Che
Mosè sia stato un egiziano, ormai dovrebbe essere accettato senza
discussioni nel mondo dell'erudizione scientifica.
Lo stesso nome, Mosè
(Moshe = figlio di = fanciullo), ne denuncia l'origine.
Secondo i testi biblici il nome Mosè
significherebbe "salvato dalle acque" a ricordo
del suo miracoloso ritrovamento nel Nilo e
difatti l'ebraico Moshè ha un'assonanza col
verbo che significa "trar fuori", benché
tutt'oggi la maggioranza degli studiosi
preferisce credere che il nome derivi dalla
radice egizia "Moses", che significa figlio
di o generato da, come possiamo ad esempio
vedere negli egiziani Thutmosis (figlio = moses
di Thot)
o Ramses (figlio = moses di Ra).
In linea con questa tesi e mancando il nome del
padre Mosè significa semplicemente bambino quale
vezzeggiativo di figlio.
Mosè era anche un sommo sacerdote egiziano del
culto del dio AMEN/AMON, quindi la sua lingua
madre era l'egiziano: cosa che non esclude che
egli conoscesse anche altre lingue, ma
sicuramente NON l'ebraico, il quale derivò
dall'aramaico, la lingua franca di quasi tutto
il Medio Oriente dei tempi antichi. I dotti
israeliani sostengono che la lingua ebraica
deriva dall'arabo: questo è vero, tuttavia ciò è
avvenuto attraverso l'aramaico.
Gli aramei provenivano dal sud della penisola
arabica. La terra compresa tra Medina e La Mecca
è chiamata dagli arabi El-Aram, cioè la 'terra
santa'. Ergo, la Palestina, dove anticamente si
erano insediati gli aramei, i quali fondarono il
regno di Aram, che, inizialmente, comprendeva
una buona parte della Palestina nord-orientale,
era 'Terra Santa' molto prima che arrivassero da
occidente i fuoriusciti dall'Egitto (v. Esodo),
i quali, successivamente, verranno chiamati
anche 'Eberim/Everim Ha-Nahar', (o 'Eb'rim/Ev'rim
ha-Nahar), vale a dire 'quelli di là del fiume'
(ovviamente il Giordano). Non ci vuole molto ad
intuire che la parola ebrei deriva proprio da 'Eb'rim/Ev'rim'.
L'ebraico veniva utilizzato dagli antichi ebrei
come lingua 'sacra', utilizzata dai sacerdoti e
dai funzionari pubblici per redigere i vari
documenti: esattamente come accadeva in Egitto
con la lingua geroglifica. La lingua di
comunicazione tra il popolino ebraico era
l'aramaico.
"Una
falsificazione storica incredibile durata oltre
tremila anni".
Dopo aver svelato il Nuovo Testamento e la vera
storia di Gesù, stiamo svelando l'Antico
Testamento, e ciò che sta emergendo è qualcosa
di incredibile. Mosè era Horemheb, il generale
di Akhenaton che divenne in seguito faraone. Fu
lui l'autore dell'espulsione dei giudei, o
meglio degli Yahud sacerdoti del culto di Aton
che fonderanno infine lo stato di Giuda. I
Giudei-Yahud ebbero la meglio sugli Habiru-Ebrei,
espulsi ben 200 anni prima da Ahmose, arrivando
infine a formare il regno di Israele, e dopo la
loro liberazione da Babilonia da parte di Ciro
il Grande scrissero l'Antico Testamento
invertendo il ruolo a Mosè.
Così il generale faraone Mosè-Horemheb passò per
essere il liberatore dei Giudei-Yahud, invece
che il responsabile della loro cacciata.
Sveleremo il vero tragitto dell'esodo, il monte
Sinai e la collocazione del giardino dell'eden.
Se tutto questo vi sembra assurdo iniziate a
chiedervi come possa essere che il generale
Mosè, dopo aver vinto la guerra contro l'Etiopia
e aver sposato la figlia del re, fuggì nel
deserto invece di tornare nel regno di Kush,
dove aveva dalla sua l'esercito etiope e cercare
inoltre un'alleanza con i sacerdoti del culto di
Amon per spodestare Akhenaton.
Ancora una volta stiamo riscrivendo la storia,
ma i mass media del regime danno spazio
solamente alle bufale degli alieni della Bibbia
per coprire la scottante verità. Chiedete a
tutti quelli che hanno o stanno leggendo il
libro Cristo il Romano se siamo ricercatori che
portano documentazioni storico-archeologiche,
oppure se facciamo finta che..., se solo
avessero fatto all'estero una sola delle nostre
scoperte su Gesù ne avrebbero parlato ovunque.
Come mai qui in Italia si da spazio solo alle
bufale degli alieni? Chi controlla i mass media
?
Come mai i massoni finti dormienti ci hanno
espulso dai loro gruppi per non far leggere le
nostre scoperte a chi li segue ? Meditate gente
meditate.
http://www.notizienazionali.net/notizie/arte-e-cultura/11394/mose-biblico-era-il-faraone-horemheb
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Come ben sapete, Michelangelo realizzò
il suo Mosè "dotandolo" (statua) di un bel paio di corna. Perchè
?..
Nella Bibbia (le versioni che oggi conosciamo) è scritto che Mosè
quando discese dal Sinai con le tavole della legge, aveva il volto
splendente e due raggi partivano dalla sua fronte. Nella Bibbia
consonantica sono riportate le lettere "KRN". Introducendo
le vocali per ottenere la parola "raggi" si ottiene KaRan.
Tuttavia, è possibile anche una diversa vocalizzazione, come ad
esempio "KeReN" ottenendo la parola "corna".
Sembra che ancora ai tempi di Michelangelo, una certa parte degli
ebrei della diaspora si tramandasse che in origine la parola che
appariva nella storia dell'Esodo fosse proprio "Keren" !
Molto probabilmente con la riforma di Giosia-Hilkya la parola divenne
"ufficialmente" Karan, cioè raggi, in quanto "keren"
aveva un significato che poteva destare la curiosità degli studiosi
che si interessavano alla Bibbia.
Sembra che Michelangelo sia venuto in contatto con persone che si
tramandavano la tradizione secondo la quale il trigramma KRN significa
corna e non raggi !..
Ma perchè vi fu il rifiuto da parte del mondo sacerdotale
gerosolimitano ad accettare la parola "keren", cioè corna
?...E' semplice: Mosè aveva le "corna" sia quando salì sul
Sinai,
sia quando ne scese !
Ovviamente si trattava di corna posticce, applicate su un particolare
copricapo. Ma perchè Mosè aveva un tale copricapo ?
..perchè egli fu un SACERDOTE del dio egizio
AMON-RA od
AMEN-RA !
Questo dio, il principale del pantheon egizio, era raffigurato sia in
sembianze antromorfe, sia con il corpo da uomo e la testa di ariete.
Nella versione antropomorfa egli indossava uno speciale copricapo, lo
stesso indossato dai sacerdoti del culto di Amon.
Ai lati della testa,
il "Dio" aveva due corna che gli spuntavano da sotto il copricapo.
Queste sono dunque le origini delle "corna" di Mosè: le
corna simboliche, montate sul suo copricapo, quale elemento
rappresentativo del Dio del suo culto, e cioè il "Dio" Amon/Amen,
chiamato anche il "Dio cornuto".
Ora, se Mosè era un sacerdote del culto di Amon, deve essere
individuata la causa che lo spinse, insieme ad altri sacerdoti dello
stesso culto (forse i celebri "leviti") ed un numero
imprecisato tra civili e soldati fedeli alla casta sacerdotale "amonita",
a fuggire dall'Egitto e dar vita a quello che
gli ebrei chiamano "Esodo", convinti che si
trattò di una fuga di israeliti dall'Egitto.
Per quanto sopra esposto, tutto ciò ci riconduce obbligatoriamente ad
un personaggio ben preciso: il faraone
Akhenaton (o Ekhenaton).
Questo
faraone, infatti, per rientrare in possesso delle sue prerogative di
sovrano imperiale, di fatto usurpate dalla potente casta sacerdotale
del dio
AMON-RA
od AMEN-RA, durante il regno del padre, Amenofi III, decise di
istituire una forma di monolatria (erroneamente considerata un
monoteismo) centrata sul culto di Aton (il disco solare: praticamente
una "versione" di Amon-Ra).
La potente casta sacerdotale amonita cadde in disgrazia e venne messa
al bando; i templi di Amon vennero chiusi in tutto l'Egitto.
E' molto
probabile che vi possa essere stato un accenno di reazione da parte
della casta sacerdotale colpita dalle misure repressive di Akhenaton:
cosa questa che rese particolarmente violenta la rappresaglia del
faraone.
Questo potrebbe aver giustificato la decisione dei sacerdoti
di Amon, con Mosè quale capo carismatico, di fuggire dall'Egitto per
scampare alla reazione di Akhenaton.
Una volta fuori dall'Egitto, questo popolo dell'Esodo tentò di
insediarsi in vari territori a sud della Cananea, oltre il Giordano.
I Madianiti ed i Moabiti che abitavano quei territori non permisero ai
fuggiaschi di insediarsi nei loro territori e così i fuggitivi
dell'Esodo furono costretti a vagabondare qua e là, sino a che
raggiunsero il territorio che venne successivamente indicato
"tribù degli ammoniti" (in ebraico "benei Ammon",
i figli di Ammon: da tenere presente che Ammon è il nome che i greci
diedero all'Amon degli egizi, equivalente, come importanza, allo
Zeus
degli stessi greci).
Il territorio in cui i fuoriusciti dall'Egitto si insediarono era
prevalentemente semidesertico, non ambito dagli altri popoli
circostanti e così esso divenne luogo di transito dei pastori
semitici che si spostavano perennemente nell'area compresa tra il
fiume Eufrate e la costa mediterranea, inseguendo i pascoli stagionali
per il proprio bestiame.
I Cananei (probabilmente un miscuglio di
fenici ed
aramei) chiamarono
gli ammoniti (i "figli" di Ammon/Amon) "Everim" (eberim):
termine da cui, quasi sicuramente, derivò il nome "ebrei".
La parola "everim" in ebraico aveva il significato di
"quelli di là del fiume", ma anche schiavi, servitori.
Per mistificare tale significato,
coloro che manomisero la tradizione-traduzione biblica, per renderla più
"duttile" ai loro scopi, si inventarono anche un patriarca: Hever, il capo tribù caldeo alla quale apparteneva lo stesso Abramo.
Come ho già affermato nell'altro post, è molto probabile che gli
ammoniti, praticamente filoegiziani, visto il legame di sangue, si
siano alleati con il faraone
Merenptah durante la campagna palestinese
condotta da questo faraone contro i canaaniti e le tribù israelitiche
(di origine tutt'ora oscura) stanziate nel nord della Palestina. Non
solo gli Ammoniti, ma anche i Moabiti si allearono (o comunque
combatterono contro gli israeliti) con gli egiziani.
Quello di Giosuè che traversa il Giordano arrestandone le acque, alla
maniera di Mosè, non è altro che un racconto mitico, per celebrare
l'invasione degli Ammoniti (o Amoniti, o Aumeniti, da Aw-Man: un altro
modo per riferirsi ad Amon) delle terre di Canaan. Con il tempo,
questi "figli di Amon" estesero il loro dominio sino
all'alta Galilea, dominando completamente sulle aree circostanti il
lago di Tiberiade (Mar di Galilea).
Tutto questo giustifica i molti nomi di chiaro stile egiziano dato a
quei luoghi, come ad esempio "Naftali". Non solo, da quanto
risulta dall'enciclopedia giudaica, ci sono specchi d'acqua sorgiva
nel nord-ovest del lago di Tiberiade associati al nome del fiume Nilo:
un'altra conferma che i luoghi, per un tempo imprecisato, vennero
occupati da popolazioni di origine egiziana.
Da ricordare che gli Ammoniti venivano chiamati, da parte dei Cananei
che si trovano sul lato occidentale del Giordano, anche "everim"
(eberim) che, come già detto, significava "quelli di là dal
fiume" (questo fatto lascia intuire che la definizione di
"ammoniti" fu molto tarda e che al tempo dell'invasione di
Canaan gli ammoniti non avevano ancora una definizione specifica e
questo perchè il loro insediamento nella zona, attuale Giordania del
nord-ovest, fu molto tardo rispetto agli altri popoli delle aree
circostanti)
Dunque, per quanto detto, dal tempo dell'invasione ammonita, Canaan
venne dominata dagli "everim", da cui la probabile origine
del nome "ebrei".
Ovviamente, i canaaniti che rimasero nei
loro ex territori col tempo si fusero con gli ammoniti per dare
origine ad una nuova etnia: quella, appunto, degli "ebrei",
cioè di quelli che vennero di là dal fiume (Giordano). Stessa cosa
avvenne per gli appartenenti alle tribù israelitiche dell'alta
Galilea che finirono sotto il dominio degli "everim".
Dal momento che le fortune degli everim furono strettamente legate a
quelle degli egiziani i quali, dal canto loro, erano ben contenti che
i principali territori della Palestina fossero governati da un popolo
a loro affine (quello degli egiziani dell'Esodo), in quanto, al
momento opportuno, esso poteva diventare un valido alleato contro gli
invasori provenienti da Oriente (Assiri, Babilonesi, Persiani, Ittiti,
ecc.)
Quando nei secoli immediatamente successivi la potenza dell'Egitto si
ridimensionò (praticamente il fenomeno iniziò già dalla morte di
Merenptah), venne meno anche l'impegno egiziano nell'area palestinese
e questo determinò il fatale indebolimento degli everim i quali,
piano piano, vennero sospinti a sud dalla pressione delle combattive
tribù israelitiche del nord.
Il nucleo "storico" degli everim venne ricacciato al di là del Giordano, ma una parte di loro
rimase nell'area conosciuta successivamente come "tribù di
Beniamino (quasi sicuramente da "benei Amen/Amon). Ciò lo si può
dedurre dal fatto che il culto praticato dai beniamiti era
praticamente uguale a quello degli ammoniti.
Secondo la Bibbia i beniamiti sacrificavano a Baal, mentre gli
ammoniti a Moloch (sicuramente una corruzione di Melek: re, signore,
padrone). I moabiti invece sacrificavano a Kemosh. In tutti e tre i
casi, non si trattava del nome di divinità, ma solo di un identico
attributo: signore, padrone. Il nome della divinità era in realtà
Amon (da cui, appunto, Ammoniti: cioè adoratori di Amon).
Con l'invasione della Canaanea da parte degli everim il culto di Amon
si estese in tutta l'area palestinese. Quando venne meno la forza
degli everim e gli israeliti si sostituirono parzialmente ad essi
nell'area centro settentrionale (in Giudea rimasero più forti gli
influssi dei Filistei: la stirpe dei "popoli del mare"), il
culto di Amon rimase, anche se affiancato ad altri culti.
Tuttavia,
per differenziarsi dagli ammoniti, gli israeliti chiamarono il loro "dio" con
il celeberrimo tetragramma: YHWH !
Commento NdR:
(Da notare che tale "tetragramma" altro non è che l'acronimo formato
dalle iniziali delle parole ebraiche pre-sinaitiche/fenicio: "Yod
He Waw He", le quali
significano: Io sono colui che è..., quindi non rappresentava nessun
nome di un personaggio capo di quella
popolazione, ma bensi l'IO
SONO di tutti gli esseri umani.
Non ci vuole molto a capire che questo tipo di "Dio" era esattamente identico
al "Dio Amon"
quello degli egizi e degli ammoniti: infatti, anche l'Amon di Mosè, era indicato
con un trigramma:
NPN, acronimo che sottende le parole egiziane "Nuk
Pu Nuk", che significano:
IO SONO CHI SONO !!..)
Ho fatto delle ricerche su queste corna e sono così venuto a sapere
della strana storia della parole KaRan e KeReN, ottenute vocalizzando
il gruppo consonantico KRN presente nella Bibbia
consonantica. (i Masoreti introdussero le due "a", fissando
quindi il significato in "raggi").
Seppi così che Michelangelo aveva dato credito alla tradizione
"parallela" che riportava per il medesimo gruppo
consonantico la parola "keren", cioè corna. E' ovvio che a
questo punto vi doveva
essere una spiegazione ben precisa per tale parola, cioè per tali
corna.
Ricordandomi che l'immagine antropomorfa di Amon aveva un particolare
copricapo da cui uscivano sul davanti due corna e che tale copricapo
era praticamente identico a quello indossato dai suoi sacerdoti, mi è
venuto da riflettere molto seriamente su tutta la vicenda. E così ho
ricollegato il fatto che nella Bibbia, sebbene si affermi che il
"patriarca" degli Ammoniti fosse stato "Benammi",
uno dei figli di Lot, gli stessi ammoniti venivano sempre indicati
come "i figli di Ammon" (benei Ammon)..
Perché ?..Tutto ciò
non ha senso, dal momento che gli appartenenti a tale "tribù"
avrebbero dovuto chiamarsi "i figli di Benammi" (benei
Benammi) se Benammi fosse stato davvero il loro patriarca !!
La Bibbia, come pure i Vangeli, venne scritta ad uso e consumo
dell'erudizione di allora, laddove il grado di scolarizzazione era
estremamente basso, essendo circoscritta ad elite di classe. Dunque,
il popolino mancava assolutamente di capacità critica ed accettava
per buono qualunque cosa venisse a lui propinata come "verità"
assoluta o addirittura "parola di Dio"!!..
La definizione "figli di Ammon" che appare nella Bibbia, non
lascia spazio ad equivoci:
Gli ammoniti dovevano, quantomeno, "discendere" da un
patriarca di nome "Ammon".
Sapendo che i greci (i quali dominarono sulla Palestina per oltre due
secoli) chiamavano l'Amon egizio "Ammon" e che il popolo
dell'Esodo, prima di diffondersi nella terra di Canaan, si era
insediato aldilà del Giordano (cioè nell'attuale Giordania del
nord), non mi ci è voluto molto, a questo punto, ad intuire tutta la
verità !..
Il fatto stesso che i falsificatori dell'originaria tradizione biblica
avessero cercato di obnubilare l'evidenza rappresentata dalla stessa
tradizione che voleva gli Ammoniti "figli di Amon", è
indice che dietro tutto ciò c'era una verità che si intendeva
mantenere nascosta !
Dunque, gli "ammoniti" altri non furono che i discendenti
del popolo dell'Esodo, costituito in origine da elementi
esclusivamente egiziani ai quali si unirono, con il tempo, pastori
nomadi provenienti dalle aree della Mesopotamia occidentale. Questo
giustifica la tradizione abramitica, parallela a quella mosaica ! Al
tempo dell'Esodo non v'erano ancora ebrei, ma solo varie etnie
semitiche nel variegato mondo della "mezzaluna" fertile !
Un discorso a parte va fatto per gli Israeliti, i quali erano
stanziati nel nord della Palestina (Philistina abitata dai filistei). Sicuramente essi si
differenziavano dai Canaanei ed a differenza di questi, essi erano
assai più bellicosi.
Gli studiosi non sono riusciti ancora a mettersi d'accordo sulla reale
origine di questo popolo. Giuseppe Flavio scrive nel suo "Contra
Apione", circa duemila anni fa, che, secondo lui, gli Israeliti
discendevano dai celebri Hyksos (i Re pastori) i quali estesero il
loro dominio su tutto l'Egitto del centro-nord.
Anche alcuni studiosi moderni riprendono le tesi di Giuseppe Flavio,
avanzando l'ipotesi che una volta scacciati dall'Egitto, essi si
insediarono stabilmente nel nord della Palestina. Solo che, anche
l'origine di questi Hyksos (termine che comunque non si estende a
tutto il popolo, ma solo ai suoi re) rimane oscura.
Esiste l'ipotesi secondo la quale essi provenissero dalla Mesopotamia
settentrionale e che furono costretti a spostarsi a sud-ovest
(Palestina e poi l'Egitto) sotto la spinta dell'invasione ittita, un
impero che all'epoca era in piena espansione.
By Elio -
[email protected]
P.S. - in un post di questo stesso tread, io ho riportato le ipotesi dei
due "esodi", il secondo dei quali potrebbe aver riguardato
proprio i seguaci di Aton, fedeli al faraone Akhenaton (o Ekhenaton) i
quali furono costretti a fuggire quando il vecchio potere
politico-sacerdotale, ante Akhenaton, riprese in mano le redini del
governo dell'Egitto.
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Nel deserto israeliano del Neger
è stato scoperto l’autentico Monte Sinai di Mose’, è Har
Karkom, con il nome del dio lunare degli egizi e delle più
antiche popolazioni semite. In questo monte è stato
ritrovato un santuario lunario da parte della missione
archeologica italiana diretta da Emanuel Anati.
Il paleolinguista Har Karkom, ha spiegato Mailland, ha
dimostrato che Har Karkom è una montagna sacra fin dall’età
del bronzo antico, e il suo nome attuale ha sostituito nella
toponostica israeliana il nome arabo di Gebel Ideid. Ai suoi
piedi si trovano le tracce di 250 villaggi in pietra, ma
sulla montagna stessa rimangono solo Santuari e iscrizioni
sacri: era una montagna tabù, non abitabile, l’80% delle
migliaia di iscrizioni rupestri su 1.356 rocce istoriate di
Har Karkom rappresentano stambecchi con enorme corna lunate:
è una iconografia che richiama quella della divinità lunare
del culto mesopotanico del dio Sin, diffuso fin dal IV
millennio a.C. dai sumeri o da popoli collegati verso Ovest,
e anche in quel territorio. Il nome Sin, sottolinea Mailland,
richiama il nome biblico del Monte Sinai, e la tradizione
bizantina colloca il Sinai biblico nel Sud della penisola
omonima. Inoltre uno delle centinaia di tumuli eretti sulla
montagna di Har Karkom conteneva una pietra bianca di mezzo
metro, a forma di mezza luna, sepolta sotto uno strato
compatto di sassi scuri e posata su una grande pietra nera,
interpretata dagli archeologi italiani come l’altare del dio
lunare Sin.
Mailland spiega che il libro dell’Esodo racconta che Mose’
fuggì nel deserto e sposò una delle figlie di Ietro, un capo
della tribu’ beduina dei Madianiti, il quale gli ordinò di
portare le sue pecore “sul Monte di Dio”.
quel monte Dio si manifestò a Mose: era Yah Ve’. Ve’ vuol
dire IO
SONO; Yah, nella lingua egizia dell’Antico Regno, è
la luna. Ed è la stessa parola, che significa “luna” in
ebraico.
Mosè nel Targum,
ovvero la versione in aramaico della bibbia ebraica, è
chiamato Yahudae, gli yahud erano i sacerdoti del culto di
Atons e
Akhenaton, oltre che a promuovere il culto di
Aton a
discapito del dio tebano
Amon, era anche un sacerdote di
questo culto.
Mosè era quindi un sacerdote del culto di Amon-Ra (nome
egizio del dio amon) >
Aton
(od ATom), oppure lo
stesso
Akhenaton, ultimo faraone Hyksos, scacciato dai
principi tebani Kamose ed Ahmose.
La nostra
risposta agli storici che hanno infangato la
verità facendo credere che un popolo che vince
la guerra contro il faraone, facendo
impantanare i carri in terreni paludosi per poi
sconfiggerli militarmente, invece che ritornare
da vincitori in Egitto continui a fuggire nel
deserto, rimanendoci per 40 anni senza acqua e
cibo.
Mosè, alias Osarseph/Akhenaton, tornò ad
Heliopolis da vincitore fermandosi prima alla
piramide di Giza, ovvero il famigerato monte
Sinai, mostrando al popolo le vere tavole della
legge, ovvero le confessioni in negativo del
libro dei morti dalla cui rimodulazione
creeranno i famosi 10 comandamenti.
I protoebrei Hyksos, invasori dell'Egitto, con
Mosè/Akhenaton, loro ultimo faraone, saranno
sconfitti dopo 13 anni da questa vittoria e
scacciati definitivamente.
Tutte le morti legate al faraone Tutankhamon,
dopo il ritrovamento della tomba furono causate
non da una maledizione, ma dalla scoperta di
papiri che contenevano la vera storia di un
popolo invasore, che doveva appropriarsi della
Palestina a scapito dei suoi abitanti con la
scusa che quella era la terra che "Yahwe aveva
loro assegnato.
Tutta la storia della nascita di Yahwe dal dio
Ba'al/Seth, passando per Osiride ed infine da
Serapide importato da Tolomeo I ad Alessandria
d'Egitto e tanto altro ancora. Che la verità
risorga, dopo Gesù conoscerete chi era Yahwe
attraverso la storia e l'archeologia. Il libro
uscira’ nel 2016
Tratto da:
https://www.facebook.com/alessandro.deangelis.330/posts/10206520820873393?fref=nf
Stele di Merenptaḥ o
Stele di Israele (1’213-1’203 a.C.)
L'unico documento proveniente dall'Egitto che
nomina Israele è la Stele di Merenptaḥ, ed è
anche la prima testimonianza dell’esistenza di
questo popolo. Il popolo d'Israele in questa
stele viene descritto come un popolo di nomadi,
in quanto sono presenti sul geroglifico due
determinativi, un uomo e una donna, tipici dei
popoli nomadi.
La presenza di un popolo nomade
in Egitto è testimoniata dal rapporto di un
funzionario che scrive: «Abbiamo finito per
concedere alle tribù Shosu [Beduini] di Edom il
permesso di passare oltre la fortezza di
Merenptaḥ che è nel Tjeku per recarsi agli
stagni di Pi-Tūm di Merenptaḥ che sono nel Tjeku
onde mantenerle in vita e mantenere vivo il loro
bestiame grazie alla generosità del faraone, lo
splendido sole di ogni paese.
Anno 8, terzo giorno epagomeno, anniversario di
Seth».
La città di Pi-Tūm può essere identificata con
la Pitom nominata in Esodo 1.11:
Esodo - Capitolo 1, 1-14
Questi sono i nomi dei figli d'Israele entrati
in Egitto con Giacobbe e arrivati ognuno con la
sua famiglia: Ruben, Simeone, Levi e Giuda,
Issacar, Zàbulon e Beniamino, Dan e Nèftali, Gad
e Aser. Tutte le persone nate da Giacobbe erano
settanta, Giuseppe si trovava gia in Egitto.
Giuseppe poi morì e così tutti i suoi fratelli e
tutta quella generazione. I figli d'Israele
prolificarono e crebbero, divennero numerosi e
molto potenti e il paese ne fu ripieno. Allora
sorse sull'Egitto un nuovo re, che non aveva
conosciuto Giuseppe. E disse al suo popolo:
“Ecco che il popolo dei figli d'Israele è più
numeroso e più forte di noi. Prendiamo
provvedimenti nei suoi riguardi per impedire che
aumenti, altrimenti, in caso di guerra, si unirà
ai nostri avversari, combatterà contro di noi e
poi partirà dal paese”.
Allora vennero imposti loro dei sovrintendenti
ai lavori forzati per opprimerli con i loro
gravami, e così costruirono per il faraone le
città-deposito, cioè Pitom e Ramses.
Ma quanto più opprimevano il popolo, tanto più
si moltiplicava e cresceva oltre misura; si
cominciò a sentire come un incubo la presenza
dei figli d'Israele. Per questo gli Egiziani
fecero lavorare i figli d'Israele trattandoli
duramente. Resero loro amara la vita
costringendoli a fabbricare mattoni di argilla e
con ogni sorta di lavoro nei campi: e a tutti
questi lavori li obbligarono con durezza.
Questi passi della Bibbia contrastano con quanto
ci racconta il funzionario che parla della
generosità del faraone nei confronti di questi
nomadi, cui fu consentito di mantenere vivo il
loro bestiame.
Tratto dal libro: Exodus
Mosè l'ultimo faraone Hyksos
By Alessandro de Angelis -
https://www.facebook.com/alessandro.deangelis.330?fref=nf
RICERCATORI
AMERICANI SCOPRONO L’IDENTITÀ DI MOSÈ
Incredibile scoperta di un team di
ricercatori americani, che sono riusciti a
identificare il Mosè della Bibbia grazie a
dimenticati graffiti della montagna sacra Gebel
Barkal, che furono pubblicati nel 1920
dall’archeologo Reynes e caduti nel
dimenticatoio. In questi graffiti compare la
lista dei viceré di Nubia della XVIII dinastia
egizia e dei faraoni regnanti. Nella lista
compare come viceré di Nubia Thutmose V de iure,
sotto il faraone Akhenaton, che Sigmund Freud
identificò con il Mosè della Bibbia senza ancora
avere supporti archeologici e documentali.
Il lavoro di
comparazione tra i reperti archeologici e gli
scritti dello storiografo Flavio Giuseppe ha
permesso ai ricercatori Andrew mac Leonard e
Alexander Algels di confermare le supposizioni
di Sigmund Freud, svelando in Thutmose V alias
Mosè il fratello del faraone Akhenaton e zio di
Tutankhamon, ricordati il primo per il primo
tentativo di monoteismo sul dio Aton e il
secondo per essere stato l’autore del famoso
Esodo biblico, che portò Mosè a essere espulso
dall’Egitto.
Questi in sintesi i
punti con cui i ricercatori hanno avvallato la
loro scoperta:
Flavio Giuseppe, basandosi sullo storiografo
egiziano Manetone, scrive che Mosè visse sotto
un faraone di nome Amenofi, il greco per
Amenhotep. Flavio Giuseppe scrive inoltre che
Mosè fu incaricato dal faraone di sedare una
rivolta in Nubia. Sotto questo faraone e al
tempo di Mosè, sempre secondo Flavio Giuseppe,
gli Egizi si scontrarono con gli Asiatici.
Ora, di faraoni di nome Amenhotep in Egitto ve
ne furono solo quattro: Amenhotep I, che si
scontrò con i Nubiani ma non con gli Asiatici,
Amenhotep II, che si scontrò con gli Asiatici ma
non con i Nubiani, Amenhotep III, che si scontrò
con i Nubiani ma non con gli Asiatici, e infine
Amenhotep IV/Akhenaton, che si scontrò sia con i
Nubiani che con gli Asiatici. Quindi Mosè deve
essere vissuto durante il regno di Akhenaton.
Mosè viene pertanto
inviato a capo di un’operazione di polizia in
Nubia. Questo fatto storicamente avvenne nel XII
anno di regno di Akhenaton e il nome, nelle
fonti egizie, dell’uomo che fu inviato a sedare
questa sommossa per il faraone è Thutmose,
viceré di Nubia per conto dell’Egitto.
Secondo Manetone,
riportato da T. Flavio Giuseppe, Mosè era il
capo dei sacerdoti di una città ove si praticava
culto del Sole, durante un periodo durato 13
anni. Ebbene la cosiddetta eresia di el-Amarna,
il culto del dio del Sole Aton ad Akhetaton
(l’attuale el-Amarna) durò proprio 13 anni, da
IV al XVII anno di regno di Akhenaton, che
eclissò il politeismo egizio e il potere della
casta sacerdotale tebana di Amon.
C’è da aggiungere che il fratello di Akhenaton
era il capo dei sacerdoti egizi, il
«sovrintendente dei sacerdoti dell’Alto e del
Basso Egitto», esattamente come il Mosè
manetoniano, e il suo nome era Thutmose.
Potrebbe pertanto
Thutmose, viceré di Nubia, essere Mosè ed essere
lo stesso Thutmose, fratello di Akhenaton,
creduto generalmente morto, perché scomparso
dalle fonti, a meno che non vada identificato
con l’omonimo e contemporaneo viceré di Nubia,
che, come documentato storicamente, fu inviato
da (suo fratello?) Akhenaton in Nubia a
capeggiare un’operazione di polizia al fine di
sedare una rivolta, esattamente come Mosè.
Tra l’altro Thutmose V de iure, il principe
ereditario, sembra essere ancora vivo nella
terza decade di regno di suo padre Amenhotep III,
ed è attestata (in ritrovamenti nella tomba del vizir Amenhotep-Huy,
come riferito nel febbraio 2014 dal Ministero
Egiziano delle Antichità) la presenza già otto
anni prima della morte di Amenhotep III del suo
cartiglio a fianco di quello di Akhenaton, il
che ne indica la designazione come successore.
Sembrerebbe pertanto probabile, proprio per
questioni cronologiche, che Thutmose V non sia
morto, ma suo padre abbia preferito, forse in
seguito a qualche fatto specifico (l’omicidio di
una guardia da parte di Mosè/Thutmose come
nella Esodo?), di preferire come successore il
secondogenito Amenhotep IV/Akhenaton al
primogenito Thutmose V, che sarebbe rimasto
“principe ereditario” (mes/mose) a vita.
Mosè crebbe nella
corte faraonica, esattamente come Thutmose,
fratello di Akhenaton.
Mosè significa “principe ereditario” e Thutmose
viene definito epigraficamente proprio allo
stesso modo.
Il culto di Aton di
Akhenaton, fratello di Thutmose, come quello di
Adonai di Mosè, è enoteistico.
Né Aton né Adonai sono raffigurati
zoomorficamente.
Né Aton né Adonai sono raffigurati
antromorficamente.
Né Aton né Adonai hanno una famiglia divina.
I membri della
famiglia di Mosè e i suoi compagni hanno in
molti nomi che non ricordano solo gli ipotetici
corrispettivi egizi ma che ricordano, nella
radica o nell’etimologia, addirittura nomi
legati proprio all’establishment amarniano: come
Aminadab (cfr. Amenhotep), Miriam (cfr. Meryamon),
Merari (cfr. Meryra), Fineas (cfr. Panehesy),
Elisheva – figlia di Aminadab – (“perfetta di
dio/Adonai”, cfr. Neferneferuaton – figlia di
Amenhotep –, “magnifica/perfetta è la bellezza
di Aton”), ecc.
Secondo Flavio
Giuseppe, l’Esodo sarebbe avvenuto all’inizio
del regno del successore del faraone che inviò
Mosè a sedare una rivolta in Nubia. Escludendo
il periodo di transizione di Neferneferuaton
Merytaton e di Smenkhkara, il vero successore di
Akhenaton fu Tutankhamon. La tradizione ebraica
riferisce che il faraone dell’Esodo, già incerto
sulle gambe e malato, morì, secondo il Talmud,
tempo dopo una caduta dal carro a causa delle
complicazioni di questa. Gli studi
anatomopatologici del prof. Bob Brier sulla
mummia di Tutakhamon hanno accertato esattamente
la stessa morte. Le analisi della sua mummia
hanno inoltre rivelato che il re bambino era
malato, e le raffigurazioni lo mostrano
camminare con l’ausilio di una gruccia e della
moglie Ankhesenamon.
Non vogliamo
prendere in giro nessuno. In quanto alla
scoperta è stata fatta dai ricercatori italiani
Alessandro De Angelis e Andrea Di Lenardo, e non
da ricercatori americani, che sarebbero stati
immediatamente osannati da tutta la stampa
mondiale.
Nonostante la portata di rilevanza
internazionale della scoperta, a sei mesi dalla
pubblicazione del libro Exodus, che ha trovato
l’interesse degli storici, in Italia tale lavoro
non ha voce.
By Alessandro de Angelis -
https://www.facebook.com/alessandro.deangelis.330?fref=nf
- Tratto da
apocalisselaica.net
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I Rabbini
riscrivono la Bibbia: Abramo e Mosè forse NON
sono esistiti - 03/10/2002
Abramo, il patriarca ebreo, probabilmente non è
mai esistito. E neppure Mosè. L' intera storia
dell' Esodo, come viene raccontata nella Bibbia,
quasi sicuramente non avvenne. La stessa cosa
vale per il crollo delle mura di Gerico.
Anche Davide, invece di essere l' impavido re
che trasformò Gerusalemme in una potente
capitale, è molto più probabile che fosse un
capo di provincia, la cui fama fu esagerata
molti anni dopo per dare un nucleo di
convergenza a una nazione agli albori della sua
storia.
Queste sbalorditive affermazioni, risultato di
scoperte effettuate dagli archeologi che hanno
scavato in Israele e dintorni negli ultimi 25
anni, sono condivise anche dai rabbini non
ortodossi. Ma finora non c' è era stato nessun
tentativo di diffondere queste idee o di
discuterne con i laici.
Ora invece la "United Synagogue of Conservative
Judaism", che rappresenta un milione e mezzo di
ebrei tradizionalisti degli Stati Uniti, ha
appena pubblicato una nuova Torah commentata, la
prima per i tradizionalisti in oltre 60 anni.
Intitolata "Etz Hayim" ("L' albero della Vita"
in ebraico), il libro offre un' interpretazione
dei testi sacri che tiene conto delle più
recenti scoperte archeologiche, filologiche, e
antropologiche, e degli studi sulle culture
antiche.
Nelle intenzioni degli autori che hanno lavorato
alla sua compilazione, il libro rappresenta uno
dei più considerevoli sforzi mai effettuati per
introdurre in ambito religioso il concetto di
Bibbia prodotta dell' uomo invece che documento
divino. Accanto al normale testo in ebraico, c'
è in parallelo la traduzione in inglese (a cura
dello scrittore Chaim Potok). Inoltre ci sono
un' esegesi pagina per pagina, note esplicative
sulle usanze ebraiche e, alla fine, 41 saggi di
eminenti rabbini e studiosi su argomenti vari,
che vanno dai manoscritti della Torah alle
prescrizioni alimentari, dall' ecologia all'
escatologia.
Questi saggi, letti durante le prediche nelle
funzioni del Sabbath, senza alcun dubbio
coglieranno di sorpresa molti fedeli.
Per esempio, il saggio sulla "Mitologia nell'
antico Medio Oriente" di Robert Wexler, rettore
dell' University of Judaism di Los Angeles,
riporta che sulla base dei moderni studi, sembra
improbabile che la storia della Genesi si svolse
realmente in Palestina.
Più probabilmente, continua Wexler, ebbe luogo
in Mesopotamia, l'influenza della quale è molto
evidente nel racconto del Diluvio Universale.
Quest' ultimo probabilmente non fu altro se non
un' eccezionale piena dei periodici allagamenti
creati dal Tigri e dall' Eufrate. E per quanto
riguarda Noè, il racconto dovette ispirarsi all'
epica di Gilgamesh in Mesopotamia.
Altrettanto stupefacente sarà per molti leggere
il saggio "Archeologia Biblica", del professor
Lee Levine presso la Hebrew University di
Gerusalemme. «Nella storia egiziana non esiste
riferimento alcuno a un soggiorno del popolo di
Israele nel loro paese.
Le scarne testimonianze sono del tutto
trascurabili e indirette».
Queste ultime, come per esempio la diffusione di
nomi ebraici, «sono lungi dal rappresentare un'
adeguata conferma del racconto biblico».
Altrettanto ambigua, scrive Levine, è la
testimonianza della conquista e dell'
insediamento di Caana, l'antico nome con il
quale si designava l'area comprendente Israele.
Gli scavi archeologici, che hanno provato senza
ombra di dubbio che la città di Gerico non era
circondata di mura ed era disabitata,
«chiaramente sembrano contraddire la violenta e
totale conquista raccontata nel Libro di Giosué.
Ma quello che più conta è che siamo in assenza
di prove archeologiche» che confermino le
grandiosi descrizioni bibliche della città di
Davide e di Salomone.
Il concetto che il contenuto della Bibbia non
sia vero e non vada preso in senso letterale «è
più o meno chiaro e condiviso dalla maggior
parte dei rabbini tradizionalisti», ha osservato
David Wolpe, un rabbino del "Sinai Temple" di
Los Angeles e uno dei collaboratori di "Etz
Hayim". «Ma alcuni fedeli potrebbero non voler
conoscere la realtà nuda e cruda che ne deriva»,
ha proseguito. La scorsa Pasqua ebraica, durante
una predica agli oltre duemila fedeli riuniti
nella sua sinagoga, Wolpe disse molto
esplicitamente che «quasi tutti gli archeologi
moderni concordano sul fatto che il modo in cui
la Bibbia descrive l'Esodo non è il modo in cui
si verificò. Se davvero si verificò».
Il rabbino fornì quella che egli definisce «la
litania delle disillusioni» sulle discrepanze
narrative e cronologiche, le contraddizioni, le
improbabilità, e infine sull' assenza di
testimonianze certe. Inoltre, aggiunse che
«scavando nella penisola del Sinai gli
archeologi non avevano trovato alcuna traccia
delle tribù di Israele, nemmeno un coccio di
vasellame».
Tra i fedeli la reazione al suo sermone andò
dall'ammirazione per il suo coraggio, allo
sgomento, alla vera e propria rabbia per la sua
spudoratezza. Pubblicato su una rivista ebraica
diffusa in tutto il mondo, il suo lungo discorso
gli attirò una valanga di lettere che lo
accusavano di minare i più fondamentali precetti
dell'ebraismo.
Ma ricevette anche molti messaggi a favore.
«Un'infinità di rabbini mi ha telefonato,
mandato email e mi ha scritto dicendomi:
"Dio ti
benedica per aver detto quello che tutti noi
crediamo"», ha detto Wolpe. Che attribuisce l'
"esplosione" provocata dal suo sermone alla
riluttanza dei rabbini a dire ciò che realmente
pensano.
(Copyright New York Timesla Repubblica.
Traduzione di Anna Bissanti) -
Tratto da: repubblica.it
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
La TRADIZIONE GIUDAICO-CRISTIANA sull'AUTORE del PENTATEUCO, (Pagina 6-7)
...i cinque libri del pentateuco non ci dicono nulla sul loro autore. Manca infatti un titolo o una nota che ci informi espressamente che Mosè ne è l'autore. Di Mosè si parla per lo più in terza persona; inoltre gli vengono spesso attribuite soltanto alcune parti storiche e legislative: la condanna dello sterminio di Amalec (Es. 17.24).
Il codice dell'Alleanza, inclusi verosimilmente i dieci comandamenti (Es. 20_24;24,4), una raccolta di parole del Sinai (Es.34,27), l'elenco delle tappe del viaggio nel deserto (Num.33,2) e tutta la legislazione data nelle pianure del Moab (Deut. 31,9.22.24).
Il pentateuco ha molti passi che tradiscono l'origine postmosaica.
La frase di genesi 12.6;13,7 "allora i cananei abitavano il paese" presuppone la conquista, allo stesso modo che la presuppone la designazione del Canaan come "paese degli Ebrei" (Gen.40,15).
La formula che ricorre di frequente "fino ai nostri giorni" (Deut.3,14;34,6) e all'osservazione: "non è più sorto un profeta pari a Mosè" (Deut.34,10) esigono che l'autore sia lontano dall'epoca di Mosè. In molti brani il punto di vista geografico del narratore è quello di uno che si trova già in Palestina e non già quello di Mosè che morì prima di penetrarvi.
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> YAHWE, il DIO della BIBBIA degli INVASORI HYKSOS-EBREI
Esodo 32, 1-8:
Il popolo, vedendo che Mosè tardava a scendere dalla montagna, si affollò intorno ad Aronne e gli disse: “Facci un dio che cammini alla nostra testa, perché a quel Mosè, l’uomo che ci ha fatti uscire dal paese d’Egitto, non sappiamo che cosa sia accaduto”.
Aronne rispose loro: “Togliete i pendenti d’oro che hanno agli orecchi le vostre mogli e le vostre figlie e portateli a me”.
Tutto il popolo tolse i pendenti che ciascuno aveva agli orecchi e li portò ad Aronne. Egli li ricevette dalle loro mani e li fece fondere in una forma e ne ottenne un vitello di metallo fuso. Allora dissero: “Ecco il tuo Dio, o Israele, colui che ti ha fatto uscire dal paese d’Egitto!”.
Aronne fu il primo sacerdote degli ebrei e fratello di Mosè, ben sapeva quindi che il dio Yahwe era un vitello, tanto che ne fece una statua d’oro. Ma perché Mosè lo distrusse? Il motivo risiede nel fatto che il nuovo culto di Yahwe era stato rimodulato dal dio degli Hyksos Ba’al e questo non si doveva sapere, quindi inserirono nei comandamenti il divieto di raffigurarlo.
27 Novembre 1922: Howard Carter, illustre archeologo ed egittologo britannico, rinviene la tomba del faraone Tutankhamon.
Cinque mesi dopo la scoperta della tomba Lord Carnarvon, finanziatore dell’impresa, muore per colpa di una puntura di zanzara su una guancia, seguito subito dopo dal fratellastro Aubrey Herbert, morto inspiegabilmente a seguito di una estrazione dentale.
La stessa sorte toccherà ancora nel 1923 all’archeologo canadese La Fleur, che aiutò Carter nei suoi lavori, morto a causa di una misteriosa malattia; seguito da George Jay Gould, intimo amico del conte di Carnarvon, morto sempre nel 1923 a causa di una strana infiammazione polmonare.
Nel 1924 toccò all’archeologa Evelyn White, anche lei collaboratrice di Carter, trovata impiccata per sospetto suicidio, seguita alcuni mesi dopo da Douglas Archibald Reed che svolse le radiografie alla mummia del faraone; nel 1926 la maledizione colpì Bernand Pyne Grenfell, papirologo consultato da Carnarvon per la traduzione dei testi egizi.
Nel 1929 muore il nobile Richard Bethell, collaboratore di Carter nel lavoro di catalogazione dei tesori di Tutankhamon.
Potremmo continuare con tante altre persone legate alla scoperta dei reperti del faraone che subirono lo stesso destino, come l’egittologo Arthur Cruttenden Mace, Lady Almina, moglie di Lord Carnarvon, il principe egiziano Alì Kemel Fahhmy Bey e suo fratello, entrambi morti assassinati, che si erano posti come potenziali acquirenti dei tesori del faraone; il fratellastro di Lord Carnarvon Mervyn Herbert, l’egittologo Artur Weigallm, anch’egli collaboratore di Carter durante i lavori di scavo e, purtroppo, molti altri ancora.
Tutte queste morti alimentarono la leggenda della “maledizione del faraone Tutankhamon”, avallata e sostenuta dagli organi internazionali d’informazione.
Le cause delle morti delle sovpa citate persone furono strettamente legate a dei documenti scomparsi attestati da una testimonianza di Lee Keedick, che assistette ad una discussione tra Carter e un altro funzionario inglese avvenuta nel 1924 all’ambasciata britannica del Cairo durante la quale il Carter minacciò di rivelare pubblicamente lo scottante contenuto dei documenti trovati nella tomba1. In un dispaccio telegrafico inviato da Arthur Merton il 30 novembre 1922 dove si leggeva: “… una delle scatole trovate nella tomba conteneva dei rotoli papiracei da cui ci si attende di ritrovare una grande mole di informazioni storiche”.
Una scatola di papiri misteriosamente scomparsa:
Howard Carter non smentì mai le dichiarazioni di Lord Carnarvon sulla sua esistenza. Solo dopo la morte di quest’ultimo venne modificata la prima versione dei fatti che portò l’egittologo Alan Gardiner a sostenere di essere molto interessato a quei documenti che avrebbero potuto fare luce sul cambiamento di religione del faraone Akhenaton e che portò lo stesso Carter, durante una discussione, ad ammettere che il segreto nascondeva“la vera storia occultata d’Israele”.
Alfred De Rothschild era padre della moglie del conte Carnarvon, lady Almina, e finanziatore dello squattrinato conte. Ovvio pensare che nel caso gli scottanti papiri della cassa 101 avessero potuto nuocere alla causa sionista.
La nostra storia parte da lontano, nel 1700 a.C., un popolo bellico e guerrafondaio, gli Hyksos, invasero l’Egitto dominandolo per tre secoli. Tra i primi Padri della Chiesa prevalse l’idea che gli Ebrei e gli Hyksos fossero la stessa popolazione, idea già presente, oltre che in Erodoto ed in Giuseppe Flavio, anche nel famoso storico Diodoro Siculo nella sua“Bibliotheca Historica” e nella “Aegyptiaca” dello storico egiziano Manetone, vissuto nel III secolo a.C.
Ed è soprattutto da Manetone che possiamo attingere un maggior numero d’informazioni intorno alla vera storia degli ebrei. Manetone era un alto sacerdote egizio e, in quanto tale, poteva aver accesso ad una vasta gamma d’informazioni e di documenti storici sicuri, come ad esempio gli elenchi e gli archivi dei faraoni.
Questo storico rinnegava la versione biblica dell’esodo ebraico ritenendolo al pari di una favola; sosteneva invece che gli archivi ufficiali dei faraoni, dai quali attingeva le sue notizie, raccontavano che gli ebrei, o Hyksos, furono volutamente espulsi dagli Egizi perché considerati al pari dei “lebbrosi”, oltre che malati, esclusivi, razzisti, xenofobi e “ribelli”.
Insomma tutte caratteristiche che gli Egiziani attribuivano ai conquistatori Hyksos.
In effetti entrambi i popoli, gli Hyksos e gli Ebrei, avevano origini comuni in quanto gli Ebrei provenivano dalla terra di Canaan (Palestina) e gli Hyksos, secondo gli studiosi, dall’area del Vicino Oriente (Canaan, Siria etc.).
Gli Hyksos erano adoratori del dio Ba’al, figlio del toro El e la sua consorte era Aserah, che in Egitto divenne Hathor, la vacca sacra. Dopo lotte intestine tra gli ebrei, adoratori di Ba’al e quelli che volevano sostituirlo con Yahwe, alla fine prevalse quest’ultimo che divenne il dio della Bibbia. La consorte di Ba’al, ovvero Aserah, divenne cosi la paredra di Yahwe. Recentemente è stata rinvenuta una iscrizione paleoebraica dell’ottavo secolo avanti Cristo nei pressi di Kuntillet ‘Ajrud dove si legge:
Ti benedico tramite Yahwe e tramite la sua Ašerah. (Iscrizione paleoebraica)
Dall’unione di Ba’al e della sua Aserah nacque Yahwe, il dio della Bibbia. Oltre all’etimologia, anche la paleografia ci dà nuove conferme a supporto delle nostre tesi. Difatti il dio fenicio Baal lo ritroviamo in un testo proveniente da Ugarit e risalente al quattordicesimo secolo A.C., in Cat 1:19 – 1: 42-43 dove si legge:
Per sette anni possa Ba‘al essere assente, per otto anni il Cavaliere delle Nubi !
CAT [1.19 – I: 42-43]
Come è possibile notare dalle tavolette ugaritiche, Baal è identificato con l’epiteto di “Cavaliere delle nubi”, lo stesso epiteto che, guarda caso, ritroviamo in Salmi 68: 5 attribuito al dio biblico Yahwe:
Šîrû l-ē’lōhîm! Zammərû šəmô!
Sōllû lārōkēb bā‘ărābôt!
Bəyāh šəmô
wə ‘iləzû ləpānâw! |
“Cantate, o dèi! Inneggiate, o suoi cieli !
Spianate la strada al Cavaliere delle Nubi !
In Yahwe gioite
ed esultate dinanzi a lui ! |
Salmi [LXVIII: 5]
Il figlio di Baal e della sua moglie-sorellastra si chiamasse Yaw/Yam, nome che presenta una fortissima assonanza con il dio biblico Yahwe, ed anche in questo caso la prova ci viene da un frammento di un vasto poema dedicato al “mito di Baal”, restituitoci dagli scavi archeologici effettuati a partire dal 1929 nella regione di Ugarit, prova che è stata addirittura ammessa da un prete, l’abate e biblista francese Henri Cazelles:
"Se vogliamo trarre una conclusione – sottolinea Giovanni Garbini –dalle testimonianze extrabibliche relative a Yahvè, possiamo affermare che i testi ci mostrano una figura divina venerata nella regione siro-palestinese fin dall’inizio del II millennio a.C., sia da parte di sedentari sia da parte di nomadi; una figura divina connessa in qualche modo con il pantheon locale, ma non preminente; una figura divina, infine, la forma del cui nome presenta una singolare fluttuazione: Yah, Yaw, Yahvè” (“Storia e Ideologia nell’Israele antico”, Paideia, Brescia, 1986, pag. 87-88).
In questa iscrizione ritrovata a Kuntillet Ajrud si vede chiaramente l’immagine di Yahwe che allatta i suoi vitelli.
Le iscrizioni presentano una mescolanza degli alfabeti fenicio ed ebraico. Molte hanno carattere religioso e sono invocazioni a Yahwe, El e Baal. Due, in particolare, presentano le frasi “Yahwe di Samaria e la sua asherah” e “Yahwe di Teman e la sua asherah. In generale, gli specialisti concordano sul fatto che Yahwe è invocato in quanto dio nazionale di Samaria, capitale del regno di Israele, e di Teman, presso Edom, il che farebbe intendere che Yahwe avesse un tempio a lui dedicato in Samaria e pone la questione di una sua relazione con Kaus, il dio nazionale di Edom.
Con la scoperta di Ugarit la storia di Baal, da cui nacque Yahwe e degli Hyksos-ebrei invasori, iniziò a diffondersi, quindi bisognava prendere provvedimenti per cercare di delegittimare dalle loro azioni belliche gli ebrei guerrafondai che costruirono un dio a loro immagine e somiglianza. Come fare? Semplice sarebbe bastato sostenere che Yahwe e gli elohim della bibbia erano alieni, così le azioni belliche verso altri popoli, di cui narra l’A.T., sarebbero state da imputare ad un inesistente dio. Inoltre anche la chiesa si sarebbe salvata dall’aver indotto i credenti ad adorare un dio bellico e guerrafondaio di cui le persone stavano venendo a conoscenza. Per questo scopo la chiesa doveva aprire all’ipotesi extraterrestre, cosa che è avvenuta, mentre i mass media, controllati dalle potenti logge massoniche infiltrate al vaticano, iniziavano a supportare la favola del dio alieno, nonostante non ci sia un solo passo nell’A.T. che ne parli. Ecco che improvvisamente le nuvole diventano ufo, il ruach il rumore del motore di astronavi, che invece dell’antigravità ora sappiamo usare motori a reazione, ed il gioco è fatto.
Spiacente ma il patto di non belligeranza tra ebrei e vaticano non passa. Abbiamo dimostrato nel libro Cristo il Romano che Gesù morì nel 68 d.C., e visto che Paolo di tarso, colonna del cristianesimo, disse:” Vana sarebbe la nostra fede se Gesù non fosse risorto”, decretiamo la fine del cristianesimo a distanza di 2000 anni. Ormai sono sempre più le persone che stanno leggendo il libro e la verità sta prepotentemente venendo a galla. Spiacente ma il progetto del Nuovo Ordine Mondiale di costruire una nuova religione non passerà, qualsiasi religione è sempre nata per supportare il potere ed è ormai improcrastinabile un cambiamento che ci tolga dalla dittatura dei banchieri sionisti che stanno prendendo il controllo di mezzo pianeta attraverso il controllo della moneta debito.
By Alessando de Angelis -
https://www.facebook.com/alessandro.deangelis.330?fref=nf
Ricercatore di cristianesimo primitivo e di storia delle religioni.
1 La testimonianza è riportata dallo scrittore Thomas Hoving nel suo libro del 1978 “Tutankhamon – The untold story”.
Exodus-Mosè il faraone Horemheb. La storia nascosta dell’esodo e del golpe di stato di Mosè
La nuova scoperta del saggista Alessandro De Angelis, scrittore/ricercatore/ storico delle religioni, ha dell’incredibile! Chi è veramente Mosé.- By Giulio Perrotta
Caro Alessandro De Angelis, anche questa volta le tue scoperte sono tali da far tremare le fondamenta le Cristianesimo.
Assolutamente, usciamo a settembre con il libro sull’Antico Testamento Exodus-Mosè il Faraone Horemheb. Non potevamo esimerci dal farlo visto il proliferare di notizie antistoriche che circolano in questo periodo su Yahwe e tutti i personaggi della Bibbia.
C’è chi ha visto in Mosè il faraone Akhenaton, chi Ramses, successore del generale Horemheb, ma questa è la prima volta in assoluto che sento parlare di Mosè come il faraone Horemheb, come sei giunto a questa scoperta, che se confermata sarebbe scoop autentico ?
Mosè nel Targum, viene definito yahudae, e gli Yahud erano i sacerdoti del culto di Aton, che doveva essere soppiantato dal culto di Amon-Ra il quale rappresentava il passaggio dall’era del toro a quella dell’ariete.
Mosè era egiziano, ed il suo stesso nome ne denuncia l’origine egizia: Moshe = figlio di = fanciullo.
Per la Bibbia Mosè significherebbe ”salvato dalle acque” a ricordo del suo miracoloso ritrovamento nel Nilo e l’ebraico Moshè ha assonanza col verbo “trarre fuori”, ma la radice egizia ”Moses” significa figlio di o generato da, e ne sono esempi Thutmosis o Ramses figlio di Toth e di Ra, anche se nel caso di Mosè manca il padre, che evidentemente andava nascosto per non far capire chi era il personaggio.
Dal racconto dell’infanzia di Mosè, quando fu salvato dalle acque, sappiamo che la principessa figlia del faraone si chiama Termuti, mi sono quindi chiesto: come mai i redattori conoscono il nome della figlia del faraone ma non quello del faraone che non viene nominato ?
Ma se Mosè era chiamato Yahudae, ovvero sacerdote del culto di Aton, allora il faraone non doveva per forza di cose essere Akhenaton ?
Esatto, difatti questo faraone fu colpito dalla damnatio memoriae, ed a farlo fu proprio il suo generale che divenne faraone, il generale Horemheb, che distrusse tutti i templi dedicati ad Aton e le iscrizioni dedicate al faraone Akhenaton. Ci fu una guerra tra Horemhen ed Akhenaton, che fu la famosa guerra tra Mosè ed il faraone senza nome che perse la battaglia.
Mosè fu promosso generale dal faraone dopo che gli etiopi invasero l’Egitto arrivando fino a Menfi ed al Mar Rosso, saccheggiando il paese a causa del tempio di Aton che il faraone mise in Nubia. La Nubia era chiamata Etiopia in quel tempo, era il regno di Kush, lo storiografo G. Flavio descrive come Mosè passò attraverso il deserto, distruggendo gran parte dell’esercito etiope, che si rifugiò a Saba, nell’isola di Meroe.
Una città fortificata da alte mura e circondata dalle acque del Nilo che si divideva in due parti e con forti correnti. Ma la principessa Tharbi chiese a Mosè di sposarlo, lui accettò e si dichiarò padrone di quelle terre che appartenevano al faraone, facendo un golpe nei suoi confronti.
Alessandro, ma il faraone non lo avrebbe ucciso una volta tornato da lui ?
Questa è la domanda che mi sono posto, la politica era uguale ieri come oggi, quindi perché Mosè tornò sapendo che il faraone lo avrebbe ucciso? Certo non lo avrebbe ucciso subito, visto che tornava da eroe nazionale avendo sconfitto gli etiopi, ma sapeva che avrebbero congiurato per ucciderlo, e G. Flavio lo dice nel suo racconto che venne a sapere della congiura del faraone per ucciderlo. Ma Mosè/Horemheb aveva il suo asso nella manica che era rappresentato proprio dalla principessa nubiana Tharbi e sia la regina Nefertiti che la moglie secondaria di Akhenaton, Kiya, erano nubiane e principesse, quindi sorelle di Tharbi.
Mosè pensò che diventando cognato del faraone si sarebbe salvato, invece osò troppo dichiarandosi padrone della terra conquistata, inoltre l’esercito etiope dichiarò guerra al faraone per aver posto il tempio di Aton in Nubia e sia Akhenaton che Nefertiti erano i diretti sacerdoti che si relazionavano con Aton.
Quindi riassumendo, Mosè sappiamo che era sacerdote di Akhenaton essendo Yahudae, inoltre generale e combatte in etiopia e lo stesso valse per Horemheb ?
Si, il fatto che fossero entrambi generali e che entrambi combatterono in Etiopia ci ha dato le prove che erano la stessa persona, prove confermate da tantissimi altri indizi che troverete nel libro. Inoltre siamo riusciti a svelare il monte Sinai, la sua collocazione in Etiopia e il giardino dell’eden di cui parla la Bibbia, sempre in Etiopia. Possiamo riassumere dicendo che ci furono due espulsioni, quella degli Hyksos-Habiru-Ebrei sotto il faraone Ahmose, oltre due secoli prima di questo evento, ed i cui re erano i patriarchi della Bibbia, di cui ci parla lo scrittore esperto di storia del vicino oriente antico Andrea Di Lenardo in questo libro, poi la guerra tra Mosè ed il faraone ed infine l’espulsione degli Yahud-egizi, sacerdoti del culto di Aton, insieme alla parte del popolo che li seguiva.
Gli Yahud, quando furono espulsi nella terra di Canaan fondarono il piccolo stato di Giuda cercando di riproporre il monoteismo su Aton. Nella versione Aramaica dell’Antico Testamento, Dio è chiamato Ay e non Yahwe, e la parola Adonay, usata dagli Ebrei per evitare di dire ad alta voce il nome di Dio, significa “Signore Ay”. Quindi il culto di Aton non fu mai abolito, ma semplicemente trasportato dai sacerdoti di Aton fuori dall’Egitto trasformandolo nel culto di Adon Ay, ovvero Yahwe.
Gli Yahud quando furono scacciati si trovarono a dover combattere le varie tribù degli Habiru ebrei espulsi due secoli prima ed adoratori di altri dei, Ba’al in primis, finché non riuscirono ad avere la meglio imponendo di nuovo il loro dio che diventò lo Yahwe che ora vogliono cercare di trasformare in alieno per nascondere ancora una volta la sconcertante verità storica fatta non di inesistenti dei o alieni, ma di politica e potere.
Tratto da: l'altrapagina.it
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> I ricercatori italiani dopo Mosè svelano l'identità di Aronne - 02/11/2016
Dopo l'identità storica di Mosè, un volto è stato dato anche ad Aronne
1. Se i tentativi di ricostruzione del contesto storico che potrebbe essere all’origine della narrazione mitica dell’Antico Testamento (A.T.) avanzati, fra gli altri, oltre che da noi anche dall’egittologo britannico Arthur E.P. Weigall , da Sigmund Freud , dall’egittologo prof. Jan Assmann, docente di Egittologia all’Università di Costanza, ecc., sono fondati, il periodo dell’Esodo di Mosè è quello della fine della XVIII dinastia, di Amarna e del culto di Aton di Akhenaton.
2. Aronne è fratello di Mosè . Mosè sarebbe Thutmose V de iure, come abbiamo cercato di dimostrare in Exodus.
Ankhkheperura Smenkhkara Djeser Kheperu, successore di Akhkheperura Neferneferuaton, sembrerebbe di stirpe reale, fratello (per parte di padre) di Thutmose V, in quanto figlio di Amenhotep III e forse di Sitamon (la madre di Thutmose V e di Akhenaton è invece Tiye).
3. Aronne alla corte del faraone (Tutankhamon secondo la nostra ricostruzione ) compie un prodigio riguardante un bastone e dei serpenti . Si fa riferimento a un rituale che comprenderebbe un bastone e un serpente, proprio del faraone.
4. Quindi se Aronne fosse re d’Egitto ciò significherebbe che avrebbe dovuto essere stato faraone prima di Tutankhamon.
I predecessori di Tutankhamon furono, in ordine cronologico: Akhenaton (che morì nel XVII anno di regno e di cui abbiamo la mummia sepolta nella tomba KV55 e quindi non può essere Aronne, che parrebbe ancora vivo sotto Tutankhamon), Neferneferuaton Merytaton (una donna e quindi non identificabile con Aronne) e Smekhkara (l’unico candidato possibile).
5. Smekhkara sposa una figlia (Neferneferuaton Merytaton) di Amenhotep IV/Akhenaton, dalla cui unione nascerebbe Merytaton Tasherit . Aronne sposa una figlia (Elisabetta) di Aminadab (o Amminadab). Aminadab potrebbe essere la forma ebraica dell’egizio Amenhotep .
6. Il nome di Elisabetta (Elishevat, figlia di Aminadab) in ebraico significherebbe “perfezione di Dio/Adon”. Neferneferuaton (figlia di Amenhotep IV) in egizio significa “perfetta (o magnifica) è la bellezza di Aton”.
7. Neferneferuaton Merytaton, moglie di Smenkhkara, sarebbe nota anche come Merytamon o Meryamon.
Dal nome Meryamon sembrerebbe derivare quello ebraico di Maryam o Miriam . Aronne è sempre associato a Miriam, i quali vengono definiti fratello e sorella. L’espressione di “fratelli” era indicativa anche del rapporto fra due sovrani e sia Neferneferuaton Merytaton che Smenkhkara erano sovrani (faraoni).
8. La variante Merytamon di Merytaton potrebbe indicare un tentativo di ritorno al politeismo pre-atoniano e alla supremazia del clero tebano di Amon (così come effettivamente sappiamo accadde per Tutankhaton/Tutankhamon e Ankhesenpaaton/Ankhesenamon). Effettivamente Aronne fece costruire il “vitello d’oro”, in opposizione al culto di Adonai e ai precetti mosaici, che potrebbe rappresentare il dio-toro egizio Api o anche Amon, definito “toro di sua madre” (come più tardi Min) e “oro dell’Enneade”.
La religione ebraica, per come viene descritta dallo storiografo latino Publio Cornelio Tacito, è una contro-religione che è l’esatto contrario di quella tradizionale egizia, e prevederebbe l’uccisione di montoni «a quanto pare per schernire Ammone» (Amon) e il sacrificare per oltraggio i tori, sacri ad Api.
9. Il padre di Amenhotep IV/Akhenaton era Amenhotep III. Il padre di Aminadab, secondo il Vangelo di Luca, era Admin, che potrebbe essere una deformazione di Aminadab (Amenhotep).
10. Amenhotep III era padre di Smekhkara, Thutmose V e Amenhotep IV. Il padre di Mosè e di Aronne viene chiamato Amram, che potrebbe essere una variante di Ram o Aram. Il padre di Aminadab, secondo l’A.T., era Aram (riportato anche come Ram).
11. Nell’A.T. viene nominato un Aminadab appartenente alla dinastia sacerdotale e parente di Mosè, Aronne e Miriam. Amenhotep IV era parente di Thutmose, Smenkhkara e Meryamon.
12. Il nome “Smekhkara” termina con “-ra”, il Sole. La luce del Sole si potrebbe indicare con “ra-on” (cfr. “Har” – “Har-on” –, versione di Horo, dio del Sole oggetto di teocrasia con Ra; cfr. “Aronne”, “Ahàron” in ebraico standard, “Harun” in arabo).
Il nome “Ahàron” in ebraico significherebbe “illuminato” e “brillante”.
13. Nella tomba ad Amarna di Meryra II, sacerdote di Aton e attendente di Nefertiti, moglie di Akhenaton, si trova una rappresentazione di Smenkhkara e Merytaton , assistiti dai raggi del dio Aton.
Merari potrebbe essere la forma ebraica del nome egizio “Meryra”. Aronne era un adoratore del dio Adonai e Merari un nome della sua famiglia, portato, p.e., da suo prozio, di stirpe sacerdotale.
14. Aronne uscì dall’Egitto con Mosè dall’Egitto durante l’Esodo. Né la tomba di Smenkhkara né quella di Thutmose V (né quella di Thutmose, viceré di Nubia, se lo si considera una persona diversa dall’omonimo principe ereditario, a differenza di quanto da noi proposto ) sono mai state trovate, a differenza di quelle degli altri membri della famiglia reale: Tutankhamon, Akhenaton, Kiya, Amenhotep III, Tiye, Yuya (ossia “the Younger Lady”), Tuya, ecc. (secondo la ricostruzione familiare di Zahi Hawass basata sulle analisi del dna delle mummie).
Di queste nuove ipotesi, conseguenti a quelle riportate in Exodus, si tratterà per la prima volta in Aton, il dio egizio della Bibbia di Andrea Di Lenardo, di prossima pubblicazione.
La prossima presentazione di Exodus, insieme a Israeliti e Hyksos, si terrà il giorno domenica 13 novembre 2016, a partire dalle ore 16:00 presso la sede “Taj Gjai” dell’Ateneo Libertario Friulano, che si ringrazia per aver organizzato l’evento, a San Giorgio di Nogaro (Ud), fraz. Galli.
Albero genealogico di Aronne (Smenkhkara)
Thutmose IV Yuya = Tuya
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Sitamon = Amenhotep III [Admin] = Tiye
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| Akhenaton [Aminadab] = Nefertiti Thutmose V [Mosè]
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Smenkhkara [Aronne] = Neferneferuaton Merytaton [Elisabetta / Miriam]
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Merytaton Tasherit Eleazar
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[Discendenti: i sommi sacerdoti di Gerusalemme]
By: Andrea Di Lenardo - andreadilenardo.myblog.it - [email protected]
By Alessandro De Angelis - alteraveritas.it - [email protected] t
Il romano Gesù vs. l’egiziano Mosè, il traditore che si alleò con gli Hyksos contro il suo popolo
Ironia della sorte, sembra quasi che si stiano avverando le profezie bibliche dell’apocalisse. Le nostre scoperte archeologiche e storiche stanno sollevando il velo dalle origini extra-bibliche del dio egizio Aton (Adonai),di Yah e Baal-Seth a Gesù, agnello di dio, i cui seguaci cristiani adoravano Serapide.
Dall’altra parte abbiamo l’identità di Mosè1, ossia il primogenito del faraone Amenhotep III, nonché fratello di Akhenaton e di Smenkhkare, alias Aronne; Mosè, il traditore del popolo egizio (si alleò infatti con gli Hyksos contro gli Egizi pur essendo egizio secondo Manetone2) che uccise un egiziano per difendere un israelita e che gli costò la perdita del trono a scapito del suo fratello minore Akhenaton; Mosè, il traditore che dopo aver sedato la rivolta in Nubia fece temere ad Akhenaton un colpo di Stato, dal momento che descritto come padrone della città di Saba in Nubia, come narratoci dallo storiografo Tito Flavio Giuseppe3.
Mosè, il traditore che dopo aver sposato la cugina Tharbi, figlia del suo zio paterno Merymose, sposò la figlia del sacerdote Ietro, discendente dal faraone Hyksos Abramo.
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