, dopo che il chirurgo Charles Sédillot (1804-1883) lo aveva utilizzato per la prima volta all’Académie Nationale de Médecine su suggerimento del grande lessicografo e linguista Maximilien-Paul-Émile Littré (1801-1881). Questo termine è stato applicato a batteri, muffe, virus, protozoi e, a volte, perfino a piccoli parassiti pluricellulari, quali gli artropodi e i vermi, nonché alle cellule eucariote in coltura. Alcuni organismi, come le alghe unicellulari, sembra siano rimasti nel dominio della botanica e raramente vengono considerati microbi.
Si chiama invece pleomorfismo, la proprietà di alcuni microrganismi, anche dei batteri, di modificare la propria morfologia, forma e quindi funzione.
In microbiologia, il pleomorfismo (dal greco mikros, “piccolo”; bios, “vita”, Logia studio) è la capacità di alcuni microrganismi e quindi anche dei batteri, di alterare la propria morfologia, la propria forma e quindi le funzioni biologiche o modalità riproduttive in risposta alle condizioni ambientali o del terreno nel quale si trovano.
Il pleomorfismo è stato osservato in alcuni membri della famiglia delle Deinococcaceae.
La definizione moderna di pleomorfismo nel contesto della batteriologia si basa sulla variazione nella morfologia o sui metodi funzionali dei batteri ed anche della cellula.
Info sulla FALSA Teoria dei Germi come causa di malattia
Negli anni ’20, il Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti condusse diversi studi per indagare la questione del pleomorfismo dei batteri.
Uno degli esperimenti scoprono che un ceppo puro di batteri si sarebbe trasformato in più di una dozzina di forme diverse, quando il mezzo di coltura, terreno in cui crescevano, veniva modificato.
Questi risultati sconvolgenti hanno portato i ricercatori a concludere che “l’intero sistema teorico dei batteri necessita di una revisione completa“.
Questo esperimento, e molti altri simili, dimostrano in modo conclusivo che i batteri non sono monomorfi, ma pleomorfi. Ciò significa che i batteri non sono fissi e possono modificare la loro forma e funzione in risposta ai cambiamenti delle condizioni ambientali.
Queste scoperte non solo stravolgono l’intero campo della microbiologia, ma mandano in frantumi anche le fondamenta su cui si fonda la falsa “teoria dei germi”, tanto cara alle Big Pharma.
Nel 1933, il Microbial Institute of Moscow pubblicò una ricerca sul problema del pleomorfismo. Gli autori, il professor Kritschewski e Ponamarewa, osservarono molte diverse forme di batteri crescere in una coltura pura di B. paratyhphi per un periodo di venti giorni in condizioni controllate.
Erano chiari sull’importanza dei loro risultati, affermando che il pleomorfismo dei batteri dovrebbe essere considerato un fatto provato. Hanno continuato dicendo che “la dottrina del monomorfismo contraddice la realtà e dovrebbe essere sostituita dall’affermazione che le specie batteriche sono pleomorfe“.
Non sorprende che queste scoperte, e quelle di molte altre provenienti da istituzioni in tutto il mondo, siano state respinte e relegate nel cestino della carta straccia.
Perché scoperte così importanti sono state soppresse ?
Perché se il pleomorfismo fosse stato accettato come un fatto, l’intero campo della microbiologia e delle malattie infettive, insegnato dalle Big Pharma, dalle università e dagli enti da loro sponsorizzati/ finanziati, sarebbe crollato da un giorno all’altro.
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I batteri
Nei primi decenni del 20° secolo, il termine pleomorfismo era già usato per riferirsi all’idea che i batteri cambiassero radicalmente la morfologia e quindi funzione, come i primi test avevano dimostrato, dei loro sistemi biologici o i metodi riproduttivi in base ai segnali ambientali, ovvero del terreno o matrice nel quale abitano e si nutrono.
Questa affermazione fu controversa tra i microbiologi dell’epoca e li divise in due scuole: i monomorfisti che erano legati alle università finanziate dalle case farmaceutiche che si opposero all’affermazione ed i pleomorfisti, come Antoine Béchamp, Ernst Almquist, Günther Enderlein, Albert Calmette,2 Gastons Naessens, Royal Raymond Rife e Lida Mattman, che hanno sostenuto il postulato della poliformia dei batteri.
Secondo un articolo pubblicato nel 1997 da Milton Wainwright, all’epoca il pleomorfismo batterico non era ampiamente accettato da tutti i microbiologi.
Helicobacter pylori, nella forma de varianza curva.
La teoria monomorfica, sostenuta da Louis Pasteur, Rudolf Virchow, Ferdinand Cohn e Robert Koch, emerse fino a diventare il paradigma dominante nella scienza medica moderna: è ormai quasi universalmente accettato che ogni cellula batterica derivi da una cellula preesistente praticamente della stessa natura. stessa dimensione e stessa forma. Tuttavia, è stato recentemente dimostrato che alcuni batteri sono in grado di cambiare drasticamente la loro forma.
Sergei Winogradsky ha preso una posizione intermedia nella controversia sul pleomorfismo.
Era d’accordo con la scuola di pensiero monomorfica, ma non era d’accordo con alcune delle credenze microbiologiche fondamentali sostenute dai prominenti monomorfisti Cohn e Koch.4 Winogradsky pubblicò una revisione della letteratura, intitolata The Doctrine of Pleomorphism in Bacteriology, nella quale spiegò la sua idea sul meccanismo delle cambiamento di forma e funzione dei batteri a seconda del Terreno nel quale vivono e si nutrono, accentuando il dibattito pleomorfico, identificando, secondo lui gli errori all’interno delle argomentazioni di ciascuna parte.
Winogradsky postulò che i pleomorfi Naegli e Zopf non erano in grado di percepire l’esistenza di classi morfologiche batteriche e che Cohn e Koch, all’interno dei loro stessi presupposti, ignoravano le specie batteriche morfologicamente varianti che non possono crescere all’interno di colture axeniche.
Winogradsky ha spiegato la percezione dei batteri pleomorfi come batteri che progrediscono attraverso diverse fasi all’interno di un ciclo di sviluppo, fornendo così un quadro per una sua teoria della morfologia basata sul concetto di deviazione dinamica ma naturale, da un tipo morfologico o biotipo ad un altro cambiando forma e funzione.
Batterio Coxiella burnetii, che mostra il pleomorfismo.
Sebbene il dibattito sul pleomorfismo esista ancora nella sua forma originale in una certa misura, si è prevalentemente modificato in una discussione sui metodi, sull’inizio evolutivo e sulle applicazioni pratiche del pleomorfismo.6 Molti scienziati moderni considerano il pleomorfismo una risposta batterica allo stress fattori ambientali, come i batteri che eliminano (vedi antigene) i marcatori antigenici in presenza di antibiotici o come evento in cui i batteri evolvono successivamente in forme più complicate. Un’ipotesi chiamata provocazione pleomorfica, una componente del paradigma ambimorfico di Stuart Grace, prende in considerazione entrambe le teorie.
Sebbene sia stato recentemente dimostrato che alcuni batteri sono in grado di cambiare drasticamente la loro forma, il concetto di pleomorfismo rimane controverso. Un esempio ben accettato di pleomorfismo è lo Helicobacter pylori, che esiste sia in forma elicoidale (classificata come bastoncino ricurvo) in forma cocoide.
È stato dimostrato che la Legionella pneumophila, la specie di parassita batterico intracellulare trovato nella malattia del legionario, si differenzia all’interno di una rete diversificata dal punto di vista dello sviluppo morfologico.
I generi Corynebacterium e Coccobacillus sono stati designati come generi pleomorfi e il Bacillo difteroide sono stati classificati come batteri nosocomiali pleomorfi.
Inoltre, in uno studio focalizzato sugli agenti coinvolti in una malattia non infettiva, è stata riscontrata la presenza nosocomiale di batteri pleomorfi nel sangue di soggetti umani sani.
Un fattore che influenza il pleomorfismo di alcuni batteri è la loro nutrizione. Ad esempio, è stato dimostrato che il batterio Deinococcus radiodurans mostra pleomorfismo in relazione alle differenze nel contenuto di nutrienti del suo ambiente, il Terreno ove essi si trovano e si nutrono.
Infatti a seconda del tipo di terreno o matrice dove vivono, essi cambiano la loro forma per sopravvivere nel nuovo ambiente e quindi modificano anche le loro funzioni, questa caratteristica ormai provata in modo certo e scientifico, cambia totalmente il paradigma della medicina ufficiale su le loro “cure” con gli antiboitici e sulla loro ideologia sui batteri e le loro azioni nell’ammalamento, essi sono certamente le conseguenze e MAI le cause delle malattie dette impropriamente infettive.
Continua in: La teoria dei Germi è falsa