A
causa delle «circostanze internazionali»
l'Organizzazione delle Nazioni unite per
l'alimentazione e l'agricoltura (Fao) ha annullato
il secondo vertice mondiale dell'alimentazione,
originariamente previsto a Roma per l'inizio di
questo mese.
Ma nel mondo vi sono ancora ottocento
milioni di persone che continuano a patire la
fame. Una cifra che, nel 1996, la comunità
internazionale si è data l'obiettivo di dimezzare
entro il 2015. Nel frattempo, a meno di una
rottura con l'ordine economico vigente, il «diritto
all'alimentazione» rimane un pio desiderio.
Conosciamo
tutti l'entità dell'orrore: nel 2000, trentasei
milioni di esseri umani sono morti di fame o delle
sue conseguenze immediate.
Eppure,
allo stato attuale delle forze produttive
agricole, il pianeta potrebbe nutrire senz'alcun
problema dodici miliardi di esseri umani: una
cifra pari al doppio della popolazione mondiale.
Nutrire senza problema significa dare ogni giorno
a ogni persona una quantità di cibo equivalente a
2.700 calorie.
Le ecatombi della fame non sono dovute quindi a una
qualche imprecisata fatalità, ma a un vero e
proprio genocidio. Già mezzo secolo fa, Josué de
Castro scriveva: «Chi ha soldi mangia.
Chi
non ne ha muore o diventa invalido
(1)».
Ad ogni vittima della fame corrisponde un
assassino. Cionondimeno, a questo genocidio
silenzioso l'Onu, le organizzazioni non
governative, gli stati «civili» reagiscono in
modo diametralmente opposto. In effetti esistono
due posizioni contrapposte.
In
occasione della conferenza mondiale sui diritti
dell'uomo, riunita a Vienna nel 1993, gli stati
del mondo hanno proclamato i diritti economici,
sociali e culturali, che si aggiungono ormai in
modo complementare, equivalente e universale, ai
diritti civili contenuti nella dichiarazione del
1948. Tra questi nuovi diritti, accettati da tutti
gli stati ad esclusione degli Stati uniti, il
diritto all'alimentazione figura al primo posto.
Come definirlo? Si tratta del diritto di avere un
accesso regolare, permanente e libero, sia
direttamente che indirettamente, tramite acquisti
monetari, a un cibo quantitativamente e
qualitativamente adeguato e sufficiente, conforme
alle tradizioni culturali del popolo di
provenienza del consumatore, e che assicuri una
vita psichica e fisica, individuale e collettiva,
libera dall'angoscia, soddisfacente e degna
(2).
Il
diritto all'alimentazione, confermato dal Vertice
alimentare mondiale organizzato
dall'Organizzazione delle Nazioni unite per
l'alimentazione e l'agricoltura (Fao) nel 1996,
costituisce una rottura epistemologica: finora la
produzione, la distribuzione, il trasporto degli
alimenti nel mondo erano legati esclusivamente al
mercato. Un sacco di riso, un litro di latte, un
quintale di grano erano considerati merci uguali a
qualsiasi altra.
Se
ne incaricava esclusivamente il libero mercato
capitalista. Del resto, finora, è la Borsa delle
materie prime agricole di Chicago (Chicago
Commodity Stock Exchange) che fissa, ogni giorno
lavorativo, i prezzi degli alimenti principali.
Sei società transnazionali del settore
agro-alimentare e della finanza dominano questa
borsa.
I prezzi fissati giorno per giorno sono quasi sempre
frutto di speculazioni complesse intorno ai
contratti a termine, al sistema piramidale dei
derivati e ad altre variabili.
Visto
il numero regolarmente crescente delle vittime
della denutrizione e della fame, la maggioranza
degli stati ritiene di non poter più continuare
ad affidare al libero gioco dell'offerta e della
domanda la distribuzione del cibo nel mondo, anche
se l'aiuto umanitario d'emergenza assicurato dalle
organizzazioni governative e non governative
(Programma alimentare mondiale - Pam - Unicef,
Azione contro la fame, ecc.) viene periodicamente
in aiuto alle vittime e agli emarginati dal
mercato. Nell'aprile 2000, la Commissione per i
diritti umani delle Nazioni unite ha nominato un
relatore speciale incaricato di elaborare la nuova
norma del diritto internazionale e di formulare
proposte sul modo di renderla effettiva
(3).
I
dogmi del «consenso di Washington» Al diritto
all'alimentazione, gli Stati uniti,
l'Organizzazione mondiale del commercio (Omc), il
Fondo monetario internazionale (Fmi), la Banca
mondiale e le principali società transnazionali
private oppongono però il «consenso di
Washington»
(4).
Questo comporta quattro precetti immutabili, da
applicare nel mondo intero, in qualunque periodo
della storia, a qualunque economia, in qualunque
continente: privatizzazioni e deregolamentazione,
stabilità macro-economica e compressione di
bilancio. In realtà il consenso è costituito da
una serie di gentleman agreements elaborati negli
anni '70 e '80 tra le organizzazioni finanziarie
internazionali e la Federal Reserve americana, che
tende a sopprimere poco a poco le misure
regolatrici imposte dagli stati ai mercati
finanziari e a ottenere, a breve termine, la
liberazione totale di questi mercati
(5).
Per i funzionari di Fmi, Omc, Banca mondiale,
Dipartimento americano del tesoro, il consenso di
Washington rappresenta oggi l'alpha e l'omega, una
verità incontestabile, e determina le loro
pratiche quotidiane. I suoi articoli di fede
fondano l'ortodossia monetarista.
Per le popolazioni del terzo mondo, le conseguenze di
questa opposizione tra diritto all'alimentazione e
consenso di Washington sono catastrofiche.
Le
istituzioni di Bretton Woods, l'Omc e il Tesoro
americano dispongono di un potere di vincolo e di
un potere finanziario infinitamente superiori a
quelli in mano alla Fao, al Pam, all'Unicef,
all'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) o
alla Commissione per i diritti umani dell'Onu.
Prendiamo il caso del Niger, che l'indice di
sviluppo umano del Programma delle Nazioni unite
per lo sviluppo (Undp) definiva nel 2000 il
secondo paese più povero del mondo. Abitato da
alcune tra le più belle popolazioni dell'umanità
- Haussa, Germa, Tuaregh, Fulbe - , questo paese
si estende su 1,7 milioni di chilometri quadrati,
di cui solo il 3% è coltivabile. Dopo due colpi
di stato militari in dieci anni, le istituzioni
democratiche sembrano oggi stabili.
Due flagelli colpiscono però attualmente il Niger: l'Fmi
e il deficit alimentare.
Nel
2000 il raccolto è stato cattivo e il deficit
delle riserve di miglio supera le 160mila
tonnellate.
Dopo
instancabili contatti con le organizzazioni
internazionali, con gli stati occidentali e il
Giappone, il governo del premier Hama Amadou è
riuscito praticamente a colmare il deficit
alimentare. Finora nessuno è morto di fame.
Ma,
nello stesso tempo, l'Fmi ha imposto al Niger, il
cui debito estero supera 1,6 miliardi di dollari,
un drastico programma di aggiustamento
strutturale, nonché una terapia di
privatizzazione e di liberalizzazione a oltranza.
Grazie alla qualità professionale degli
allevatori e alla particolare composizione del
suolo (ricco di sali minerali), il paese possiede
mandrie di buoi, di pecore e di cammelli celebri
in tutta l'Africa sahariana. Dei venti milioni di
capi di bestiame di ogni tipo, molti sono
esportati verso i sultanati del nord della
Nigeria, verso Bamako (Mali), e le grandi città
della costa atlantica. Gli animali costituiscono
una rendita essenziale per milioni di famiglie.
Tuttavia, la privatizzazione del Servizio
nazionale veterinario ha conseguenze funeste.
Molti allevatori non riescono più a pagare i
prezzi esorbitanti dei
vaccini,
delle vitamine e delle medicine antiparassitarie
che i commercianti privati esigono. Quanto alla
validità di questi prodotti veterinari, non c'è
più alcun controllo. Niamey si trova a quasi
mille chilometri dai porti atlantici (Cotonou, Lomé,
Abidjan) e capita spesso che i commercianti
immettano sul mercato vaccini e medicinali
scaduti.
Il
bestiame muore e le famiglie sono rovinate. La
privatizzazione strisciante minaccia anche
l'Ufficio nazionale dei prodotti alimentari del
Niger (Onpvn) il quale è proprietario di un parco
di camion in ottimo stato con autisti molto
esperti.
Ma
ci sono 11mila villaggi e accampamenti sparsi in
un territorio sconfinato, spesso di difficile
accesso. Finora, l'Onpvn ha assicurato il
trasporto di semenze e di aiuti urgenti nei
periodi di carestia a quasi tutti i villaggi
interessati. D'ora in poi questi servizi sono
minacciati e i camion vengono acquistati da società
private che funzionano, com'è normale, secondo
criteri di redditività monetaria.
Un
autista viene immediatamente licenziato appena
mette in pericolo il suo camion su una pista piena
di buche. Così molti villaggi non sono più
approvvigionati. Infine l'Omc prescrive,
giustamente, che nessun animale sia importato da
una regione colpita da un'epidemia o da un
focolaio d'infezione.
Una
Lotta senza mezzi contro la fame
E
con il ferreo regime del Fmi, imposto al governo
del Niger, non esiste più un laboratorio centrale
degno di questo nome, in grado di fornire agli
allevatori certificati di non contaminazione.
Cionondimeno, al mercato settimanale di Belayara,
le bestie vengono vendute ai mercanti della
Nigeria, del Benin, del Mali. Sfruttando abilmente
la mancanza di certificati, questi mercanti fanno
sistematicamente abbassare il prezzo di vendita
sul mercato. Ciò che succede oggi nel Niger si
ripropone con alcune varianti in Guinea, in
Mauritania, nel Ciad e altrove nell'immenso terzo
mondo.
I
programmi di aggiustamento strutturale imposti dal
Fmi si ripercuotono negativamente sulla situazione
nutrizionale e sociale nella maggior parte dei
paesi. La grande Ong inglese Oxfam ha fatto
un'inchiesta sul programma imposto alla Zambia nei
primi anni '90. Ecco il suo bilancio: «Il
prodotto interno lordo non è cresciuto dal 1991.
La stabilizzazione economica non è stata
raggiunta. Il reddito pro capite è diminuito e il
70% della popolazione vive oggi in una povertà
estrema
(6)».
Per quanto riguarda lo sviluppo, l'Onu è affetta
da schizofrenia: durante tutti i mesi estivi, si
riunisce al Palazzo delle Nazioni a Ginevra il
Consiglio economico e sociale (Ecosoc), che
dovrebbe garantire la coerenza e il coordinamento
di tutte le richieste di aiuto e d'investimento
delle varie agenzie. Vi assistono tutti i
direttori e le direttrici delle organizzazioni
specializzate, dei «programmi», dei fondi e
delle agenzie Onu. Fmi e Banca mondiale, che pure
sono collegati all'Onu, si battono soltanto per
far funzionare al meglio il mercato finanziario,
ossia nel modo più libero possibile, e rifiutano
di fatto il diritto all'alimentazione. I magri
progressi in materia di sviluppo umano strappati
dall'Unicef, dalla Fao, dal Pam, dall'Oms e da
altre agenzie nei paesi del sud vengono
sistematicamente azzerati. Dobbiamo forse chiamare
in causa, come fanno diversi autori - in
particolare Joseph Stilglitz
(7)
- l'assenza di direzione politica dell'Onu? No di
certo. Con coraggio e determinazione, l'attuale
segretario generale, Kofi Annan, fa quello che può.
Ma come muoversi contro il potere accumulato delle
oligarchie finanziarie transcontinentali e dei
loro mercenari delle Istituzioni di Bretton Woods
e dell'Omc?
Kofi Annan è un fautore convinto del diritto
all'alimentazione. Tuttavia sembra aver perso ogni
speranza di poter riformare la
Banca mondiale e l'Fmi,
di affrontare l'Omc o di ricondurre alla ragione
il dipartimento del Tesoro americano. Ha invece
deciso di rivolgersi direttamente ai grandi del
mondo.
Propone
loro la firma di un «Global Compact» - un patto
globale tra loro stessi e le Nazioni unite.
Ha
presentato la sua idea per la prima volta il 31
gennaio 1999, al Forum economico mondiale di Davos.
Il Forum riunisce ogni anno i dirigenti delle mille società
transnazionali più potenti del mondo.
Per essere ammessi nel «Club dei mille» (è la
cifra ufficiale), occorre essere alla testa di un
impero bancario, industriale o di servizi il cui
giro d'affari annuo superi un miliardo di dollari.
Il «Patto globale» comporta nove principi.
Nel documento ufficiale predisposto dai servizi
della segreteria generale, ogni principio
beneficia di una esegesi esplicativa.
I principi
riguardano la salvaguardia ambientale, quella del
lavoro, delle libertà pubbliche; la giustizia
sociale; i rapporti Nord/Sud, ecc.
Nel
bunker dei congressi, al centro della cittadina
elvetica, durante quel gelido gennaio, Kofi Annan
chiese ai padroni del pianeta di «accettare e
attuare
(8)»
il Patto globale e applicare i principi richiamati
nelle loro attività quotidiane nonché di
sostenerne l'attuazione da parte delle collettività
pubbliche e degli stati.
Il discorso del segretario generale offre una
variante contemporanea dell'utopia popolare del
prato in cui l'agnello pascola accanto al lupo. A
Davos, i grandi signori si sono mostrati
entusiasti Hanno applaudito in piedi il segretario generale e il suo
Patto per vari minuti. Si capisce
Ogni società firmataria ha il diritto di
includere in tutta la documentazione pubblicitaria
il logo bianco e blu delle Nazioni unite, che vale
oro in termini di relazioni pubbliche e di
marketing. Tra i firmatari figurano le principali
società transnazionali dell'alimentazione. Né il
segretario generale delle Nazioni unite né
chiunque altro esercita il minimo controllo
sull'applicazione pratica dei principi del Patto
globale da parte delle società transnazionali
firmatarie.
Come andrà a finire la battaglia tra il diritto
all'alimentazione e il «consenso di Washington»
Non lo sa nessuno. Ma a determinarne
l'esito, saranno la mobilitazione e l'impegno
nella battaglia della nuova società civile
planetaria
Note:
By
Jean Ziegler;
Scrittore, docente all'università di
Ginevra. Relatore speciale della Commissione dei
diritti umani della Nazioni unite per il diritto
all'alimentazione. Autore di “a fame nel mondo
spiegata a mio figlio” ed. Pratiche, 1999.
(1) Josué de Castro, La Géopolitique de la faim, Seuil, Parigi, 1952.
(2)
Osservazione generale n° 12 all'art. 11 del Patto
sui diritti economici, social e culturali, doc.
Onu Hri/Gen/1/Rev. 4 febbraio 2000.
(3)
Risoluzione n° 20000/10 del 27 aprile 2000, 56°
seduta della Commissione Onu per i diritti
dell'uomo, Ginevra, 2000;
(4)
Si legga Moises Naim, «Il consenso di Washington
colto in fallo», Le Monde diplomatique/il
manifesto, marzo 2000.
(5)
Per un'esegesi del Congresso di Washington,
leggere «Ë la recherche d'alternatives - Un
autre monde est-il possible?», Alternatives Sud,
vol. VIII, 2001, n° 2, Centre tricontinental,
università di Lovanio-la Nuova, ed. L'Harmattan, Parigi,
2001.
(6) Oxfam, Liberalisation and Poverty. An Oxfam Research Project, Londra,
2000. Appendice
B: Zambia.
(7) Josef Stilglitz, in New Republic, New York, 4 giugno 2000.
(8)
Il testo originale in inglese è più esplicito:
«to embrace and to enhance».
(Traduzione di M. G. G.)
Tratto da:
http://www.ilmanifesto.it/MondeDiplo/LeMonde-archivio/Novembre-2001/0111lm03.01.html
Video da
visionare per comprendere il meccanismo del
FURTO dei nostri beni da parte di questi
CRIMINALI
a livello mondiale !
IMPORTANTE
La Banca d’Inghilterra conferma attraverso il documento
(dettagliatissimo in lingua originale) raggiungibile al
link sottostante, la creazione di denaro dal NULLA
attraverso la riserva frazionaria e il signoraggio
bancario in mano a banche private e autorizzate dalle
banche centrali anch’esse di proprietà delle suddette
banche in percentuale più o meno variabile:"
http://www.bankofengland.co.uk/publications/Documents/quarterlybulletin/2014/qb14q102.pdf
In più, quest'altro link come ulteriore, robusta
conferma:
http://www.theguardian.com/commentisfree/2014/mar/18/truth-money-iou-bank-of-england-austerity
AVVISATE TUTTA LA POPOLAZIONE CON QUESTO VIDEO, FATELO
GIRARE ALL'INFINITO !!
Che sappiate o meno che cosa sia, il Fondo di Redenzione
Europeo (E.R.F.) ci rovinerà la vita per i prossimi 20
anni !!
vedi e'
IMPORTANTE:
http://attivo.tv/player/documentari/i-media-stanno-censurando-allintera-popolazione-un-nuovo-trattato-europeo-sconvolgente.html#sthash.4QWK6rLY.dpuf
EURO FALSO: TUTTI I DEBITI CONTRATTI CON LE BANCHE
SONO ANNULLABILI !
Nel contrato non è scritto chi è il proprietario della
moneta….quindi: chi è il creditore ? chi il debitore
?...e per cui TUTTI i debiti sono nulli “tutti i debiti
contratti con le banche sono infatti annullabili”.
“Il sillogismo è semplice: siccome le banche evitano di
iscrivere in contabilità, a patrimonio netto, la quota
annuale di denaro virtuale che creano dal nulla, è
evidente che lo considerano esse stesse “denaro falso“.
I debiti contratti con denaro falso ovviamente non sono
giuridicamente validi.”
Ecco quindi che, se non tutti in generale, almeno quei
debiti che implicano come creditore o controparte una
banca, devono essere considerati nulli dalla nascita !
In sostanza, parafrasando, se il denaro non risulta
“battezzato” contabilmente alla nascita certificandone
l’origine, non può godere dei diritti civili.
Tratto dal testo dell’economista Nino Galloni, IL FUTURO
DELLA BANCA, da dove si impara che la contabilità
bancaria attuale è completamente falsa.
INOLTRE
Interrogazione UE con richiesta di risposta scritta
E-000302/2012 alla Commissione Articolo 117 del
regolamento
Marco Scurria (PPE)
Oggetto: Natura giuridica della proprietà dell’euro
In risposta ad un’interrogazione scritta sul medesimo
tema presentata dall’on. Borghezio fornita il 16 giugno
2011, la Commissione informa il collega che “al momento
dell’emissione, le banconote in euro appartengono all’Eurosistema
e che, una volta emesse, sia le banconote che le monete
in euro appartengono al titolare del conto su cui sono
addebitate in conseguenza”.
Può la Commissione chiarire quale sia la base giuridica
su cui si basa questa affermazione ?
Risposta: Olli Rehn non fa altro che ribadire che dopo
l’emissione, ossia dopo la creazione fisica delle
banconote o più verosimilmente dell’apparizione in video
delle cifre sui terminali dell’Eurosistema (totalmente a
costo zero, se si esclude l’energia elettrica che
mantiene accesi i computers…) la proprietà dei valori
nominali appartiene al nuovo proprietario.
....e se uno e' proprietario del denaro, non puo' essere
contemporaneamente debitore, dato che il denaro
precedentemente all'emissione nei fatti apparteneva al
NULLA.....e non alla banca ! e quindi e' al NULLA che semmai va reso....
Guardate cosa afferma il Consiglio Direttivo della Banca
Centrale Europea – BCE
- (Tratto dal sito ufficiale www.ecb.int)
nel loro documento: “Decisione della Banca Centrale
Europea del 6 dicembre 2001 relativo all’emissione delle
banconote in euro”, al comma 3: “L’emissione delle
banconote in euro non necessita di essere soggetta a
limiti quantitativi o di altro tipo, visto che la
immissione in circolazione di banconote è un processo
indotto dalla domanda.”
Tratto da:
http://www.ecb.europa.eu/home/html/index.en.html
Commento NdR: L'Eurosistema
e' nei fatti di proprieta' di
PRIVATI cosi come le varie Banche Centrali
Nazionali dei paesi aderenti alla UE, quindi tutto
il sistema bancario europeo e' in mano ai privati cosi
pure come l'emissione della moneta (denaro)
Ricordiamo a tutti che le Banche facendo sorgere dal
"nulla" (che non esiste, per proprieta' intrinseca) il
denaro, esse lo "prendono" dal TUTTO presente ed
esistente SOLO ed UNICAMENTE nell'INFINITO,
e ce lo accreditano nel nostro conto corrente di cui
siamo proprietari e non debitori;, se noi chiediamo ad
esse di darci un credito, quindi trattasi di DONAZIONE
dell'Infinito a tutti noi, che le Banche ci RUBANO e ci
chiedono pure gli interessi, I banchieri e le banche,
sono dei veri e propri CRIMINALI, protetti dalle leggi inique degli
"stati" (a loro volta aziende private) loro servi,
perche' i Banchieri immettono, sponsorizzano o pagano, i
"loro" uomini politici e non, nei posti chiave degli
stati, per ottenere cio' che vogliono... da questi
ultimi, alla faccia del popolo che rimane in TOTALE
schiavitu' !
Quindi:
Cari amici e lettori, dovete rendervi conto che quando
andate a chiedere un "prestito" ad una banca...voi
subite un FURTO da parte della banca, perche l'emissione
del denaro viene effettuata dal NULLA (che e’ di
proprieta’ dell’INFINITO),
sul vostro NOME e COGNOME; la banca non lo
emette/accredita sul suo proprio conto corrente e poi
gira la cifra a Voi con un bonifico dal proprio conto,
ma lo accredita direttamente sul Vs conto corrente, e
quindi siete voi gli UNICI proprietari del denaro, cosi
come ha confermato recentemente anche la UE, in una
risposta ad una interrogazione fatta su: chi e' il
proprietario del denaro..?
Se il denaro viene emesso sul vs NOME e COGNOME,
significa semplicemente che e' VOSTRO e NON della banca,
e siccome viene emesso dal NULLA (di proprieta’ dell’INFINITO
e non della banca), quindi e’ a credito NON a debito …..
la banca non ha NESSUN titolo, ne’ diritto, per
chiedervi di restituire il capitale, che non e’ mai
stato suo, ne' tanto meno di richiedere degli interessi
su di un capitale che nei FATTI e' SOLO VOSTRO all’atto
della emissione fatta per mezzo del vostro NOME e
COGNOME, infatti non puo’ mai dimostrare di aver avuta
la proprieta’ del denaro che e’ stato emesso sul vs
conto corrente !
Inoltre le leggi italiane e quelle dei vari paesi
occidentali, sui “prestiti”, confermano che: se un
soggetto non e’ proprietario di un bene non puo’
prestare nulla, anzi se viene attuato, diviene un’atto
illegale.
Qui siamo alla totale follia illogica bancaria, per
tentare di legalizzare un FURTO !
In piu’ le banche, una volta sottratto il VOSTRO denaro,
con la vostra firma, su di un modulo prestampato e senza
la firma dell’amministratore della banca …. essa lo
immette nel proprio bilancio, nei debiti, e non nei
crediti, come sarebbe se fosse tutto regolare oltre ad
essere logico amministrativamente, (cosa che non e’,
commettendo un falso in bilancio) ma e cosi, non solo
non paga neppure l’iva sul servizio, ma non paga neppure
le tasse allo stato…perche’ trattasi di un
“debito”….ecco perche’ le banche dichiarano sempre un
bilancio facilmente in passivo od a zero….
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