Per iniziare in modo chiaro a parlare di fermenti lattici
è importante una premessa: il nome.
Vengono chiamati fermenti lattici, perche il prodotto di
degradazione principale è l'acido lattico. Questa sostanza
si ricava dalla fermentazione di zuccheri di varia origine
(anche le fibre e il cotone come il lino sono composti da
zuccheri). Il latte non c'entra nulla !
Il fatto che alcuni batteri vengano usati per trasformare
gli zuccheri del latte in acido lattico producendo quello
che noi chiamiamo yogurt ha creato questo fraintendimento.
COPROTERAPIA
(assunzione di feci selezionate)
Sindrome della permeabilita'
intestinale ed autismo
Il Thimerosal dei vaccini distrugge e/o altera la flora
intestinale essendo una sostanza altamente tossica
https://www.britannica.com/science/human-microbiome#ref1126185
IMPORTANTE: Diviene
quindi INDISPENSABILE (per TUTTE le
malattie), la loro assunzione periodica,
senza
dimenticare le altre tecniche naturali collaterali (alimentazione
appropriata ed altri integratori tipo
micro
diete),
riordinare
enzimi e
flora batterica
con appositi preparati (capsule)
multi batterici a base
di ceppi di fermenti vivi,
cioe' micro organismi
simbiotico residenti (autoctoni) non preparati su
basi derivate dal
latte:
Ricordarsi
che le alterazioni degli
enzimi, della
flora, del
pH digestivo e e
della mucosa intestinale
influenzano la salute,
non soltanto a livello
intestinale, ma anche a distanza in qualsiasi parte
dell'organismo.
Uno studio della Columbia University ha trovato nei bambini
una relazione tra avversità vissute nella prima fase
della vita e aumento di sintomi gastrointestinali (la
vitamina
K1 ed i successivi Vaccini sono traumi molto gravi per il
neonato), che a loro volta possono avere delle
conseguenze sul cervello e sul comportamento durante l’età
adulta.
Lo studio è stato pubblicato online il
28 marzo (2019) nella rivista Development and Psychopathology.
“Una ragione frequente per cui I bambini
finiscono dal dottore, è quella di disturbi intestinali”, ha detto
Nim Tottenham, un professore di psicologia alla Columbia e primo
autore dello studio: “Le nostre scoperte indicano che i sintomi
gastrointestinali nei bambini potrebbero essere un semaforo rosso
per futuri problemi emozionali collegati alla salute”.
Gli scienziati hanno da tempo notato il
forte collegamento esistente tra le
viscere e il cervello.
Una precedente ricerca ha dimostrato
che nel 50% degli adulti con la sindrome del colon irritabile,
veniva riscontrata una storia di trauma o abuso, con il doppio della
prevalenza rispetto a quelli senza.
“Quale ruolo il trauma abbia avuto nella
crescente vulnerabilità sia a sintomi gastrointestinali che di
salute mentale, si nota bene negli adulti, ma questo è raramente
studiato nei bambini “, ha detto l’autrice capo dello studio Bridget
Callaghan, che ha un ruolo di ricerca post dottorato nel
dipartimento di psicologia della Columbia
In aggiunta, ha detto la dottoressa,
degli studi sugli animali hanno dimostrato che i cambiamenti indotti
da avversità, nel microbiota dell’intestino – ovvero la comunità dei
batteri nel corpo che regola tutto dalla digestione alla funzione
del sistema immunitario – influenzano lo sviluppo neurologico, ma su
questo non si sono fatti degli studi sugli umani.
“Il nostro studio è tra i primi che
collegano la perturbazione del microbiota gastrointestinale del
bambino, all’attività cerebrale in regioni associate alla salute
mentale, questo quando il trauma sia stato attivato da una avversità
vissuta nei primissimi tempi di
vita“, ha detto Callaghan.
I ricercatori si sono concentrati sullo
sviluppo in bambini che hanno vissuto estrema privazione
psicosociale, causata da assistenza istituzionale prima della
adozione internazionale. La separazione di un bambino da un genitore
è noto che negli umani sia un potente fattore che predice
problematiche sulla salute mentale.
Quella esperienza, quando viene
rimodellata su roditori, induce paura e ansia, blocca lo sviluppo
neuronale ed altera le comunità microbiche per tutta la vita.
I ricercatori hanno attinto dai dati di
115 bambini adottati da orfanotrofi o case accoglienza all’età di ca
due anni e da quelli di 229 bambini cresciuti da genitori biologici
I bambini con disagi in precedenti
accudimenti, hanno mostrato maggiori livelli di sintomi che
riguardano: mal di stomaco, costipazione, vomito e nausea.
Dal campione degli adottati, i
ricercatori hanno quindi selezionato 8 partecipanti dai 7 ai 13
anni, dal gruppo relativo a coloro con avversità ed altri 8 dal
gruppo relativo a genitori biologici.
Tottenham e Callaghan hanno poi raccolto
informazioni sul comportamento, campioni di feci ed immagini del
cervello di tutti i bambini. Hanno usato la sequenza genetica per
identificare i microbi presenti nei campioni di feci ed esaminato
l’abbondanza e diversità di batteri in ogni sostanza fecale del
partecipante.
I bambini con una storia di disfunzioni
di accudimento nei primi anni di vita, avevano molto distintamente
microbioti intestinali diversi rispetto a quelli cresciuti dalla
nascita da genitori biologici. Scansioni del cervello dei bambini,
hanno anche mostrato che gli schemi dell’attività cerebrale erano
correlati a certi batteri. Per esempio, i bambini cresciuti dai
genitori avevano una crescente diversità del microbiota intestinale
e questo è collegato alla corteccia prefrontale , una regione del
cervello che aiuta a regolare le emozioni.
“E’ troppo presto per dire qualcosa di
conclusivo, ma il nostro studio indica che i cambiamenti nel
microbiota intestinale, associati ad avversità, sono in relazione
alla funzione cerebrale, incluse differenze nelle regioni del
cervello associate con il processo emotivo”, ha detto Tottenham, che
è un esperto sullo sviluppo emozionale
E’ necessaria piu’ ricerca, ma Tottenham
e Callaghan credono che il loro studio aiuti a colmare una lacuna
importante nella letteratura.
“Studi sugli animali ci dicono che gli
interventi dietetici e i probiotici, possono manipolare il
microbiota intestinale e migliorare gli effetti sul sistema nervoso
centrale, effetti causati dalle avversità, specialmente durante i
primi anni di vita quando il cervello in sviluppo e il microbiota
sono piu’ plastici. “ ha detto Callaghan.
“E’ possibile che questo tipo di ricerca
ci aiuti a conoscere come e se intervenire al meglio negli esseri
umani e quando”
Callaghan e Tottenham attualmente stanno lavorando su uno studio a
scala maggiore di 60 bambini a New York City, per vedere se le loro
scoperte possono essere replicate.
Fonte:
https://www.technologynetworks.com/neuroscience/news/childhood-trauma-can-impact-our-gut-bacteria-317561?fbclid=IwAR100VkzvRgTjqgXPoxV6IbM-9DixkGJCS472J54TyiMTDr_0e_UzXSZcLs
Traduzione: M.Cristina Bassi per:
thelivingspirits.net
Reference: Callaghan, B.L., Fields, A.,
Gee, D. G., Gabard-Durnam, L., Caldera, C., Humphreys, K. L.,
Tottenham, N. (undefined/ed). Mind and gut: Associations between
mood and gastrointestinal distress in children exposed to adversity.
Development and Psychopathology, 1–20.
https://doi.org/10.1017/S0954579419000087
Prima di
continuare, vi invito a leggere con attenzione questa pagina
che spiega e cita il
sistema immunitario
in situazione di Anergia
PROMEMORIA:
quando le
feci NON galleggiano
nel
W.C.
significa che vi sono oltre al
pH
errato e non adatto nel colon, anche la
mancanza
di
Fermenti
(i vari tipi Bifidus e Ramnosus), quindi
integrare subito con le apposite capsule.
vedi:
Fermenti e batteri autoctoni
Ecco il meccanismo del passaggio dei batteri (microbiota)
dalla madre al neonato, con la nascita attraverso il canale uterino,
immunizzando il
piccolo appena nato
!
L'importanza dei ritmi circadiani della
flora
intestinale - 01/12/2016
Anche la
flora
batterica intestinale segue dei propri
ritmi circadiani
che non solo influenzano quelli dell'ospite, ma anche la
capacità del fegato di metabolizzare i farmaci e
degradare sostanze potenzialmente tossiche. La scoperta
potrebbe aiutare a pianificare meglio la
somministrazione dei farmaci e a contrastare problemi
come l'obesità e la sindrome metabolica, spesso connessi
a un'alterazione dei ritmi sonno-veglia.
L'attività metabolica e i movimenti della flora
batterica intestinale seguono anch'essi dei ritmi
circadiani, che influenzano quelli dell'ospite.
Eventuali anomalie in questi ritmi batterici possono
alterare la capacità metaboliche dell'organismo ospite,
e in particolare quella di metabolizzare i farmaci e di
degradare sostanze potenzialmente tossiche. La scoperta
è di un gruppo di ricercatori del Weizmann Institute of
Science a Rehovot, in Israele, che firmano
un articolo su "Cell".
I ricercatori hanno scoperto che la flora batterica
intestinale, o microbioma, si sposta ritmicamente,
passando dal contatto con la superficie della mucosa
intestinale al centro della cavità dell'intestino o
viceversa, a seconda che sia giorno o notte e della
specie batterica. Di conseguenza, nei diversi momenti
della giornata le cellule della mucosa intestinale sono
esposte a batteri differenti, e ai loro differenti
prodotti metabolici.
Le oscillazioni giornaliere nella localizzazione della
flora batterica e nella produzione di metaboliti
nell'intestino ha un grande impatto sull'espressione dei
geni nei tessuti dell'ospite (Cortesia Thaiss et al/Cell
2016)L'aspetto più rilevante della scoperta però è che
questi cambiamenti del microbioma intestinale, oltre a
influenzare i ritmi circadiani dell'ospite, hanno
effetti profondi sulla sua fisiologia: effetti che non
si limitano all'intestino ma raggiungono anche tessuti
distanti, come quello del fegato, le cui cellule variano
i livelli di espressione dei loro geni in sincronia con
i ritmi della flora intestinale.
"Di conseguenza - dice Eran Elinav, coautore dello
studio - un'alterazione dei ritmi del microbioma può
compromettere funzioni epatiche diurne vitali, come il
metabolismo dei farmaci e la
disintossicazione."
Queste scoperte hanno implicazioni importanti: dato che
i farmaci sono metabolizzati dal fegato, la comprensione
dei ritmi circadiani della nostra microflora (e la loro
eventuale manipolazione) potrebbe permettere di
pianificarne la somministrazione in modo da migliorarne
l'efficacia terapeutica e/o diminuirne gli effetti
tossici.
Inoltre, una migliore comprensione del rapporto fra
flora intestinale e ospite potrebbe aiutare a
intervenire su problemi come l'obesità e la sindrome
metabolica, che sono più comuni nelle persone i cui
ritmi circadiani sono spesso disturbati a causa del
lavoro su turni o del jet lag.
Tratto da: lescienze.it
I nanobatteri: una nuova forma di vita ?
http://www.lescienze.it/news/2004/05/23/news/i_nanobatteri_una_nuova_forma_di_vita_-586531/
Dott.
Luciano Lozio, video su Intestino e salute
Le RICERCHE
MOSTRANO un NESSO fra
MICROBIOMA
Intestinale (intestino)
e
CERVELLO - 09/01/2015
Chiamate collettivamente microbioma, le migliaia di
miliardi di microbi che abitano il corpo umano vivono
principalmente nell’intestino, dove ci aiutano a
digerire il cibo, a sintetizzare le vitamine e a
difenderci dalle infezioni. Ora, recenti ricerche sul
microbioma hanno dimostrato che la sua influenza si
estende ben oltre l’intestino,
fino ad arrivare al cervello. Negli ultimi 10 anni, vari
studi hanno collegato il
microbioma intestinale a una serie di comportamenti
complessi, come umori ed emozioni, appetito e ansia.
Il microbioma intestinale sembra contribuire al
mantenimento della funzionalità cerebrale, ma non solo:
potrebbe anche incidere sul rischio di disturbi
psichiatrici e neurologici, fra cui
ansia,
depressione e
autismo.
Una delle modalità più sorprendenti con cui il
microbioma influisce sul cervello è durante lo sviluppo.
“Esistono delle finestre evolutive critiche in cui il
cervello è più vulnerabile poiché si sta preparando a
rispondere al mondo circostante”, spiega Tracy Baie,
docente di neuroscienze presso la facoltà di veterinaria
dell’Università della Pennsylvania. “Così, se
l’ecosistema microbico della madre si modifica - per
esempio a causa di infezioni, stress o diete - ciò
cambierà il micro bioma intestinale del neonato, e gli
effetti possono durare tutta la vita.”
Altri ricercatori stanno esplorando la possibilità che
il microbioma abbia un ruolo nelle malattie
neurodegenerative come l’Alzheimer e il Parkinson.
Fonte: MedicalXpress.com :
http://tinyurl.com/kaa2j36
Commento NdR: ma cio’ puo’ accadere anche e non
solo per i
vaccini che il neonato subisce dai
due, tre mesi in avanti…infatti se una madre ha
delle
amalgami dentali in bocca (contengono
mercurio) il neonato potra’ subire delle conseguenze
anche gravi.
A conferma ulteriore:
Caro
Massimo Montinari, (medico=curriculum)
i tuoi colleghi polacchi, inglesi e texani hanno pubblicato
un interessante review su Mayo Clin Proc, 2014: 1699-1709.
Marlicz W et al analizzano i dati in letteratura sui farmaci
antinfiammatori non steroidei (NSAIDs) spesso associati agli
inibitori di pompa protonica (IPPs).
In questo studio considerano una meta analisi condotta da
Trelle S et al nel 2011, pubblicata su BMJ, 2011; 342:c7086,
su oltre 116000 pazienti che riporta un aumento di infarti
del miocardio e decessi cardiovascolari, dato che piacerà
sicuramente al dott. Guido Balestra, stroke in questi
pazienti in terapia NSAID selettivi e non selettivi.
Continua QUI
I batteri giusti per vivere (più di) cent’anni - 13/05/2016
Uno studio guidato da ricercatori dell’Alma Mater con il contributo
del Cnr ha analizzato la popolazione batterica intestinale di 24
soggetti di età compresa tra i 105 e i 110 anni per cercare di
individuare il segreto della loro longevità. I risultati sono
pubblicati su Current Biology La composizione del microbiota
intestinale – l’insieme di microrganismi simbionti che a migliaia di
miliardi abitano il nostro intestino – come chiave per capire il
segreto della longevità.
È la scommessa da cui è partita una nuova ricerca Unibo e Cnr, che
con questo obiettivo ha analizzato la popolazione batterica
intestinale di 24 semi-supercentenari (ovvero soggetti di età
compresa tra i 105 e i 110 anni) della provincia di Bologna,
confrontandola con quella di centenari (99-104 anni), anziani (65-75
anni) e adulti (20-50 anni) arruolati nella stessa area geografica
per limitare le differenze dovute alle abitudini alimentari e allo
stile di vita.
Lo studio – promosso dal gruppo di
Ecologia
microbica della salute del Dipartimento di farmacia e biotecnologie
e dal gruppo di ricerca per gli studi sull’invecchiamento e la
longevità del Dipartimento di medicina specialistica, diagnostica e
sperimentale dell’Università di Bologna, e con la partnership
dell’Istituto di tecnologie biomediche del Consiglio nazionale delle
ricerche (Itb-CNR) di Milano – è stato appena pubblicato sulla
rivista internazionale Current Biology (Cell Press) ed è il primo al
mondo a studiare il microbiota di soggetti così eccezionalmente
longevi, consentendo di gettare nuova luce sul ruolo dei batteri
intestinali nella longevità.
“La longevità – spiega la ricercatrice Unibo, Elena Biagi - è un
tratto complesso in cui giocano un ruolo chiave la genetica,
l’ambiente e il caso. Influenzando molteplici aspetti della
fisiologia umana, come il corretto funzionamento del sistema
immunitario e del metabolismo energetico, il microbiota intestinale
può rappresentare un tassello importante nel definire come e quanto
un essere umano può invecchiare mantenendosi in buona salute”.
Dalla ricerca effettuata, infatti, è emersa l’esistenza di un 'core
microbiota' (una sorta di porzione 'fissa' dell’ecosistema in
termini di composizione), costituito principalmente da specie
simbionti (prevalentemente appartenenti alle famiglie
Ruminococcaceae, Lachnospiraceae e Bacteroidaceae) generalmente
associate ad uno stato di salute e produttrici di molecole
estremamente importanti per il nostro organismo come gli acidi
grassi a corta catena.
L’abbondanza cumulativa di queste specie all’interno del microbiota
intestinale diminuisce però con l’avanzare dell’età, favorendo la
progressiva proliferazione di specie sub-dominanti e opportunisti
pro-infiammatori, presenti in bassa percentuale nei giovani adulti.
L’invecchiamento è caratterizzato, inoltre, da cambiamenti nei
rapporti di co-occorrenza tra le specie microbiche non appartenenti
al 'core', cioè nella frequenza con cui due specie appaiono insieme
nel microbiota intestinale di un individuo.
“Queste caratteristiche”, continua Marco Severgnini, ricercatore
dell’Itb-Cnr, “tipiche di un ecosistema associato ad un organismo
che invecchia, si mantengono nel microbiota intestinale di individui
longevi ed estremamente longevi. Allo stesso tempo però, il
microbiota intestinale dei semi-supercentenari mostra i segni di una
parallela proliferazione di microrganismi antinfiammatori,
immunomodulanti e promotori della salute dell’epitelio intestinale,
come Bifidobacterium e Akkermansia”.
È stato inoltre rilevato nei semi-supercentenari, un aumento
nell’abbondanza di batteri appartenenti alla famiglia
Christensenellaceae, un gruppo batterico recentemente salito
all’attenzione della ricerca nel campo del microbiota intestinale,
in quanto associato ad uno stato di salute e identificato come la
componente del microbiota maggiormente influenzata dal patrimonio
genetico dell’ospite.
In assenza di studi longitudinali - estremamente difficili da
realizzare nel campo della ricerca sulla longevità umana - non è
possibile sapere se queste particolari caratteristiche del
microbiota intestinale di individui così eccezionalmente longevi
sono legate al loro passato stile di vita e, soprattutto, se erano
già presenti in giovane età o se, al contrario, sono un tratto
acquisito durante l’invecchiamento soltanto dai soggetti che
riescono a vivere più a lungo degli altri.
Si può però ipotizzare che la maggiore abbondanza di
Christensenellaceae, associata all’osservato aumento di
bifidobatteri e Akkermansia, costituisca una sorta di 'firma', da
ricercare nel microbiota intestinale di persone particolarmente
longeve, e che questa rappresenti un adattamento dell’ecosistema ai
cambiamenti fisiologici che avvengono con l’avanzare dell’età, in
grado di promuovere la salute e contribuire al raggiungimento dei
limiti estremi dell’aspettativa di vita umana.
Tratto da: lescienze.it
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vedi anche:
I Germi non sono le cause
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Fermenti lattici
Riassunto
La
microflora intestinale rappresenta un "insieme di microrganismi
presenti nel lume intestinale, i quali se convivono in un determinato
equilibrio contribuiscono allo stato di salute dell'ospite".
La
microflora intestinale svolge, quindi, funzioni necessarie al mantenimento
della salute dell'ospite; l'alterazione di qualsiasi funzione può
determinare condizioni patologiche di varia entità.
Alcuni
fattori possono influenzare la microflora: l'età, la dieta, le infezioni,
l'uso di preparati microbiologici e l'uso di farmaci che possono
determinare un rallentato assorbimento di carboidrati e fibre.
Recentemente
sono stati rivalutati gli effetti dei probiotici che rappresentano dei
microrganismi in grado di esercitare un "effetto benefico
sull'ospite".
Maggiore
attenzione è stata rivolta al Lactobacillus R (LGG) che è in grado di
produrre una sostanza antimicrobica che è attiva contro vari batteri
della microflora intestinale; è in grado di sopprimere la capacità
enzimatica dei batteri e risulta valido nel trattamento nella diarrea da
Rotavirus, nella diarrea del viaggiatore e nella diarrea da Clostridium
difficile.
Parole
chiave:
Microflora intestinale.
Abstract
Intestinal microflora represents a
microorganism set in the intestinal lumen that living together in a
definite equilibrium help the host health.
Intestinal microflora develops
functions useful to the host health maintenance; a function modification
can develop different pathological circumstances.
Intestinal microflora can be
influenced by factors such as age, diet, infections, use of
microbiological preparations and the drugs employment that can reduce th
carbohydrates and fibers absorption.
Recently probiotics has been
classified as microorganism abled to carry on host benefits.
Lactobacillus R (LGG) proved great
interest since it produces an antimicrobic substance active against
several bacteria of intestinal microflora; LGG is able to suppress
bacteria enzyme capacity and is valid in the treatment of Rotavirus
diarrhea, traveller's diarrhea and Clostridium difficile diarrhea.
Key words: Intestinal microflora.
La
microflora intestinale può essere considerata come "un insieme di
microrganismi presenti nel lume intestinale i quali, se convivono in un
determinato equilibrio contribuiscono allo stato di salute
dell'ospite".
La
microflora intestinale origina nel neonato, quando quest'ultimo viene a
contatto con i microbi provenienti dal tratto genitourinario della madre.
I micro organismi cominciano ad apparire nelle feci sin dai primi giorni
di vita e sono usualmente anaerobi ed aerobi : lattobacilli e
streptococchi (1,2).
Altri
batteri, quali l'Escherichia Coli e gli enterococchi sono spesso isolati
nel meconio, specialmente al momento della rottura prematura delle
membrane (3).
Altri
ancora come i bacteroidi e i bifidobatteri colonizzano l'intestino sin dai
primi giorni di vita (4,5).
Dalla nascita la microflora del tratto gastrointestinale sviluppa un
complesso ecosistema costituito da diverse specie di microrganismi aerobi
ed anaerobi (4). La concentrazione massima di tali microrganismi viene
raggiunta entro i primi quattro anni di vita e, permane nella vita adulta
(2,6,7).
Si
calcolano circa 200-500 specie batteriche diverse. Tra gli aerobi si
riscontrano lattobacilli, streptococchi, stafilococchi e coliformi. Tra
gli anaerobi troviamo lattobacilli, batteroidi, eubatteri,
pepto-streptococchi, bifidobatteri e clostridi.
L'intestino
superiore (stomaco, duodeno e digiuno) ha una scarsa microflora (105).
Nello stomaco con il decrescere del pH la concentrazione dei microrganismi
arriva a 103. Nell'ileo la concentrazione aumenta arrivando nel colon a
1011-1012 (8) (Tab.1).
Varie
specie facoltative di organismi anaerobi possono essere presenti nel colon
e rappresentano il 30-50%del volume del contenuto del colon stesso (9).
La
convivenza di tutti questi microrganismi con diverso metabolismo, è
assicurata da rapporti intermicrobici presenti in vari livelli del lume
intestinale.
Tutto
ciò avviene grazie al controllo che ciascuna specie esercita sullo
sviluppo dell'altra (10) garantendo le funzioni essenziali per l'ospite.
Tabella
1 - Composizione della microflora intestinale umana.
Microorganismi
|
Microorganismi, n (CFU/ml or CFU/g)
|
Stomaco
|
Tenue
|
Ileo
|
Colon
|
Conta Totale
|
0-10^3
|
0-10^5
|
10^3-10^9
|
10^10-10^12
|
Bacteroides
|
-
|
0-10^3
|
0-10^3
|
10^3-10^7
|
Bifidobacterium
|
-
|
0-10^4
|
10^3-10^9
|
10^8-10^11
|
Lactobacilli
|
0-10^3
|
0-10^3
|
10^2-10^5
|
10^4-10^9
|
Streptococci (anaerobic)
|
-
|
0-10^3
|
10^2-10^6
|
10^10-10^12
|
Clostridia
|
-
|
-
|
10^2-10^4
|
10^6-10^11
|
Eubacteria
|
-
|
-
|
-
|
10^9-10^12
|
Enterobacterium
|
0-10^2
|
0-10^3
|
10^2-10^7
|
10^4-10^9
|
Streptococci (aerobic)
|
0-10^3
|
0-10^4
|
10^2-10^5
|
10^4-10^9
|
Yeasts
|
0-10^2
|
0-10^2
|
10^2-10^4
|
10^4-10^6
|
- = Rare o non rilevate
Un
microrganismo per poter colonizzare una superficie epiteliale deve
possedere due proprietà importanti: capacità di aderenza e di
sopravvivenza (11).
Fimbrie,
meccanismi di adesione di diversa natura, proteine di membrana cooperano
per attuare la colonizzazione; produzione di enzimi, di tossine, capacità
di catturare il ferro sono tutti elementi che assicurano al batterio la
sopravvivenza.
Questi
fattori sono mezzi di aggressione messi in atto dai germi nei confronti
dell'ospite che, a sua volta, possiede una serie di armi difensive.
Soltanto
quei germi che riescono ad adattarsi all'ambiente possono attuare la
colonizzazione utilizzando il materiale nutritivo per la loro
sopravvivenza e moltiplicazione.
L'adesività
batterica risente del cosiddetto tropismo attraverso il quale i batteri si
legano ai recettori delle cellule ospiti (12).
Da
ciò si deduce che alcuni siti anatomici del tratto gastro-enterico, a
causa delle condizioni ambientali più o meno favorevoli e per la
specificità dei processi adesivi, vengono colonizzati da alcuni gruppi di
microrganismi ma non da altri.
Ciò
è quello che si verifica in età neonatale e in età adulta durante
l'acquisizione della microflora intestinale nei vari tratti
gastroenterici.
La
complessità della microflora intestinale è stata descritta anche da
altri Autori (13,14).
Un numero di fattori influenzano la microflora: l'età, la dieta, le
infezioni. l'uso di preparati microbiologici e l'uso di farmaci che
possono portare ad un rallentato assorbimento dei carboidrati e di fibre
(15,16,17).
In
alcuni studi è stato dimostrato come nei neonati l'uso di antibiotici ha
condotto a infezioni settiche da anaerobi gram-negativi (18,19).
I
neonati allattati al seno presentano una microflora intestinale composta
per l'85% da bifidobatteri e presentano minor frequenza di infezioni
intestinali, rispetto ai neonati allattati artificialmente nei quali sono
presenti diversi microrganismi quali, bifidobatteri, batteroidi,
fusobatteri e cocchi (20,21).
Altri
fattori che possono influenzare la composizione della microflora
intestinale includono l'acidità gastrica, la motilità intestinale e lo
stato immunitario dell'ospite.
La
peristalsi intestinale permettendo la propulsione del contenuto
intestinale limita la crescita batterica e consente, quindi, una efficace
barriera all'eccessiva crescita delle specie batteriche, mentre la stasi
intestinale può modificare qualitativamente e quantitativamente la
microflora intestinale (22).
Importanza
è data al ruolo del sistema immunitario dell'apparato gastrointestinale
che ha la funzione di evitare che batteri intestinali possano attraversare
la mucosa ed arrivare ai tessuti.
La risposta immunitaria ai micro organismi è a livello delle Placche di
Peyer dove i linfociti migrano e maturano e si diffondono in tutto
l'organismo, in particolare nel tratto gastrointestinale.
Qui i linfociti producono sia le IgA secretorie presenti sulla superficie
della mucosa (23),sia le IgG ed IgM presenti nel lume intestinale (24,25).
Il
ruolo delle IgA è stato descritto da altri AA (26) che hanno evidenziato
come le IgA siano resistenti alla proteolisi intraluminale determinando
un'esclusione locale di antigeni stranieri. Altri studi hanno dimostrato
come l'introduzione locale di lattobacilli nel tratto gastrointestinale ha
comportato l'accrescimento delle IgA nei topi e negli uomini (27,28).
Altri
fattori connessi con l'immunostimolazione sono rappresentati
dall'attivazione di difese non specifiche dell'ospite come l'attività
aumentata di fagociti e di linfociti (29,30). Tale miglioramento del
sistema immunitario può essere dovuto a sostanze prodotte da lattobacilli
durante il processo di fermentazione, poiché una maggiore risposta
autoimmunitaria avviene indipendentemente dalla presenza di questi
batteri.
Un
altro fattore esogeno importante è rappresentato dalla terapia
antimicrobica, quest'ultima non solo distrugge i microrganismi presenti
ma, favorisce la colonizzazione intestinale di microrganismi resistenti
mediante l'inibizione di germi sensibili (31).
In
animali germ-free la flora batterica non è essenziale, poiché essi
possano sopravvivere e riprodursi in assenza di colonizzazione batterica.
I batteri fermentano i carboidrati con produzione di acidi grassi che
rappresentano una fonte energetica e nutrizionale della mucosa colica
(32). Inoltre, abbassano il pH, creando un ambiente poco favorevole alla
crescita delle specie batteriche patogene.
è
importante il ruolo dei batteri intestinali nella sintesi e nell'utilizzo
delle vitamine (33). Le vitamine sintetizzate vengono utilizzate sia dagli
stessi batteri autoctoni e sia dall'ospite, il quale le utilizza insieme a
quelle assunte con la dieta per il proprio fabbisogno.
è
ciò che accade con le vitamine B1, B2, B6, B12, PP, H, ac. pantotenico ed
ac.folico.
La
vitamina K prodotta nell'intestino è sufficiente per l'intero fabbisogno
dell'ospite e viene sintetizzata dall'Eucobacterium lentum come accettrice
di elettroni nella deidrogenazione degli steroidi a livello intestinale
(34).
Inoltre,
la microflora intestinale svolge l'azione di deconiugazione degli acidi
biliari (35).
Gli acidi biliari derivano dal metabolismo del colesterolo nel fegato, dal
quale vengono coniugati con glicina ed eliminati con la bile.
A
livello intestinale, dopo la deconiugazione si formano acidi biliari
primari e secondari (36) che, vengono in minima parte metabolizzati ed
eliminati con le feci, mentre la maggior parte ritorna a livello epatico
dove viene riconiugata ed eliminata attraverso la bile. Tutto ciò avviene
attraverso un meccanismo di feed-back, nel quale è fondamentale il ruolo
svolto dalla microflora intestinale.
Il
metabolismo degli ormoni steroidei (androgeni, estrogeni e corticosteroidi)
avviene nel lume intestinale attraverso processi di deconiugazione,
ossidoriduzione, deidrossilazione, desolfatazione e deidrogenazione
(36,37). Gli ormoni steroidei vengono deidrogenati a livello del fegato ed
escreti con la bile.
Nell'intestino
verranno deconiugati e sottoposti alle modificazioni enzimatiche per
poi
ritornare al fegato attraverso la vena porta.
Microflora
e danno della mucosa intestinale
La
microflora intestinale svolge numerose funzioni necessarie al mantenimento
della salute dell'ospite, l'alterazione di qualsiasi funzione può
determinare condizioni patologiche di varia entità. I fattori che possono
determinare una patologia sono: disequilibrio fra capacità difensiva
dell'ospite e quella aggressiva del saprofita; alterazione dell'ambiente
intestinale causate da interventi terapeutici o traumatici di altra
natura.
I
batteri della microflora intestinale producono molecole che attivano le
cellule infiammatorie e stimolano la secrezione di una varietà di
mediatori solubili dell'infiammazione. Le molecole principali sono
oligopeptidi formulati dotati di attività chemiotattica come il
F-met-len-phe (FMLP), polimeri della membrana cellulare come il LPS e i
complessi peptidoglicani-polisaccaridi (PG-PS).
Queste
sostanze attivano i neutrofili e i macrofagi con produzione di citochinine,
di metaboliti di acido arachidonico, di metaboliti reattivi dell'O2, di
ossido nitrico e di proteasi. Attivano il sistema del complemento e
stimolano i linfociti T e B (38).
I
prodotti batterici attraversano la barriera della mucosa intestinale,
attivano le cellule effettrici della lamina propria e provocano un aumento
dell'infiammazione. Questi fenomeni porterebbero ad una risposta
infiammatoria favorita dai prodotti batterici esposti che provengono dal
lume intestinale (39).
Esiste
una possibile relazione tra microflora intestinale e sindrome
dell'intestino irritabile (SII).
Si possono determinare delle alterazioni a carico del tenue e del colon
che possono portare ad una maggiore aggressione dei microrganismi, che
normalmente innocui possono condurre a varie forme morbose. I sintomi che
ne conseguono possono essere: alitosi, meteorismo, flatulenza, e dolori
addominali, stipsi e diarrea.
Fattori
eziologici chiamati in causa sono lo stress, la sedentarietà,
l'alimentazione povera di fibre, l'aspetto psicologico (40, 41).
Inoltre,
negli ultimi 50 anni con la moderna tecnologia si è modificato il metodo
di conservazione dei cibi, con riduzione dei processi fermentativi ed
alterazione dei complessi meccanismi dell'ecosistema intestinale.
Accanto
a questi fattori la SII può essere coinvolta anche nell'aumento delle
malattie allergiche, immunitarie, degenerative, infiammatorie e
neoplastiche (42).
Alterazioni
significative della MI sono state descritte nella diarrea. Il ruolo della
MI, specialmente quella anaerobica batterica, non è stata completamente
valutata (43).
Alcuni
studi indicano che durante la diarrea acuta si determinano elevato pH,
diminuzione di batteri anaerobi e di acidi grassi soprattutto in pazienti
con colera (43) e in pazienti con gastroenterite (44). Altre
trasformazioni sono date dalla diminuzione del numero dei lattobacilli
fecali, batteroidi e bifidobatteri (45,46). Quindi, la microflora è
radicalmente trasformata durante la diarrea acuta con un aumento del
numero dei patogeni in causa. I batteri più comuni chiamati riconosciuti
nell'eziopatogenesi delle infezioni intestinali sono rappresentati da
Escherichia Coli, il quale determina episodi di gastroenteriti con
specifiche caratteristiche che sono tipiche della sua patogenicità. I
principali tipi patogeni di E.Coli sono i seguenti: enteropatogeni,
enterotoxigenici ed enteroinvasivi (47,48). La Salmonella tiphy e
paratiphi può infettare varie parti del tratto gastrointestinale con
aspetti clinici differenti. La Shigella può produrre una citotossina che
determina diarrea mucosanguinolenta (22).
Agenti
antimicrobici possono produrre rapidi cambiamenti nella MI .Un certo
numero di studi indica che alcuni antibiotici possono determinare crampi
intestinali, meteorismo e diarrea. La diarrea è usualmente transitoria.
Ciò si verifica perché l'uso di alcuni tipi di antibiotici può portare
a coliti pseudomembranose che sono principalmente dovute al sovraccarico
di tossine che producono il Clostridium difficile.
Il Clostridium difficile che fa normalmente parte della microflora
intestinale è stato anche connesso con le malattie infiammatorie
dell'intestino e può essere rilevato nelle feci di pazienti con malattia
di Chron poco trattata (49).
L'infezione
da Helicobacter pylori determina una gastrite superficiale che può
evolvere in seguito in una gastrite cronica attiva, nel 100% dei casi in
ulcera duodenale e nel 75% dei casi in ulcera gastrica e, a quanto sembra,
in un ristretto numero di casi, in un carcinoma o in un linfoma gastrico
(49,50).
L'evoluzione
verso tali patologie è legata probabilmente a fattori patogeni propri
dell'Helicobacter pylori, oltre che a fattori dell'ospite.
Inoltre
è stato supposto che ceppi batterici specifici sarebbero in grado di
produrre carcinogeni a partire dai grassi della dieta. Alcune specie
batteriche quali Enterococcus e Clostridium potrebbero alterare delle
attività enzimatiche che faciliterebbero la formazione dei composti
carcinogeni.
L'incidenza
del CA del colon è variabile in diverse aree geografiche (50): nei paesi
occidentali l'alta incidenza è da attribuire all'eccessivo consumo di
carne bovina e di zuccheri raffinati con un consumo ridotto di fibre.
Terapia
medica a base di probiotici-prebiotici
Recentemente
sono stati rivalutati gli effetti dei probiotici che rappresentano
microrganismi in grado di esercitare un "effetto benefico"
sull'ospite, mentre i prebiotici sono componenti non digeribili
dell'alimentazione che stimolano la crescita o l'attivazione di specie
batteriche coliche ad effetto benefico sull'intestino. Gli effetti
benefici dei prebiotici sono ancora da dimostrare, si suppone che
producano un aumento della resistenza ai batteri patogeni, una riduzione
dei lipidi circolanti, modificazioni ormonali e una stimolazione
immunologica e che possiedono proprietà anticancerogene (51). I
probiotici insieme ai prebiotici formano i simbiotici, la loro
somministrazione migliora la sopravvivenza dei microrganismi probiotici,
quindi aumenta l'effetto benefico del probiotico (51,52).
Nel
1992 Fuller definì il termine probiotico come un supplemento alimentare
microbiologico che porta benefici all'animale ospite migliorando il suo
bilancio microbiologico (53). In seguito quando i probiotici sono stati più
conosciuti è emersa una definizione più generale: microrganismi viventi
che digeriti in certe quantità esercitano benefici sulla salute oltre
che, sulla nutrizione generale (54). Alcuni AA hanno studiato gli effetti
benefici dei probiotici nella prevenzione e nel trattamento di varie forme
di diarrea (55).
Maggiore
attenzione è stata rivolta al Lactobacillus R ceppo GG (LGG). L'LGG ha
mostrato potenti proprietà adesive: usando cellule differenziate Caco 2
in vitro, Channere et al. trovarono che tra i lattobacilli aderenti umani,
soltanto i ceppi del Lactobacillus acidophilus (LB) e l'LGG avevano
un'alta capacità di raggruppamento indipendentemente dal calcio (56).
Letho
e Salminen dimostrarono che l'adesione di soltanto 4 ceppi di lattobacillo
era significativamente superiore all'adesione di controlli negativi di
E.Coli e che nessuna delle differenze tra i 4 ceppi era significativa
(57). Perciò, sebbene altri ceppi di lattobacillo possono avere
un'adesione comparabile alle cellule Caco-2, nessuna è significativamente
migliore dell'LGG. La maggior parte dei lattobacilli testati sembrano
essere meno aderenti dell'LGG(57). L'LGG è stato mostrato produrre una
sostanza antimicrobica che è attiva contro vari batteri trovati nella
microflora intestinale. I ceppi batterici inibiti dalla sostanza
antimicrobica prodotta dall'LGG includono E.Coli, lo streptococco, il
Clostridium, il Bacteroides fragilis e la Salmonella (58).
Inoltre,
l'LGG è in grado di sopprimere la capacità enzimatica dei batteri, è
stato riportato una diminuzione della glucoronidasi, beta glucossidasi,
ureasi, idrolasi, glucolica fecale, nitroreduttasi (59,60).
L'LGG sposta ed elimina certi componenti della normale flora colonica,
risultando valido nel trattamento della diarrea da Rotavirus, nella
diarrea del viaggiatore e nella diarrea da Clostridium difficile in
numerosi studi controllati con placebo.
Isolauri
et al. hanno dimostrato che l'LGG produce una riduzione maggiore della
durata della diarrea da Rotavirus (55). In uno studio eseguito su 245
soggetti viaggiatori per un periodo di 1-3 settimane si è osservato che
il rischio di sviluppare diarrea per ogni giorno di viaggio era del 7,4%
nel gruppo trattato con placebo ed era del 3,9% nel gruppo trattato con l'LGG,
con un rapporto di protezione del 47% (61).
In
un esperimento che ha coinvolto 32 pazienti con diarrea da Clostridium
difficile nei quali è stata eseguita terapia con LGG, tutti i soggetti
migliorarono sintomaticamente (61).
Queste
scoperte possono essere utili per i bambini con allergia alimentare, in
quanto una infezione intestinale può produrre una aumento della quantità
di antigeni che attraversano la barriera mucosale favorendo processi di
sensibilizzazione (62,63).
Un
gruppo di ricercatori sta conducendo una ricerca volta allo studio dei
meccanismi d'azione di LGG che inducono una diminuzione della permeabilità
intestinale e una immunostimolazione (aumento della produzione di IgA
secretorie, dell'attività dei macrofagi e delle cellule T), una riduzione
della risposta immunitaria (tolleranza) poiché l'antigene alimentare è
idrolisato dalle proteasi dei probiotici (55,64).
La
Word Health Organization (WHO) ha raccomandato una drastica riduzione
nell'uso di antibiotici (65,66).
I probiotici, per esempio, Lactobacillus rhamnosus e Lactobacillus
plantarum sembrano essere più validi, secondo la direttiva WHO, per una
terapia ad interferenza microbiologica.
Nel
1986 alcuni AA osservarono 81 pazienti resecati al fegato, ai quali
vennero somministrati antibiotici per parecchi giorni in connessione con
l'intervento chirurgico associando probiotici (67). Il 70% dei pazienti
assunsero ampicillina o, cefalosporine o, tetracicline, il 30% non furono
trattati con antibiotici. I risultati ottenuti indicarono che i pazienti
del II gruppo trattati soltanto con probiotici non manifestarono infezioni
sistemiche (67).
Comunque,
i L.rhamnosus e L.plantarum sono oggi definiti come batteri intestinali
protettivi(68).
Essi sono interessati nella produzione della mucosa essenziale: acidi
grassi a catena corta, aminoacidi, arginine, cisteine e glutammine, in
questo modo prevenendo così l'incremento dei batteri patogeni intestinali
e stimolando il sistema di difesa immunologico intestinale (68).
E’
stato dimostrato che i probiotici possono eliminare le tossine e le
sostanze non necessarie alla MI, così come la loro produzione di steroidi
dal colesterolo riduce l'ammontare globale del colesterolo
circolante.
I probiotici possono partecipare alla regolazione delle funzioni
intestinali così come la secrezione, l'assorbimento dei nutrienti e la
motilità gastrointestinale (68).
I
probiotici per indurre beneficio debbono possedere alcune proprietà:
avere origine umana, avere la capacità di aderire alle cellule
intestinali umane e avere la capacità di colonizzare l'intestino(69).
Isolauri
et al. hanno descritto la capacità dei lattobacilli ad aderire alla
mucosa intestinale:
il L.rhamnosus e il L.plantarum tollerano un più basso pH rispetto ad
altri batteri, questa proprietà li rende più efficaci (64).
Recentemente
anche altri Autori (70) hanno studiato gli effetti benefici sulla salute
di alcuni batteri probiotici incorporati nei cibi giornalieri. L'uso di
contenitori impermeabili all'ossigeno, la fermentazione, la
microincapsulazione, l'adattamento allo stress, l'incorporazione di
micronutrienti come peptidi ed aminoacidi hanno permesso di stimare la
vitalità dei batteri probiotici.
Tre potenziali batteri probiotici: Lactobacillus rhamnousus HN001,
Lactobacillus acidophilus HN017 e il Bifidobacterium Lactis HN019 sono
stati recentemente identificati e caratterizzati (71). Tali studi hanno
dimostrato che essi non sono patogeni ed appaiono sicuri per il consumo
umano.
I probiotici sono, dunque, microrganismi che hanno una
influenza favorevole sui processi fisiologici e patologici dell'ospite
attraverso il loro effetto sulla flora intestinale (72).
Bambini con infezione da HIV possono avere episodi di diarrea
e frequente malassorbimento che determinano anormalità nella crescita. è
stato valutato se la somministrazione orale del Lactobacillus plantarum
(299V) poteva migliorare lo stato nutrizionale e promuovere la crescita in
bambini esposti dalla nascita ad infezione HIV; i risultati sono stati
confortanti dimostrando una riduzione degli episodi diarroici e,
suggerendo che i probiotici possono essere dati in maniera sicura a
pazienti immunosoppressi con apparenti benefici terapeutici (73).
Recenti
studi (74) hanno, inoltre, dimostrato come i batteri probiotici esercitino
una influenza sui microrganismi attraverso la produzione di acido lattico
ed acido butirrico.
L'acido lattico inibisce la crescita dei batteri patogeni, l'acido
butirrico influenza il ricambio degli enterociti e neutralizza l'attività
dei carcinogeni nella dieta come le nitrosamine che sono generate
dall'attività metabolica dei batteri intestinali. Perciò, la presenza di
batteri probiotici nei prodotti giornalieri fermentati migliora lo stato
di salute dell'organismo.
Dai
dati della letteratura sembrerebbe quindi che, l'uso dei lattobacilli è
importante per la prevenzione dei disturbi gastrointestinali.
Essi, infatti, esplicherebbero la loro azione attraverso una
modifica della MI, una riduzione dei difetti di permeabilità, la
prevenzione e il trattamento di diarree infettive od associate ad
antibiotici e il miglioramento dell'immunità intestinale.
Necessitano
comunque ulteriori studi per confermare questi dati e chiarire meglio il
meccanismo di azione di questi microrganismi.
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