NSA
PROGETTA L'INTERCETTAZIONE DEL WEB - vedi:
Controllo totale
Il Web 2.0 e' il terreno di caccia per
l'intelligence americana. Lo rivela il New
Scientist, che avverte: l'intelligence americana
inizia a ravanare nei social network. Lo spettro
del programma Total Information Awareness
URL:
http://punto-informatico.it/pi.asp?id=1526853
Italia, vedi QUI:
http://www.byoblu.com/post/2013/05/08/vogliono-rifarsela-con-internet.aspx#more-14978
vedi:
VITTORIA
in USA, sulla CENSURA
(filtri) in
INTERNET
OCCIDENTE
motore della Censura on-Line
Uno
studio accademico promosso da OpenNet Initiative
precipita anche il Myanmar nel gruppo dei paesi
autoritari che filtrano e censurano Internet.
Questi paesi - dicono gli esperti - usano
tecnologie occidentali.
La Cina ha istituito, da quando ha accettato
Internet nel suo paese, che esso sia censurato e
controllato dal regime
!
E l'Italia....sta seguendo la Cina...
Italy, Roma - Nov. 2009 - Il Senato ha approvato
il cosiddetto pacchetto sicurezza (D.d.L. 733)
tra gli altri con un emendamento del senatore
Gianpiero D’Alia (UDC) identificato
dall’articolo 50-bis: /Repressione di attività
di apologia o istigazione a delinquere compiuta
a mezzo internet/ ; la prossima settimana Il
testo approderà alla Camera diventando
l’articolo nr. 60.
Il senatore Gianpiero D’Alia (UDC) non fa parte
della maggioranza al Governo e ciò la dice lunga
sulla trasversalità del disegno liberticida
della “Casta”. In pratica in base a questo
emendamento se un qualunque cittadino dovesse
invitare attraverso un blog a disobbedire (o a
criticare ?) ad una legge che ritiene ingiusta,
i providers dovranno bloccare il blog.
Questo provvedimento
può far oscurare un sito ovunque si trovi, anche
se all’estero; il Ministro dell’Interno, in
seguito a comunicazione dell’autorità
giudiziaria, può infatti disporre con proprio
decreto l’interruzione della attività del blogger,
ordinando ai fornitori di connettività alla rete
internet di utilizzare gli appositi strumenti di
filtraggio necessari a tal fine.
L’attività di
filtraggio imposta dovrebbe avvenire entro il
termine di 24 ore; la violazione di tale obbligo
comporta per i provider una sanzione
amministrativa pecuniaria da euro 50.000 a euro
250.000.
Per i blogger è invece previsto il carcere da 1
a 5 anni per l’istigazione a delinquere e per
l’apologia di reato oltre ad una pena ulteriore
da 6 mesi a 5 anni per l’istigazione alla
disobbedienza delle leggi di ordine pubblico
o all’odio fra le classi sociali.
Con questa legge
verrebbero immediatamente ripuliti i motori di
ricerca da tutti i link scomodi per la Casta
!
In pratica il potere si sta dotando delle armi
necessarie per bloccare in Italia Facebook,
Youtube e "tutti i blogs" che al momento
rappresentano in Italia l’unica informazione non
condizionata e/o censurata.
Vi ricordo che
il nostro è l’unico Paese al mondo dove una
/media company/ ha citato YouTube per danni,
chiedendo 500 milioni euro di risarcimento.
Il
nome di questa /media company/, guarda caso,
è Mediaset.
Quindi il Governo interviene per l’ennesima
volta, in una materia che, del
tutto incidentalmente, vede coinvolta un’impresa
del Presidente del Consiglio in un
conflitto giudiziario e d’interessi.
Dopo la proposta di legge Cassinelli
e l’istituzione di una commissione contro la
pirateria digitale e multimediale che tra poco
meno di 60 giorni dovrà presentare al Parlamento
un testo di legge su questa materia, questo
emendamento al “pacchetto sicurezza” di
fatto rende esplicito il progetto del Governo di
/normalizzare/ con leggi di repressione internet
e tutto il sistema di relazioni e informazioni
sempre più capillari che non si riesce a
dominare.
Tra breve non
dovremmo stupirci se la delazione verrà premiata
con buoni spesa !mMentre negli USA Obama ha
vinto le elezioni grazie ad internet, in Italia
il governo si ispira per quanto riguarda la
libertà di stampa alla Cina e alla Birmania.
Oggi gli unici media
che hanno fatto rimbalzare questa notizia sono
stati il
blog Beppe Grillo e la rivista specializzata
Punto Informatico. Fate girare questa
notizia il più possibile per cercare di
svegliare le coscienze addormentate degli
italiani perché dove non c’è libera informazione
e diritto di critica il concetto di democrazia
diventa un problema dialettico.
vedi:
Universo Intelligente +
Universo Elettrico
+
SOVRANITA' INDIVIDUALE
(Dichiarazione)
video: COMANDO GESUITI
Da
Beppe Grillo
a
Punto Informatico, corre sulla rete
"l’allarme CENSURA”,
scatenato da una proposta di legge che
metterebbe in pericolo, secondo alcuni,
“l’intera blogosfera”.
Ecco cosa scrive in proposito
Punto Informatico: “[…] per effetto
dell'approvazione del maxi-emendamento
presentato dal Governo sta per diventare legge
l'idea di obbligare tutti "i gestori di siti
informatici" a procedere, entro 48 ore dalla
richiesta, alla rettifica di post, commenti,
informazioni ed ogni altro genere di contenuto
pubblicato.
Non dar corso tempestivamente all'eventuale
richiesta di rettifica potrà costare molto caro
a blogger, gestori di newsgroup, piattaforme di
condivisione di contenuti e a chiunque possa
rientrare nella vaga, generica e assai poco
significativa definizione di "gestore di sito
informatico": la disposizione di legge, infatti,
prevede, in tal caso, una sanzione da 15 a 25
milioni di vecchie lire. Tanto per esser chiari
e sicuri di evitare fraintendimenti quello che
accadrà all'indomani dell'entrata in vigore
della nuova legge è che chiunque potrà inviare
una mail a un blogger, a Google in relazione ai
video pubblicati su YouTube, a Facebook o
MySpace o, piuttosto al gestore di qualsiasi
newsgroup o bacheca elettronica amatoriale o
professionale che sia, chiedendo di pubblicare
una rettifica in testo, video o podcast a
seconda della modalità di diffusione della
notizia da rettificare.”
Ancora più catastrofico cioe' che si dice sul
blog di Beppegrillo:
“Il disegno di legge sulle intercettazioni
può far chiudere la Rete. [..]
La Rete è lo strumento, lo spazio, il media che
ha permesso a milioni di italiani di credere a
un cambiamento democratico, e di illudersi di
essere cittadini e non sudditi. Senza la Rete,
con le televisioni e gran parte dei giornali in
mano allo psiconano e ai suoi amici piduisti e
mafiosi questo Paese si avvia verso una dittatura
senza controllo e dagli esiti sociali
imprevedibili. […]
Se passa [la legge], sarà la morte della
blogosfera italiana.”
Cambridge
(UK) -
L'ultimo rapporto stilato da
OpenNet
Initiative sulla
situazione
di Internet nel Myanmar
delude le speranze di
chi sogna un cammino congiunto per
libertà
individuali e diffusione delle nuove tecnologie di
comunicazione.
L'associazione,
che riunisce i prestigiosi atenei di
Cambridge,
Harvard
e
Toronto,
ha precipitato questa inossidabile dittatura
asiatica in compagnia di Iran,
Cina ed
Arabia
Saudita: i quattro paesi rappresentano,
nell'opinione degli esperti, la punta di diamante
nel panorama globale del controllo
sistematico della Rete e della libertà
d'espressione.
I
risultati delle indagini di ONI sono inquietanti:
il governo dell'ex Birmania filtra quasi l'85% dei
servizi gratuiti di posta elettronica e circa l'84%
di siti stranieri che contengono informazioni
su tematiche fondamentali come politica
e promozione dei diritti
umani. "È uno dei sistemi di censura
e controllo più rigidi che abbiamo mai
studiato", sostiene Ronald J. Deibert,
direttore del Centro Studi Internazionali
dell'Università di Toronto e collaboratore di ONI.
Aung
San Suu Kyi, leader clandestino del vietatissimo
partito democratico del Myanmar, è convinto che
il regime dittatoriale miri all'eliminazione di
qualsiasi forma d'opposizione politica grazie al pugno
di ferro su Internet.
I due ISP nazionali, entrambi sotto il controllo
dello Stato, si avvalgono di leggi vaghe e
durissime per esercitare il loro potere
liberticida su una popolazione online di appena 30.000
utenti, paralizzati da un reddito medio pro
capite pari a 180 dollari mensili.
La totalità delle pubblicazioni online che
promuovono la democrazia per il Myanmar, fornito
di connettività a banda larga nelle zone più
urbanizzate, sono messe
all'indice grazie all'uso estensivo di filtri
software prodotti in occidente. Lancia
l'allarme anche John Palfrey, giurista di Harvard
che si interessa dello sviluppo della Rete nel
mondo: "Le tecnologie di controllo stanno
diventando sempre più precise e sofisticate,
grazie soprattutto alle aziende occidentali che si
arricchiscono grazie alla censura".
E l'industria IT degli Stati Uniti guadagna una
nuova maglia
nera: i ricercatori hanno identificato la
giovane azienda
Fortinet
come il principale
fornitore di tecnologie censorie. Un nuovo
record negativo per gli USA, recentemente scossi
dal cosiddetto
scandalo
Yahoo !, impresa accusata di aiutare la
Repubblica Popolare Cinese nella sua massiccia
opera di
controllo
dell'informazione digitale.
Fortinet, ma si fa anche il nome di Cisco,
è ormai da tempo il partner per eccellenza di
regimi e dittature che intendono tenere sotto
torchio l'opinione pubblica locale. La compagnia,
che produce un sistema speciale chiamato
Fortiguard, si difende dicendo di "rispettare
gli accordi internazionali siglati da
Washington" e che non mantiene relazioni
commerciali con "paesi colpiti da embargo per
ragioni politiche".
By
Tommaso Lombardi
Tratto
da:
http://punto-informatico.it/p.asp?i=55557&r=PI
POLIZIA EUROPEA
sostituirà le forze di polizia dei vari
stati...ma non sara' sottoposta alle leggi
nazionali e nessuno potrai mai incriminare un
loro agente per azioni contro i Diritti Umani !
Il Governo
Italiano vara la Internet Tax
Qualsiasi attività web dovrà registrarsi al ROC,
ossia al Registro degli operatori di
Comunicazione...
21-10-2007 - In pieno agosto è stato sparato il
siluro: una proposta normativa che se diverrà
legge costringerà qualunque sito o prodotto
editoriale, anche senza fini di lucro, a
rigistrarsi al ROC.
Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera.
La novità è presto
detta: qualsiasi attività web dovrà registrarsi
al ROC, ossia al Registro degli operatori di
Comunicazione, se il disegno di legge si
tradurrà in una norma a tutti gli effetti.
Registrazione che porta con sé burocrazia e
procedure. Il testo parte bene, spiega che "La
disciplina prevista dalla presente legge in tema
di editoria quotidiana, periodica e libraria ha
per scopo la tutela e la promozione del
principio del pluralismo dell'informazione
affermato dall'articolo 21 della Costituzione e
inteso come libertà di informare e diritto ad
essere informati".
Bene, anche perché esplicita che si parla di
editoria e non, ad esempio, di pubblicazioni
spurie prive di intenti editoriali, come può
esserlo un sito personale.
Il problema, come
osserva Spataro, è che poi il testo si
contraddice quando va a definire cosa è un
prodotto editoriale.
Una definizione che chi legge Punto Informatico
da almeno qualche anno sa essere già oggi molto
spinosa e che, con questo disegno governativo,
assume nuovi inquietanti connotati:
"Per prodotto
editoriale si intende qualsiasi prodotto
contraddistinto da finalità di informazione, di
formazione, di divulgazione, di intrattenimento,
che sia destinato alla pubblicazione, quali che
siano la forma nella quale esso è realizzato e
il mezzo con il quale esso viene diffuso" (art
2, comma 1). Chi avesse ancora dei dubbi su cosa
sia prodotto editoriale può leggere il comma
seguente del medesimo articolo, che stabilisce
cosa non è prodotto editoriale:
"Non costituiscono prodotti editoriali quelli
destinati alla sola informazione aziendale, sia
ad uso interno sia presso il pubblico".
Chi ritenesse che
questa definizione non si applichi, per esempio,
al proprio blog personale dove pubblica di
quando in quando un post, dovrà ricredersi
passando al comma successivo dell'articolo 2, il
terzo comma, che recita:
La disciplina della presente legge non si
applica ai prodotti discografici e audiovisivi.
Il Governo, nel redigere questo disegno di
legge, non si è dimenticato, peraltro, dei
prodotti editoriali integrativi o collaterali
che sono quei prodotti, compresi quelli
discografici o audiovisivi, che siano "diffusi
unitamente al prodotto editoriale principale".
Rimarrebbe una
scappatoia, quella delle pubblicazioni, on e off
line, che sono sì di informazione o
divulgazione, o formazione o intrattenimento, ma
non sono a scopo di lucro. Rimarrebbe se solo il
Governo non ci avesse pensato. Ed invece dedica
alla cosa l'intero articolo 5:
"Per attività editoriale si intende ogni
attività diretta alla realizzazione e
distribuzione di prodotti editoriali, nonché
alla relativa raccolta pubblicitaria.
L'esercizio dell'attività editoriale può essere
svolto anche in forma non imprenditoriale per
finalità non lucrative".
Un paragrafo che dunque non lascia scampo ai
"prodotti" non professionali, lasciando forse,
ma è una questione accademica, un
micro-spiraglio a chi non ottiene o non cerca
pubblicità di sorta sulle proprie pubblicazioni.
Qualcuno potrebbe
pensare che il solleone ad agosto abbia giocato
brutti scherzi. In realtà all'articolo 7 viene
raccontato il motivo del provvedimento. Con
espresso riferimento a quanto pubblicato online,
si spiega che l'iscrizione al ROC serve "anche
ai fini delle norme sulla responsabilità
connessa ai reati a mezzo stampa".
Senza contare la
montagna di introiti extra che il Registro
otterrebbe con questa manovra, ne consegue che
la giustificazione che viene addotta a questo
abominio nuovo provvedimento sia la necessità di
tutelare dalla diffamazione. Come se fino ad
oggi chiunque avesse avuto mano libera nel
diffamare chiunque altro. Il che non è, tanto
che più volte siti non professionali e altre
pubblicazioni online, anche del tutto personali
come dei blog, e anche senza alcuna finalità di
lucro, si sono ritrovati coinvolti in un
processo per diffamazione.
"Potessero, -
conclude Spataro - chiederebbero la carta
d'identità a chiunque parla in pubblico. Su
internet il controllo è più facile.
E imporre
procedure burocratiche per l'apertura di un blog
sarà il modo migliore per far finire l'internet
Italiana".
Vista l'enormità di
quanto sta producendo questo Governo, visto
anche l'impegno profuso da Punto Informatico e
da decine di migliaia di utenti negli anni
scorsi per cercare di tenere lontani dalla rete
i tentacoli del controllo editoriale
tradizionale, mi sembra doveroso lasciar qui
alcune righe.
Ci troviamo dinanzi
ad un provvedimento che non andrà lontano. I
suoi scopi sono altri, i primi articoli del
testo sono scritti malissimo: verranno
riscritti, è facile prevederlo, forse persino
prima che il New York Times titoli qualcosa tipo
"Italia nel Medioevo" come fece quando fu
approvata la legge sulle staminali.
La dimensione
macroscopica dell'errore del Governo è tale, e
capace di nuocere alla rimanente parte del
disegno di legge, che con un colpo di bianchetto
verrà consegnato all'oblìo nel più rigoroso
silenzio mediatico. Presto non ne sentiremo più
parlare.
È già successo, si può aver fiducia che
accada di nuovo.
Il punto è, evidentemente, un altro.
Sopravvivere al
numero di oggi di Punto Informatico non è
facile, richiede quella stessa capacità di
controllo di quando si versano le imposte nelle
mani della casta perché ci faccia ciò che crede:
c'è Marco Calamari che fa il punto su come le
diverse leggi sulla pedopornografia negli ultimi
8-10 anni abbiano provocato una compressione
delle libertà individuali, c'è Valentino Spataro
che spiega a tutti come sia capitato che il
Governo abbia imposto una tassa (e una serie di
procedure) in capo a qualunque pubblicazione
online di qualsiasi genere anche senza finalità
di lucro, e c'è Francesco Rutelli che fa sapere,
vivaddio, di non poterne più, lui, di Italia.it.
Come dicevo,
sopravvivere è difficile. In un solo giorno
vengono condensati i risultati di fallimenti
plateali e costosi, sia in termini economici che
di libertà individuali, nati dalla ostinata
ignoranza di chi alberga nella stanza dei
bottoni, ignoranza almeno riguardo alle cose
della rete, volendoci limitare a quelle.
Quando andavo a
scuola e sbagliavo una frase importante in una
versione di greco, il mio insegnante non mancava
mai di metterci sotto due righe a penna con due
o persino tre "x rosse", e di conseguenza
abbassava in modo sostanziale il voto finale che
assegnava alla mia traduzione. Non contento, le
correzioni si eseguivano sempre tutti insieme
pubblicamente, ognuno cosciente e informato
degli errori degli altri.
Nel caso del
Governo, una penna rossa riscriverà quegli
articoli ma nessun brutto voto verrà emesso.
Chi è riuscito a scrivere quegli obbrobri non
dovrà ammettere il proprio errore, né sarà
chiamato a risponderne.
Il Consiglio dei
ministri che ha letto e approvato quel testo non
verrà certo messo in croce per
l'irresponsabilità dimostrata e l'allarme
inutilmente causato. Nessuno dirà nulla a quegli
esponenti governativi che parlano di riforma
eccellente.
Così vanno le cose in Italia.
L'unica speranza è che noi si possa continuare a
raccontarle.
Passi l'essere italiani, ma non ci ridurremo
certo ad agire come omertosi
By Paolo De Andreis
- Tratto da:
www.punto-informatico.it
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Pacchetto sicurezza attacco
finale di Berlusconi ai blogger e filtraggio
della rete - 06/02/2009
Tags:
blogger sotto tiro,
legge anti blogger
L’attacco finale alla democrazia
è iniziato! Berlusconi e i suoi sferrano il
colpo definitivo alla libertà della rete
internet per metterla sotto controllo. Ieri nel
voto finale al Senato che ha approvato il
cosiddetto pacchetto sicurezza (disegno
di legge 733), tra gli altri provvedimenti
scellerati come l’obbligo di denuncia per i
medici dei pazienti che sono immigrati
clandestini e la schedatura dei senta tetto, con
un emendamento del senatore
Gianpiero D’Alia (UDC), è stato introdotto
l‘articolo
50-bis, “Repressione di attività di apologia
o istigazione a delinquere compiuta a mezzo
internet“. Il testo la prossima settimana
approderà alla Camera. E nel testo approdato
alla Camera
l’articolo è diventato il nr. 60.
Anche se il senatore
Gianpiero D’Alia (UDC) non fa parte della
maggioranza al Governo, questo la dice lunga
sulla trasversalità del disegno liberticida
della “Casta” che non vuole scollarsi dal
potere.
In pratica se un qualunque cittadino che magari
scrive un blog dovesse invitare a disobbedire a
una legge che ritiene ingiusta, i provider
dovranno bloccarlo. Questo provvedimento può
obbligare i provider a oscurare un sito ovunque
si trovi, anche se all’estero. Il Ministro
dell’interno, in seguito a comunicazione
dell’autorità giudiziaria, può disporre con
proprio decreto l’interruzione della attività
del blogger, ordinando ai fornitori di
connettività alla rete internet di utilizzare
gli appositi strumenti di filtraggio necessari a
tal fine. L’attività di filtraggio imposta
dovrebbe avvenire entro il termine di 24 ore. La
violazione di tale obbligo comporta una sanzione
amministrativa pecuniaria da euro 50.000 a euro
250.000 per i provider e il carcere per i
blogger da 1 a 5 anni per l’istigazione a
delinquere e per l’apologia di reato, da 6 mesi
a 5 anni per l’istigazione alla disobbedienza
delle leggi di ordine pubblico o all’odio fra le
classi sociali. Immaginate come potrebbero
essere ripuliti i motori di ricerca da tutti i
link scomodi per la Casta con questa legge?
Si stanno dotando delle armi per bloccare in
Italia Facebook, Youtube, il blog di Beppe
Grillo e tutta l’informazione libera che
viaggia in rete e che nel nostro Paese è ormai
l’unica fonte informativa non censurata. Vi
ricordo che il nostro è l’unico Paese al mondo,
dove una media company, Mediaset, ha chiesto 500
milioni di risarcimento a YouTube. Vi rendete
conto? Quindi il Governo interviene per
l’ennesima volta, in una materia che vede
un’impresa del presidente del Consiglio in
conflitto giudiziario e d’interessi.
Dopo la
proposta di legge Cassinelli e
l’istituzione di una commissione contro la
pirateria digitale e multimediale che tra
poco meno di 60 giorni dovrà presentare al
Parlamento un testo di legge su questa materia,
questo emendamento al “pacchetto sicurezza” di
fatto rende esplicito il progetto del Governo di
“normalizzare” il fenomeno che intorno ad
internet sta facendo crescere un sistema di
relazioni e informazioni sempre più capillari
che non si riesce a dominare.
Obama ha vinto le elezioni grazie
ad internet ? Chi non può farlo pensa bene di
censurarlo e di far diventare l’Italia come la
Cina e la Birmania.
Oggi gli unici media che hanno
fatto rimbalzare questa notizia sono stati
Beppe Grillo dalle colonne del suo blog e la
rivista specializzata
Punto Informatico. Fate girare questa
notizia il più possibile. E’ ora di svegliare le
coscienze addormentate degli italiani.
E’ in gioco davvero la
democrazia !
Tratto da: italianspot.wordpress.com
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Silenzio ! Al
Congresso parla il papà del Web
La Camera
dei Rappresentanti ascolta Tim Bernes-Lee, che
spiega ai deputati perché la rete debba rimanere
senza padroni. Una lezione che dovrebbe entrare
in tutti i Parlamenti.
Washington (USA) -
Molti si riempiono la bocca di
net neutrality e altri insistono sulla
necessità di garantire la libertà di espressione
e di accesso alle informazioni online, come
Amnesty o
Eric Schmidt, CEO di Google Inc. Ma quando a
parlare è
Sir Timothy Berners-Lee, inventore del World
Wide Web e fondatore del
World Wide Web Consortium, le dichiarazioni
sulla neutralità della rete come conditio sine
qua non per la crescita della società
dell'informazione acquistano un senso tutto
speciale.
Lee
parla di fronte ai deputati della House of
Representatives statunitense, nell'ambito di una
serie di incontri che hanno l'obiettivo di
suggerire ai politici le strade migliori da
seguire per mettere ordine nel settore delle
telecomunicazioni e dei media digitali.
Unico invitato all'audizione The Future of the
World Wide Web, il pioniere del network globale
ha definito la necessità di "essere certi che il
web stesso sia un foglio di lavoro bianco, una
tela vuota, qualcosa che non limita
l'innovazione che è dietro l'angolo".
"Posso dire di credere che una Internet non
discriminatoria sia molto importante per una
società basata sul world wide web" dice Lee,
sostenendo che i mezzi di comunicazione sono un
fattore così importante per la collettività che
"dobbiamo trattarli in maniera speciale".
Internet rimarrà un punto nodale per la crescita
delle nazioni finché sussisteranno le condizioni
di accesso paritario per tutti,
indipendentemente dall'hardware e dal software
utilizzato, dall'ISP fornitore dell'accesso,
dalla lingua parlata, dalle disabilità o dalle
caratteristiche culturali specifiche di ognuno,
sentenzia il papà del web.
Dichiarazioni che non piacciono a chi vuole
scardinare la neutralità, agganciando tariffe
maggiorate per l'accesso a contenuti frutto di
accordi economici che leghino internet provider
e content provider, destinati ad incidere sulla
prioritizzazione delle risorse di rete. E
dinanzi a loro ha parlato Berners-Lee, facendo
così sponda anche a Edward Markey, deputato
Democratico del Massachusetts ed organizzatore
dell'incontro, tra i
promotori principali di una normativa
federale che possa preservare Internet da colpi
di mano.
Berners-Lee, definito dai convenuti uno dei rari
individui che "ha davvero reso il mondo un posto
diverso e migliore", ha poi espresso i suoi
convincimenti sulla sempre calda questione delle
tecnologie DRM. Lee crede fermamente
nell'impiego di standard comuni basati su
sistemi royalty-free, citando l'esempio della
protezione da copia di Apple,
criticata dallo stesso Jobs in tempi
recenti, come uno dei fattori che maggiormente
hanno inibito la crescita della vendita di
musica online.
"Come potrebbero essere compensati i creatori in
un mondo privo di DRM?" ha poi chiesto a Lee il
deputato Repubblicano Mary Bono: secondo il
tecnologo, un approccio migliore sarebbe quello
di ideare software capaci di individuare se un
utente possiede o meno un particolare file. "Non
ti fermerebbe, ma ti farebbe sapere se stai
ascoltando musica che non dovresti ascoltare"
risponde Lee. Qualcosa insomma di molto simile
al meccanismo di watermarking
appena brevettato da Digimarc o alle
proposte di
iDRM di
Dmin.it.
Su Google Video è disponibile l'intera
audizione. Dura più di due ore, ma le vale
tutte.
By Alfonso Maruccia - Tratto da:
http://punto-informatico.it/p.aspx?id=1913745
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L’UE finanzia un piano “Orwelliano” di
intelligenza artificiale per monitorare la gente
in cerca di “comportamenti anormali”
L’Unione Europea sta spendendo milioni di
sterline per sviluppare tecnologie “Orwelliane”
progettate per scandagliare internet e le
immagini delle telecamere a circuito chiuso in
cerca di “comportamenti anormali”.
Un programma di ricerca quinquennale, chiamato
Project Indect, punta a sviluppare programmi
informatici che funzionino da “agenti”,
monitorando e processando informazioni da siti
internet, forum di discussione, server, reti
peer-to-peer e perfino singoli computer.
Tra gli
obiettivi principali c’è la “rilevazione
automatica di minacce e comportamenti anomali o
violenza”.
Tratto da: telegraph.co.uk - By Jan Johnston
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Che cosa è Freenet ?
Freenet è un software gratuito che permette di
condividere file in forma anonima, sfogliare e
pubblicare "freesites" (siti web accessibili
solo attraverso Freenet) e chattare su forum,
senza timore di censura.
Freenet è decentralizzato per renderlo meno
vulnerabile agli attacchi, e se usato in
modalità "darknet", in cui gli utenti si
connettono solo ai loro amici, è molto difficile
da rilevare.
Le Comunicazioni dei nodi Freenet sono criptati
e vengono instradati attraverso altri nodi per
rendere estremamente difficile determinare chi
sta richiedendo le informazioni e del suo
contenuto.
Gli Utenti contribuiscono alla rete fornendo
larghezza di banda e una porzione del loro disco
rigido (chiamata "archivio dati") per
memorizzare i file. I file vengono conservati o
cancellati a seconda di come sono popolari, il
meno popolare deve essere scartato per far posto
a più recenti o più popolari contenuti ed
automaticamente. I file sono criptati, quindi in
genere l'utente non può facilmente scoprire che
cosa è nel suo archivio dati, e si spera non può
essere ritenuto responsabile per esso. Chat
Forum, siti web, e funzionalità di ricerca, sono
tutti costruiti in cima a questa data store
distribuito.
Freenet è stato scaricato oltre 2 milioni di
volte da quando il progetto è iniziato, e
utilizzato per la distribuzione di informazioni
censurate in tutto il mondo, tra cui paesi come
la Cina e il Medio Oriente. Idee e concetti
pionieristiche in Freenet hanno avuto un impatto
significativo nel mondo accademico.
Il nostro 2000 carta "Freenet:
Questo Distributore di Informazioni Anonime con
archiviazione e sistema di recupero" è stato il
documento informatico più citato del 2000
secondo Citeseer, e Freenet ha ispirato anche i
documenti nei mondi del diritto e della
filosofia. Ian Clarke, creatore e coordinatore
del progetto di Freenet, è stato selezionato
come uno dei 100 migliori innovatori del 2003
dalla rivista Technology Review del MIT.
Un importante sviluppo recente, che pochissime
altre reti hanno, è la "darknet": solo il
collegamento a persone di loro fiducia, gli
utenti possono ridurre notevolmente la loro
vulnerabilità, e tuttavia ancora connettersi a
una rete globale attraverso gli amici degli
amici degli amici e così via.
Questo permette alle persone di utilizzare
Freenet anche in luoghi dove Freenet può essere
illegale, cio' ende molto difficile per i
governi di bloccarlo, e non si basa su tunneling
per il "mondo libero".
By Mike Godwin, Electronic
Frontier Foundation – Tratto da:
https://freenetproject.org/whatis.html
I miliziani
di Iside: l’esercito degli Illuminati, ecco chi
lo ha creato e perche’
1°parte -
http://antimassoneria.altervista.org/i-miliziani-di-iside-lesercito-degli-illuminati-2parte/
2° parte -
http://antimassoneria.altervista.org/i-miliziani-di-iside-lesercito-degli-illuminati/
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