FAGGIN e la COSCIENZA dell’UNIVERSO
Quando si pensa all’esistenza di un possibile legame fra scienza e spiritualità ed a una possibile spiegazione scientifica anche e non solo delle esperienze mistiche, non può non venire in mente anche l’italiano Federico Faggin, fisico, imprenditore e inventore italo-statunitense nato a Vicenza nel 1941, la cui fama internazionale è legata, fra le altre cose, all’aver sviluppato la tecnologia che ha consentito la fabbricazione dei microprocessori e per aver fondato nel 1986 e diretto l’azienda che ideò e produsse i primi touch screen.
Quello che i più non sanno, anche se lo ha raccontato nel libro Irriducibile uscito in Italia nel 2022 per Mondadori, che circa trent’anni fa ha vissuto un’esperienza straordinaria di coscienza, che si può certamente definire mistica che, come scrive lui stesso, «conteneva un senso di verità senza precedenti perché era vera a tutti i livelli del mio essere. Su piano fisico il mio corpo era vivo e vibrante come non l’avevo mai sentito prima. A livello emotivo mi percepivo come una potentissima sorgente d’amore e a livello mentale sapevo con certezza che tutto è fatto d’amore.
Per la prima volta nella mia vita avevo sperimentato l’esistenza di un’altra dimensione della realtà: il livello spirituale in cui una persona è tutt’uno con il mondo. Una conoscenza diretta, più forte della certezza offerta dalla logica. Una conoscenza da dentro anziché da fuori, che aveva coinvolto tutti gli aspetti della mia coscienza: fisico, emotivo, mentale e spirituale».
Un’esperienza che, come ha spiegato anticipando i contenuti della relazione in un convegno: “Per una nuova antropologia”, «mi ha rivelato che sono il Tutto che osserva e conosce se stesso con il mio punto di vista. Tale conoscenza era una combinazione di amore, gioia e pace mai provata prima, di una intensità impossibile da immaginare e con un senso profondo di verità del quale non si poteva dubitare. Invece di essere separato dal mondo come credevo e come la scienza ci definisce, ero sia l’osservatore che l’osservato».
Una rivelazione che ha cambiato il corso della vita di Federico Faggin ed anche la direzione delle sue ricerche scientifiche. Ha quindi iniziato come non aveva fatto prima, ad esplorare il mondo dello Spirito, quello interiore, per metterlo in collegamento col sapere della scienza che ben conosceva.
Dopo vent’anni, rivela, «sono arrivato alla sola ipotesi che poteva spiegare la natura della realtà senza negare l’enorme mole di evidenza teorica e sperimentale accumulata dalla scienza. L’ipotesi è che la coscienza e il libero arbitrio devono essere fenomeni quantistici che esistono sin dall’inizio dell’Universo. Ma come si fa a trovare evidenza nella scienza stessa per rendere plausibile un’ipotesi che dice esattamente l’opposto di quello che affermano gli scienziati più autorevoli ?».
Una domanda essenziale che lo ha condotto a “dedicarsi” a cercare un contesto concettuale che potesse spiegare, come ha detto: «sia il mondo fisico che il mondo interiore, portando luce su aspetti della realtà che la scienza non sa ancora spiegare e allo stesso tempo rendere più comprensibile le stesse teorie fisiche che sono ancora controverse tra i fisici».
Insomma, come è scientificamente teorizzabile il fatto che, per dirla con le parole del suo libro, che era stato possibile «mantenere la mia identità nonostante sperimentassi me stesso come fossi il mondo. Mi sentivo “mondo” con il mio punto di vista».
Faggin spiega tutto questo con una teoria della coscienza che utilizza i concetti della fisica quantistica: «La coscienza e il libero arbitrio esistono e sono fenomeni puramente quantistici esistenti in una realtà più vasta di quella che gli strumenti e il corpo umano possono rilevare. Questa realtà si può solo esplorare unendo profondamente scienza e spiritualità e ponendo fine al tragico dualismo che oggi le separa».
Questa è la storia in sintesi di uno dei principali inventori italiani, , padre del microprocessore, del touch screen, dei telefoni precursori dello smartphone e della tecnologia digitale, che a un certo punto ebbe una crisi spirituale, ripudiò il materialismo e lo scientismo classico e scoprì che l’uomo è irriducibile a una macchina o un computer, irriproducibile e insostituibile da un robot, un algoritmo o dall’intelligenza artificiale. E la coscienza esiste davvero, come il libero arbitrio e la nostra identità spirituale, mentre il materialismo ci conduce in un vicolo cieco.
Federico Faggin, vicentino, ormai 84enne nel 2025, che vive in America dal 1968.
Suo padre Giuseppe era un grande studioso di filosofia e di Plotino, di cui curò le Enneadi; Federico invece preferì studiare da perito tecnico, con grande delusione del padre. Appena diplomato entrò nella Olivetti, si laureò in fisica, partì per gli Usa e da lì iniziò la sua attività d’inventore e imprenditore. Grandi scoperte, grandi successi, a partire dal primo microprocessore al mondo; ma era inquieto e scontento, in crisi. Fino a che nel Natale del 1990 al lago di Tahoe, Faggin in una notte avvertì, lui dice, “una fortissima energia irradiarsi dal petto” e da allora intraprese un cammino spirituale di conoscenza e di autoconoscenza, intrecciandolo con la ricerca scientifica. Il suo sogno era dimostrare che il mondo non è frutto del caos, del caso, degli atomi e di un “orologiaio cieco” ma come disse, di “enti coscienti che esistono da sempre”.
Il risultato che ne derivò dopo lunghi anni di studi fu la scoperta della coscienza e del suo regno, tra creatività, libero arbitrio, emozione e consapevolezza di sé. A questo suo itinerario di scienza e di pensiero, Faggin ha dedicato un libro, “Irriducibile” (edito da Mondadori).
Faggin dimostra “la natura spirituale dell’universo”; la materia è fatta di energia vibratoria, una cellula è ben più di un miscuglio di atomi e molecole. Il materialismo riteneva che tutto ciò che esiste sia prodotto dall’interazione di atomi e molecole, vecchia concezione della fisica superata ormai dalla fisica quantistica. Per il biologo secentesco Francesco Redi “Omne vivum ex vivo” e come un vivo nasce solo da un vivo (non può nascere da una macchina) così la coscienza che è quantistica come la mente, non può sorgere da organismi che ne sono privi. L’Evoluzionismo è impossibile.
Faggin smonta il riduzionismo, il determinismo e il meccanicismo. Non è la matematica a creare il mondo dentro di noi, siamo noi uomini che abbiamo creato la matematica; oltre i modelli computazionali e meccanici vi sono le emozioni, il pensiero creativo, il coraggio, l’empatia, la libertà e l’esperienza. Il computer non ha comprensione delle situazioni, come la scelta etica non può derivare dall’algoritmo; il computer è una creazione umana, le sue idee sono quelle di chi lo ha programmato, è solo un amplificatore delle nostre capacità mentali, ma soltanto di quelle meccaniche. Nessun computer partorirà un computer.
Chi induce a negare la natura spirituale, il libero arbitrio e le identità dell’uomo, compie “un crimine contro l’umanità” che “porta all’eliminazione dei valori umani”.
Vivere è conoscere, dice Faggin: la coscienza, attraverso l’esperienza fatta di qualia, che sono poi le sensazioni e i sentimenti, comprende il mondo. La nostra intelligenza non calcola ed elabora dati ma è “intuizione, immaginazione, creatività, ingegno e inventiva; e lungimiranza, visione, saggezza. Empatia, compassione etica e amore”. La miglior definizione del tutto è che siamo “cuori intelligenti” (Alain Fienkelkraut).
Noi non siamo solo il nostro corpo mortale (fisico): quando la nostra energia immortale si separa dal corpo fisico che lascia sulla Terra, la nostra essenza o corpo psicobioelettronico composto da plasma, come l’Universo, ma siamo “Seity”, cioè essenze immortali, con corpi di plasma quali frattali del plasma dell’Universo, che si sono PROIETTATE, incarnate, in un corpo di materia/energia densa, ma che contiene sempre il proprio Spirito con il suo corpo psicobioelettronico di plasma, che taluni chiamano impropriamente “anima”, che appunto plasma le energie più dense della materia, il CORPO fisico dell’Io sono, il quale per essere identificabile dagli altri, deve assumere un proprio Nome e Cognome che lo individualizza e così poter fare l’esperienza sulla Terra per evolvere verso l’attuazione dell’ Amore incondizionato dell’InFinito.
Faggin afferma che: Noi esseri umani, “siamo seity che abitano temporaneamente i nostri corpi. Siamo esseri eterni, coscienti, non corpi fisici deperibili. E siamo qui per apprendere aspetti cruciali di noi stessi, interagendo gli uni con gli altri nell’universo fisico, che abbiamo creato proprio per questo scopo”.
Quando il corpo fisico muore l’essenza di plasma. Cioè il corpo psicobioelettrocnico composto da plasma, torna all’Unità nel l’Amore incondizionato dell’InFinito; il giorno della morte diventa, come diceva Seneca, il giorno della nascita all’eternità (dies natalis).
Faggin dice: Facciamo parte di un’unica sostanza universale, stessi concetti di Giordano Bruno, e del poeta iraniano Rumi: “Non sei una goccia nell’oceano, sei l’intero oceano in una goccia”, come ben descrive la teoria dei frattali.
Dentro di noi e in ogni cellula c’è l’Universo intero in colloquio perenne con ogni punto di sé.
Una visione antica confermata dalla ricerca recente. Nella nostra esistenza, sostiene il neurofisiologo John C. Eccles, c’è un mistero inspiegabile in termini materialistici, il nostro senso di libertà non è illusorio, il cosmo non gira senza senso ma fa supporre un grande disegno di vita eterna cosciente.
Occorrono, dice il matematico Roger Penrose, “idee nuove e potenti, che ci conducano in direzioni significativamente diverse da quelle attualmente seguite”.
Una vera rivoluzione dell’intelligenza in rapporto al mondo.
Vi è un filo sommerso, biografico e filosofico, nelle pagine di Faggin: un filo che parte da quando il fisico voltò le spalle a suo padre e alla filosofia, facendosi perito tecnico. Poi le scoperte, i successi, la crisi e l’illuminazione. Tutta la ricerca che ne seguita è, chissà se consapevolmente, sulle tracce del pensiero metafisico di Plotino, passione paterna.
Compresa l’illuminazione di quella notte e il suo “fuoco interiore” che somiglia alle estasi plotiniane. Plotino e Platone si trovano in tante sue tesi, dal ritorno di tutto all’Uno, da cui “in realtà non si è mai mosso” alle idee generali che precedono ogni creazione, dalla visione olistica dell’universo in cui tutto è collegato a tutto, anche a distanza, come afferma la fisica quantistica con l’entanglement, all’idea che siamo esseri spirituali imprigionati temporaneamente in un corpo composto di energia densa, il corpo fisico.
Alla fine Faggin cita Plotino: ”Ricondurre il divino che è in noi al divino che è nell’universo”.
Tratto in parte da: La Verità, 7 ottobre 2022 e da: marcelloveneziani.com, con aggiunte e considerazioni dello Admin del sito.