Equinozio di
Primavera
- La festa
di Pasqua
nell'ebraismo e nel
cristianesimo
"Questo
è un bellissimo
Sabba, da celebrare
all'aperto se possibile ! La Terra si sta
svegliando e germogli verdi stanno comparendo. I
canti degli uccelli iniziano a riecheggiare e il
sole è più caldo. Questa festa è intitolata a
Oestara, la Dea germanica della fertilità della
Terra (il cui nome è la radice della parola
"easter", Pasqua, in inglese)" (Phyllis Currott,
"L'arte della Magia").
vedi:
http://www.vialattea.net/eratostene/gloss/equiprim.html
La
PASQUA -
TRADIZIONI PRE-CRISTIANE
Tali feste e le leggende connesse alla loro
origine erano comuni nelle religioni antiche.
Festa ritenuta cristiana, la Pasqua incorpora
tradizioni pre-cristiane legate alla primavera (evento naturale) e alla fertilità della Terra.
Tali feste e le leggende connesse alla
loro origine erano comuni nelle religioni
antiche politeiste.
Per i Greci antichi il mito del ritorno dal
mondo sotterraneo alla luce del giorno di
Persefone, figlia di Demetra, dea della terra,
simbolizzava il rinascere della vita a
primavera, dopo la desolazione dell'inverno.
I Frigi credevano che la loro divinità
principale si addormentasse all'arrivo
dell'inverno e durante l'equinozio primaverile
celebravano cerimonie con musiche e danze per
risvegliare la vegetazione che nella Terra
rinasce in quel periodo e produce cibo e
condizioni favorevoli alla vita all'aria aperta.
Alcuni studiosi sottolineano la relazione della
Pasqua cristiana (o dei cosiddetti cristiani)
con la Pasqua ebraica (Pesah).
Molti dei primi cristiani erano stati educati
nella tradizione ebraica e consideravano Pasqua
come una nuova versione della festa ebraica,
celebrazione del Messia preannunciato dai
profeti.
La DATAZIONE della PASQUA
Come narra il Nuovo Testamento,
Gesu' il nazareno detto il
cristo,
(NdR: cosi ci dice la tradizione
cristiana) fu
crocifisso alla vigilia della Pasqua ebraica. La
festa cristiana di Pasqua ne commemora la
resurrezione. - vedi:
Gesu non e' morto di venerdi di pasqua, ne'
risorto di domenica !
Col tempo, tra i cristiani si presentò una
notevole differenza nella datazione della festa:
quelli di origine ebraica la celebravano subito
dopo la Pasqua ebraica che, secondo il
calendario lunare babilonese, cadeva nella sera
della luna piena (il 14 Nisan, primo mese
dell'anno); secondo il loro sistema Pasqua
cadeva ogni anno in giorni diversi della
settimana.
I cristiani provenienti dal paganesimo, invece,
celebravano la resurrezione nel primo giorno
della settimana, la domenica; col loro sistema
Pasqua cadeva sempre nello stesso giorno della
settimana, ma in date diverse.
Una conseguenza storica rilevante delle
differenze nel calcolo della data di Pasqua fu
che le Chiese cristiane orientali, più prossime
ai luoghi d'origine della nuova religione, dove
regnava la tradizione, osservarono Pasqua
conformandosi al sistema della festa ebraica,
mentre le Chiese occidentali, più legate alla
tradizione greco-romana, celebrarono Pasqua di
domenica.
NORME del
CONCILIO di NICEA sulla DATA di PASQUA
Il concilio di Nicea stabilì all'unanimità che
la festa di Pasqua si celebrasse nel mondo
cristiano la prima domenica dopo la luna piena
seguente l'equinozio di primavera; nel caso la
luna piena comparisse di domenica e la festività
coincidesse quindi con la ricorrenza ebraica,
Pasqua doveva essere celebrata la domenica
seguente; si evitavano così coincidenze delle
due feste.
Decise inoltre che la data fosse calcolata ad
Alessandria, allora il principale centro
astronomico del mondo. La determinazione
accurata della data, però, risultò impossibile
per via dell'epatta, lo scarto tra l'anno solare
e quello lunare. C'era inoltre una discordanza
crescente tra il vero anno astronomico e il
calendario giuliano allora in uso.
SUCCESSIVI METODI di DATAZIONE
I modi di fissare la data sperimentati dalla
Chiesa si rivelarono insoddisfacenti e Pasqua
venne celebrata in date diverse nelle differenti
parti del mondo. Nel 387, ad esempio, le date di
Pasqua in Egitto e nell'attuale Francia
divergevano di 35 giorni.
Verso il 465, la
Chiesa
detta cattolica, adottò un sistema di
calcolo proposto dall'astronomo Vittorino, a cui
papa Ilario aveva affidato la riforma del
calendario e la determinazione della data di
Pasqua. Alcuni elementi del suo metodo sono
ancora utilizzati.
Il rifiuto delle Chiese britannica e celtica di
adottare i cambiamenti proposti provocarono
un'aspra disputa tra queste e Roma nel VII
secolo.
La riforma del calendario giuliano del 1582 e
la conseguente adozione del calendario
gregoriano eliminarono molte difficoltà legate
alla decisione della data di Pasqua e alla
sistemazione dell'anno liturgico; dal 1752 la
Pasqua è stata celebrata il medesimo giorno in
tutto l'Occidente cristiano. Le Chiese
orientali, però, che non hanno adottato il
calendario gregoriano, celebrano Pasqua la
domenica precedente o seguente quella
dell'Occidente.
Talvolta le date coincidono; le occasioni più
recenti furono il 1865 e il 1963. Poiché le
feste di Pasqua incidono su un gran numero di
questioni secolari in molti paesi, da tempo si
sollecita una riduzione dell'oscillazione di
date delle feste mobili o l'adozione di una
festa fissa come per il Natale.
Nel 1923 il
problema fu presentato alla Santa Sede, che non
rilevò obiezioni canoniche; ciò nonostante,
Pasqua resta una festa mobile.
Tratto dal News Group: it.cultura.religioni
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La Pasqua Ebraica - Il mese di
Nissan
Con il mese di
Nissan inizia l'anno religioso, In questo
mese i nostri padri furono liberati dalla
schiavitù dell'Egitto, nel mese di Nissan
diventammo nazione. Nel mese di Nissan, quindi,
inizia la festività di Pessach, memoriale
di tutti questi eventi.
Durante tutto il mese - con un'unica eccezione -
è vietato digiunare, pronunciare preghiere
penitenziali, cantare lamentazioni. Durante lo
shabbath che precede Pessach - lo
chiamiamo Shabbat ha Gadol il grande
Shabbath, per i grandi miracoli che
avvennero in quel tempo -, il Rabbi dà alla
comunità una catechesi sui precetti di
Pessach e alla vigilia di Pessach i
primogeniti digiunano in memoria del castigo che
si abbatté sull'Egitto, la decima e più
terribile delle dieci piaghe: la morte dei
primogeniti. Israele ne fu risparmiato, non per
i suoi meriti - non ne aveva - ma per l'amore
infinito del Santo, benedetto sia. Per i ragazzi
che non hanno ancora raggiunto i tredici anni,
la Bar-Mitzvah, digiuna il padre; ma se
lui stesso è un primogenito e deve quindi
digiunare per se stesso, al posto del figlio
digiuna la madre.
....Continua su:
http://www.nostreradici.it/Pessach.htm
La parola pasqua deriva proprio dall’ebraico “Pessach”
che significa passaggio. Era la festa annuale
con cui gli ebrei ricordavano (e ricordano
tuttora) il prodigioso attraversamento del Mar
Rosso quando, dopo 430 anni di schiavitù in
Egitto, furono liberati da Mosè.
Egli li condusse attraverso il deserto verso la
terra di Palestina, la Terra Promessa, con un
viaggio che durò 40 anni e fu pieno di
difficoltà. Transitare infatti, con una numerosa
carovana per sentieri e prati era motivo di
litigi con i proprietari dei fondi. Per evitare
di continuare a creare tali animosità presso le
comunità che incontrava, Mosè scelse la via
ardua del deserto.
In ricordo di questo storico viaggio, la festa
di Pasqua era celebrata dagli ebrei, in ogni
nucleo familiare, con la consumazione di bevande
e alimenti connotati da un forte valore
simbolico.
I membri della famiglia stavano in piedi con un
bastone in mano mangiando un coscio di agnello
arrostito, del pane azzimo (perché gli ebrei
uscendo in fretta dall’Egitto non fecero in
tempo a far lievitare il pane).
Il contorno era rappresentato da tre specie di
erbe amare, sedano, lattuga ed invidia, con cui
intendevano ricordare i giorni tristi della
permanenza in Egitto.
Consumavano durante il pasto anche aceto, acqua
salata o succo di limone.
Infine passavano all’ aroseth che è un composto
di frutta simile alla malta che gli ebrei
schiavi dovevano preparare per le opera di
muratura a cui lavoravano.
Infine un uovo sodo, considerato il simbolo
dell’eternità della vita perché dotato
fisicamente di superficie che non ha principio
né fine.
Anche
Gesù da buon ebreo
esseno, celebrò la festa di Pesach insieme agli apostoli. Questa fu
quella che fu' chiamata: l’ultima cena.
Ricordo che la parola
“Pasqua” è la voce del verbo ebraico “pèsah”,
passare (da un posto ad un’altro).
Quindi TUTTI stiamo passando......la nostra
“pasqua”....nell'esperienza della vita terrestre
per andare sull'altra sponda della vita (l'altra
dimensione-luogo, piu' perfetta rispetto a
questa....) passando (con il nostro corpo
elettronico di pura energia), con maggiori
informazioni sulla vita stessa e con la
mEnte dell'IO
SONO personalizzato...quindi a TUTTI
buona "pèsah"....- vedi:
morte=trapasso=pèsha....cosa sei
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La Pasqua cristiana (NdR: quella
della tradizione, NON la reale pasqua)
La Pasqua cristiana è senza dubbio derivata da
quella ebraica e questa dalle feste agricole
dell'antichita'. Alcune usanze associate alla
Pasqua - come le uova ed i coniglietti, simboli
antichi di fecondità di quasi tutte le religioni
antiche pre ebraiche e cristiane,
costituiscono una prova che con questa festa la
"cristianità" ha soppiantato antiche e radicate
usanze dette "pagane" primaverili.
Sicuramente queste usanze derivano dalle feste
antiche ma ora il loro significato originale è
stato completamente cambiato od è stato del
tutto dimenticato
Essa ricorda (NdR: questo afferma la
tradizione)
il
giorno della risurrezione di
Gesu'
detto il cristo e coincide
con precisi fenomeni astronomici.
Il calendario liturgico della Chiesa cristiana
segue, infatti, il ciclo lunare e pertanto la
Pasqua è una ricorrenza “ mobile”; si festeggia
la prima domenica dopo il plenilunio seguente
all’equinozio di primavera (questo ultimo
avviene sempre il 22 Marzo) e ricade nel periodo
che va dal 22 marzo al 25 Aprile.
Legate alla celebrazione della Pasqua sono:
La quaresima: periodo penitenziale di 40 giorni,
che comincia il mercoledì delle ceneri al
termine del Giovedì santo.
La Settimana Santa: che inizia con la Domenica
delle Palme e comprende il Venerdì Santo ovvero
giorno della crocefissione di Gesù.
La Pasqua: il giorno della risurrezione.
Per il mondo cristiano,dopo la venuta del
Messia, la antica pasqua ebraica ha acquisito un
nuovo significato; il
ricordo della Risurrezione
di Gesu', evento di salvezza per tutti.
E’ interessante osservare come nel pasto
pasquale moderno abbiamo conservato alcuni cibi
del banchetto ebraico, dando ad essi un
significato diverso:
L’agnello è il Cristo, Dio immolato per noi.
L’uovo è il simbolo della Risurrezione: il
Gesu' che usci dal sepolcro nel mattino di
Pasqua come il pulcino dall’uovo in cui si trova
custodito.
La colomba, è l’uccello che si libra sulle acque
e, portando un ramoscello di ulivo a Noè (Genesi
8.10,12) conferma il patto di Pace tra
Dio e
l’uomo.
Il Nuovo Testamento (Vangeli) narra che Gesù fu
crocifisso alla vigilia della Pasqua ebraica.
Nei primissimi tempi del cristianesimo, i
cristiani di origine ebraica celebravano la
Resurrezione di Cristo (NdR: alla stessa data di
quella ebraica, solo
successivamente....cambiarono la data...cosi'
come molte altre feste...es. il sabato e le 7
feste annuali) subito dopo la Pasqua
ebraica, che veniva calcolata in base al
calendario lunare babilonese e cadeva ogni anno
in un diverso giorno.
I cristiani di origine pagana celebravano la
Pasqua ogni domenica.
Nacquero così gravi controversie all'interno del
mondo cristiano, che si risolsero nel 325 con il
concilio di Nicea in cui si stabilì
definitivamente che la Pasqua doveva essere
celebrata da tutta la cristianità la prima
domenica dopo la luna piena seguente l'equinozio
di primavera. Inoltre nel 525 si stabilì che la
data doveva trovarsi fra il 22 marzo e il 25
aprile.
La Pasqua cattolica, come viene festeggiata in
Italia, è preceduta da un periodo di penitenza:
si tratta della Quaresima, che dura 40 giorni e
va dal mercoledì delle Ceneri al Sabato santo,
cioè il sabato prima di Pasqua.
Durante la Settimana santa nei paesi cattolici
si svolgono diversi riti che rievocano la
Passione di Cristo: si benedicono le case, si
consuma l'agnello pasquale, si distribuiscono
uova e dolci a forma di colomba.
Un rito molto diffuso in Spagna e in diverse
città italiane è quello della "Processione di
Gesu' Morto", che si svolge di solito il
Venerdì santo.
In molti paesi si effettuano due processioni in
contemporanea: una con il Cristo morto, l'altra
con la Vergine Addolorata.
Le processioni partono da due chiese diverse e
si incontrano in un luogo preciso, in cui
avviene ciò che viene chiamato "l'affrontata",
ossia l'incontro di Maria con il figlio defunto.
A
Pasqua :
Ricordatevi di mangiare, con massimo rispetto e
consapevolezza, le uova (di gallina) della
settimana di Pasqua che contengono grandi
quantità di Nitro-Filosofico (rugiada)
usato dagli alchimisti per preparare l'Aurum
potabile o Oro Alchemico, sono uova che
non marciscono mai (provate) e che le
galline depongono la settimana "santa" - dei
cristiani cattolici ed ortodossi - (da qui la
tradizione, che si tramanda dai tempi dei tempi,
delle galline dalle uova d'oro).
L'usanza di mangiare, il giorno di Pasqua, l'insalatina
cicoria e le
uova sode non solo è da ricordare solo
come tradizione popolare e famigliare ma è un
vero e proprio atto terapeutico sacro. Si
consideri l'importanza del nitro filosofico come
fine attivatore della forza vitale e della vis
medicatrix naturae.
Ricordiamo a tal
proposito l'utilizzo dell'Alchemilla (Alchemilla
vulgaris auct. ) che è una pianta indicata,
secondo la teoria delle signature (signatura
rerum), per la circolazione del sangue negli
organi (energia vitale) e per la debolezza del
sistema immunitario. L'alchemilla è
riconoscibile dalle caratteristiche foglie a
forma di ventaglio (da 7 a 11 lobi), dentellate
e coperte di peli sulla faccia inferiore. Cresce
nei prati umidi dell'Europa occidentale e
Centrale.
Il nome Alchemi-lla ha una evidente derivazione
etimologica che fa riferimento al suo uso da
parte degli alchimisti medioevali in riferimento
al fatto che questi spiriti illuminati, nella
rispettosa ricerca della pietra filosofale,
utilizzavano la
rugiada (Nitro Filosofico) e sopratutto
quella della settimana prima di Pasqua che si
deposita al mattino sulle foglie a forma di
mano ( l'Alchemilla più ricercata è quella dei
sette magici lobi i cui numeri si riferiscono
simbolicamente ai sette
chakra, alle sette note musicali, ai sette
colori dell'arcobaleno, ai sette giorni della
settimana ecc...), da loro chiamata "acqua sacra
dei cieli".
In Oriente, ma ormai
anche in Occidente, è uso sottolineare questo
periodo con meditazioni che sono le più
importanti di tutto l’anno: la
Meditazione di Pasqua, che festeggia il
primo
Plenilunio dopo l’Equinozio
di Primavera, detta anche “di Resurrezione”
perché è il momento in cui tutte le forze
della natura risorgono: avremo anche la
Meditazione del Wesak o “della Conoscenza” o
"del Buddha", si svolge al secondo
Plenilunio dopo l’Equinozio e segna il momento
in cui, ritualmente, ogni anno, il Buddha torna
sulla Terra e distribuisce la forza della sua
conoscenza e quest'anno (2008), abbiamo la
grande fortuna per cui il Buddha tornerà ben due
volte: il 21 aprile e il 21 maggio.
Il 21 la Luna è
piena: il primo dei tre pleniluni più importanti
dell'anno, quelli che danno la spinta di
rinnovamento nell'uomo.
Il Plenilunio di Pasqua, così come la domenica
di Pasqua che "cade" in funzione a questo
Plenilunio, festeggia la prima Luna piena dopo
l'Equinozio di Primavera. Gli altri due
Pleniluni sono quello del Wesak (21 aprile e 21
maggio) e quello di Gesu' o dei Retti Rapporti
Umani (18 giugno).
Nella religione cristiana ha grande importanza
la festività di Pasqua, la "Resurrezione di
Gesu' " che (NdR: come
dicono le tradizione
cristiane fasulle...) con il suo sacrificio
cancella tutte
le colpe umane (NdR: FALSO !) . Questa festa religiosa nasconde
molti simboli e tradizioni di origine pagana,
ricordi di altre e ben più antiche festività,
poi cancellate dal Cristianesimo.
Per effettuare un esame etimologico della parola
“Pasqua” dobbiamo riferirci al termine inglese
“Easter” che ci riporta ad antichi culti legati
all'avvento della primavera e, in particolare,
ad una antica divinità pagana, la Dea Eostre.
Questa Dea non è molto conosciuta e viene
ricordata in relazione alla primavera e alla
fertilità dei campi. Il nome sembra provenga da
"aus "o "aes" e cioè Est, dunque è una divinità
legata al sole nascente e al suo calore, del
resto il tema dei fuochi e del ritorno
dell’astro è un tema ricorrente in tutte le
tradizioni pasquali. Eostre è una divinità
pagana portatrice di fertilità e collegata
all’equinozio di Primavera che veniva chiamato
dai celti “Eostur-Monath” e successivamente di “Ostara”.
Una tradizione tipica della Pasqua è lo scambio
delle uova di cioccolato (come riferimento alle
uova d'oro di alchemica memoria), in Germania ad
esempio vi è l’usanza che i bambini, la mattina
di Pasqua, che è chiamata Ostern, vadano alla
ricerca, nei giardini delle case, delle uova
nascoste dal “coniglio pasquale”; in Inghilterra
si fan rotolare sulla strada uova sode colorate
fino a quando il guscio non sia completamente
rotto. Questa tradizione è fortemente legata al
culto di Eostre, infatti nelle tradizioni pagane
si celebrava il ritorno della Dea andando a
scambiarsi uova “sacre” sotto l’albero “magico”
del villaggio, usanza che collega Eostre alle
divinità arboree della fertilità.
Simbolo della Dea è la lepre o il coniglio (si
trovano spesso i coniglietti di cioccolato con
sorpresa nei negozi di dolciumi), animali,
scelti non solo per le famose doti riproduttive,
ma anche perché, secondo i Germani, le aree nere
della luna rappresentano la lepre, sancendo così
la sacralità dell’animale.
Anche l’uovo è simbolo di rinascita. L’uovo è un
potente talismano di fertilità e vita, come
testimoniano molte tradizioni, come le usanze
delle uova sacre Russe o Ucraine, dove, cibarsi
di questo alimento, celebra la rinascita del
sole e il ritorno delle stagioni
dell’abbondanza.
La Pasqua, quindi, è una festa dalle origini
antichissime che si collega ai rituali naturali
e alla sacralità delle rugiade e degli alberi, è
una forma di venerazione del principio agreste
basato sulla morte e rinascita dello spirito
della vegetazione.
Il Venerdì (detto)
Santo si onora
Gesu' detto il "cristo"
con piante, spighe e fiori, veri giardini
realizzati sulla tomba del
Dio morto, creando un legame ancora più
stretto tra festività e rituali arborei.
Anche la simbologia dell’agnello (o del
“capretto”) è strettamente legata al culto
arboreo, nello stesso significato della lepre
per la dea Eostre. La capra infatti, errando nei
boschi, rosicchia le cortecce degli alberi
danneggiandoli notevolmente, così solo il Dio
della vegetazione si nutre della pianta da esso
personificata, e dunque lo stesso animale non
può che essere sacro.
Come nel caso delle uova sacre cariche di Nitro
Filosofico, gli antichi, mangiando la carne
dell’animale, credevano di acquistare e
assorbire una parte di divinità. Pertanto il
cibarsi di animali sacri per il Dio è un
sacramento solenne come la celebrazione di
Gesù,
rappresentato da un Agnello che ancora oggi, in
molte parti di Italia si consuma: “…io sono
l’Agnello di Dio che toglie i peccati del
mondo…”
Strettamente connesso con i rituali legati alla
vegetazione e alla rinascita è la tradizione
pasquale di accendere falò: i fuochi di gioia,
da cui è derivata la tradizione del cero
pasquale. Troviamo in molte altre parti d’Europa
e nella stessa Italia l'abitudine di accendere
fuochi per gettarne poi la cenere sui campi per
propiziare i raccolti.
Buone Pasque a tutti - By Claudio Viacava
(Biologo)
vedi:
GESU
è MORTO il VENERDI di PASQUA ? NO !
(Diatriba sul 14 di Nissan)
+
LUNARIO
EBRAICO +
Gesu'
e' morto per noi ?
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La parola
equinozio deriva dal latino "equus nox",
ovvero "uguale notte".
L'Equinozio di primavera
è il momento dell'uguaglianza del giorno e della
notte, quando le forze della luce sono in fase
di crescita.
Il freddo e il buio prolungato delle giornate
invernali hanno sempre suggerito all’uomo l’idea
della morte. L’inclinazione del sole nel cielo e
la sospensione della vita vegetale, nonostante
l’esperienza millenaria, dai più diversi popoli
sono state immaginate come fenomeni presaghi di
morte.
L’ansia che ne derivava si traduceva in forme
rituali, le quali avevano la funzione di
esorcizzare l’evento funesto e di favorire o
addirittura provocare la rinascita. Per questa
ragione il periodo che precede o segue
l’equinozio di primavera è uno dei più ricchi di
feste, cerimonie, credenze e miti.
Tutte le società, in particolare quelle
agricole, celebravano la primavera come una
resurrezione, attraverso simbologie talmente
radicate nelle più profonde paure e nei più
riposti angoli dell’inconscio collettivo, che
anche la società industriale, sia pure in forme
più mediate, perpetua queste antiche forme di
evocazione della rinascita della primavera.
Si tratta di un periodo molto ampio dell’anno,
che alcuni collocano nella prima metà di
febbraio, come i cinesi, per i quali l’inizio
della primavera coincide con il capodanno; e
altri nel primo maggio, come in Svezia, dove due
schiere di giovani inscenavano una battaglia tra
l’inverno, che gettava palle di neve e ghiaccio
per prolungare l’inverno, e l’estate, coperto di
fiori e foglie fresche.
I mesi di marzo e aprile erano caratterizzati da
riti di espulsione della morte, come in
Germania, Boemia, Polonia, Russia; di matrimoni
simulati, come quello tra Siva e Parvati in
India; di cerimonie magiche con lo scopo di
risvegliare le dormienti energie della natura,
come tra gli aborigeni dell’Australia centrale;
Secondo gli antichi
Egizi, con l’arrivo della primavera
l’Uovo cosmico plasmato da Ptah, da lui deposto
sulle rive del Nilo e qui covato dall’oca sacra,
si apriva e ne usciva Ra, il Sole. Il fiume
viveva in simbiosi col dio solare: “Cresce, io
cresco; vive, io vivo”.
In maggio, al ritorno della bella stagione, i
Celti festeggiavano Beltaine, festa dedicata
a Bel (o Belenos), il dio della luce.
Etimologicamente il termine Beltaine significa
“fuoco luminoso”: ecco perché i riti di questa
festa si svolgevano alla luce di grandi falò. Il
fuoco era quello dell’ispirazione, la forza che
spinge al movimento, che chiama all’aperto e
risveglia i sensi.
L'Equinozio di Primavera, Alban Eiler, posto a
Oriente, rappresenta il momento della ricezione:
ricezione della saggezza, mentre stiamo di
fronte ai primi raggi del Sole che sorge il
primo mattino di primavera. L'oriente è sempre
stato associato alla saggezza e
all'illuminazione, perchè è a Oriente che sorge
il Sole. In questo momento noi possiamo aprirci
alla saggezza e ai poteri che possono apportarci
chiarezza...
Anticamente tra le popolazioni celtiche si usava
far passare il bestiame attraverso due fuochi
"purificatori". Anche i giovani saltavano sopra
il fuoco per propiziarsi la fortuna nella
ricerca della sposa o dello sposo; i viaggiatori
saltavano il fuoco per assicurarsi un viaggio
sicuro e le donne incinte per assicurarsi un
parto facile.
Era una festa allegra, in cui si celebravano i
matrimoni “a scadenza", che sarebbero durati per
un anno, cioè sino al successivo Beltaine. Il
rituale tipico di Beltaine prevedeva si danzasse
intorno a un palo ben piantato a terra che si
innalzava verso il cielo. Tale simbolismo
"assiale" rappresenta l’immagine della fecondità
che contrassegna molti aspetti della festa: i
druidi eseguivano infatti complessi rituali per
benedire la terra affinché desse i suoi frutti.
Queste celebrazioni risalirebbero alla
preistoria:tra le incisioni rupestri ritrovate
in vari siti archeologici, si possono osservare
sulla roccia scene di aratura e di zappatura
unite a raffigurazioni erotiche di
accoppiamento.
ll culto della Dea Ostara (l'inglese Easter e il
tedesco Oster (Pasqua). era infatti finalizzato
a propiziarsi non solo l’abbondanza del raccolto
ma anche le gravidanze: in questa magica notte
le spose di tutto il nordeuropa che desideravano
avere un figlio soffregavano le natiche su
pietre miracolose.
Simboli di questa festa "pagana" erano la mucca
e l’ape perchè rappresentavano la Dea. In molti
antichi idiomi il termine usato per dire “madre”
era lo stesso per esprimere vari concetti tra
cui: ape, ventre, utero, concepire, pungiglione,
ape regina, cervice, embrione, feto e molte
definizioni simili
Nello Yucatan settentrionale (Chichen
Itza-Messico) si erge per circa trenta metri
d’altezza il Tempio
Maja di Cuculcan (Il
Serpente Piumato), formato da quattro scalinate
di 91 gradini ciascuna, che sommati alla
piattaforma superiore fanno un totale di 365,
pari ai giorni dell’anno solare. Questo edificio
formato da giganteschi blocchi monolitici, è
stato costruito in modo tale che nei giorni
dell’Equinozio trame triangolari di luci e ombre
si combinino per creare l’immagine di un enorme
Serpente che ondeggia sulla scalinata Nord.
Come inizio l’Equinozio di Primavera è il Grado
Zero dello
Zodiaco, il principio di un nuovo
ciclo con l’Ariete, inoltre ogni era zodiacale
prende il nome del segno in cui cade il punto
equinoziale nel suo cammino a ritroso lungo le
costellazioni (circa 2000 anni per ogni segno
zodiacale).
In primavera si celebravano in
Grecia i Piccoli
Misteri Eleusini ad Eleusi, una piccola città
dell'Attica. Il nome significa "arrivo", perché
si narra che qui arrivò Demetra cercando la
figlia Persefone rapita dal dio dei morti, Ade.
La sparizione ed il ritorno di Persefone
venivano ricordati con le cerimonie che
simulavano la morte mistica della natura, la
rinascita, la fecondità e la generazione.
Il messaggio per gli iniziati ai Piccoli Misteri
era la promessa di abbondanza materiale da parte
della dea del grano, ma anche la liberazione
dall'angoscia e dal dolore ed un trattamento
privilegiato dopo la morte. Omero, parlando dei
Misteri, disse:
"Coloro che non conoscono queste sacre cerimonie
e coloro che vi hanno partecipato non avranno
uguale destino dopo la morte, nel regno delle
ombre".
Poiché Aprile deriva dal latino "aperire",
aprire, è dunque per noi un invito ad ascoltare
il messaggio dell'Equinozio, aprendoci alla vita
che rifiorisce. Nell'antica Grecia, ad
Atene, per tutto il mese si tenevano danze e
canti per Teseo, considerato l'eroe nazionale,
essendo colui che aveva ucciso il Minotauro, il
mostro metà uomo e metà toro, per nutrire il
quale il re Minosse ogni anno esigeva dagli
Ateniesi il tributo orrendo di sette
fanciulle e di sette giovinetti.
I primi dieci giorni di aprile erano dedicati
alle "Feste Megalesi" (dal greco megale, la
grande) in onore di Cibele, la Grande Madre,
divinità primigenia, madre degli dei e degli
uomini. Il suo culto era caratterizzato, in
origine, da cerimonie orgiastiche e sanguinose,
che si addolcirono molto in seguito, quando si
diffusero a tutta la Grecia.
I
Romani continuarono questa usanza,
arricchendola con i Ludi Megalenses, giochi
pubblici che seguivano l'aspersione pubblica
rituale, fatta con acqua consacrata, della
statua della Grande Madre.
A Roma tutto il mese di aprile era dedicato ai
festeggiamenti. Il 7 era il compleanno di Apollo
e Diana, dei amatissimi: un'occasione per gioire
tutti insieme. Il 15 si tenevano le Feste
Fordicalie, che vedevano vacche sacre immolate
in onore della dea Terra. Il 18 si celebravano
le Cerealie, dedicate a Cerere nella sua qualità
di protettrice delle messi; il 21 nelle Palilie
si sacrificavano agnelli per la dea Pale,
patrona dei greggi e dei pastori; il 23 si
libava per Giove e Venere con il vino fatto in
autunno; il 25 si pregava la dea Robigo perché
tenesse lontano dal grano i parassiti che
distruggevano i raccolti; il 28 la dea Flora
veniva sollecitata a curare la vegetazione ed in
particolare i fiori; il 30, durante le
Larenziali, si inneggiava a Larenzia, la lupa
che aveva salvato, nutrendoli col suo latte, i
gemelli Romolo e Remo.
Nel
mithraismo, la vecchia religione
persiana. Il mito narra che Mithra sacrificò il
toro cosmico, da cui nacquero tutte le piante e
tutti gli animali, e poi suggellò la sua
amicizia con il Sole offrendogli la carne del
toro in un banchetto sacrificale. Le antiche
tradizioni ci offrono tutta una serie di miti
legati alla primavera, che hanno al loro centro
l'idea di un sacrificio a cui succede una
creazione-rinascita-nascita.
Per quanto riguarda le festività
babilonesi
quella principale è la festa Akitu,
corrispondente all’inizio dell’anno nuovo, cioè
all’equinozio di primavera. La festa ha la
durata di dodici giorni e il suo scopo è
l’espiazione delle colpe commesse dal popolo
durante l’anno passato e l’assicurazione per
l’anno che viene della fertilità, salute e
prosperità mediante le simboliche nozze sacre
del sovrano che riveste il ruolo del dio con la
dea Ishtar rappresentata dalla sua somma
sacerdotessa. Durante la festa hanno luogo anche
una lunga rappresentazione teatrale della lotta
e della vittoria di Marduk contro le forze del
male e le processioni con la statua del dio.
Tratto da:
abakab.com
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EQUINOZIO di
PRIMAVERA: Ha inizio la stagione più dolce
Il 21 marzo segna
l’Equinozio di Primavera, apertura ufficiale
della stagione più dolce dell’anno e antica
“porta del ciclo” pagana. Non è una festa
celtica propriamente detta e non ci sono tracce
scritte o evidenze sul fatto che i Celti la
festeggiassero, e nessun nome legato a questa
festa si ritrova propriamente nella tradizione
celtica antica. Molti caratteri simbolici
associati al concetto di Primavera, invece,
gravitano sia su Imbolc (1° febbraio), data
dell’inizio interiore della stagione che si
risveglia nel mondo sotterraneo della Terra
Madre, sia su Beltane (1° maggio), suo culmine e
passaggio verso la grande luce dell’estate.
Equinozi e solstizi erano visti come momenti di
transizione. A proposito: Equinozio deriva da
“equum nocti” ovvero “uguale alla notte”,
infatti giorno e notte hanno la stessa durata.
Questo raro bilanciamento perfetto dei giorni
solstiziali era considerato dai popoli antichi
un momento potente per i riti sacri.
Sulle tracce della Dèa
Sebbene le Quattro Feste del Fuoco
celtiche – le Porte del Ciclo della Terra –
fossero le occasioni rituali preminenti
dell’anno celtico, sappiamo che le feste solari
nel periodo più antico avevano acquisito qualche
significato anche nella tradizione celtica. I
due solstizi (d’estate e d’inverno) erano le
sole celebrazioni commemorate quasi ovunque,
tuttavia alcune tracce mostrano che una data
vicino all’equinozio era festeggiata in alcune
comunità. La festa dell’Annunciazione della
Vergine (25 marzo) è indicativa: le principali
feste mariane segnalano sempre la presenza,
nella stessa data o nei giorni vicini, di una
festa incentrata sulla Dèa.
Diodoro Siculo allude all’evento commemorato in
questo giorno quando, parlando di un tempio
circolare ornato di offerte votive in un’isola
degli iperborei, racconta che «ogni diciannove
anni il dio appariva danzando nel cielo il
giorno dell’equinozio di primavera». La solarità
del numero 19 riemerge in Irlanda, nel monastero
di Kildare fondato da Santa Brigit: diciannove
vergini avevano il compito di vegliare la sacra
fiamma che rappresentava la Madre. Il dio solare
maschile nelle tradizioni più antiche le è
compagno ma non prevale e il suo “apparire”
radioso è collegato ai riti di fertilità.
I tre santi celtici di marzo
In marzo ci sono tre celebrazioni dedicate ad
alcuni fra i più importanti santi celtici e
diventate feste nazionali. Le feste dei Santi
normalmente coincidono con la data della loro
morte, ma qualcuno ha suggerito che la loro
collocazione in questo periodo possa far pensare
che qualche rituale più antico sia stato
redistribuito nelle festività cristiane.
San Dewi
Il 1° marzo si celebra il St. David’s Day
dedicato a San Dewi (David), patrono del Galles.
Di lui si hanno scarse notizie da antichi
manoscritti: sua madre si chiamava Non e suo
padre, Sant, era figlio di Ceredig, Re di
Ceredigion. Dopo essere stato educato nel
Cardiganshire, Dewi andò in pellegrinaggio in
Galles e nell’ovest dell’Inghilterra dove
secondo la tradizione fondò importanti centri
religiosi come Glastonbury e Croyland. Morì nel
589 d.C.
San Piran
Il 5 marzo si celebra il St. Piran’s Day
dedicato al Santo Piran, patrono della
Cornovaglia e dei minatori che scavano lo
stagno. Secondo la leggenda, dall’Irlanda Piran
navigò su una pietra da macina e poi scoprì come
fondere lo stagno quando accese il fuoco su
alcune pietre che contenevano il minerale. La
celebrazione più importante si svolge a
Perranporth e richiama migliaia di persone da
tutta la Cornovaglia.
San Patrizio
Il 17 marzo c’è il celeberrimo St. Patrick’s Day
dedicato a San Padráigh (Patrizio), il patrono
dell’Eire che cristianizzò gli irlandesi, il suo
apostolato sull’isola durò trent’anni. Padráigh
spiegò alla gente il concetto mistico della
Trinità paragonandola al trifoglio – tre entità
distinte, le foglioline, riunite in un’unica
pianta – ed ecco che il trifoglio è assurto a
simbolo dell’Isola Verde (da ricordare: la
triplicità divina era una caratteristica della
divinità celtica e di altre deità pagane, anche
in questo caso è materiale che il cristianesimo
ha riadattato per farsi comprendere). Il St.
Patrick’s Day viene celebrato in tutto il mondo
dalle comunità irlandesi, l’evento maggiore si
svolge a Dublino e calamita centinaia di
migliaia di persone. Anche negli Stati Uniti si
svolgono mega-celebrazioni profondamente
intessute di Heritage (eredità) e “orgoglio
irlandese”. La festa ha fatto ormai il giro del
mondo e anche i non-irlandesi omaggiano il St.
Patrick’s, qui da noi ci sono numerose rassegne
musicali.
Ostara e Pasqua della Resurrezione
L’importanza della ricorrenza equinoziale non è
solo una convenzione astronomica legata al
risveglio della natura. Proprio il retaggio
pagano ha continuato a lasciare impronte molto
marcate attraverso i secoli, segnali che
ritroviamo in tradizioni folcloriche e religiose
giunte fino ai giorni nostri. Se i pagani, per
esempio, festeggiano Alban Eiler, che significa
“Luce della Terra” (ulteriore collegamento
solare) oppure Ostara (da Öistre, antica dea
nordica dell’alba, della primavera e dell’amore
equivalente alla dea scandinava Freya), i
cattolici celebrano la Pasqua. In entrambe le
festività sacre il tema centrale è la
rigenerazione: il passaggio dal mondo
sotterraneo (inverno, sonno della coscienza
collegato al letargo animale e delle piante) al
vero risveglio, della natura e della
spiritualità.
L’uovo e la lepre
Il famoso Uovo di Pasqua al cioccolato ha
antenati nei villaggi precristiani dell’Europa.
L’uovo, che ha importanza in molte culture di
tutto il mondo, è uno dei simboli più antichi e
potenti della vita che ritorna dopo un periodo
di occultamento nell’oscurità, nella sua
versione commerciale dentro c’è infatti la
“sorpresa”.
Nei Paesi celtici del nord Europa tanti anni fa
si usava far rotolare le uova dalla cima di una
collina per la festa di Beltane, a imitazione
del movimento del sole nel cielo. La Chiesa
cattolica rimodellò il rituale per simboleggiare
la pietra che rotola via dalla tomba di Cristo
risorto e in molte tradizioni contadine, dalla
Scozia all’Italia, per Pasqua i bambini usavano
fare la “questua delle uova”, i soldi raccolti
venivano dati in parrocchia o per opere
benefiche (in Friuli, e forse in qualche altra
regione delle nostre, nei piccoli paesini la
tradizione continua ancora). Accenni e allusioni
degli scrittori classici e dell’iconografia
celtica suggeriscono che i druidi potrebbero
aver avuto una tradizione collegata all’Uovo
Cosmico, forse assimilata dai loro contatti con
l’orfismo del mondo mediterraneo (i Misteri
Orfici presero origine dal mito di Orfeo, poeta
e sublime bardo della Tracia).
Il coniglietto pasquale, molto diffuso nei Paesi
anglo-americani, rimanda alla mitologia
germanica: è la “Österhase” o “lepre pasquale”,
l’animale della fertilità che accompagna le
divinità della primavera e dell’amore, ed Eostre
(l’antico nome inglese di questa divinità, una
variante di Öistre) è rimasto come nome della
festa anche nella sua forma cristiana: in
inglese Pasqua si dice Easter.
La Festa degli Alberi
Nel 1951 uscì un francobollo da 10 Lire dedicato
a questa festa, istituzionalizzata di recente ma
già conosciuta e diffusa da decenni, soprattutto
nelle scolaresche. Qualcuno di noi, qui in
redazione, ricorda che già negli anni Sessanta a
scuola assegnavano un tema e bisognava fare
anche un disegno ispirato alla Festa degli
Alberi. Quando arrivava “il gran giorno”, era
gran festa veramente: per un giorno si stava
all’aperto in campagna a “ravanare” nella terra
respirando aria buona.
Con Decreto Ministeriale del 4 agosto 2000 il
Ministero delle Politiche agricole e Forestali,
di concerto con il Ministero della Pubblica
Istruzione, ha istituito la celebrazione della
“Festa degli Alberi”, che si festeggia il 21
marzo.
La festa coinvolge sempre e soprattutto i
bambini delle scuole elementari (insieme a
maestre e maestri) e il culmine della giornata è
la cerimonia della piantagione di nuovi alberi,
con la collaborazione del Corpo Forestale dello
Stato. Ogni bimbo è incoraggiato ad avere cura
del “suo” albero per il resto della vita e
questo significa anche che trasmetterà il
compito ai suoi figli e discendenti. Avere cura
di un albero per generazioni è un concetto
d’amore per il mondo della natura significativo
e profondo, ci piace collegarlo al Nobile
Pensiero Celtico.
Tratto da:
trigallia.com
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Equinozio di
Primavera
I Riti che organizziamo sono delle vere e
proprie azioni magiche il cui scopo è da un lato
finalizzare l'attenzione e l'Intento dei
partecipanti e dall'altro chiamare le forze del
mondo, la loro attenzione, affinché allineino i
loro Intenti ai nostri. Il rito è una
manifestazione collettiva in cui i partecipanti
fondono la propria attenzione e armonizzano i
loro Intenti (che in questo caso è la
partecipazione alla costruzione della vita, del
futuro) all'interno di un mondo che alimenta i
propri intenti e che, pertanto, manifesta
attenzione a quanto può favorire i propri
Intenti.
Posso ritenere che
non tutte le persone che partecipano al rito
abbiano famigliarità con gli DEI del mondo e con
gli DEI che noi citiamo negli Inni che abbiamo
scelto. Questa è l'ultima cosa che ci interessa.
Tutte le persone che partecipano alle nostre
attività hanno PASSIONI, TENSIONI, DESIDERI,
POTERE DI RAPPRESENTAZIONE DI SE' STESSE nella
vita.
In altre parole manifestano nella loro
esistenza le qualità e le azioni nelle quali noi
vediamo l'espressione degli DEI del mondo e loro
stesse, quando pensano che in quell'azione hanno
manifestato un aspetto del loro divino che trova
riscontro nel divino oggettivo del mondo, sono
pervase da una forza che le spinge ad andare
oltre, ad osare, ad affrontare ciò che prima
incuteva loro paura o timore.
Prendiamo il discorso degli Inni che
ARBITRARIAMENTE io ho scelto per il rito !
Nell'Inno a Zeus è indicata l'attività di Rea
per far nascere Zeus e proteggerlo dall'oblio
del tempo (dall'essere mangiato da Crono) e
come, nel manifestare questo Intento, il mondo
accorre. Il mondo nelle sembianze delle Ninfe,
dell'Ape, della Capra, della Terra che si
“sgrava delle acque”, i Cureti, i Corribanti.
C'è, in quest'Inno, l'Essere Femminile, l'Essere
Umano femminile, che manifesta la vita e ne
protegge la costruzione del futuro: non è forse
un'azione che dovremmo SEMPRE tener presente nel
nostro essere persone religiose Pagane
Politeista ?
Tratto da:
http://www.federazionepagana.it/ritoprimavera.html
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Halloween: la vera storia e le
superstizioni
Nonostante sia oggi considerata una ricorrenza
"tipica" della cultura statunitense, in realtà
la festa di Halloween ha origini europee.
La festa affonda le radici nel Nord Europa,
quando i primi freddi annunciano la fine della
bella stagione e l’inizio dell’inverno: i
Celti la chiamavano “Samhain”, e la
festeggiavano nella notte tra il 31 ottobre e il
1° novembre. La parola in gaelico antico
significa appunto “fine dell’estate” e
con essa si festeggiava l’ultimo raccolto,
quello che si sperava fosse abbondante perché
doveva sostentare il rigido inverno a venire.
Quindi, non vi è alcun “dio delle tenebre” e
nessun rito oscuro legato al “Samhain”. Il nome
moderno Halloween deriva dall’inglese:
“All Hallows Eve” e cioè “notte di tutti gli
spiriti”, dove per “hallow” è inteso come
“santo” o “sacro”, così come era considerato lo
spirito del defunto nel paganesimo.
Quando la
Chiesa Cattolica decise di sostituire la
propria festa con quella pagana, vi sovrappose
quella di Ognissanti (ovvero
dei morti ‘santi’), mentre quella dei morti “non
santi” fu fissata al 2 novembre.
E le zucche, cosa c’entrano ?
Gli antichi infilavano una candela in una rapa e
la esponevano per aiutare gli spiriti dei
defunti a ritrovare la strada di casa. Molti
anni più tardi, quando i primi coloni inglesi
migrarono in America, non avendo a disposizione
le rape, le sostituirono con le zucche
americane. Infatti la versione originale della
leggenda di Jack O’ Lantern lo vede condannato a
vagare di notte con una rapa-porta candela; in
seguito il protagonista è stato rappresentato
come un uomo trasformato con la testa di zucca
dal Diavolo, come maledizione per averlo
ingannato. Con le zucche si inserì un altro
elemento caratteristico: dato che erano molto
grandi potevano anche essere intagliate con
facce buffe o spaventose per scacciare gli
spiriti cattivi.
Un’altra tradizione, giunta fino ai giorni
nostri e attiva anche in Italia, è quella
delcibo rituale: si preparavano lauti banchetti
per propiziare il raccolto e per onorare i
defunti aggiungendo un posto vuoto a tavola. La
tradizione del cibo propiziatorio è viva tuttora
e ad esempio in tutta Italia esistono dolcetti
come “Pan dei Morti”, “Ossa dei Morti”, e così
via.
L’antica Samhain celtica era una festa molto
sentita: chiudeva un ciclo e ne apriva un altro
come una sorta di capodanno, e c’era la credenza
che proprio quella notte i confini tra i mondi
si facessero più sottili: infatti i Celti
credevano nell’“intrusione” degli spiriti
defunti nel mondo.
La festa era così importante che chi non la
osservava veniva in qualche modo emarginato
dalla società: a chi non offriva nulla per gli
spiriti, venivano imbrattati i vetri di casa. Ed
ecco da dove viene l’ormai celebre “Trick or
Treat ?”, che infatti significa “Inganno o
offerta ?”, trasformatosi poi italiano “Dolcetto
o scherzetto ?”.
Ma perché ci si traveste ad Halloween ?
I contadini irlandesi e scozzesi credevano che
gli spiriti dei defunti malvagi potessero fargli
del male e per questo si vestivano da mostri,
orchi, fantasmi e altri personaggi terrificanti
della loro tradizione. Oggi Halloween è di fatto
una versione americana del nostro Carnevale
europeo e non ci si traveste per terrorizzare
gli amici, ma anche interpretando personaggi
famosi.
Qualunque sia il vostro travestimento, vi
auguriamo un Halloween ‘spaventoso’
Tratto da: blog.dialogo.it
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